Foto:  Giosue Gilberto di Molfetta (a destra) mentre visita una produzione agricola pugliese. 

 

Nell’ambito del Progetto REA (Radiotelevisioni Europee Associate) incentrato sul tentativo di un gruppo di giornalisti, imprenditori, professionisti, artigiani e operatori sociali inteso a sensibilizzare l’opinione pubblica sulla necessità di creare un nuovo e forte  Stato Sociale, il problema dell’alimentazione si trova al primo posto tra i cosiddetti 7 Bisogni Capitali (gli altri 6 bisogni riguardano: vestirsi, avere un tetto, curarsi, istruirsi, difendersi legalmente e avere una corretta informazione). In questo quadro s’inserisce  il tentativo di individuare, soprattutto a livello locale e Regionale, tutte le iniziative orientate a trovare in chiave sociale delle soluzioni per promuovere la produttività e lo sviluppo del nostro sistema agroalimentare. Tra queste iniziative figura anche  l’Associazione di Promozione Sociale Comunità Italiana nel Mondo – Arti – Cultura – Nutrizione, promossa in Puglia da Giosuè Gilberto di Molfetta, consulente aziendale e commerciale,  che si propone la valorizzare la produzione agricola pugliese nel mondo. Ma ecco cosa Gilberto di Molfetta ha detto a Punto Continenti.

 

Come è nata e quali sono gli obiettivi principali della vostra associazione?

 

L’ Associazione di Promozione Sociale “ Comunità Italiana nel Mondo – Arti – Cultura – Nutrizione “ è nata nel gennaio 2016 su sollecitazione mia e  con l’approvazione di alcuni amici di elevato spessore  culturale  e di diversa cultura regionale, tutti orientati alla valorizzazione delle arti umane di diversa specie: dall’artigianato alla coltivazione della terra, alla musica e al teatro. L’obiettivo è fondersi ed interscambiare esperienze e prodotti. Tutto ciò consentirà uno sviluppo armonioso dei territori attraverso  il turismo e la conoscenza de visu, toccando con mano chi fa le cose per scoprire come vengono fatte e apprezzate sul posto,  e quindi farle proprie. Difatti le cose e le persone si possono apprezzare solo avendoci a che fare, conoscendole, non certo per sentito dire (che rappresenta solo punti di vista altrui, quindi “altre verità”e non certo “ la verità” ) .

 

Come giudica il tentativo della REA di raggruppare trasversalmente giornalisti, imprenditori, operatori economici e sociali, esperti e professionisti allo scopo di creare un consistente gruppo di pressione per la rinascita di un forte Stato Sociale?

 

E’ un encomiabile modo per scambiare i propri punti di vista che diventa una ricchezza di idee da cui tutti possono trarre beneficio. Difatti la nostra mission mette in risalto la promozione del territorio integrando tutte le sfaccettature e le arti presenti e originate dai nostri avi. Ciò consente una sopravvivenza interessante e vincente. Per sopravvivenza intendiamo sia le cose semplici sia quelle complesse, tutte a beneficio dell’individuo, della famiglia e della famiglia degli amici, nonché degli altri esseri viventi: animali, vegetali, l’intero pianeta e ogni materia costruita dall’uomo. Cose che siano allo stesso tempo costruttive e condotte con integrità. Questi concetti mi sono stati trasmessi dai miei nonni e negli ultimi anni anche da altre personalità con le quali sono cresciuto culturalmente. Penso, ad esempio, al compianto prof. Migliorati dell’Associazione Etica e al cofondatore Michele Grasso, oltre al carissimo concittadino oriundo Tommaso Chiarella. Ed è su queste basi che conduco la mia vita e quella dei miei cari e della mia famiglia .

 

In che misura l’agricoltura può dare un contributo alla creazione di un nuovo Stato Sociale?

 

L’agricoltura è il fenomeno di base su cui si reggono  tutti gli altri sistemi produttivi. Dicevano mio nonno e mio padre: “Se non mangi bene non hai la salute  e non hai le forze  per produrre, quindi, puoi solo morire oppure diventare un ameba ( che sottrae artatamente la forza agli altri per sopravvivere) e questo non rende la persona fiera di esistere. L’agricoltura deve essere meglio valorizzata e riconosciuta, mentre gli addetti andrebbero meglio remunerati, perché senza i prodotti della terra nutrienti e sani la vita cessa di stare nel corpo.

 

Quale potrebbe essere, a suo giudizio, una proposta veramente incisiva per garantire a tutti un’alimentazione sufficiente?

 

Noi crediamo molto nella necessità di integrare le culture alimentari dei diversi popoli al fine di avere per tutti una sopravvivenza nutritiva ideale. Come si sa la ricchezza nutritiva della nostra terra, conosciuta come dieta Mediterranea, è la più completa e vasta. Il nostro intendimento è di condividere questo tipo di alimentazione con altri popoli. Se questi popoli non sono in grado di coltivare i nostri prodotti per motivi geofisici, cercheremo di farli importare. Durante una mia recente visita a Trinidad e Tobago ho notato, ad esempio,  che la loro alimentazione era ricca di spezie  ma mancava dei necessari apporti nutritivi nell’ambito dei prodotti agricoli.  E’ nata cosi’ l’idea di avviare un’intensa stagione consultiva, con la partecipazione di universitari agrari, nutrizionisti e chef, allo scopo di analizzare approfonditamente questi aspetti e quindi consentire una nutrizione meglio orientata. Da non dimenticare, poi, che loro hanno caffè e cacao che ci mancano. Quindi ci sono tutte le condizioni per un interscambio commerciale e culturale utile ad entrambi i Paesi. Quello che è certo, è che non mancano i prodotti per assicurare a tutti un piatto di minestra: si tratta solo di sconfiggere un sistema fatto da parassiti che gestiscono i mercati.

 

Negli ultimi anni la Regione Puglia ha registrato un grande fermento politico e sociale, soprattutto se paragonato ad altre Regioni del Centro Sud. Come spiega questo risveglio?

 

La Puglia rappresenta uno dei popoli più legati alla cultura del fare in prima persona e da soli. Ogni contadino lavora per l’abbondanza e non è costretto a mediare con altri. Si preoccupa solo di immettere sul mercato i propri prodotti.  Inoltre, il territorio è molto pianeggiante e ciò favorisce gli scambi celeri. Infine, l’amore per la natura ha sempre contraddistinto il pensiero filosofico greco da cui traiamo le nostre basi culturali, consentendoci di progredire più velocemente di altri popoli che, su territori più aspri e meno produttivi, incontrano maggiori difficoltà di spostamento.

 

Attraverso la sua associazione lei mantiene diversi rapporti anche con gli italiani all’estero. Come spiega il fatto che ci sia uno scambio così limitato di informazioni e conoscenze tra gli italiani residenti in Italia e quelli residenti all’estero che pure, considerando anche gli oriundi, ammontano a quasi sessanta milioni?

 

Debbo dire che questa situazione è valida soprattutto per il passato. Negli ultimi anni, grazie alle nuove tecnologia, si sono sviluppate notevolmente le interazioni e le conoscenze reciproche. E’ vero che in passato i tempi rallentati di comunicazione e la graduale perdita della conoscenza della lingua italiana da parte degli italiani residenti all’estero hanno rappresentato dei seri ostacoli. Ma per fortuna le cose stanno cambiando velocemente: non solo la telematica ma anche la ripresa di un interesse per la lingua italiana e una maggiore conoscenza delle lingue estere da parte degli italiani residenti in Italia, consentono un progressivo e crescente sviluppo dei rapporti tra le diverse realtà.

 

Nota

Per maggiori informazioni sul Progetto REA vedere il filmato ‘Il seme di un Nuovo Stato Sociale’.

Link: https://www.youtube.com/watch?v=WqI_YhRpNpU