Nel riquadro Stefano Schembri

 

Non v’è dubbio che il mega incendio in Amazzonia ha provocato in tutto il mondo un forte scalpore e uno stato di ansietà collettiva. Del resto, stiamo parlando di uno degli eventi naturali più devastanti degli ultimi tempi. Detto ciò è bene ricordare, però, che si tratta solo di una delle tante catastrofi che negli ultimi anni stanno letteralmente sgretolando il nostro Pianeta (in allegato riportiamo, per buona memoria, un piccolo e quindi incompleto elenco di queste tragedie). Ed è stato proprio per arrestare questa follia, quasi sempre causata dalla mano dell’uomo, che a partire dai primi anni settanta in vari Paesi sono nati dei movimenti e partiti con una chiara ed esclusiva connotazione ambientalista.

 

Nascita dei Verdi. Il primo partito Verde è nato in Tasmania (a sud dell’Australia) seguito dal Value Partydella Nuova Zelanda. In Europa l’avanzata dei Verdi è iniziata in Svizzera con il Movimento popolare per l’ambientee nel Regno Unito con il Partito dei Verdi del Regno Unito PEOPLE. Nel 1980 ha visto la luce il Partito dei Verdi tedeschi (Grunen), seguito da analoghe formazioni in Finlandia, Olanda, Belgio, Francia, Irlanda e altri Paesi. Sul fronte europeo, nel  1984 è stato dato l’avvio al Coordinamento Europeo dei Partiti Verdi (CEPV), che nel giugno del 1993 si trasformerà in Federazione Europea dei Partiti Verdi (FEPV) e, nel febbraio del 2004 a Roma, nel Partito Verde Europeo (PVE).

 

Caratteristiche del movimento.  In quasi tutti i Paesi la coscienza ambientalista ha trovato una forte spinta tra le donne e i giovani: due aspetti oggi personificati molto bene dalla sedicenne attivista svedese Greta Thunberg, diventata ormai una vera icona internazionale, tanto da essere stata invitata a tenere nel mese di settembre a New York una conferenza al Summit dell’ecologia promosso dall’ONU.  Altro aspetto caratterizzante dei verdi riguarda la capacità di collegare le questioni ambientali a quelle sociali. Tipo: le battaglie in Germania per avere alloggi a prezzi ragionevoli, un salario minimo garantito, una web tax o la fine della dipendenza energetica dai combustibili fossili. Da registrare, inoltre, che sin dalla loro nascita i quattro pilatri dei verdi nel mondo sono sempre stati: 1) la sostenibilità ecologica; 2) la giustizia sociale; 3) la democrazia partecipativa; 4) la non violenza. Inoltre, in molti Paesi è stato compiuto uno sforzo notevole sul piano della comunicazione e dell’informazione, sia a carattere internazionale che locale. Però attenzione: se la politica ambientale continua ad essere considerata solo un tema dei verdi, non riceverà mai la necessaria attenzione che merita perché significherebbe favorire politicamente i verdi. E questo sarebbe molto pericoloso.

 

Italia: la illustre assente. Anche se ormai quasi tutti i partiti e movimenti politici italiani si dichiarano ambientalisti (soprattutto in occasione delle elezioni) l’Italia rimane uno dei pochi Paesi europei sprovvisto di un forte partito Verde. Lo certificano anche i dati delle ultime elezioni europee, dove i Verdi tedeschi (ormai diventati il secondo partito) hanno raggiunto il 20, 50%, quelli francesi il 13,47% (terzo partito) e quelli inglesi l’11,10% (quarto partito), mentre i Verdi italiani si sono dovuti accontentare di un misero 2,29%, senza riuscire nemmeno a superare la soglia di sbarramento. Come mai? Secondo Antonio Villafranca, Responsabile Europa dell’ISPI (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale) le ragioni sono essenzialmente tre: primo, i verdi italiani non hanno saputo darsi un’adeguata struttura;  secondo, non sono riusciti a compiere un salto di qualità collegando le sfide ambientaliste alla contemporaneità, allo sviluppo, all’innovazione (tradotto: sono rimasti fermi ai messaggi dei primi anni novanta), terzo, non sono riusciti, a differenza di Germania e Francia, a intercettare i voti di chi nelle piazze e manifestazioni è ambientalista ma che al momento di votare confida maggiormente nei partiti tradizionali.

 

Come rafforzare l’impegno ambientalista italiano. Una delle tesi maggiormente accreditate è che occorre innanzitutto convincere il potenziale elettore che senza un forte partito verde difficilmente le istanze ambientaliste troveranno uno spazio adeguato sul piano politico. Non bastano, infatti, le varie attività compiute da organizzazioni strutturate e articolate come il WWF Italia, FAI (Fondo Ambiente Italiano) o la Legambiente. Non basta nemmeno fare semplicemente affidamento sulle volenterose anime ambientaliste annidate, ormai, in quasi tutti i partiti. Occorre, invece, presentare progetti verdi concreti in grado di dimostrare, ad esempio, che un’economia verde può incrementare notevolmente l’occupazione proprio in un momento in cui le nuove tecnologiche rischiano di falciare nei prossimi anni milioni di posti di lavoro in tutto il mondo.

 

Progetti concreti potranno, ad esempio, riguardare la gestione dell’acqua, la conservazione di foreste e boschi, lo sviluppo della biodiversità, la lotta all’inquinamento, la conservazione dei beni naturali, la corretta produzione di cibo e sementi, lo smaltimento dei rifiuti urbani, la corretta gestione della pesca, ecc. Solo in questo modo, secondo gli esperti, sarà possibile evitare le morti premature a causa dell’inquinamento, le migrazioni di milioni di persone o l’invivibilità delle città (ormai corrose dall’inquinamento dell’aria, dalla congestione del traffico, dall’inquinamento visivo e acustico, ecc. Ricordiamoci che Papa Francesco con la sua Enciclica ‘Laudato Sì’ ha messo in chiara evidenza lo stretto rapporto esistente tra le problematiche ambientalistiche e le condizioni sociali delle varie popolazioni nel mondo. In parole povere, migliorare l’ambiente significa contribuire sensibilmente a migliorare anche lo Stato Sociale.

 

Tutti possono fare qualcosa. Sul piano individuale è fondamentale cercare di informarsi e di informare gli altri sui temi ambientali. Tradotto in termini concreti:

  1. a) occorre seguire attentamente tutto ciò che avviene nel mondo sul piano ambientale;
  2. b) suggerire comportamenti apparentemente semplici ma di grande efficacia sul piano collettivo (piccolo esempio: come evitare l’uso di materiale plastico o di carta, come ridurre il consumo d’acqua, come differenziare correttamente i rifiuti, come evitare gli sprechi alimentari, come utilizzare maggiormente il trasporto pubblico, come risparmiare sull’energia elettrica, ecc.);
  3. c) individuare molto bene chi sono i veri nemici dell’ambiente;
  4. d) vigilare e segnalare mediaticamente a livello locale tutti gli abusi, le scorrettezze e le violazioni ambientali che avvengono nelle vicinanze.

Diceva San Francesco: Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.

 

ALLEGATI

 

ALCUNI DISASTRI STORICI 

ECUADOR(1964 – 1992) La Compagnia Texaco (acquisita nel 2001 dalla Chevron) sversa miliardi di litri tossici nella foresta pluviale del Paese Latinoamericano;

INDIA(1984). A Bhopal in India una fuga di pesticidi da una fabbrica della Union Carbide causa la morte di 4 mila persone 50mila feriti gravemente;

ITALIA (1976). Una nube tossica colpisce 37mila persone e 80mila animali vengono macellati;

RUSSIA(1986). Esplosione del reattore nucleare di Cernobyl provoca 56mila morti;

GOLFO DEL MESSICO(2010). La piattaforma petrolifera Deepwater Horizon sversa in mare quasi un milione di tonnellate di greggio;

USA (2015), 11 milioni di litri di fango vengono accidentalmente riversati nel fiume Animas;

GIAPPONE 2011, a Fukushima quattro gravi incidenti nella centrale nucleare omonima dopo il terremoto dell’11 marzo 2011 a cui era seguito anche uno tsunami.

 

DISASTRI IN CORSO

AMAZZONIA.  Secondo i dati dell’Istituto Nazionale per la Ricerca Spaziale (Inpe) del Brasile, tra gennaio e agosto 2019 si sono verificati 72mila incendi contro i 40mila dello stesso periodo del 2018, con un aumento dell’83%.

GROENLANDIA. Ha perso 11 miliardi di tonnellate di ghiaccio in un solo giorno (4 agosto 2019). Tra una ventina di anni l’artico potrebbe restare senza ghiacci;

ALPI. Entro pochi decenni potremmo dire addio ai ghiacciai delle Alpi;

SIBERIA. Sta andando a fuoco mandando tonnellate di gas serra nell’atmosfera;

SURRISCALDAMENTO. Secondo l’agenzia europea sul cambiamento climatico Copernicus, il mese di luglio del 2019 è stato il mese più caldo mai registrato.  Diverse parti del pianeta densamente popolate rischiano di diventare invivibili a causa del caldo.

MANCANZA DI ACQUA. Presto un quarto della popolazione mondiale rimarrà senza acqua. Secondo il Pacific Institute, specializzato nell’analisi dell’approvvigionamento idrico, a livello globale il numero di conflitti legati alla carenza d’acqua è passato da 16 negli anni novanta a circa 73 negli ultimi cinque anni.