Foto (di Sergio Battista): da sinistra Simone Migliorini, Alma Daddario e Carlotta Bruni

 

Promuovere la Costituzione di un nuovo Stato Sociale attraverso la cultura è da sempre uno dei cavalli di battaglia di  un consistente gruppo di giornalisti raggruppati intorno alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e la componente ‘Giornalisti Italiani Uniti‘ (della Federazione della Stampa – Stampa Romana). In questo quadro riportiamo il commento pervenutoci dal noto storico e critico teatrale Giovanni Antonucci sul lavoro Pan-crazio della drammaturga Alma D’Addario, andato in scena al Teatro Ar.Ma di Roma, sotto la regia di Simone Migliorini (che è anche l’ideatore del Festival di Volterra). A conclusione del servizio riportiamo e suggeriamo di vedere il video (di 2 minuti)  ONU e Nuove Tecnologie: Vera sfida per Guterres

 

La drammaturgia di Alma Daddario  ha un merito raro in un teatro come quello del nostro paese  che è dominato da testi cronachistici e perfino bozzettistici, che volano  sempre più basso. Confrontarsi con il mito significa, infatti, risalire all’origine stessa del teatro, ma  anche al fatto che il mito permea, assai più di quanto si creda oggi, la nostra esistenza.

 

Pan-crazio, rappresentato all’AR.MA Teatro di Roma, coglie il mito di Pan, il semidio metà capra metà uomo, nella realtà  dei nostri tempi. Pan-crazio è nel testo della Daddario, un musicista che non ha mai accettato l’abbandono della madre e che  soffre  un rapporto conflittuale con il padre. Questa condizione esistenziale ne ha fatto un uomo introverso e inquieto,  penalizzato da un  fisico sgradevole, incapace di trovare un rapporto adeguato con le donne. Eppure egli sostiene in maniera quasi ossessiva che “l’unica esperienza di calore, di energia, è attraverso il corpo di una donna. I fantasmi, i ricordi, l’angoscia, la solitudine, si disintegrano nel corpo di una donna”. Eco, la bellissima cantante che frequenta i suoi concert , è stata la sua musa, ma Pan-crazio ha rifiutato il figlio che  avevano concepito. Pan-crazio ha la libertà di avere paura, come  sottolinea  il sottotitolo del testo. Alma Daddario conferma, come aveva già fatto in altre sue opere  (Clitennestra , Ero e Leandro) , una scrittura drammaturgica ricca di risvolti e che che non teme l’afflato e la vibrazione poetica.

 

Lo spettacolo che ne ha tratto Simone Migliorini, regista e insieme interprete per  una produzione del Festival Internazionale di Volterra, ha esaltato le qualità del testo, ampliando i limiti del monologo e creando una rappresentazione dove parola, musica e danza hanno trovato una perfetta sintesi. Migliorini  come interprete  è stato un allievo di Giorgio Albertazzi e della sua lezione ha il gusto della parola, oltre che una dizione esemplare, sempre più rara oggi dove la maggiornza degli attori , soprattutto della nuova generazione, ha della dizione un’idea molto approssimativa, con i risultati  che si vedono spesso  a teatro, in cinema e in televisione. Il suo Pan-crazio è  personaggio risolto con una varietà di toni e di situazioni  che gli danno uno straordinario  rilievo. Ma  ha altrettanti meriti  come regista nel rapporto che è riuscito a creare, avvalendosi delle musiche originali di David Dainelli e della violinista Angela Zapolla, con la danzatrice Carlotta Bruni,  un’artista che parla non solo con ilcorpo, ma con un volto di grande espressività. Uno spettacolo  che coniuga  finezza drammaturgica  e qualità sceniche.

 

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Video suggerito e commentato (in inglese e italiano, 2 minuti):

ONU e Nuove Tecnologie: Vera sfida per Guterres – UN and New Technologies: Real challenge for Guterres