Nel riquadro Giuseppe Sugamele, Segretario Generale Libersind-Confsal. 

 

Tra i motivi hanno spinto il sindacato Libersind-Confsal a contribuire alla nascita delMovimento Tutela Sociale, un Movimento d’opinione trasversale che punta essenzialmente a rilanciare su vasta scala i diritti sociali figurano:

 

  • L’assoluta necessità di difendere il pluralismo e la libertà di stampa, oggi pesantemente minacciate dalle grandi concentrazioni nel campo dell’informazione;
  • L’assoluta necessità del sindacato di rilanciare la propria immagine e il proprio ruolo attraverso una difesa ad oltranza delle parti più deboli della popolazione;
  • L’assoluta necessità di creare alleanze in grado di contrastare ogni tentativo di utilizzare le nuove tecnologie in chiave di sottomissione e non di liberazione dei lavoratori e dell’intera umanità.

 

Ma prima di andare avanti esaminiamo il clima sociale e politico che attualmente caratterizza e condiziona l’attività sindacale, partendo necessariamente da un breve excursus storico. Negli anni sessanta i sindacati, e non solo in Italia, hanno vissuto una stagione di grande fermento seguito da importanti conquiste sociali. All’epoca si parlava di una nuova realtàche avrebbe ridotto radicalmente gli squilibri sociali e le condizioni di lavoro. Del resto, quel periodo coincise con un consistente aumento dei salari e un costante rafforzamento dei servizi sociali, incluse le garanzie sul posto di lavoro.

 

Tutto ciò, come c’era da aspettarsi, provocò una forte reazione soprattutto nell’ambito di alcune componenti del mondo politico e imprenditoriale. Reazione che ha preparato il terreno all’affermazione di una nuova ideologia comunemente conosciuta come neo liberalismo, la quale si è imposta soprattutto a seguito della prima grande crisi petrolifera (inizio anni settanta). Così, mentre in Italia assistiamo, ad esempio, alla dura reazione della Fiat, in Inghilterra s’afferma come primo ministro la carismatica Margaret Thatcher,  la lady di ferro capace di schiacciare lo storico sindacalismo britannico.

 

Ad aggravare la situazione italiana contribuisce poi la presenza di un’inflazione galoppante capace di erodere drasticamente i salari e i risparmi dei cittadini, che solo in parte riescono ad essere protetti dalla scala mobile. Dopodiché arrivano i terribili anni del terrorismo, che rendono difficile ogni mobilitazione popolare, nonché il successivo crollo del muro di Berlino che seppellisce, purtroppo, insieme al decrepito sistema comunista anche ogni filosofia di ispirazione sociale.

 

Ed è in questa cornice che cominciano a entrare in scena le nuove tecnologie e la convinzione, suffragata da un’abile operazione mediatica, che il libero mercato è in grado di risolvere ogni problema e di creare benessere per tutti. Purtroppo, abbiamo visto che così non è stato: nei fatti il neo liberismo ha determinato una incontenibile concentrazione di ricchezze accompagnata da un progressivo aumento della povertà e da un diffuso disagio sociale.

 

Nel frattempo il sindacato viene automaticamente spinto a giocare in difesa, tanto più che all’interno dello stesso mondo imprenditoriale, composto prevalentemente da piccole e medie industrie, aumenta notevolmente il numero delle aziende costrette a licenziare per non chiudere. Ma anche per le aziende medie e grandi l’aria che tira non è certamente salutare. Molte sono costrette a chiudere, a riconvertirsi o ad affidarsi agli aiuti di Stato. Altre finiscono per abbandonare il campo a seguito di una scellerata politica di privatizzazioni che ha privato il Paese di una serie di asset strategici, molti dei quali svenduti al miglior offerente. Tutte operazione che ovviamente hanno comportato elevati costi in termini occupazionali.

 

E poi c’è stata l’introduzione della moneta unica che ha costretto molte aziende, per restare competitive,  a puntare sulla compressione dei costi e su una esasperata flessibilità del lavoro. Di questo clima di austerità si sono invece avvantaggiate soprattutto il mondo bancario e l’alta finanza. Tutto ciò ha comportato più precarietà, riduzione del potere dello Stato a beneficio della finanza e smantellamento progressivo del welfare e dei corpi intermedi. Ancora una volta un’abile operazione mediatica ha consentito di trasformare presso una buona parte dell’opinione pubblica, i cosiddetti ‘garantiti’ e coloro che avevano a cuore la sicurezza del lavoro in potenziali nemici dello Stato e del benessere.

 

Va detto, a questo punto, che in tutti questi passaggi cruciali l’errore principale del sindacato è stato quello di lasciarsi intimidire senza contrastare a sufficienza la crescente convinzione che la difesa dei lavoratori e dei diritti sociali rappresentavano solo un freno alle presunte enormi possibilità offerte dalle nuove tecnologie, ritenute in grado di prospettare una ricchezza generalizzata.

 

Purtroppo, come sappiamo, le cose sono andate diversamente. Quello che le politiche neo liberali hanno determinato è stata la globalizzazione progressiva della povertà, il diffondersi dell’insicurezza a tutti i livelli, l’aumento della disaffezione verso la politica, il consolidamento di una sfiducia complessiva sull’utilità delle lotte collettive.

 

Ormai anche i Sindacati, come tanti altri comparti della società, si trovano davanti a un bivio: o rassegnarsi a scomparire o, al contrario, ritrovare velocemente una nuova identità, un nuovo modo di agire in grado raccogliere ampi consensi soprattutto tra le nuove generazioni. E questo sarà possibile solo attraverso una vasta azione mediatica che punti a fare nuovamente dei sindacati, aldilà delle specifiche tutele settoriali, il vero motore di una crescita complessiva della società e dei diritti sociali.

 

Per quanto riguarda, in particolare, il Sindacato Libersind-Confsal, che ho l’onore di guidare, abbiamo siglato un importante accordo di lavoro con la rete delle radio e televisioni locali associate alla REA, Inoltre, insieme ad altre categorie lavorative e professionali, che spaziamo dal mondo accademico a quello giuridico, abbiamo promosso la nascita del Movimento Tutela Socialeche si propone di difendere i Diritti Capitali, che sono anche i pilastri di  ogni vera società democratica. E qui torno alla riflessione fatta in apertura di questo articolo:Informazione e Tutela dei diritti sociali, rappresentano senza ombra di dubbio, i due ingrediente essenziali per ritrovare il necessario consenso verso i sindacati da parte dei cittadini, senza il quale non si va da nessuna parte.

 

X X X X X <<<

Videoclip del Movimento Tutela Sociale con traduzione in inglese.