Accademia Nazionale d´Arte Drammatica “Silvio d´Amico” ha presentato nel suggestivo teatro dei Dioscuri al Quirinale: “Involucri – Quattro interni da Labiche”, studi degli allievi registi di II anno: Danilo Capezzani (Se ti becco, son dolori!), Caterina Dazzi (L’affare di Rue de Lourcine), Federico Orsetti (Il premio Martin) e dell’allievo diplomato Lorenzo Collalti (Un cappello di paglia di Firenze), con la guida di Giorgio Barberio Corsetti. L’ironia graffiante, il paradosso, gli equivoci del teatro di Eugène Labiche  hanno caratterizzato l’opera degli allievi di un laboratorio che ha coinvolto giovani registi e attori in un progetto ideato da Giorgio Barberio Corsetti, che come maestro delle giovani generazioni di registi, autori e attori dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, ha proposto negli ultimi anni uno studio esaustivo di un autore, da cui trarre poi autonomi progetti di elaborazione scenica: Pasolini, Kleist, Müller, e ora Labiche. Sono nati così: Se ti becco, son dolori!, Un cappello di paglia di Firenze, L’affare di Rue de Lourcine e Il premio Martin, quattro diversi studi di altrettante opere del drammaturgo francese.

 

“L’associazione degli avvenimenti”,  ha affermato in proposito Giorgio Barberio Corsetti, “nella scrittura di questo drammaturgo è talmente inaspettata e rapida che mette in moto una percezione surreale quasi onirica, e la comicità scaturisce dalla sorpresa, c’è sempre qualcosa di perturbante e di spietato. Con i suoi intrecci crea dei meccanismi che stritolano i personaggi e tutte le ipocrisie borghesi portando al parossismo le situazioni, scatenando delle risate liberatorie. Il destino segnato dalle convenzioni e dalle costrizioni sociali non può essere che ridicolo e tragicamente ineluttabile. Uno strano Fato inesorabile percorre le sue trame. I personaggi con i loro difetti sono creaturali, mai caricature, esseri colti di sorpresa dagli eventi che reagiscono d’istinto, quasi con innocenza, e per questo si trovano sempre di più invischiati negli intrighi…Lavorando sul ritmo e sui tempi comici gli attori sono messi alla prova in una esecuzione diabolicamente inarrestabile. Una bella palestra per dei giovani registi ed attori. 

 

Ed effettivamente i giovani allievi si sono cimentati con convinzione e dovizia nella rappresentazione delle brevi ma impegnative pièces, o “Involucri”, come sono stati denominati nel titolo. Eugène Marin Labiche (1815-1888) fu tra gli esponenti più rappresentativi del vaudeville: l’ironia, l’inimitabile talento drammaturgico nel costruire intrecci, equivoci, fatalità creano una comicità cinica, surreale, un gioco al massacro a colpi di risate condite di crudeltà. “Chi conosce gli uomini prova amarezza”  affermava in proposito Emile Zola “e questo gusto amaro è il sapore della genialità”. Il laboratorio, durato due mesi, ha prodotto uno spettacolo pensato per gli spazi suggestivi del Teatro dei Dioscuri al Quirinale, in cui i ragazzi dell’Accademia hanno lavorato grazie ad un protocollo d’intesa con l’Istituto Luce-Cinecittà. Ma vediamo più nei dettagli i lavori presentati.

 

Se ti becco, son dolori! Allievo regista Danilo Capezzali con Flaminia Cuzzoli (ALEXANDRA), Xhulio Petushi (PAUL DE SAINT-GLUTEN) Giorgio Sales (FARIBOL) e gli allievi del II anno Danilo Capezzani (PAPAVERT), Caterina Corbi (M.ME D’APREMONT), Serena Costalunga (FRANCOISES), Francesca Florio (CORINNE), Luca Forlani e Sara Mafodda (I NOTAI), Leonardo Ghini (LUCIEN), Alberto Penna (LEOPARDI). Trama: Faribol, un direttore d’orchestra un po’ farfallone, fa scoprire alla moglie il nome e l’indirizzo della sua amante. La moglie Alexandra, infuriata, si reca di nascosto all’appuntamento, lo pizzica sotto le finestre della nuova fiamma e decide di attuare una spietata vendetta. Organizza una festa in casa, invita due atletici notai, cede alle lusinghe di un conte provolone e, come se non bastasse, scortata dalla banda di spasimanti, si imbuca al concerto che il marito dirige, sconvolgendone la serata. Una girandola di situazioni paradossali coinvolgono i protagonisti sapientemente diretti da Danilo Capezzani nella pièces, dove spiccano uno stralunato Giorgio Sales nel ruolo del protagonista, e una vivace Flaminia Cuzzoli nel ruolo della moglie tradita.

 

L’affare di Rue de Lourcine. Allieva regista Caterina Dazzi con Lavinia Carpentieri (Norine), Emanuele Linfatti (Mistingue), Francesco Russo (Lenglumé) e gli allievi del II anno Michele Lorenzo Eburnea (Justin), Marco Selvatico (Potard). Trama: L’affare di Rue de Lourcine è un atto unico che assume le tinte di un esilarante quanto macabro noir. La riunione degli ex allievi dell’istituto Labadens si trasforma in una notte d’ebbrezza. La mattina seguente, la mente del protagonista ex allievo Lenglumé è un buco nero: il nostro non ricorda nulla delle ultime ore trascorse in baldoria. Un russare nel suo letto gli rivela la presenza di  Mistingue, un ex labadensiano, con il quale avrebbe passato la serata alcolica. Per una catena di equivoci i due si convincono d’aver brutalmente ucciso una giovane carbonaia. Da quel momento Lenglumé imboccherà a grandi passi la strada del crimine, tentando l’omicidio dei testimoni a carico, fino a giungere alla decisione estrema di assassinare Mistingue, compagno di sbronze e testimone scomodo dell’omicidio. Finale spiazzante e lieto fine con grande sollievo dei protagonisti. Credibili e caratterizzati da un recitativo naturale i giovani allievi diretti da Caterina Dazzi. 

 

Il premio Martin. Allievo regista Federico Orsetti con Federico Benvenuto (Agenor), Alessia D’ Anna (Loisa), Giacomo Mattia (Martin), e gli allievi del II anno Giulia D’ Aloia (Bathilde), Domenico De Meo (Edmond), Raffaele De Vincenzi (Pionceux), Diego Giangrasso (Hernandez). Trama: Ferdinand Martin viene raggirato dall’amico Agénor. Per vendicarsi lo accompagna, insieme a sua moglie e al suo cugino spagnolo, in Svizzera, con l’obiettivo di gettare per vendetta l’infido amico in un burrone. L’amicizia tra i due uomini, però, è più forte del terribile gesto che Ferdinand vuole compiere, e anche qui alla fine tutto si  risolve, e Ferdinand sarà persino disposto a perdere la moglie, che nel frattempo si è invaghita dell’esotico cugino spagnolo, piuttosto che l’amicizia di Agènor.

 

Un cappello di paglia di Firenze. Regia di Lorenzo Collalti con Luca Carbone (Fadinard), Flavio Francucci (Nonancourt), Paola Senatore (La Baronessa de Champagne) e gli allievi del II anno Vincenzo Abbate (Vèzinet), Adriano Exacoustos (Tardiveau e Félix), Luigi Fedele (Bobin e Achille de Rosalba), Dora Macripò (Virginie), Elisabetta Mancusi (Anais), Gaja Masciale (Hélène e La cameriera della Baronessa), Iacopo Nestori (Beauperthuis e Émile Tavernier), Mersila Sokoli (Clara). Trama: E’uno dei vaudeville più noti e rappresentati di Labiche. Il giorno del matrimonio di Fadinard, un giovane ereditiere, durante il tragitto verso casa per ultimare i preparativi, il suo cavallo mangia il cappello di Anais, giovane signora a passeggio in compagnia d’un tenente, Emile. I due si presentano a casa di Fadinard pretendendo la restituzione di un cappello identico a quello perduto. Anais è infatti sposata e il marito scatenerebbe un putiferio se scoprisse la scappatella della moglie. Fadinard comincia la ricerca del cappello per liberarsi dei due clandestini; il corteo nuziale lo seguirà ignaro e, tra equivoci e incomprensioni, personaggi e luoghi inaspettati, l’impresa si rileverà non affatto semplice come sembra. Surreale quanto basta la regia di Lorenzo Collalti; in alcuni quadri potrebbe essere paragonata a certi dipinti dell’espressionismo tedesco o di James Ensor, che enfatizzavano il grottesco di abitudini e rituali tipici di una borghesia bigotta ai limiti del ridicolo. Acrobati talentuosi e credibili tutti i protagonisti, impegnati in questo classico del drammaturgo francese.
Funzionale e dinamica la Scenografia di  Francesco Esposito che ha curato anche i costumi per tutti gli atti unici. Disegno luci  Gianluca Cappelletti – Supervisione suoni  Hubert  Westkemper Aiuto regista Fabio Condemi. Non possiamo che augurare allo spettacolo una meritata e fortunata tournèe.