Foto: riunione degli Ambasciatori all’IILA. Riquadro: Donato Di Santo

 

Ex sottosegretario al Ministero degli Affari Esteri, politicamente impegnato nell’ex PCI (Partito Comunista Italiano), amico di lunga data di Massimo D’Alema (personaggio di punta della politica italiana), oggi Donato Di Santo è il primo non diplomatico a sedersi sulla poltrona di Segretario Generale dell’IILA, l’Istituto con sede a Roma che raggruppa 20 Paesi latino americani (nell’incarico sostituisce l’Ambasciatore Giorgio Malfatti). Per il suo primo incontro con i giornalisti si è presentato insieme ai massimi rappresentanti di questo organismo internazionale: la Direttrice Generale Simonetta Cavalieri; la responsabile del settore culturale Maria Rosa Jijon; il responsabile socio economico José Luis Rhi Causi; la responsabile del settore tecnico scientifico Florencia Paoloni. Oltre a ricordare che l’Istituto (creato nel 1967 dall’allora ministero degli esteri Amintore Fanfani) vanta più di cinquant’anni di vita, Di Santo ha voluto esporre le linee guida che intende seguire nei prossimi anni. Cominciamo dall’obiettivo più ambizioso.

 

Si tratta di far compiere all’IILA un importante salto di qualità sul piano degli impegni e dell’immagine (vedere filmato sotto). Un impegno che tuttavia si scontra con la realtà economica: il contributo del Ministero degli esteri invece di aumentare è sceso da 1 milione e 800 mila euro a un milione e mezzo; e poi ci sono i Paesi latino americani, anche tra quelli più grandi e ricchi, che continuano ad essere morosi con le proprie contribuzioni. Sul fronte del bilancio dell’Istituto Di  Santo si sta muovendo in due direzioni: da un lato cerca di premere sul Parlamento affinché il contributo italiano permanga almeno identico a quello dell’anno passato; dall’altro lato sta svolgendo un’azione ‘diplomatica’ (è proprio il caso si dire), con i diplomatici dei Paesi morosi. “Sono convinto”, ha dichiarato, “che presto tutte le situazioni saranno chiarite”.

 

Tra le iniziative concrete che l’IILA sta portando avanti figurano: la partecipazione insieme a un nutrito gruppo di piccole medie industrie italiane all’importante Forum di Santiago del Cile; la firma di una serie di accordi con le altre grandi organizzazioni internazionali, sull’esempio di quanto è stato fatto con la FAO; il potenziamento delle relazioni nel settore agro-alimentare; una serie di iniziative in campo scientifico con la costituzione di una rete di ricercatori italiani e latino americani; l’incremento degli incontri culturali, presentazione di libri, rapporti con le case editrici, ampliamento della annuale mostra fotografica, ecc.

 

In estrema sintesi, Di Donato sembra voler realizzare il sogno dei fondatori dell’IILA e, quindi, trasformare concretamente l’Istituto in un piccola ONU dell’America Latina con sede a Roma. Questo spiega anche l’esigenza di creare nuovi spazi con un nuovo trasferimento della sede centrale. Giusto per la cronaca, si tratterebbe del quarto trasferimento in cinquant’anni. In passato ogni trasferimento ha rappresentato un ridimensionamento degli spazi. La speranza è che Di Donato questa volta riesca a far fare all’IILA un passo in avanti piuttosto che indietro, recuperando ad esempio la grande biblioteca di libri latino americani (come auspicato dallo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella) e che proprio per mancanza di spazi è stata in larga parte donata alla Terza Università di Roma.

 

Forse non è sbagliato affermare che l’IILA è arrivato a un bivio: o compie un deciso salto di qualità o rischia lentamente di sprofondare nell’ignoto. Potenzialmente l’Istituto potrebbe e dovrebbe fare tantissimo per migliorare i rapporti economici, culturali e sociali tra l’Italia e il Continente Latino Americano, dove vivono milioni di italiani. Ma di questo debbono essere convinti non solo gli italiani ma anche gli Ambasciatori dei Paesi rappresentati. Purtroppo, in passato, qualche Presidente è sembrato più interessato a mettere una nuova carica sul proprio curriculum piuttosto che a impegnarsi nel rilancio dell’Istituto. Insieme a Di Donato ora c’è anche un nuovo Presidente, l’Ambasciatore della Colombia José Mesa Muleta, avvocato con grande esperienza politica (è stato direttore del Dipartimento Amministrativo della Presidenza della Repubblica), esperto in radio e televisione, nonché di strategie di marketing. Se i “due nuovi arrivati” sapranno collaborare e impegnarsi su un progetto di ampio respiro l’IILA potrà realmente aspirare a diventare una piccola Onu. Viceversa, se prevarranno le formalità burocratiche e i convenevoli diplomatici, la sorte dell’Istituto rischia di essere segnata.

 

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