Salvatore Viglia

 

Abbiamo intervistato Salvatore Viglia avvocato e giornalista parlamentare, nonché direttore del quotidiano on line www.politicamentecorretto.com e consulente politico e parlamentare. Napoletano, romano d’adozione, vive ed esercita l’avvocatura nel Foro di Roma. Dal 2006, data della prima elezione di 18 parlamentari nella Circoscrizione Estero, si occupa con impegno delle problematiche degli italiani residenti fuori dai confini italiani.

Voce tra le più autorevoli per quanto riguarda la legge Tremaglia   e dei connazionali all’estero ha  scritto e si è speso costantemente per dare dignità agli italiani residenti all’estero da un punto di vista critico ma costruttivo. Viglia rappresenta ormai un preciso punto di riferimento sul piano dell’assistenza legale agli italiani all’estero su questioni di imposte, proprietà, usucapioni, successioni e ricerche storiche e giuridiche connesse  ai patrimoni e alle eredità. Ultimamente, deluso dall’atteggiamento dei parlamentari eletti nella circoscrizione Estero, ha assunto una posizione di rottura e di denuncia a partire dalla anticostituzionalità della legge Tremaglia per finire all’inutilità di quanti dovrebbero fare gli interessi degli italiani all’estero.

 

Avvocato Viglia, perché si è interessato agli italiani all’estero?

 

Avere cambiato 2 volte la costituzione introducendo nella Carta la Circoscrizione estero, cosa che non era mai accaduta, mi ha incuriosito. E poi mi è sembrata una nuova ed inaspettata opportunità per la politica italiana. Elettorato nuovo di zecca, energie nuove e fresche per la politica italiana che avrebbero potuto operare con rinnovata dinamicità nel panorama italiano. Insomma una ventata di novità. La gente all’estero ha, per così dire, mantenuto inalterato nel tempo il suo amor patrio per l’Italia e non ha subito contaminazioni negative che si possono riscontrare invece nella politica nazionale. Ho creduto ingenuamente che questa massa enorme di connazionali fosse interessata a intervenire nella politica italiana per esempio con la costituzione di un partito politico.

 

Un partito creato all’estero fatto di italiani residenti all’estero?

 

Sì. I numeri c’erano e ci sono. Gli scopi ci sono tutti e la logica anche. Ho capito subito che 18 bellimbusti, 12 alla Camera e 6 al Senato eletti all’estero divisi come erano e come sono ancora oggi, non sarebbero serviti che a farci spendere una enorme quantità di denaro inutilmente.

Ciascuno dei parlamentari eletti all’estero costa all’incirca per difetto 25.000 euro al mese e non servono affatto alla causa e ai bisogni dei nostri connazionali. Un partito avrebbe avuto un senso forte anche e soprattutto per superare le anticostituzionalità della Legge Tremaglia equiparando, per esempio,  il diritto del voto dei residenti all’estero con il diritto del voto dei residenti in Italia. Ma le pare costituzionale il fatto che per candidarsi all’estero la Legge Tremaglia esiga la residenza all’estero e l’iscrizione nei registri AIRE mentre sia consentito per un residente fuori confini candidarsi in Italia senza l’obbligo della residenza in Italia? E’, diciamo così, una schifezza!

 

E’ una   questione che i parlamentari eletti all’estero sembrano avere eluso con cura ed escluso dall’idea delle cose serie di cui occuparsi.

 

Certo, ha detto bene! Con cura ed attenzione chirurgica aggiungo. In realtà questi eletti e rieletti all’estero hanno capito che alle comunità di italiani residenti all’estero non gliene frega niente dell’Italia e quindi strumentalizzano l’occasione che una legge assurda offre loro su di un piatto d’argento. In parole povere i nostri connazionali, salvando la pace di qualcuno, si occupano solo ed esclusivamente delle feste e delle sagre che sistematicamente fanno nei luoghi di emigrazione con una bella coccarda con i colori della bandiera italiana appiccicata al petto davanti ad un bel piatto di penne al ragù con sottofondo di canzoni d’altri tempi nostalgiche e via discorrendo. L’Italia ha per loro una visione suggestiva e romantica, alla Mario Merola in “O’ Zappatore” ma nessuna codifica intellettuale ed intellettiva nell’elaborazione politica di un progetto sia pure semplice. Ora, se questo esercito di “penne al ragù” si accontenta dell’aspetto nostalgico-suggestivo e basta non si vede perché si debbano sprecare una montagna di denaro pubblico per mantenere i parlamentari eletti all’estero.

 

Ma lei ha provato per ben due volte a formare un partito prima con il PIE (Partito degli Italiani dall’Estero) e poi con INSIEME per gli italiani in Centro e Nord America.

 

Sì, ci ho provato ed ho fallito ambedue le volte. Premetto che personalmente, quale residente in Italia, non avevo alcun interesse in queste imprese se non quello di essere stato l’artefice, il suggeritore di una grande opportunità per il paese e basta. Ma anche di una grande speranza rivelatasi chimera, di poter fare entrare gli italiani all’estero con un  numero considerevole di parlamentari nei palazzi del potere ed aiutare così la barca italiana nel suo complesso nel lungo periodo. Secondo me resta ancora una bella idea ma alle “penne al ragù” non passa neanche per l’anticamera del cervello.

 

Il 4 dicembre prossimo ci sarà il referendum, gli italiani all’estero potrebbero incidere sull’esito?

Certo, ma come sempre il voto non sarà attendibile data l’enorme possibilità di brogli che sistematicamente si perpetrano ai danni della gente ed a vantaggio dei truffatori. Inciderà e lo si vede dai viaggi di esponenti governativi all’estero in questi giorni presso le comunità. Lei sa quale impatto emotivo può suscitare la presenza di un ministro presso le comunità di italiani. Come se fosse un dio atterrato sulla terra, come un avvenimento trascendentale.. E’ il classico specchietto per le allodole..

 

Il voto è comunque un diritto in ogni caso non crede che sia molto importante il suo esercizio?

 

Assolutamente sì. Non si discute proprio. Ma tutti i brogli che si sono spudoratamente perpetrati, gli scandali fuori dalla grazia di Dio, di sacchi interi di plichi trafugati e schede votate ex post esigerebbe in ogni caso di provvedimenti radicali per evitare in futuro latrocini sfacciati. Sarebbe consigliabile invece che i nostri connazionali votassero in Italia per corrispondenza spedendo direttamente il plico con la scheda al Ministro degli Interni senza passare per troppe mani malandrine. Se lei vedesse i progetti di legge degli eletti all’estero in questa materia, si metterebbe le mani nei capelli. Tutti si sono cimentati a progettarne uno più o meno articolato, complicato, cervellotico ma a nessuno di questi geni della politica fosse venuto in mente di far spedire le buste direttamente in Italia. Una cosa semplice, logica e fattibilissima. Si sa perché. Perché con questo sistema passare al voto per corrispondenza in Italia per candidati italiani avrebbe significato aggirare la circoscrizione estero e come avrebbero fatto gli eletti ed i rieletti all’estero a essere eletti vita natural durante?

 

L’attuale sistema offre, invece,  occasioni ghiotte di brogli e l’occasione si sa… Basterebbe lasciare la circoscrizione estero così com’è perché per abolirla occorrerebbe modificare la Costituzione e sarebbe un procedimento assai improbo. Ci vorrebbe poco a stampare una scheda elettorale comprensiva di circoscrizione estero e chi volesse votare per quella potrebbe sempre farlo e in alternativa potrebbe votare candidati italiani in lista sul territorio senza per questo venire in Italia. Non si capisce perché per la circoscrizione estero è ammesso il voto per corrispondenza e per votare invece in Italia si obbliga l’elettore a venire fisicamente in patria accollandosi l’onere di ingenti spese di viaggio. Insomma uno zio Tom americano che volesse votare il nipote in Italia perché in lista in un partito, è costretto a venire mentre sarebbe comodo e giusto poter votare per corrispondenza. Senza contare il voto elettronico che oramai è una realtà consolidata quasi ovunque. L’Estonia lo adotta da 10 anni, un sistema assolutamente affidabile. Lo stesso avviene in Brasile e altri Paesi. Io dico agli eletti all’estero di votare il referendum ma di spedire il plico direttamente al Ministero degli Interni. Una bella protesta non c’è dubbio con modalità eclatanti. Potrebbe dare il via ad una modifica dell’intero sistema di votazione.

 

Ma annulleranno il voto non crede?

 

E perché? Sarebbe una bella responsabilità annullare tutte le schede. Lei può immaginare 100 mila schede elettorali che arrivano presso il ministero dell’Interno chiuse e sigillate? Ci vorrebbe un bel coraggio ad annullare quei voti tutti in blocco. Vale la pena tentare per farsi sentire con qualcosa di eclatante giusto per dare un segnale forte di presenza e di autodeterminazione. Non è comunque possibile continuare così come si è fatto sino ad ora. Troppi brogli, troppi interessi, troppi affaristi sui territori per una massa di elettori che si accontenta di una festa davanti ad un bel piatto di penne al ragù.

 

Lei avvocato Viglia, è un riferimento in qualità di legale, per molti connazionali all’estero che hanno interessi in Italia.

 

Sì, molti connazionali sono lontani dall’Italia da troppi anni e non sanno come fare per curare i loro interessi in patria allora si rivolgono a me. Questioni le più svariate, di proprietà, usucapioni vere o presunte che siano, successioni, eredità. Molti fanno capo ai miei servigi anche per rintracciare discendenti ancora sopravvissuti e che avrebbero voglia di rivedere.

 

Lei è conosciuto anche come consulente politico e parlamentare alle Camere, in che cosa consiste il suo lavoro in questo senso?

 

La politica è stata sempre la mia passione. La dialettica e lo studio connesso a questa fa di chi si appassiona, una macchina che elabora progetti. Una volta si chiamava ghost writer chi offriva la propria penna e il proprio cervello a politici che poi avrebbero dovuto sintetizzare, nel progetto, le idee. Offro la mia onestà intellettuale a chi pone una questione, un tema sul quale lavoro codificando le fonti e sintetizzando i noccioli. In tutto questo lavoro, posso dire di non essere condizionato affatto dalla fede politica ma in ciò in cui credo purché sia positivo per il target cui si riferisce.