Nel riquadro Teresa Schembri

 

Teresa Schembri, giornalista italiana residente da moltissimi anni in Brasile (è nata a Porto Alegre) interviene sulle prossime elezioni politiche con un interessante articolo che tiene conto del punto di vista degli italiani che abitano e votano all’estero. Inoltre, suggerisce un maggiore scambio di informazioni.

 

Si vota. Per la verità gli italiani all’estero hanno già votato. Questo voto riguarda le diverse comunità residenti all’estero e che già è stato consegnato alla rete consolare. Per la Circoscrizione America meridionale si sono presentati circa una sessantina di candidati sotto nove simboli, per concorrere all’elezione di due Deputati e un Senatore. Integrano il gruppo dei rappresentanti degli italiani all’estero composto complessivamente da 12 deputati e 6 senatori, includendo anche le Circoscrizioni dell’America del Nord e Centrale, dell’Africa, dell’Asia e dell’Oceania. La suddivisione degli eletti è stata fatta tenendo conto della consistenza numerica dei cittadini italiani residenti sul posto.

 

In questi ultimi giorni il canale televisivo Rai Italia, che si vede all’estero, ha incrementato notevolmente le informazioni sulle prossime elezioni, con notiziari e programmi di intrattenimento e con sollecitazioni di andare a votare. E su questo non possiamo che essere d’accordo. Il problema è un altro: in che modo questi eletti all’estero risolveranno i nostri problemi? E poi, chi sono, cosa hanno fatto in passato, come si comportano questi candidati una volta eletti? Per noi sono quasi tutti degli illustri sconosciuti. Risulta poi che in passato alcuni di essi si sono limitati a riscuotere il loro lauto compenso (si parla di 20 mila euro al mese), senza aver fatto quasi nulla.

 

Obiettivamente questo sistema elettorale desta non poche perplessità.  Si tratta di incidere sulla realtà degli italiani che vivono in Italia, quindi, su una realtà che noi italiani residenti all’estero conosciamo solo parzialmente. Dall’altro canto è giusto che milioni di italiani che vivono fuori dai confini nazionali siano in qualche modo rappresentati in Parlamento. Però, confesso, personalmente mi sento un po’ a disagio a interferire sulla vita politica di un Paese che conosco solo parzialmente. In ogni caso, qualcosa nel sistema dell’elezione degli italiani all’estero va assolutamente cambiato.

 

In primo luogo occorre una maggiore informazione su cosa questi eletti fanno realmente. Inoltre è importante che questi candidati, indipendentemente dal partito di appartenenza, svolgano un’attività congiunta. 12 deputati e 8 senatori sono bel gruppo che se avanza unitariamente delle proposte concrete avrà qualche possibilità di incidere. Ma se ogni eletto risponde esclusivamente agli indirizzi del proprio partito, il gruppo sparpagliato conterà sempre poco o nulla.

 

Ma cosa chiedono gli italiani all’estero?

 

Innanzitutto un alleggerimento burocratico. Quindi servizi più efficienti, consolati accessibili, concessione dei passaporti (che da noi costano ben 120 euro) in tempi ragionevoli, notevole semplificazione delle pratiche pensionistiche (quasi sempre si rivelano una chimera), ecc. Tutto il sistema elettivo potrebbe inoltre essere semplificato con l’introduzione del voto elettronico che, tra l’altro, determinerebbe enormi risparmi.

 

Recentemente, poi, è stato consentito agli italiani residenti in Italia di presentarsi nelle Circoscrizioni Estero. Ebbene, permettiamo allora anche agli italiani residenti all’estero di votare per candidati italiani residenti in Italia utilizzando il voto elettronico. Probabilmente un candidato residente in Italia adeguatamente supportato e sostenuto dagli italiani all’estero potrebbe fare molto di più dei candidati sconosciuti eletti nelle Circoscrizioni all’estero: candidati che una volta che si sono seduti in Parlamento praticamente spariscono nel vuoto.

 

Un grande ruolo potrebbe, infine, svolgere il mondo dell’informazione. Da un lato valorizzando adeguatamente le tante cose che gli italiani all’estero hanno compiuto in questi e che continuano a compiere. Dall’altro informando noi italiani all’estero su come si comportano i nostri rappresentanti a Roma. Da giornalista posso assicurare che c’è un vuoto enorme da colmare anche a livello di collaborazione tra giornali, radio e tv, anche di piccole e medie dimensioni.

 

Ultima riflessione: gli italiani all’estero fanno parte della Nazione italiana e non si capisce perché l’Italia, a differenza di altri Paesi, penso ai francesi, agli inglesi, agli spagnoli, non sappia sfruttare adeguatamente sul piano politico ed economico quest’altra Italia fatta da 60 milioni italiani e oriundi italiani.  Un vero peccato.

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