Foto: l’autore con la copertina del libro. 

 

Quando uscì nel 2012 il libro di Ennio Caretto  Il Welfare State nell’Antica Roma (Editori Internazionali Riuniti) il sottotitolo recitava Lo Stato Sociale da Augusto a Obama. A quattro anni di distanza, una eventuale riedizione presenterebbe sicuramente una sotto intitolazione ancora più intrigante: da Ottaviano a Trump. Cioè, dal primo Imperatore (poi diventato Augusto) che due mila anni fa diede il via alla concezione di uno Stato Sociale fino al nuovo Presidente degli Stati Uniti che probabilmente cercherà di mettere la parola ‘fine’ a ogni tutela pubblica dei più deboli.

 

Per moltissimi anni corrispondente dagli Stati Uniti del Corriere della Sera, Caretto rappresenta sicuramente uno dei giornalisti italiani più affermati e che meglio conosce la realtà americana. Tra i suoi libri possiamo citare La caduta di Saigon, Made in USA, Se vuoi fare l’americano, Le due Torri. Nessuno, quindi, meglio di lui può aiutarci a capire meglio quale destino si prospetti per lo Stato Sociale negli USA, in Europa e anche in Italia dove, a differenza di ciò che avveniva nell’antica Roma, la ricchezza raramente rappresenta una scorciatoia per diventare potenti. Semmai, avviene esattamente il contrario. Si cerca il potere soprattutto per diventare ricchi. E non è una differenza da poco. Ma torniamo al passato.

 

Come si caratterizzava, in concreto, lo Stato Sociale nell’Antica Roma?

 

Diciamo che per l’epoca rappresentava il sistema di protezione sociale più avanzato in assoluto, anche se non l’unico. Nel mondo ebraico, ad esempio, esisteva un sistema di redistribuzione della raccolta del grano. Altre forme di assistenza erano sorte in Grecia e alcune civiltà asiatiche e africane. Tornando all’Antica Roma, il sistema era abbastanza articolato. Gli appartenenti all’esercito potevano godere, ad esempio, di un’avanzata assistenza sanitaria e pensionistica. Un modello che, secondo alcuni esperti, trova riscontri concreti perfino nell’attuale esercito americano.

 

In ogni caso, attraverso l’Annona ogni capo famiglia poteva disporre di circa 35 chili di grano per la sua famiglia. Inoltre, in alcune ore del giorno i bagni pubblici erano accessibili gratuitamente, esisteva una forma di assistenza sanitaria con medici e ospedali pubblici. Anche gli orfani non venivano abbandonati. Per quanto riguarda, infine, i divertimenti, i poveri potevano disporre di diversi posti gratuiti nelle arene e nei teatri. Quello che mancava era un’adeguata politica abitativa. In ogni caso, gli italiani potrebbero con orgoglio rivendicare d’essere stati storicamente i primi ad aver creato un sistema di protezione sociale. Peccato che anche da questo punto di vista non sappiamo prendere il meglio della nostra storia.

 

Lei ha fatto una battaglia per smontare le tesi di alcuni repubblicani americani che sostenevano che l’impero romano a suo tempo sia crollato non a causa delle invasioni barbariche, delle lotte per il potere, della corruzione, delle spese militari, ma perché investiva troppo nello Stato Sociale. Tutto ciò per ammonire la grande America a non seguire questo ‘cattivo’ esempio. Ma non è una sciocchezza?

 

Certo che lo è. Comunque va tenuto conto che molti repubblicani di oggi hanno poco a che vedere con i repubblicani del passato, dell’inizio del novecento. Penso a Theodoro Roosevelt, ad esempio, che che si batté contro le compagnie e i monopoli al principio del 900. Anche se ci sono due realtà, una quella più aperta e progressista che vive sulle coste occidentali e orientali e l’altra molto più conservatrici che abita al centro del Paese, complessivamente gli americani stanno diventando ostaggi di una Repubblica prettamente capitalistica. Ormai le socialdemocrazie europee vengono viste come qualcosa da cui scappare, come se fossero la personificazione del diavolo. Questi americani ritengono che ogni forma di assistenza sia da limitare perché ognuno, alla fine, è responsabile del proprio destino. Inoltre non vogliono prendere atto che la tecnologia crea meno posti di lavoro di quanto ne produca e che l’unico settore che ha grandi prospettive di lavoro è quello dei servizi sociali.

 

Non nascondo di essere, a questo punto, molto preoccupato per ciò che potrà succedere con la nuova amministrazione Trump, sia sul piano politico e delle relazioni internazionali (penso ai rapporti con la Russia, la Cina, l’Iran), sia dal punto di vista della coesione sociale. Come si suol dire, speriamo che vada bene.

 

Come si pone invece l’Europa nei riguardi dello Stato Sociale?

 

Per molto tempo il vecchio continente è stato all’avanguardia sul piano dei diritti umanitari e sociali. Purtroppo negli ultimi anni assistiamo a un progressivo smantellamento di un sistema che per molto tempo è stato invidiato da tutti. Preferiamo, infatti, inseguire un modello che è disastroso. Il libero mercato non è democratico. E’ vero che anche in America esiste una certa forma di assistenza sociale per gli anziani e i nullatenenti. Ma è un’assistenza molto scadente. Per gli altri c’è solo un’assistenza basata sul sistema assicurativo: in parole povere, sono le assicurazioni a decidere sul tipo di cura da intraprendere e sui medicinali da assumere. Francamente non mi sembra il massimo. La mia preoccupazione riguarda soprattutto le future generazioni.

 

Come giudica il tentativo intrapreso da alcune piccole e medie radio e televisioni associate alla REA di sostenere la nascita di un forte gruppo di pressione per la creazione di un Nuovo Stato Sociale?

 

Quello che sta facendo la REA è estremamente importante. Occorre informare la gente che stiamo perdendo non solo i benefici che dovrebbero essere accordati a ogni cittadino ma anche la consapevolezza di ciò che sta accadendo. Ci orientiamo sempre di più verso il modello americano che è un modello distruttivo. L’America non è quello che pensiamo, non è una socialdemocrazia, è una Repubblica capitalistica. Sono due cose completamente diverse.

 

Ecco perché auspico una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, non solo dei loro doveri ma anche dei loro diritti. Dal mio punto di vista lo Stato è delegato da noi cittadini a prendersi cura di ognuno di noi a seconda dei suoi bisogni. Non è possibile continuare ad assistere passivamente a una situazione che vede i ricchi diventare sempre più e i poveri sempre più poveri. Sia in America che in Italia le percentuali che riguardano la distribuzione della ricchezza e la soglia delle povertà sono pressoché uguali: circa il 10% della popolazione. Una situazione, alla lunga, insostenibile.

 


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