Foto: sullo sfondo di una contestazione in Venezuela i riquadri della Marinellys Tremamunno, con affianco la copertina del suo libro dedicata a Nicolas Maduro (Presidente del Venezuela) e a destra Vanessa Ledezma, figlia del sindaco di Caracas Antonio Ledezma, fatto arrestare dal Presidente. 

 

Entrambe sono nemiche giurate del governo di Nicolas Maduro in Venezuela. Entrambe sono agguerrite e instancabili. Entrambe sono molto belle, cosa che non guasta mai. La prima è Marinellys Tremamunn0, venezuelana di origine italiana (in napoletano il suo cognome significherebbe ‘fa tremare il mondo’), giornalista impegnata a Roma con una televisione messicana; la seconda, residente a Carpi, è la figlia di Antonio Ledezma, sindaco di Caracas, fatto arrestare il 19 febbraio del 2015 dal Presidente venezuelano (perché accusato di tentativo di colpo di Stato) e che attualmente si trova  agli arresti domiciliari. Entrambe rappresentano in Italia e in Europa le vere spine d’acciaio nel fianco del Governo venezuelano, che si trova sempre più in difficoltà.

 

Con una popolazione di poco superiore ai 30 milioni di persone, un reddito medio di 14 mila euro procapite e un’età media di 28 anni, il Venezuela è  uno dei maggiori produttori di Petrolio al Mondo. Dal 1999 al 2013 il Paese è stato governato da Ugo Chavez, ex militare, che sognava di esportare in America Latina e nel mondo il Socialismo del XXI secolo. Dopo la sua morte e la drastica caduta del prezzo del petrolio, aggravata dall’ascesa al potere del suo delfino Nicolas Maduro (sicuramente meno carismatico e abile politicamente) il Paese è sprofondato nella peggiore crisi della sua storia a causa anche di una corruzione dilagante. Parliamo di una crisi politica, economica (l’inflazione è alle stelle, quasi all’800%) e sociale senza precedenti. Ormai per le strade di Caracas si vedono lunghe file per acquistare del pane, non si trovano molti medicinali, la criminalità è aumentata sensibilmente e l’insoddisfazione popolare genera una serie di proteste e rivolte popolari che, secondo il Governo viene alimentata da potenze straniere (in primo luogo gli USA) interessate a distruggere un esperimento politico di stampo socialista.

 

In ogni caso il Governo di Caracas ha perso gran parte del consenso popolare tanto è vero che alle elezioni legislative avvenute nel dicembre del  2015 le opposizioni sono diventate maggioranza (99 seggi su 167). Come risposta il Presidente Maduro ha indotto recentemente il Tribunale Supremo di Giustizia, massimo organo giudiziario del Venezuela, ad attribuirsi tutto il potere legislativo togliendolo all’Assemblea Nazionale. Tuttavia, sotto la minaccia di una vera rivoluzione popolare, il Governo ha dovuto fare marcia indietro restituendo i poteri formali dell’Assemblea Nazionale, anche se nella sostanza tutte le iniziative parlamentari vengono bloccate dal Tribunale Supremo. In questo momento sono numerosi gli oppositori arrestati e incarcerati (si parla di 118) tra cui il padre di Vanessa, Antonio Ledezma.

 

“Io non mi batto solo per la libertà di mio padre ma per il ritorno a una vera democrazia nel mio Paese”, ha spiegato la Vanessa in un incontro organizzato recentemente a Roma dalla Fondazione Craxi, organizzato da Stefania Craxi (figlia di Bettino Craxi) con la partecipazione di Fabrizio Cicchito e Pier Ferdinando Casini (rispettivamente Presidenti delle Commissioni esteri di Camera e Senato). Sposata con due figli, Vanessa Ledezma, vive da diversi anni a Carpi. “Ormai”, dice, “viviamo una vera crisi umanitaria, con il 72% della popolazione in povertà, tra cui molti italiani e oriundi italiani. Da un Paese che in passato rappresentava una fonte di speranza e ricchezza il Venezuela è diventato incredibilmente uno dei Paesi più poveri del mondo”.

 

Nel corso dell’incontro alla fondazione Craxi è stato presentato anche il libro “Venezuela: Il crollo di una rivoluzione” (edizioni Arcoiris) scritto dall’amica di Vanessa, la giornalista Marinellys Tremamunno (ormai le due si muovono in sintonia su tutti i fronti). “Come tantissimi venezuelani”, dice la Marinellys, “anch’io sono stata costretta ad espatriare per poter lavorare. Voglio ricordare che sono circa 5 mila imprenditori che si sono visti espropriare le proprie aziende o che sono stati costretti a dichiarare fallimento. Praticamente è impossibile esercitare il mestiere di giornalista in Venezuela e l’insicurezza personale è pressoché totale”.

 

Da registrare, infine, che secondo molti esperti esiste il reale pericolo che tutto finisca in un bagno di sangue o che i militari decidano di sostituire il Presidente Maduro per prendere direttamente il potere e quindi instaurare un vera e propria dittatura militare. Ed è proprio per scongiurare  questo epilogo drammatico, che ormai le ‘due amiche’ stanno cercando ogni consenso possibile da parte di governi e istituzioni estere,  soprattutto quelle italiane che, come minimo, non dovrebbero dimenticare che in Venezuela vivono circa due milioni di connazionale e oriundi, molti dei quali in uno stato di profonda sofferenza.

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Vedere il video Il seme di un nuovo Stato Sociale prodotto dalla REA (Radiotelevisioni Europee Associate)