Milos Alcalay

Di passaggio a Roma abbiamo incontrato in un noto albergo Milos Alcalay, Ambasciatore di lungo corso e uno dei personaggio di punta dell’opposizione venezuelana al Governo del Presidente Nicolas Maduro, che dal 2013 ha preso il posto di Ugo Chavez. Dopo la caduta del prezzo del petrolio, il Venezuela è sprofondato in una crisi economica, sociale e politica senza precedenti. Ormai milioni di venezuelani soffrono la fame e sempre più apertamente il governo viene accusato da molti osservatori internazionali di aver instaurato un regime illiberale.

 

Di questi problemi Alcalay è venuto a parlare all’Università degli Studi Link Campus di Roma, insieme ad Anna Maria Cossiga, professoressa di Geografia Politica, Marco Emanuele, professore di “Totalitarismi e Democrazia”, Vanessa Ledezma, figlia di Antonio Ledezma, Sindaco di Caracas, attualmente in carcere con l’accusa di cospirazione e Stefano Pelaggi, docente di “Development and processes of colonization and decolonization” alla Sapienza. Moderatrice sarà Marinellys Tremamunno, giornalista italo-venezuelana, opinionista di “La Nuova Bussola Quotidiana”, ormai diventata un vero punto di riferimento per la stampa italiana e per i tanti venezuelani residenti in Italia.

 

Ambasciatore, esiste veramente il rischio di guerra civile in Venezuela?

Purtroppo si, anche se tutti siamo perfettamente consapevoli che sarebbe un disastro. La situazione peggiora di giorno in giorno. Molti sono ormai alla fame. I diritti e le libertà vengono sempre più limitate. Il Presidente Maduro governa contro un Parlamento che per due terzi è rappresentato dai Partiti che stanno all’opposizione. Dalla sua ha, invece, il Tribunale Supremo di Giustiza e il Tribunale elettorale, che bocciano ogni significativa legge emanata dal Parlamento e ogni iniziativa intesa a promuovere nuove elezioni. Quindi lo scontro tra popolo ed esecutivo diventa sempre più duro e dagli esiti imprevedibili.

 

Come si esce da questa situazione?

Molto semplice: con libere elezioni. Il problema è che il Governo non ha alcuna intenzione di indire questa consultazione popolare e, quindi, cerca con tutti i mezzi di evitarli. Del resto andrebbe incontro a una sconfitta cruciale.

 

Però si è dichiarato dispobile a trattare con l’opposizione.

Certo ma si tratta di ‘autentica farsa, solo un modo per allungare i tempi. Il Governo vuole parlare, trattatare, confrontarsi a parole: nella realtà non ha alcun desiderio di cedere il potere. L’unica cosa che teme è il giudizio politico internazionale e la crescita dei movimenti pacifici di protesta popolare. E mentre il Governo parla, parla, la situazione sia dei poveri che della classe media diventa sempre più difficili.

 

Come giudica il tentativo di mediazione che sta facendo la chiesa?

La chiesa, in buona fede, sta cercando di dare una mano alla soluzione del problema. Il Governo, invece, cerca solo di strumentalizzare il rapporto con il Vaticano. Una dimostrazione evidente lo si è avuto in occasione della recente visita del Presidente Maduro a Roma, fatto quasi in clandestintà. In Venezuela sono state distribuite delle foto che vedevano il Papa intento a benedire il Presidente. Nella realtà era un falso fortunatamente scoperto dalla giornalista Tremamunno: le foto risalivano ad alcuni anni fa e non all’ultimo incontro.

 

Lei come vede l’elezione Trump alla presidenza americana? Cambierà qualcosa nei riguardi del Venezuela?

Allo stato attuale è molto diffcile dare una risposta. Io credo, almeno spero, che il Trump Presidente sia molto diverso dal Trump candidato. In ogni caso, occorre aspettare chi sarà il segretario di Stato per capire quale sarà la politica estea degli Stati Uniti e quale sarà l’atteggiamento degli americani nei confronti non solo del Venezuela ma dell’intera America Latina.

 

Cosa ci può dire per quanto riguarda i rapporti con l’Italia?

Per molto tempo l’Italia è stata all’avanguardia nella difesa della democrazia e dei diritti umani in America Latina. Gradualmente, però, il suo ruolo è stato ridimensionato dal maggiore attivismo della Spagna. In questo momento le priorità dell’Italia sono concentrate soprattutto in Africa e sulla questione dell’immigrazione. Lo capisco, anche se considero un errore trascurare l’America Latina dove vive, tra l’altro, una grandissima comunità di italiani. A questo proposito, dei numerosi italiani e italo-venezuelani che risiedono in Venezuela, posso solo parlare bene: hanno sempre dato un grande contributo alla crescita del Paese e storicamente hanno sempre difeso la democrazia e la convivenza civile.