Nel riquadro: Bertilla Ugolin

 

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo inviatoci da Bertilla Ugolin, da diversi anni impegnata nel sociale e molto attiva sui social in difesa delle persone che hanno problemi soprattutto di salute. Oltre a lavorare presso la Camera di Commercio Delta Lagunare di Venezia, la Ugolin è impegnata anche con la Onlus FINCOPP Veneto (un ’Associazione di volontariato che si prefigge l’aggregazione e il reinserimento sociale dei cinque milioni di cittadini incontinenti). Inoltre, cura a Chioggia un Centro Stampa Sociale patrocinato dalla REA (Radiotelevisioni Europee Associate).

 

Recentemente ho ricevuto una lettera da parte di una persona che ha bisogno di particolari cure mediche e che mi ha fatto riflettere molto. Parlo del signor Alberti (uso, ovviamente, per discrezione un nome di fantasia) che ogni due mesi è costretto a spostarsi in macchina da Bolzano a Treviso (circa 600 chilometri, tra andata e ritorno) per ricaricare la pompa di Baclofen (utile per inviare il farmaco direttamente al midollo spinale) e per  effettuare contestualmente gli aumenti di dosaggio del medicinale.

 

Il problema del signor Alberti è che la responsabile della terapia antalgica dell’Ospedale di Treviso e della Direzione Sanitaria dell’Ospedale non gli permette di farsi ricoverare per dei cicli di fisioterapia presso il Centro di Riabilitazione dell’Ospedale. Motivo: il Primario del Centro sostiene che una delibera regionale prevede che possono essere presi in carico solo i pazienti della Regione Veneto.

 

Lo stesso viene sostenuto anche da un altro Centro di Alta Riabilitazione a Motta di Livenza (sempre in provincia di Treviso). Al signor Alberti non è servito a niente spiegare la difficoltà di compiere questi spostamenti, a causa soprattutto di una serie di problematiche che lo costringono a fare uso di oppiacei molto forti per il dolore, come consigliato dal Primario delle Palliative di Bolzano.

 

Che dire a questo punto?

 

Che siamo di fronte all’ennesima assurdità della regionalizzazione del nostro sistema avvenuta con la riforma Costituzionale dell’8 novembre 2001. Una regionalizzazione che intendeva migliorare l’assistenza puntando sulla suddivisione dei poteri tra i diversi livelli territoriali di governo, stabilendo una nuova ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni. Questa riforma, purtroppo, oltre ad aumentare il divario delle prestazioni nelle varie Regioni ha causato una serie di sperperi e ingiustizie a danno soprattutto della parte più sofferente della popolazione. Pensiamo solo alle numerose difficoltà burocratiche alle quali vanno incontro, ad esempio, le persone colpite da malattie rare e che, secondo la rete Ophanet Italia sono circa 2 milioni di persone (il 70 per cento bambini in età pediatrica).

 

Per correggere simili storture occorre necessariamente fare affidamento anche su una stampa vigile e impegnata sul piano sociale, nonché su un’incessante attività di informazione su internet. Il guaio è che stiamo assistendo, grazie ad altre assurdità legislative, a una graduale chiusura degli organi d’informazione, soprattutto a livello locale, che sono poi i più adatti a seguire casi come quello capitato al signor Alberti: casi che certamente non trovano spazio sui grandi network televisivi e giornali a carattere nazionale.

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Spot REA sullo Stato Sociale