Foto: Antonio Diomede a sinistra e Carlo Verna a destra.

Riportiamo di seguito la lettera aperta indirizzata a Carlo Verna (Presidente del Consiglio Nazionale Ordine Giornalisti) da Antoio Diomede, Presidente della REA, Radiotelevisioni Europee Associate. 

Caro Presidente Verna,

Oggi, domenica 16 settembre 2018, è domenica. Avevo in mente di dedicarmi  alla famiglia. Invece una infausta notizia di stampa mi ha fatto cambiare idea e per questo sono a scriverle con non molto piacere.  Notizie di stampa riportano l’iniziativa dell’Odg di istituire un Tavolo di confronto tra il medesimo Ordine e le associazioni di Confindustria (cioè Giunco – Montrone), Alpi (cioè sempre Montrone), Aeranti-Corallo (cioè sotto tutte le bandiere) che riteniamo siano tra loro collegate in trust lobbistico per la difesa dei vantaggi ottenuti dal precedente Governo Gentiloni con il DPR 146/17 (detto Regolamento). Vengo al dunque. Detto Regolamento  ripartisce circa trecento milioni di euro in tre anni alle emittenti radiotelevisive locali che dimostrino di possedere determinati requisiti “studiati”  per selezionare i migliori (cioè soprattutto i loro)  in modo da limitare a cento la cerchia dei maggiori beneficiari.

L’associazione che rappresento, la REA – Radiotelevisioni Europee Associate – ha denunciato in sede politica lo scippo in atto di tale enorme somma di danaro dello Stato ai danni di 400 Televisioni e 800 Radio locali escluse per ragioni che non le sto qui a elencare ma che sono, a dir poco, moralmente ed eticamente “indecenti” e illegittime dal punto di vista costituzionale in quanto il Regolamento non tutela la libertà d’informazione e il pluralismo radiotelevisivo. Semmai fa fallire 1.200 imprese editoriali che danno lavoro a 5.912 dipendenti di cui almeno 480 giornalisti. Se quel criminale Regolamento non l’avesse letto, ma credo di si sennò i corsi di aggiornamento professionale che stanno a fare, le faccio dono di una copia che troverà in allegato. Aggiungo anche i giudizi di  merito esposti nei nostri comunicati in modo che possa prenderne visione per farsi una coscienza di ciò che sta accadendo nel nostro settore.

Accade che l’azione lobbistica confindustriale, con la sua potenza, ha invaso tutti i comparti delle istituzioni, della politica e, con il suo appoggio, dell’Ordine dei Giornalisti, asserendo che la loro è un’azione mirata al bene e allo sviluppo dell’emittenza locale quando invece, sappiamo, che lavora solo per il proprio arricchimento così come è già accaduto con il Piano di Assegnazione delle Frequenze e con l’abbuffata dalla vendita dei decoder con il “bollino blu”.

Le cito un paio di esempi.  Dalla ripartizione del fondo  (vedi graduatoria 2016) il Gruppo Telenorba porta a casa ben 19.731.930  milioni di euro in tre anni,  mentre Telemare di Gorizia, emittente televisiva bilingue,  con sette dipendenti di cui due giornalisti a tempo pieno, beneficerà di soli 15.224,7 euro!. Lei si chiederà come mai tale squilibrio. Lo squilibrio è dovuto a diversi fattori. Per brevità di esposizione ne cito solo un paio. Quello più vistoso è l’alto punteggio assegnato al dato Auditel che in alcuni casi supera il dato della forza lavoro per raggiungere  oltre il 48% del punteggio totale.

A tal proposito le faccio presente che Auditel è una società privata di elaborazione dati non certificati, partecipata da Mediaset (Confindustria), RAI (inspiegabilmente Confindustria pur essendo un Ente dello Stato)  ed altri soggetti minori tutti gregari di un solo interesse: fare quattrini distruggendo i concorrenti. Per dire che la lobby, non solo è riuscita a legittimare una sua società come Auditel  nel DPR 146/17, ma l’ha resa giudice incontestabile del dato venduto alle locali il quale è determinante ai fini della quantità di danaro che dovranno percepire come contributo statale. Vale a dire che Auditel, dal momento che i suoi indici di ascolto non sono certificati,  ha il potere di decidere l’emittente che prenderà più soldi statali o chi invece dovrà fallire! Non abbiamo notizia di come Auditel si comporta con quelle emittenti che fanno capo a Confindustria, ma sapendo come viaggiano le cose in Italia, non c’è stare tranquilli.

La ciliegina sulla torta? Il Regolamento è stato pubblicato il 20 ottobre 2017 con effetto retroattivo 2016.

Per il resto mi affido alla sua fantasia per immaginare ciò che potrebbe essere accaduto nella sua stesura elaborata sapientemente da certo Antonio Lirosi meritevole di essere immediatamente allontanato dall’incarico di Direttore Generale del Mise comunicazioni.

Come le ho accennato ci sono altre ragioni per le quali quel Decreto viene definito “Ammazza Emittenti” come: 1) il mancato riparto del Fondo a livello regionale; 2) il mancato rispetto della direttiva UE sul “de minimis”. Il resto non sono “quisquiglie” come diceva Totò. Le vedremo in sede giudiziaria; una sede tanto temuta dalla lobby per i numerosi ricorsi pendenti. Infatti sembra sia riuscita a inserire quel criminale Regolamento nel Decreto Legge “Mille proroghe” in modo che, una volta divenuto legge nonostante il governo del cambiamento, divengano non ammissibili in sede TAR.

Purtroppo è l’onda lunga del Nazareno che anziché infrangersi contro gli scogli del cambiamento, dolcemente, torna indietro per mantenere a galla il vecchio bastimento.  Ma  non demorderemo. Andremo avanti diritti,  diritti verso la Corte Costituzionale e Strasburgo.

Caro Presidente Verna,

le ho raccontato un po’ di cose in quanto sono certo della sua buona fede nel promuovere il Tavolo, ma sappia che a noi sembra improprio il ruolo dell’Ordine in questa vicenda dal momento che quel Regolamento “Ammazza Emittenti”, per l’ingordigia di coloro che lo hanno costruito e condiviso, determina il licenziamento di 480 giornalisti a tempo pieno e circa 300 a tempo parziale (vedi documento allegato)

Caro Presidente Verna,

La REA – Radiotelevisioni Europee Associate è l’associazione che lavora per l’affermazione della legalità in questo benedetto Paese dove la illegalità non perseguita diventa legale; dove corruzione e malaffare vengono confusi con il dono dell’intelligenza e del saper fare per il bene comune.   Sappia che siamo invisi alle lobby e ai furfanti. Spero ora di non essere odiato anche dall’Ordine ovvero da lei e dal suo tesoriere che l’ha assistito nel presenziare il prestigioso Tavolo. La REA è’ una associazione storica rappresentativa di tutti quei soggetti (la stragrande maggioranza) che da 43 anni lottano  per la libera informazione, contro il conflitto d’interessi, contro l’accentramento del potere mediatico come sta accadendo in questi ultimi anni con l’avanzare del neoliberismo. La REA è  per l’irreversibile politica del cambiamento.

Chiudo facendo notare che noi siamo editori, ma si da il caso che, per esercitare il nostro mestiere,  siamo anche giornalisti  e non si comprende come mai lei, piuttosto che sostenere l’immediato incasso di quei danari mal tolti all’emittenza locale medio-piccola,  non abbia pensato di consultarci per tentare di difendere quei 480 giornalisti ora trattati dall’Ordine come di serie B e che dovremo necessariamente licenziare per mancanza di sostentamento. Lo dico a lei, ma il discorso vale anche per il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa.

Tanto le dovevo. Non me ne voglia. Buon lavoro e Codiali saluti.

Antonio Diomede, Presidente REA