Riceviamo e volentieri pubblichiamo l’articolo inviatoci da Taranto da Daniela Rubino, molto impegnata nel sociale con scritti e indagini sul degrado delle città. Il testo si sofferma sul noto Piano Blandino (dal nome dell’architetto autore dell’unico grande progetto di restauro della città vecchia) e dal PIC Urban II: un modello di sviluppo europeo per la riqualificazione delle aree degradate.  In pratica, attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) è possibile ottenere un finanziamento fino al 75% del costo totale di un programma se la zona urbana è situata in una Regione in ritardo di sviluppo (obiettivo 1) e fino al 50% altrove. Il contributo si colloca tra i 3,5 e i 15 milioni di euro. Purtroppo, come spesso accade in Italia, per entrambi i progetti a Taranto si è parlato molto ma concluso poco, anzi, quasi niente.

Nell’ambito del progetto REA (Radiotelevisioni Europee Associate)  di sensibilizzazione dell’opinione pubblica sull’assoluta necessità di rivitalizzare lo Stato Sociale, il risanamento delle aree degradate rappresenta sicuramente un obiettivo di primaria importanze. Ecco perché abbiamo ritenuto di grande interesse la pubblicazione dell’articolo della Rubino.  

 

DUBBI E RISERVE. Dal piano Blandino al PIC Urban II: due occasioni perdute per la Città Vecchia di Taranto mentre Grottaglie supera il capoluogo ionico! I tentativi di pianificazione e progettazione territoriale del Borgo antico, attuati dalle varie amministrazioni che si sono alternate da circa trent’anni ad oggi, sembrerebbero naufragati. La “rendicontazione” sugli investimenti nelle “aree bersaglio” richiesta dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti alla conclusione del Programma di  Iniziativa  Comunitaria Urban II Italia 2000 – 2006, Comune di Taranto, rientra tra gli aspetti di ragioneria/ingegneria finanziaria interpretabili come, ed in quanto, impatti dello sviluppo urbano, che confermano dubbi e riserve sui risultati finali raggiunti. Inoltre, alcuni tra gli interventi a progetti finanziati con specifico riferimento a Palazzo Carducci, Palazzo Troylo e Teatro Fusco, dovevano essere completati e rendicontati entro e non oltre il 2015, per evitare la restituzione alla Commissione Europea degli importi pari a circa 6 milioni di euro.

 

MANCATO PERCORSO INNOVATIVO. Pur apprezzando gli aspetti positivi acquisiti quali l’innalzamento delle condizioni e della qualità della vita e l’attivazione di forme innovative nel trattamento dei problemi pubblici e nel cambiamento delle politiche di gestione territoriale, restano fortemente condizionati i due più importanti pilastri che il Pic Urban II avrebbe dovuto assicurare: la competitività economica e la coesione sociale, da perseguire come linee di forza per lo sviluppo sostenibile delle aree interessate dal programma comunitario. Ciò rilevato, le concrete iniziative che con lo strumento URBAN avrebbero dovuto attivare un “percorso innovativo” si presentano notevolmente ridimensionate, tanto che gli stessi benefici indotti sono stati percepiti come rilievi epidermici quando confrontati con i più profondi problemi strutturali, ancora oggi indicatori di una situazione locale meglio inquadrabile come “caso nazionale” soprattutto per quanto riguarda  la “questione ambientale”.

 

PROGETTO RISALENTE AL 1973. Andando indietro nel tempo, il piano Blandino per il risanamento della Città Vecchia, approvato dalla Regione Puglia nel 1973, che prevedeva un modello  urbanistico di recupero conservativo del patrimonio e di integrazione sociale, era ed è tuttora considerato all’avanguardia a livello internazionale tanto da indurre il Comune di Taranto a ritornare alle progettualità esistenti sviluppate e mai concretizzate attraverso una proposta da presentare al Ministero dei Beni Culturali. Il comune, però, si dovrà attenere al Decreto Taranto del 24 dicembre 2014 emanato dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro dei beni e delle attività culturali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze che così in esordio giustamente recita: “Il capoluogo jonico si ritrova al centro delle attenzioni nazionali ed europee”.

 

LA GRANDE SFIDA. Per queste motivazioni il decreto-legge auspica una inversione di tendenza verso la concretizzazione di  programmi che inneschino processi di sviluppo in grado di favorire quella tanto auspicata diversificazione produttiva offrendo al territorio occasioni come “una fabbrica ecocompatibile, un porto strategico per l’Italia e l’Europa, un Arsenale strategico con il patto Marina Militare-privati, un centro storico e un polo museale unici al mondo, una storia, quella della Magna Grecia, che ritrova in Taranto il suo fulcro”. Ecco la sfida che deve cogliere la comunità. Ma gli ostacoli oggettivi che i tecnici dei vari assessorati alla Città Vecchia, Urbanistica, Lavori Pubblici e Patrimonio dovranno affrontare per il caso Taranto, pur rispolverando progetti depositati in un cassetto,sono sempre gli stessi,tra cui la mancanza di fondi e la parcellizzazione della proprietà privata.

 

MEGLIO GROTTAGLIE. Nel frattempo Grottaglie, un comune della provincia di Taranto, ha partecipato al Bando pubblicato il 26/08/2015 per un finanziamento di 382.348,99 euro, relativo al Programma di Recupero e Razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, anch’esso chiuso in un cassetto, individuando  nove immobili nel Centro Storico da assegnare come alloggi di edilizia residenziale, piano redatto dal Prof. Pierluigi Cervellati, in sintonia con il Quartiere delle Ceramiche, che risolverà, almeno in parte, il problema abitativo di molte famiglie. Dunque in primo piano da sempre è il tema dell’integrazione sociale, e più specificatamente la necessità di ripartire ‘dal basso’.

 

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Vedere il video della REA Il seme di un nuovo Stato Sociale