Sta diventando un fenomeno planetario: ovunque l’informazione locale, fatta da giornali, piccole e medie radio e tv si trova in crescente difficoltà e molti sono costretti a chiudere. Le ragioni sono varie: l’esplosione del Covit 19;  la concorrenza sempre più agguerrita dei grandi siti d’informazione su internet; il consistente processo di concentrazione da parte dei grandi gruppi dell’informazione; il calo persistente della pubblicità abbinato a una progressiva disaffezione per la lettura impegnata. Inoltre, c’è il tentativo da parte di molti governi di approfittare della situazione per mettere in fuori gioco una pluralità di organi d’informazione, soprattutto a livello locale, che sono più difficile da omologare al pensiero dominante.

Ma come cercano di difendersi i piccoli giornali, le radio e le televisioni?

Pur nella grande diversità di situazioni possiamo notare che ci sono alcuni tratti e strategie comuni. Le piccole emittenti cominciano ad aggregarsi e ad agire in modo compatto, vengono attivate nuove alleanze con altri comparti in difficoltà; si tenta di coinvolgere  note personalità del mondo dello spettacolo; infine, si cerca di contrastare sul piano giudiziale alcune decisioni palesemente ingiuste. In Italia buona parte di queste iniziative è stata intraprese dalla REA, Radiotelevisioni Europee Associate che è anche uno dei principali promotori del Movimento Tutela Sociale, un movimento d’opinione che sta coinvolgendo diversi comparti nell’ambito del mondo scientifico, produttivo e culturale. Ma cosa avviene all’estero?

Di seguito riportiamo alcuni esempi riferiti solo all’ultimo quadrimestre e pubblicati sulla rivista Internazionale e su alcuni organi di stampa esteri.

Polonia. Il Governo ha deciso di applicare una nuova tassa sulle pubblicità in una maniera ritenuta squilibrata e a danno delle piccole emittenti, molte delle quali abbastanza critiche verso il Governo. Viceversa il fisco ha avuto un occhio di riguardo per le grandi aziende internet. Le emittenti vicino al potere politico vengono inoltre privilegiate per riguarda l’informazione istituzionale. Da registrare che molte delle piccole sono state escluse solo per banali disguidi burocratici.  Esempio: La nota radio indipendente klubradio ha perso la licenza per un piccolo ritardo. Ora la Radio ha fatto ricorso amministrativo e ha dichiarato di voler rivolgersi anche alla Corte Suprema ed eventualmente alla Corte di Giustizia Europea.

Come hanno reagito gli organi d’informazione polacchi? Essenzialmente in tre modi: 1) Il 10 febbraio oltre quaranta mezzi d’informazione hanno bloccato tutte le trasmissioni. 2) le radio hanno trasmesso in continuazione registrazioni che spiegavano i motivi della protesta. 3) sono stati coinvolti personaggi della cultura e dello spettacolo.

India. Su richiesta del Governo indiano il 1 febbraio Twitter ha blocatto centinaia di account di mezzi d’informazione, di giornalisti e del noto mensile The Caravan: tutti accusati di istigare le violenze degli agricoltori che stanno manifestando nel Paese. Reazione.I giornali hanno chiesto l’appoggio di celebrità internazionali. Sono intervenuti, tra gli altri, la pop star Rihanna e la nota ambientalista Greta Thunberg.

Slovacchia. Molti politici hanno cominciato a prendere di mira giornali e giornalisti. Sono nate così una serie di piattaforme specializzate nella disinformazione. Nel frattempo la principale agenzia di stampa TASR ha siglato un accordo di collaborazione con l’emittente Sputnik finanziata dai russi. Reazione.Sotto l’incalzare dell’opinione pubblica e di molti rappresentanti del mondo culturale, il Governo ha deciso di presentare una nuova legge sui mezzi d’informazione che dovrebbe garantire la protezione costituzionale dei giornalisti e delle loro fonti.

Iran. Il 12 dicembre è stato impiccato a Teheran il giornalista Rouhollah Zam, fondatore del canale Telegram, per le sue critiche al governo. E’ stato accusato di “corruzione sulla terra”. Reazione. Una serie di proteste dell’Unione Europea e degli Sati Uniti.

Australia. Dal 2005 i giornali australiani hanno perso il 75 per cento delle entrate pubblicitarie. Molti sono stati costretti a chiudere. Come reazione il Governo ha presentato un disegno di legge che costringerà Google e Facebook a pagare i mezzi d’informazione per gli articoli  che circolano sulle loro piattaforme. Come ha reagito Facebook? ha bloccato la condivisione di link e notizie degli utenti in Australia. E Google:ha aggirato l’ostacolo firmando accordi con tre principali media australiani. Inoltre, ha accettato di pagare la News Corp di Rupert Murdoch per i contenuti dei siti di notizie nel suo impero mediatico.

Colombia. Il presidente del gruppo editoriale del noto settimanale Semana, il direttore della rivista e 10 giornalisti si sono dimessi dalla rivista. Motivo: l’acquisto di una grande quota societaria da parte dell’imprenditore Gabriel Gilinski con l’obiettivo di fare del settimanale una pubblicazione molto più conservatrice e vicina al Governo. Per molti esperti non solo in Colombia ma in tutta l’America Latina è in corso un vasto tentativo di concentrazione e di cancellazione degli organi d’informazione non allineati al potere politico.