Foto: La Russinova in scena e nel riquadro.

 

Con Safa e la sposa bambina, dal 15 al 20 novembre a Roma al Teatro dei Conciatori, Isabella Russinova, testimonial di Amnesty International, proseguirà nel suo impegno dedicato alla violenza contro la donna nel mondo occidentale e orientale. Si tratta di un ciclo di eventi tematici e multidisciplinari che hanno avuto il patrocinio di Amnesty International, Università Roma Tre e la collaborazione dell’Accademia di Santa Cecilia. Il 28 novembre, invece, la Russinova si presenterà al Teatro Palladium con Sui gradini del cielo.

Attrice, conduttrice televisiva, ex modella e cantante, la Russinova (il suo vero nome è Maria Isabella Crociani) è cresciuta a Trieste. Nell’aprile 2015 è stata nominata Corrispondente Culturale Onoraria, dal consiglio direttivo della MACTT, MediterraneanAcdemy Culture, Tourism and Trade, organizzazione non governativa maltese, per la realizzazione dello spettacolo “Agatha”. Da diversi è anche testimonial di Amnesty International, ed è proprio dal impegno nel sociale che abbiamo iniziato questa nostra intervista.

 

Come è nato il suo rapporto con Amnesty International?

Da tempo, come artista, drammaturga e  operatrice culturale ho indirizzato il mio lavoro  a  valorizzare e a divulgare  tematiche   sui diritti dell’ uomo, del femminile, la salvaguardia del pianeta,  la memoria. Quando qualche anno con Ars Millennia Production, la società di produzione fondata assieme al mio compagno Rodolfo Martinelli Carraresi abbiamo prodotto  e messo in scena La donna spezzata di Simon de Beauvoir, drammaturga, filosofa tra le più significative del 900, considerata  la madre della grandi battaglia sui diritti della donna, il progetto ha accolto l interesse di Amnesty  che mi ha così anche proposto di essere testimonial  per le loro battaglie, e da allora, il mio impegno è quello di accompagnare e sostenere campagne  di Amnesty per la difesa e la salvaguardia dei diritti umani. Il testo Safa e la sposa bambina ( il testo che ho scritto e presentato la primavera scorsa al teatro Palladium, in collaborazione con Università Roma tre) è nato  proprio  a sostegno di ‘Mai spose bambine’ che Amnesty sta  conducendo da tempo.

 

Il suo impegno contro la violenza sulle donne è essenzialmente un fatto “ filosofico” o anche sul piano personale è stata vittima di qualche violenza?

Fortunatamente non mi sono mai confrontata con questo orrore, ma  ho  avuto occasione di raccogliere testimonianze di donne  disperate perché piegate  dalla brutalità dei maschi  e  la tragedia che ha travolto Sara di Pietrantonio , la studentessa di  Roma Tre  uccisa  dall’ex fidanzato la scorsa primavera a Roma,  è stato  devastante per me  anche perché conoscevo Sara e la sua famiglia. Per questo ho sentito ancora di più l’urgenza di scrivere un  testo che potesse raccontare Sara  e tutte le altre, un lista infinita di vite di donne spezzate  che  purtroppo  inesorabilmente continua a crescere. Certo è che dobbiamo continuare a parlarne, sensibilizzando continuamente l’ opinione pubblica e soprattutto i giovani, maschi  e femmine, la scuola, portando avanti la lotta all’ignoranza  strumento basilare per combattere questo fenomeno che ha profonde  radici culturali, sociali e religiose.

 

Ritiene che negli ultimi anni la violenza stia aumentando o solo se ne parla di più?

Credo che  le problematiche  sociali, la crisi economica, religiosa, etica  che sta investendo il pianeta può acuire  il problema, per questo è necessario pensare alla formazione dei nostri ragazzi prima di tutto, la cultura e la bellezza  rende migliori gli esseri umani.

 

C’è, a suo modo di vedere, una qualche cosa che distingue la violenza sulla donne in Italia da quella di altri paesi?

In Italia  e  nel mondo occidentale la donna ha senz’altro raggiunto nel ‘900  molti diritti e dignità, ma allo stesso tempo i mutamenti sociali,   la crisi economica di inizio secolo, l’indebolimento morale, hanno trascinato la donna in altre problematiche: lo sforzo di essere madri, mogli e attive nel mondo del lavoro. Inoltre si scontrano con uomini sempre più fragili per la mancanza di lavoro, di guadagno, di soddisfazioni, tutte argomentazioni che possono lacerare l’ Io del maschio e  provocare  insoddisfazioni e violenze. Ecco perché credo  che  bisogna cominciare dalla scuola a  sensibilizzare i giovani maschi e femmine  al  rispetto  per il prossimo e soprattutto tra maschi e femmine e battersi per incoraggiare politiche capaci di mettere al centro un progetto costruttivo volto al futuro dell’umanità e non di logiche personalistiche.

In oriente, in molti paesi la condizione della donna versa davvero in situazioni  terribili, in molti luoghi nascere femmina è davvero un inferno, sono molti i paesi infatti dove non esistono leggi che la tutelino i diritti delle donne. In questi Paesi non esiste la pari dignità e anche questi casi occorre puntare sulla formazione, sulla scolarizzazione, sul rispetto tra esseri umani  elemento basilare dei rapporti umani.

 

Come spiega che milioni di donne americane hanno votato per Donald  Trump?

L ‘America è un grande paese, dove tutto viene amplificato e che sta attraversando come tutto il resto del  mondo un momento  socialmente, politicamente ed economicamente molto  delicato e complicato. Negli Usa convivono diverse anime diverse, con problematiche e necessità differenti. Sicuramente da donna e come molte altre donne, sarei stata orgogliosa apprendere che alla guida  di una delle grandi potenze del monde ci fosse una donna. In ogni caso ce ne sono  già molte che ricoprono  posizioni  nevralgiche  nello scacchiere mondiale.  La donna  si distingue, lo sappiamo  per  forza d’animo,  energia, intuizione, sensibilità , volontà, pazienza, capacità di analisi.

Donald Trump è oggi  presidente degli Stati Uniti, ha convinto milioni di americani e anche milioni di donne americane, che non si sono affatto indignate per  le molte e svariate esternazioni, delle quali si è tanto parlato nel corso della compagna elettorale. Lo hanno scelto come  loro rappresentante e questo è  per ora il dato importante e da rispettare, come dice la democrazia .