Foto: Sullo sfondo il Palazzo Presidenziale a Buenos Aires (Casa Rosada). Nei riquadri, a sinistra Javier Leoni, a destra il Presidente dell’Argentina Mauricio Macri

 

Giornalista, 36 anni, argentino residente nella capitale Buenos Aires, produttore di audiovisivi (ha realizzato recentemente con la Cooperativa NUDO un importante documentario sui 200 anni di indipendenza dei popoli della Ande ( https://www.youtube.com/watch?v=-1FZvJXPJZ4 ), Javier Leoni è anche un attento osservatore politico della realtà argentina. Di seguito pubblichiamo un suo interessante commento inviatoci rispetto alla difficile situazione attraversata in questo momento dal suo Paese.

 

 

Dopo essersi insediato nel dicembre 2015, il Presidente Mauricio Macri ha guidato il paese come se fosse un’azienda privata, oltre ad accusare continuamente la precedente amministrazione di Cristina Fernandez de Kirchner di aver lasciato una “pesante eredità”: accusa che continua a ripetere a oltre un anno dal suo insediamento. Viceversa, grazie al sostegno dei principali mezzi di comunicazione (Clarin e La Nacion) vengono nascosti gli sviluppi di alcuni gravi scandali come quello dei cosiddetti Panama papers, che ha fatto emergere le pesanti tangenti pagati dal colosso brasiliano Odebrecht al cugino del Presidente o lo scandalo della posta argentina (che ha coinvolto il padre del Presidente). Nel frattempo il Governo Macri continua a ripetere all’infinito che l’unico problema è la pesante eredità lasciata dalla Kirchner.

 

 

Nella realtà il governo Macrì potrebbe essere definito una Capocrazia, cioè, un governo composto in buona parte da capi d’azienda e amministratori delegati, come Juan José Aranguren, Ministro dell’Energia e delle miniere, ex capo della compagnia petrolifera Shell (società che ha beneficiato di diversi acquisti e operazioni mentre Aranguren era già al governo). Poi abbiamo l’esempio Prat Gay, ex JP Morgan, diventato (anche se poi si è dimesso) ministro dell’Economia e delle Finanze. E così si potrebbe andare avanti con tanti altri nomi. Quello che è certo, e i numeri lo dimostrano, è che 3 su 10 alti funzionari della nuova amministrazione, hanno occupato in passato elevate posizioni manageriali in grandi aziende.

 

L’aumento, poi, delle tariffe elettriche, gas, carburante, trasporto, per non parlare dello sblocco dei limiti alle esportazioni di prodotti alimentari, nonché  la creazione di fondi neri e il riciclaggio di denaro sporco, sono tutti aspetti che hanno caratterizzato l’attività del Governo durante i primi mesi del mandato del Presidente Macrì. Questa situazione è andata a beneficio soprattutto delle classi agiate, mentre alla gente comune veniva chiesto di avere pazienza e di aspettare i risultati: richieste fatte a un popolo che non riesce ad arrivare alla fine del mese per comprare un piatto di pasta. In aggiunta a tutto ciò è stato avviato un processo di svuotamento delle imprese pubbliche, come quello avvenuto con la compagnia aerea Aerolinas Argentinas, che ha consentito alle società estere di ottenere importanti rotte aeree statali.

 

Rimane, infine, molto preoccupante è la detenzione da più di un anno della leader sindacale Milagro Sala, ingiustamente detenuta nonostante le proteste delle organizzazioni internazionali favorevoli a un suo immediato rilascio. A ciò va aggiunto un chiaro fastidio del Governo per qualsiasi argomento che abbia a che fare con i diritti umani, negando pubblicamente che ci siano ancora 30mila dispersi, con grave disprezzo per le lotte della madri e delle nonne di Plaza de Mayo, conosciute come H.I.J.O.S. (sono le donne che hanno perso figli e nipoti durante la dittatura militare n.d.r.).

 

In sostanza possiamo affermare che l’Argentina sta ripetendo gli stessi meccanismi avviati nel corso degli anni ’90 che hanno portato alla profonda crisi del 2001. Purtroppo, molti cittadini non si rendono conto che stanno seguendo una persona che li condurrà verso l’abisso, ma che è sempre sempre pronta a saltare dolcemente il fosso, come preconizzato da diversi media.

 

 

La strategia è “faccio qualcosa, se dicono nulla lascio che la scelta prosegua il suo corso; se invece fanno delle obiezioni allora chiedo perdono e cambio strategia”, soprattutto se si sta avvicinando la fine della corda. Però la gente comincia a sollevarsi perché non intende perdere i diritti che ha conquistato nel corso degli ultimi 12 anni e che ora, lentamente, si stanno evaporando.L’orientamento verso la destra è comunque un fenomeno regionale che riguarda il Cile, l’Argentina, il Brasile (con l’assunzione dei poteri da parte di Temer), il Perù e l’incognita rappresentata dalle prossime elezioni in Ecuador, con la possibilità dell’arrivo al potere della destra dopo anni di Governo populista (in ballottaggio per il 2 aprile prossimo sono l’ex vice Presidente Lenin Moreno e l’ex banchiere Guillermo Lasso, n.d.r.).

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