Foto: nel riquadro Gabriele Betti

 

Nato a Chiusi in provincia di Siena, Gabriele Betti è stato radioamatore dall’età di 14 anni. La sua prima radio libera l’ha realizzata a 18 anni nel 1972, poi sospesa su minaccia di arresto del maresciallo dei CC. In seguito diventerà Tecnico di telecomunicazioni e titolare di ditte specializzate nelle telecomunicazioni. Grazie all’esperienza maturata installa centinaia di impianti per radio e TV libere. Inoltre realizza le reti di Mediaset (Fininvest), Montecarlo, e decine di altre nella Regione Marche. Dal 1987 partecipa a una emittente tv regionale TVRS di cui diviene presidente e direttore della testata dal 1992. Inoltre, è comproprietario di una emittente regionale “Radio Cuore” sempre nelle Marche. Ad oggi oltre alle attività editoriali di cui sopra partecipa con la Rea, Radiotelevisioni Europee Associate, al tentativo di salvare il residuo pluralismo informativo in Italia.

 

Come vede l’iniziativa nata da un gruppo di giornalisti della carta stampata, internet, radio e televisioni di creare trasversalmente un gruppo di pressione inteso a promuovere la nascita di un forte Stato Sociale?

 

La creazione di un forte stato sociale è prevista ampiamente nella nostra bistrattata Costituzione che la UE mediante le pressioni politiche, e soprattutto quelle economiche, tenta di modificare in peggio. In queste condizioni lo Stato Sociale viene letteralmente “combattuto” da quella che non ho più dubbi a definire DITTATURA EUROPEA. In ogni passaggio delle decisioni non si perde occasione per andare contro lo “Stato Sociale”. In questa data in cui scrivo (15/12/16) la Ue minaccia di bloccare gli aiuti alla Grecia perché lo Stato Ellenico ha alzato il sostegno alle classi più disagiate (le vere povere). Ma ogni giorno possiamo leggere chiaramente il concetto Ue: siete poveri e dovete soffrire e morire, non avete diritti e non li avrete più. E per poveri intendo Stati, ex nazioni libere, classi sociali e imprese piccole o in crisi.

 

Nella popolazione cova chiaramente una fuoco di netta ribellione, ma che ancora assume contorni incerti e disordinati, una volta contro la “Stato”, un’altra contro le tasse, poi contro Equitalia, ed ora anche in misura copiosa contro la Ue, fanatica del rigore e della devastazione economica. Personalmente ho faticato a capire e con l’aiuto di menti più giovani e preparate ho formulato la seguente sintesi:
Ue dominata da un sistema finaziario internazionale –> la “Commissione” Ue non decide politicamente –> Ue domina le scelte delle nazioni aderenti tramite la crisi voluta ad arte –> le riforme chieste “per forza” impongono di modificare le costituzioni nazionali per sottometterle (ribadisco SOTTOMETTERLE alle decisioni di leggi Ue). Tutto questo produce una nuova forma di dittatura, la dittatura ECONOMICA del liberismo più sfrenato. In tutto questo c’è posto per lo “Stato Sociale” ? NO. Ne abbiamo bisogno ma non ce lo vogliono più concedere. Punto.

 

In che misura la vostra Tv segue le problematiche sociale delle Marche?

 

E’ nostro compito da sempre sia nell’informazione che negli approfondimenti, ma per quanto esposto sopra il nostro futuro non è più certo. Il sistema che ho descritto non vuole Stato Sociale e quindi tutta l’informazione da noi prestata, prima come servizio nell’interesse pubblico, e poi supportata anche da legittimi contributi ormai non serve più.

 

Oltre alla questione sociale ci sono anche altri problemi che seguite con particolare attenzione?

 

Si, da sempre facciamo molta informazione nei settori sportivi dilettantistici e esordienti. Non deve essere sottovalutato, infatti, il grande ruolo sociale delle attività sportive che fatte da giovani non sono malate del mostro del profitto. In questo caso ancora si respira una sana voglia di competizione e anche di sport come possibile ascensore sociale.

 

La crisi economica degli ultimi anni ha colpito anche la vostra emittente?

 

Siamo stati colpiti in maniera pesantissima dalla crisi economica. Come ho espresso nella prima domanda la crisi non è fatta per passare. Voglio sottolineare a questo proposito che l’evento “moneta unica” ha portato ad una sopravvalutazione della moneta per tutte le nazioni europee con effetti negativi sulle esportazioni, ed ha invece portato svalutazione per la unica nazione che ne ha beneficiato, la Germania.
Quindi a spese degli altri si è fatto tombola, moneta indebolita (Germania) e mercato unico allargato. Per i poveri che hanno abboccato alla Ue crisi nera. In aggiunta abbiamo perduto lo strumento della immissione monetaria (conservato ed ampiamente usato da USA, Inghilterra Giappone ecc) che ha sottratto l’iniziativa economica allo Stato di Diritto, lo Stato Sovrano. In questo modo il bilancio dello Stato si sta prosciugando e ogni tassa in più va a fermare il motore sfinito della Nazione italiana.

 

Come vede il futuro delle radio e televisioni locali e quali ruoli sono destinati a svolgere nell’ambito della società?

 

Se la volontà conclamata della Ue non verrà fermata noi non avremo futuro perché non siamo funzionali al “sistema europeo”, siamo anzi un impiccio, un soggetto incontrollato e incontrollabile,  siamo troppe voci  e questo non è gradito. Ma, viene da dire, essere tante voci non era “pluralismo” ?  Si ERA, ma oggi la sofisticata linea politica della Ue non vuole più avere il pluralismo, non gli serve e ha il coraggio di metterlo per iscritto in un documento ufficiale! Perché arriva a tanto ? Se si legge il corposo documento si comprende che il “pluralismo” può e deve essere limitato perché è sostanzialmente eguale al terrorismo di matrice russa e dell’Isis. Insomma radio e tv locali sono un problema per la Ue che vuole limitarle e ridurle di numero, sono relitti di un passato democratico e quindi inutile.

 

Avremo un futuro ? Se focalizziamo quanto ho esposto sin troppo sinteticamente capiremo che il nostro futuro è legato a doppio filo al livello di democrazia e autonomia della nostra Nazione Italiana e della applicazione della Costituzione, quella Costituzione appena salvata dalla devastazione che ci imponeva la Ue. E se salviamo la fase applicativa della Costituzione, quella fase che prevede lavoro per tutti, intervento dello Stato nell’economia per salvare imprese, banche, risparmiatori, posti di lavoro, autonomia monetaria, allora e solo allora noi recupereremo quel ruolo di servizio e comunicazione degli eventi, delle notizie, delle attività della collettività regionale che ci hanno fatto nascere, lavorare e contribuire alla crescita italiana sino alla sciagurata entrata nella ormai morente comunità europea della moneta unica.