Foto: nel riquadro l’ambientalista Claudio Sensini.

 

Nato a Venezia nel 1953,  Claudio Sensini si è trasferito nel 2002 a Mestre. Laureato in Scienze Politiche con indirizzo economico, dal 2019 è in pensione, dopo che per  38 anni è stato funzionario del Comune di Venezia occupandosi prevalentemente di organizzazione del commercio e di servizi di trasporto pubblico. Nel 2020 è stato candidato alle elezioni amministrative per la lista civica “Per Mestre e per Venezia Ecologia e Solidarietà”. Molto conosciuto in ambito giornalistico, attualmente Sensini è responsabile provinciale del Coordinamento Democrazia Costituzionale e co-coordinatore di DIEM25 per l’area veneziana (acronimo per Democracy in Europe Movement 2025 o Movimento per la democrazia in Europa 2025), un movimento paneuropeo fondato dall’ex-Ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis. Inoltre, Sensini è  socio di alcune associazioni civiche tra le quali ‘Venezia Cambia’ e ‘Tutta la Città Insieme’. Per il Movimento Tutela Sociale, un Movimento d’opinione internazionale che punta a migliorare la qualità della vita (auspicando una nuova era sociale e ambientale) Claudio Sensismi rappresenta decisamente un preciso punto di riferimento. (Rainero Schembri, Coordinatore MTS). 

Lei da molti anni si occupa di problemi ambientali, soprattutto del veneto. Parliamo allora di Venezia, una delle capitali mondiali della bellezza e della cultura. Ma sul piano ambientale come sta in salute la città?

Stando alle ultime rilevazioni Venezia è una delle città più inquinate d’Italia e la più inquinata del Veneto. Il fatto è dovuto sia alla sua posizione alla fine di un “catino” che convoglia tutti gli inquinanti della pianura, sia dalle produzioni della zona industriale di Portomarghera, soprattutto industrie chimiche obsolete, centrali elettriche ancora a carbone, inceneritore di rifiuti  (che ora si vorrebbe triplicare). Bisogna considerare anche il trasporto acqueo che usa motori diesel non catalizzati. Faccio presente che nonostante l’assenza della grandi navi da crociera, che mantenevano i generatori accessi anche in sosta, la situazione non è per niente migliorata.

Nel 2003 sono iniziati i lavori del Mose. Molti ambientalisti sono stati contrari. A quasi vent’anni di distanza come valuta questo progetto?

Durante i recenti test si è potuto accertare che tutte le criticità del progetto si sono puntualmente verificate: blocco del traffico portuale per intere settimane. Risonanza statica delle paratie che può comportare la loro sostituzione in tempi brevi, infiltrazioni di sale e di acqua marina nelle gallerie, incrostazioni di bivalvi sulle paratie che devono essere costantemente ripulite. Il MOSE è di fatto un meccanismo per produrre corruzione. Sono state utilizzate soluzioni che richiederanno frequenti e costose riparazioni e manutenzioni. L’aumento del livello medio dei mari potrebbe comportare la sua inutilità entro il 2030. Inoltre il gestore, Autorità per La Laguna, non è ancora formalmente costituito e comunque per ora ha deciso che le paratie si alzino con una marea prevista di almeno 130 cm sul livello medio ma alcune parti importanti della città, come Piazza San Marco e Rialto si allagano quando la marea supera i 110 cm. Si guistificano dicendo che questa è una fase sperimentale.

Uno dei gravi problemi riguarda il passaggio delle grandi navi davanti a San Marco. A che punto è la situazione?

Il Governo ha previsto con recente decreto che il passaggio della navi da crociera per il Bacino di San Marco deve essere limitato alle navi inferiori alle 40,000 ton., mentre per quelle più grandi è necessario costruire un avamporto oltre le paratie del MOSE, per la cui progettazione è stato lanciato un concorso di idee. Nel frattempo dovrà essere allestito uno scalo a Marghera che consenta l’entrata dalla bocca di porto Malamocco/Fusina /(Cnale dei Petroli). Dovrebbe pertanto essere ripristinata la profondità originaria di tale via d’acqua col conseguente problema dello smaltimento di fanghi tossico-nocivi. Tempi di esecuzione stimati in tre anni e nel frattempo, continueranno a passare per il bacino almeno quelle fino alle 100,000 ton. Come concordato dalle principali compagnie, ma senza alcun obbligo. Per quest’anno gli arrivi saranno pochi, si parla di sole due navi MSC perché la Costa ha deciso, temporaneamente, di andare a Trieste, Ravenna  o Chioggia. Ma per il 2022 non si prevede ancora nulla.

Oltre alle crociere, è molto pressante il problema delle grandi portaconteiner che attualmente non possono entrare un laguna e quindi vanno a Trieste. L’Autorità Portuale e gli operatori stanno facendo forti pressioni perché si preveda la medesima soluzione ma ancora non c’è nulla di ufficiale.

Oggi, a causa del Covitd, Venezia è deserta. In passato uno dei gravi problemi della città era rappresentato dal sovra affollamento di turisti. Secondo lei quale potrebbe essere una soluzione ragionevole a questo problema?

 Il turismo sta vivendo una crisi imprevista e devastante per la città, di cui è la principale attività ormai da almeno una decina d’anni. Nel frattempo ogni altro tipo di produzione si è estinta fatto salvo per qualche vetreria di Murano di alta gamma. Già l’acqua alta del novembre 2019 aveva creato gravi problemi che si pensavano risolti con l’entrata in funzione del MOSE, ma poi è subentrato il COVID. Attualmente si stima che circa il 50% delle attività di ristorazione sia chiusa e pare non riaprirà a breve. Lo stesso pare per le attività ricettive anche perché la clientela italiana e non, sembra preferire bed&breakfast ed appartamenti in affitto.
Ormai, sembra, che anche il Sindaco si sia convinto a limitare gli accessi ed a utilizzare le prenotazioni, anche se il contributo di accesso mediamente di 2 € sembra del tutto insufficiente a limitare il turismo giornaliero ed inoltre è piuttosto costosa la sua esazione. In realtà si rischia una ripresa del turismo “mordi e fuggi” mentre non riprenderà a breve il turismo residenziale. Gli alberghi non riaprono perché le grandi agenzie di viaggi cinesi e russe non hanno ancora provveduto alle prenotazioni.

Parliamo di energia pulita. Oggi esistono diversi progetti alternativi all’utilizzo del petrolio. Dal punto di vista della sensibilità ambientale come giudica l’impegno delle amministrazioni della città di Venezia e della Regione Veneto?    

Per quanto riguarda gli enti locali la sensibilità è praticamente nulla  fatta salvo qualche dichiarazione di facciata. Con il pretesto del COVID non è stata adottata alcuna limitazione al traffico veicolare anche se gli sforamenti dei parametri sono stati importanti sia nel 2020 che nel 2021. Si arriva persino a negare l’inquinamento attribuito ai venti che soffiano le polveri verso la città. Quindi non c’è alcun progetto reale per l’uso di energie pulite. ENI ha annunciato la ripresa della produzione di idrogeno a Marghera ma di mezzi ad idrogeno non se ne parla. Le due centrali elettriche di Marghera, che funzionano a carbome e rifiuti, dovrebbero essere convertite a metano entro l’anno.

Infine, a livello locale che supporto ha avuto sul piano mediatico?

Il quotidiano locale “Il Gazzettino” è di proprietà Caltagirone, quindi politicamente affine a Zaia e Brugnaro. L’altro quotidiano, La Nuova Venezia del Gruppo SINEGI (l’Espresso) si è praticamente adeguato salvo qualche lodevole eccezione. Per quanto riguarda radio e televisioni locali, se escludiamo qualche eccezione soprattutto radiofonica, sono tutte condizionate da Zaia, che tramite il suo addetto stampa, fa passare quello che vuole. L’unica TV di Venezia, Televenezia, pare sia stata di fatto acquistata da Brugnaro o da qualche ditta a lui riconducibile.

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Videoclip: La nuova era sociale (con traduzione in inglese)