Foto: La Borsa di New York. Nel riquadro Enea Franza, Direttore del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università per la Pace dell’ONU (delegazione di Roma) e coordinatore del Gruppo di Studio sulla Finanza Sostenibile. 

La finanza sostenibile e responsabile è oggi un fenomeno in crescita. In Italia e nel mondo i fattori ESG (finanziari ambientali, sociali e di governance) sono divenute drive per la distribuzione di prodotti e di servizi di investimento, in particolare i risparmiatori di tipo retail stanno mostrando attenzione ai profili di “sostenibilità” nella scelta dei propri investimenti. Si stima, infatti, che a livello mondiale gli asset investiti con criteri ESG superino i 30 mila miliardi di dollari, un valore che cresce del 34 per cento in due anni. In particolare, l’Europa si conferma l’epicentro della finanza responsabile; seguono gli Usa con il 39 per cento e, a distanza, il Giappone (7 per cento), il Canada (6 per cento), l’Australia e la Nuova Zelanda, col 2 per cento. Nel biennio appena trascorso il balzo in avanti più grande arriva dal Giappone, con investimenti in ESG triplicato in soli due anni.

Una analisi dei dati, evidenzia, tuttavia, che circa 20 miliardi di dollari, seguono la strategia più basilare, che prevede di escludere dal portafoglio i settori ritenuti poco etici (tabacco, pornografia, bombe a grappolo, armi da fuoco e così via). Ciò, evidentemente, non incoraggia l’obiettivo di de-carbonizzazione, ovvero, il processo di riduzione del rapporto carbonio-idrogeno nelle fonti di energia, ovvero,  in senso più ampio, il passaggio da società che utilizza combustibili fossili ad una che utilizza rnrtgir rinnovabili.

In effetti, per conseguire gli obiettivi dell’UE per il 2030 concordati a Parigi, in particolare, la riduzione del 40% delle emissioni di gas a effetto serra, occorrono investimenti supplementari dell’ordine di 180 miliardi di euro all’anno, necessari per intervenire in maniera incisiva nelle politiche industriali, agricole e di incidere radicalmente nei comparti dell’edilizia e dei trasporti (per esempio, nel mondo dell’auto, il passaggio alla trazione elettrica).

Anche per questo motivo, partendo dalle raccomandazioni avanzate dal gruppo di esperti ad alto livello sulla finanza sostenibile, la Commissione ha da tempo stabilito una tabella di marcia per rafforzare il ruolo della finanza nella realizzazione di un’economia efficiente che consegua anche obiettivi ambientali e sociali e, all’inizio di marzo dello scorso anno, il Parlamento europeo (anche sull’onda del “fenomeno” Greta Thunberg ) ha rilanciato il Piano d’azione sulla finanza sostenibile, obbligando gli operatori ad uno standard condiviso per la rendicontazione dei fattori ESG, per aumentarne la trasparenza, al fine di prevenire la comunicazione ingannevole sugli impatti ambientali (il cosiddetto “greenwashing“).

A tale fine, l’Università Internazionale per la Pace dell’O.N.U., delegazione di Roma, al fine di seguire e di contribuire fattivamente ai lavori sulla finanza sostenibile ha costituito un gruppo di studio, con il compito di elevare lo standard qualitativo della produzione normativa nella propria area di competenza e verificarne con i soggetti coinvolti l’impatto.

Il primo passo dell’analisi condotta, è stata raggruppata in “documenti per una finanza sostenibile”, che si sostanzia in una raccolta e relativa analisi della attività normativa comunitaria fino ad ora intrapresa. Gli autori del volume sono: il Dott., Enea Franza, Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche della stessa Università e coordinatore del gruppo di lavoro, il Dottore Commercialista Monica Peta, il Prof. Avv. Pier Paolo Poggioni esperto in fondi comunitari, la Dott.ssa Aurelia Segreti della Consob e l’Avvocato Catia Maietta Fede di Banca Intesa. La prefazione alla guida è stata curata dal Rettore dell’Università Internazionale per la Pace dell’O.N.U. (delegazione di Roma) l’Ing. Prof. Gianni Cara, già delegato O.N.U. per la gestione delle Catastrofi.

 

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