Foto: nel riquadro Massimo Matta

 

Pensionato Inail, 53 anni, originario della provincia di Cagliari, sposato da 28 anni senza figli, Massimo Matta è stato vittima di due gravi infortuni: il primo lo ha portato alla paraplegia, il secondo a un tumore alla laringe. Attualmente pratica sport per aiutarsi a non pensare e, quindi, sentirsi. Con questo spirito Massimo ci ha inviato una lettera che volentieri pubblichiamo. Da sempre Punto Continente dedica una particolare attenzione alle persone che desiderano comunicare un particolare stato d’animo che vale soprattutto come esperienza per gli altri. Questa ricerca rientra anche nello sforzo compiuto dal Gruppo di Pressione della REA (Radiotelevisioni Europee Associate – vedere video a fondo pagina) in collaborazione con l’Università Internazionale per la Pace e con Giornalisti Italiani Uniti (Sindacato Rai). Ecco cosa ci ha scritto Massimo.

 

Siamo nel 2020, ancora si fa i conti con una realtà scaricata da una parte all’altra, presa seriamente in occasioni speciali, elezioni o baracconate solidali, dove la retorica è il biglietto da visita. La disabilità è un peso per chi ha fretta, per chi il tempo è denaro, tutto il resto sotto il tappeto.

 

Poi quando racconti che in certi periodi storici della vita, i disabili venivano bruciati e fatti fuori, per molti erano semplicemente i figli del demonio. E oggi? Si etichetta una cinica forma di umiliazione. Vi siete mai chiesti cosa pensa un disabile, quando capisce la sua disabilità, quando ascolta e vede come viene trattato, quando è la difficoltà degli altri a inserirlo.

 

Quando ho iniziato a capire la mia disabilità, c’è stato un attimo in cui avrei voluto dire: ma scusate, se sono un problema me ne vado, verrò un’altra volta, scappo perché anche un piccolo imbarazzo è sempre devastante. Per fortuna la mia vita ha preso un’altra piega: è una vita piena di emozioni e di viaggi attraverso il mondo, e tutto ciò mi consente di capire tante cose.

 

Il talento, come un giocatore in campo appena entrato, malmesso, sotto gli occhi di tutti (come dice in una canzone De Gregori), lo vedi dal coraggio e dall’altruismo e dalla fantasia. Uomo, talento, sacrificio, fatica, il combattere ogni giorno per difendere la propria dignità, questo è il diversamente abile. In altri termini, è colui che con abilità diversa s’aspetta che lo Stato e la società sappiano riconoscere la sua situazione. Perché se non si conosce non si può capire.

 

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VIDEO: Gli obiettivi del Gruppo di Pressione REA