Foto: Piazza Montecitorio. Nei riquadri: 1) Gabriele Betti (di TVRS delle Marche) e a destra Antonio Diomede (Presidente REA); 2) la postazione della REA per le riprese televisive e radiofoniche.

 

Le ragioni della protesta. Per Antonio Diomede, Presidente della REA (Radiotelevisioni Europee Associate),  il vaso è definitivamente colmo. Per protestare contro il decreto definito ‘Amazza emittenti” , piccole e medio radio e televisioni sono scese a Piazza Montecitorio davanti alla Camera dei Deputati. Spiega Diomede: “Oltre al noto scippo delle frequenze delle emittenti locali, effettuato dai precedenti governi per regalarle alle grandi Reti nazionali e ai telefonici, abbiamo subito del corso degli anni una serie di pressioni e ingiustizie che ora rischiano di affossare definitivamente un intero comparto composto da oltre 450 radio e televisioni e che da lavoro a più di due mila persone”.

Le varie ingiustizie. Tra le ingiustizie denunciate da Diomede figurano: aver confinato le emittenti locali sugli ultimi numeri del telecomando; aver soppresso le provvidenze riservate all’editoria radiotelevisiva locale; aver soppresso tutti i tavoli di dialogo con le Associazioni di categoria; aver compresso il diritto d’informazione locale con leggi e regolamenti repressivi; aver attivato azioni poliziesche di alcuni Corecom e Ispettorati Territoriali (esercitano il controllo del rispetto della normativa  in materia di programmazione da parte delle emittenti locali).

Ultimo atto. Ora, dice il Presidente, “Siamo all’ultimo atto. Il decreto legislativo che porta la firma del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni cerca di imporre addirittura un numero minimo di dipendenti fissi e giornalisti professionisti: condizioni che il 90% delle piccole medie radio e televisioni non sono assolutamente in grado di sopportare. Quindi sono destinati a morire”. Per la REA ci sono, come al solito, figli e figliastri. “Il Governo”, prosegue Diomede, “ha varato un decreto  Ammazza Emittenti Locali  con il quale introduce un Regolamento che, se attuato, regala più di 100 milioni di euro per anno a circa 40 emittenti collegate direttamente o indirettamente alla politica o ai grandi gruppi dell’economia e della finanza, facendo morire le rimanenti emittenti locali che, giorno per giorno, lottano per la libertà d’informazione e di stampa sul territorio”.

 

Conferenza stampa davanti a Montecitorio. Nel corso della conferenza stampa organizzata dalla REA davanti alla Camera dei Deputati (è la prima volta nella lunga storia delle piccole radio e televisioni locali) la REA ha rivolto un ancorato appello ai Parlamentari e, più specificamente, ai componenti delle Commissioni Parlamentari competenti, “a non avallare la  strategia governativa neoliberale che vorrebbe consegnare in poche mani i mezzi di comunicazione del Paese per  omologare l’informazione radiotelevisiva mirata a manovrare le masse a proprio piacimento”.

 

Ampia diffusione. Questa Conferenza, alla quale hanno partecipato diversi titolari delle emittenti locali, è stata trasmessa in diretta radiofonica sul Circuito nazionale le 100 Radio (www.le100radio.net), in diretta sulla rete ‘Radio Radio’ e ‘Radio Radio TV’ , in TV sul canale SKY 826, in TV sul DTT nel Lazio 218 – Umbria 213; in TV streaming HD Radio e in tempo reale su Apple Store o Google Play (su Radio Radio evoluzione); in FM per il Lazio MHz 104.500. Inoltre ci sono stati collegamenti con Radio e Tv locali di tutte le Regioni e in Diretta video Live su Facebook.

 

NO del Consiglio di Stato. Nel frattempo almeno un buona notizia è arrivata: il Consiglio di Stato, su richiesta del Ministero dello Sviluppo Economico, ha espresso un parere sostanzialmente negativo sul decreto demolendo l’architettura dello Schema regolamentare. “Questo ci da la speranza”, ha dichiarato in conclusione Diomede, “di riuscire ad evitare che vada in porto un sciagurato disegno che riguarda tutti i cittadini perché, in definitiva, si propone di ridurre notevolmente gli spazi della libera informazione.  In ogni caso non ci fermeremo qui. Se necessario faremo ricorso anche in Europa.

 

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Vedere col video della REA sullo Stato Sociale