Foto: Enea Franza, responsabile del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università per la Pace di Roma

 

Riportiamo di seguito la prefazione che Enea Franza, Responsabile del Dipartimento di Scienze Politiche dell’Università per la Pace di Roma (rappresenta in Italia l’Università Internazionale della Pace avviata su iniziativa dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite) ha preparato per la nuova edizione del libro ‘Reddito Universale’ scritto dal giornalista Rainero Schembri e promosso dalla REA (Radiotelevisioni Europee Associate): il sindacato delle emittenti locali presieduto da Antonio Diomede che ha anche firmato l’introduzione del volume. Ormai sono numerose Università nel mondo che stanno studiando i profondi cambiamenti che anche a breve termine le nuove tecnologia e l’intelligenza universale introdurranno nel mondo del lavoro. 

 

L’ostacolo maggiore che vari economisti suggeriscono all’introduzione di un Reddito Universale, cioè, un reddito garantito a tutti i cittadini dal momento della loro nascita è probabilmente di natura psicologica e si regge sull’idea, per nulla dimostrata, che esso favorisca il lassismo, non agevoli in alcun modo la propensione al lavoro e che i soldi ricevuti finiscano per lo più in consumo di alcolici e beni voluttuari. In realtà è possibile, invece, che esso possa essere addirittura una molla per far ripartire l’iniziativa individuale e creare sviluppo anche nelle aree più depresse del mondo. L’idea di un Reddito Universale è, tuttavia, di per sé stessa affascinante. Dopo millenni di duro lavoro pare impossibile, un sogno irrealizzabile, poter dedicare tutto il nostro tempo a fare quello che ci piacee non quello che ci consente semplicemente di sopravvivere.

 

Eppure, come viene ben illustrato in questo libro del giornalista Rainero Schembri, in un certo senso siamo arrivati alle porte del paradiso terreno.  Ma, attenzione, questa porta potrebbe anche non aprirsi e, l’alternativa è sprofondare nel baratro della disperazione e della misera più profonda. Perché siamo di fronte a tale assurda prospettiva? Ebbene, la nuova tecnologia e le connesse applicazioni sull’intelligenza artificiale aprono la porta ad un mondo nuovo, e pongono la questione di cosa ci sarà dopo il “suicidio” del lavoro meccanizzato e concentrato in grandi fabbriche e ripropongono, con una nuova attualità, la questione del dualismo tra uomo e macchina, ma in modo più feroce di quanto è accaduto nella storia anche recente, come dimostrano la perenne mancanza di lavoro, la continua chiusura di aziende in tutto l’Occidente, la decrescita dell’area dei servizi terziari come opportunità ed offerta di impiego.

 

Orbene, per consentire all’umanità di aprire la porta giustanon bastano certamente i soli psicologi: è necessario che scendano pesantemente in campo la scienza, le Università, le persone illuminate e sensibili in grado di orientare i Governi ad avere una visione di lungo respiro. La questione del Reddito Universale ha molti punti in comune con la questione ambientale: entrambe si trovano davanti a un bivio, entrambe se non voglio sprofondare debbono scegliere bene e in fretta.  Ma prima di andare avanti vorrei spendere due parole sull’Università che rappresento.

 

Nata il 7 novembre del 2015 e presieduta dal Prof. Gianni Carra, l’Università per la Pace di Roma rappresenta in Italia l’Università Internazionale della Pace avviata su iniziativa dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 33/55 del 5 dicembre 1980. La sede principale a livello mondiale si trova a San José in Costa Rica (è stata inaugurata il 4 agosto del 2014). È stato scelto simbolicamente questo piccolo Paese dell’America Centrale per il fatto che si tratta dell’unico Stato al mondo che ha deciso di non avere un esercito ma di dedicare tutte le eventuali spese militari allo sviluppo sociale. L’attuale rettore è il dr. Francisco Rojas Aravena.

 

Questo importante Ateneo mondiale, di cui oggi è Presidente Onorario il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è stato espressamente autorizzato a rilasciare (con validità ed efficacia estesa a tutti gli Stati membri dell’ONU) master e dottorati. Tra i suoi compiti c’è anche quello di istituire a livello periferico una serie di strutture in grado di promuovere i fini istituzionali in diverse parti del pianeta, incrementando gradualmente i bacini d’utenza. Analoghe sedi si trovano, infatti, nel Sud est europeo, in Medio Oriente, nel bacino del Mediterraneo e nell’Africa settentrionale e sub Sahariana.

 

A Roma l’Università è suddivisa in diversi Dipartimenti: oltre a quello di Scienze Politiche, che ho l’onore di dirigere, ci sono i seguenti Dipartimenti: Africa, Economia Umanistica, Criminologia, Sport e Salute, Ambiente e Territorio, Scienze Sociali e Media, Intelligenza Artificiale e Ricerca Educativa. Per maggiori informazioni consiglio di andare sul sito www.unipaceroma.org. Oltre alla sua sede di rappresentanza a Roma(in via Nomentana 54), l’Università svolge i suoi percorsi formativi a Viterboe adAnagni, dove è stato concesso l’uso del Convitto Principe di Piemonte di proprietà dell’Inpdap (Istituto Nazionale di Previdenza per i Dipendenti dell’Amministrazione Pubblica). A Napoli si trova, infine, una sede periferica operativa (Complesso Altamira), in un’area molto innovativa, che è un vero e proprio acceleratore di imprese.  La missione generale dell’Università Internazionale per la pace (UNIPACE) è quella di fornire all’Umanità un’Istituzione Internazionale di istruzione superiore per la pace, con l’obiettivo di promuovere tra tutti gli esseri umani lo spirito di comprensione, di tolleranza e di coesistenza pacifica. Tutto ciò finalizzato a stimolare la cooperazione tra i popoli e a diminuire gli ostacoli e le minacce alla pace e al progresso mondiale, in linea con le nobili aspirazioni proclamate nella Carta delle Nazioni Unite.

 

Secondo il mio punto di vista, le analisi e gli studi perseguiti dall’Università non possono non confrontarsi con la questione del Reddito Universale. Del resto, non è un caso che nel libro vengono riportate numerose prese di posizioni di autorevoli economisti e studiosi di problematiche sociali, tra cui Bernard Russel, Milton Friedman (Premio Nobel), Kennet Galbraith, Philippe Van Parijs (secondo il professore belga “un giorno ci domanderemo come abbiamo potuto vivere senza un Reddito Universale di base), Ping – Yin Kuan (Professore di Taiwan), Sarath Davala (famoso ricercatore indiano), per non parlare di vari genidel business, come Bill Gates (fondatore della Microsoft) o Mark Zuckerberg (fondatore di Facebook). Non mancano poi ampi riferimenti al mondo universitario: da quella di Oxford (una sua ricerca ha stabilito che il 47% dei posti di lavoro in Gran Bretagna e USA spariranno nel giro di pochi anni), all’Università di Lovanio (Belgio), al Mises Wire Institute austriaco, all’Institute for New Economic Thinking di New York e tante altre istituzioni.

 

Ma una delle cose più interessanti del libro è certamente il lungo elenco di luoghi dove già si è cominciato a tentare di introdurre il Reddito Universale: dall’Alaska ad alcune località dell’Australia, del Brasile, del Canada, del Belgio, della Corea del Sud, della Danimarca, della Finlandia, della Francia, della Germania, della Grecia, dell’India, dell’Inghilterra, dell’Irlanda, del Kenya, della Namibia, dell’Olanda, del Regno Unito, della Scozia, della Spagna, della Svizzera, degli Stati Uniti e altre località. In Italia è approdato il Reddito di Cittadinanza, sicuramente un primo passo ma ancora del tutto insufficiente.

 

In conclusione, per compiere un passo decisivo in avanti, e non solo in Italia, occorre avviare su scala planetaria un’approfondita analisi politica, economica, sociale e culturale. Solo in questo modo sarà possibile creare le giuste premesse politiche capaci di indirizzare l’innovazione tecnologica verso nuove e importanti conquiste sociali. Ed è proprio in questa direzione che si orienta lo sforzo dell’Università per la Pace di Roma, uno sforzo realizzato in collaborazione con diverse altre Università e Istituti di ricerca nel mondo.

 

Video: Obiettivi dell’Università della Pace di Roma