A sinistra il Presidente del Messico Andrés Manuel Obrador; a destra il Presidente USA Donald Trump; al centro la Statua della Libertà alla quale si richiama il Presidente messicano. 

 

Riportiamo di seguito la lettera che il Presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha scritto al Presidente degli USA Donald Trump, in merito alle minacce americane di punire il Messico con dazi e altre misure economiche se non avesse bloccato il flusso di emigranti provenienti dai Paesi centroamericani e orientati a entrare negli Strati Uniti. La lettera si sofferma sui diritti sociali, un argomento molto delicato, al  quale Punto Continenti e la REA (Radiotelevisioni Europee Associate) da tempo hanno dedicato una particolare attenzione,  sottolineando   l’assoluta necessità di rivitalizzare in tutto il mondo lo Stato Sociale (a questo proposito suggeriamo di vedere a fondo pagina il video di 2 minuti (in inglese e italiano) ONU e Nuove Tecnologie: Vera sfida per Guterres. Riteniamo, quindi, questa lettera un importante documento per capire la nuova visione dei rapporti sociali e internazionali portata avanti dal Presidente messicano Obrador. Leggere, a questo proposito, l’intervista con la Presidente dell’ Associazione di piccole medie imprese messicane  Rosalia Martinez (http://puntocontinenti.it/?p=12970) sulla rivoluzione pacifica in corso in Messico.

 

 

Città del Messico, 30 maggio 2019

Presidente Donald Trump,

Sono a conoscenza della Sua più recente posizione riguardante il Messico. Mi permetta di iniziare affermando che non cerco uno scontro. I popoli e le nazioni che rappresentiamo meritano che, alla luce di qualsiasi conflitto che possa crearsi nell’ambito delle nostre relazioni, per quanto serio resteremo sempre fedeli al dialogo agendo con prudenza e responsabilità.

 

Benito Juárez, noto come il miglior presidente del Messico, ha forgiato un eccellente rapporto con Abraham Lincoln, il Suo eroe predecessore repubblicano. Decenni dopo, il presidente democratico Franklin D. Roosevelt, comprese le ragioni profondamente patriottiche e sovrane del presidente Lázaro Cárdenas, che rivendicava il petrolio del Messico a nome della sua gente. In effetti, il presidente Roosevelt era un faro di libertà. Fu il primo a proclamare i quattro diritti fondamentali dell’uomo: il diritto alla libertà di parola; alla libertà di culto; alla libertà dalla paura; e alla libertà dal bisogno.

 

È con questo spirito che orientiamo la nostra politica di migrazione. Gli esseri umani non abbandonano le loro città d’origine per scelta ma per necessità. Ecco perché, dall’inizio del mio mandato, ho proposto che entrambi dovremmo optare per la cooperazione allo sviluppo per aiutare i paesi centroamericani ad attirare investimenti produttivi che creino posti di lavoro per risolvere questo grave problema al suo interno. Sono certo che Lei sia consapevole del fatto che il Messico sta assumendo le sue responsabilità per arginare il transito attraverso il nostro paese nel pieno rispetto dei diritti umani. Non è poi troppo ricordarle che, in breve, i messicani non saranno più costretti a varcare gli Stati Uniti, poiché la migrazione diventerà un’opzione e non più una necessità. La ragione è perché stiamo combattendo, come mai prima d’ora, la più grande sfida del Messico: la corruzione. In questo modo il Messico diventerà una nazione potente con una dimensione sociale. I nostri connazionali saranno in grado di lavorare e perseguire la felicità dove sono nati e cresciuti, tra le loro famiglie, tra i loro costumi e le loro culture.

 

Presidente Trump, i problemi sociali non possono essere risolti con tasse o misure coercitive. Come è possibile trasformare dalla notte al giorno, l’atteggiamento fraterno verso il mondo dell’emigrazione in un ghetto, in uno spazio chiuso, nel quale si stigmatizza, si maltratta, si persegue, si espelle e si cancella il diritto alla giustizia a coloro che cercano faticosamente e con il lavoro di vivere liberi dalla miseria? La Statua della Libertà non è un simbolo vuoto. Con tutto il rispetto, sebbene che Lei abbia tutto il diritto di esprimerlo, lo slogan “America First” è un errore, perché alla fine dei tempi e oltre i confini nazionali, prevarranno la giustizia e la fraternità universale. Nello specifico, signor Presidente: le propongo di approfondire il nostro dialogo per cercare alternative reali per affrontare la questione della migrazione. Per favore si ricordi che non mi mancano i valori, che non sono codardo o timoroso, ma che agisco basandomi su principi: credo nella politica che, tra le altre cose, è stata creata per evitare lo scontro e la guerra. Non sostengo la Legge del  Taglione, “occhio per occhio, dente per dente”, perché alla fine essa ci lascerebbe tutti ciechi o sdentati. Credo che gli uomini di Stato e, ancor più, coloro che guidano le nazioni, debbano cercare soluzioni pacifiche alle controversie e mettere in pratica, in ogni momento, il meraviglioso ideale della non violenza. Infine, Le propongo di istruire i suoi funzionari, se per Lei non è un inconveniente, di incontrare i funzionari del nostro governo, guidati dal Ministro delle relazioni estere del Messico, che già da domani potrebbero andare a Washington per trovare un accordo vantaggioso per entrambe le nostre nazioni. Niente con la forza, tutto con la ragione e la legge!

 

Suo amico,

Andrés Manuel López Obrador

Presidente del Messico

 

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Video suggerito e commentato (in inglese e italiano, 2 minuti):

ONU e Nuove Tecnologie: Vera sfida per Guterres – UN and New Technologies: Real challenge for Guterres