Foto: Chiapporato. Nel riquadro Joy Betti. 

 

Parliamo di Chiapporato,  piccolo borgo del Comune di Camugnano (in provincia di Bologna). Di origine cinquecentesca è stato abitato a lungo da carbonai, pastori e boscaioli. Gli ultimi a vivere sul posto sono state una madre con sua figlia. Tuttavia, quando nel 2014 la signora Zelia Guidoni è scomparsa e la figlia si è trasferita nel Paese vicino di Castiglione dei Pepoli, il borgo è rimasto completamente disabitato. Ma ora questa località sperduta a 856 metri di quota potrebbe trasformarsi in un primo esperimento italiano di Reddito Universale o Reddito di base, sull’esempio di quanto sta avvenendo in diverse parti del mondo (Alaska, Brasile, Australia, ecc.). Parliamo, infatti, di una nuova visione di sviluppo economico allo studio, attualmente, in diverse prestigiose Università Internazionali. L’iniziativa ha richiamato, ovviamente, anche l’attenzione del Movimento Tutale Sociale, un Movimento d’opinione internazionale promosso in Italia dalla REA (Radiotelevisione Europee Associate) in collaborazione con l’Università internazionale per la Pace di Roma, istituita nel 1980 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ma lasciamo la parola a Joy Betti, dinamico operatore sociale nato in India ma che da molti anni risiede ed opera in Italia: oltre ad essere, infatti, uno dei promotori del Movimento Glocal Comunity, è anche Presidente del Green Farm Movement Italy, un’organizzazione internazionale indipendente laica e no-profit che si occupa di realizzare programmi di cooperazione, ricerca e formazione nelle zone rurali dell’India Meridionale e del Nepal: il suo impegno è orientato a costruire soluzioni condivise e sostenibili a livello ambientale, culturale ed economico, incentivando la formazione reciproca tra studenti universitari, ricercatori italiani e operatori indiani. (Rainero Schembri, Coordinatore del MTS). 

 

Come è nata questa nuova iniziativa e perché è stato scelto il borgo di Chiapporato?

Il progetto di Chiapporato è nato all’interno di un progetto più ampio conosciuto come Glocal Community che tiene conto dell’esperienza maturata dal Green Farm Movement. Ovunque operiamo cerchiamo sempre di diffondere la cultura della non-violenza e l’impegno a promuovere lo sviluppo della persona umana. Basandoci su questi principi abbiamo presentato il Progetto al Concorso Europeo per l’innovazione sociale: ebbene, con grande soddisfazione siamo venuti a conoscenza che il nostro progetto si trova tra i 30 semifinalisti nell’ambito degli oltre 1.000 candidati dei 36 paesi. Volendo semplificare al massimo  l’idea base del nostro progetto è: pensare in pace, vivere per la pace e contribuire alla creazione della pace. In altri termini, il nostro movimento si prefigge di attivare un nuovo contratto sociale, nel quale il concetto di proprietà privata verrà declinato in favore della proprietà comune, dove gli esseri umani potranno vivere in armonia con il resto del Vivente animato ed inanimato, non vincolati dal bisogno di lavorare per ottenere i beni primari e fondamentali, quali il cibo, l’acqua, la casa e la cultura. A tale fine occorre rigenerare i luoghi abbandonati o inutilizzati, come Chiapporato. Non nascondo che in fondo coltiviamo l’ambizione di attivare un incubatore di reti di comunità glocal, capaci di assicurare l’autogestione e l’autosufficienza, il tutto con uno spirito accogliente e in grado di sviluppare una coscienza ecologica e di giustizia sociale, particolarmente sensibile verso le diverse fragilità.

 

Ci descriva come è composto e come opera il Movimento Glocal Community

Il Movimento Glocal Community nasce da un gruppo di cittadini del mondo che crede ancora nella forza del pensare insieme. All’interno del movimento troviamo diverse personalità e professionalità, alle quali viene chiesto di utilizzare le proprie competenze e risorse per ripensare e riflettere sull’elaborazione di un modello sociale che tiene conto delle esigenze individuali e collettive, all’interno di alcuni bisogni comuni come la preservazione dell’ambiente. Attualmente, il comitato è composto da 14 membri, esattamente 7 donne e 7 uomini con  una quarantina d’anni come età medi. Questo gruppo opera in sintonia con diversi collaboratori esterni ed associazioni nell’ambito di  diverse tavoli di lavoro: parliamo di collaboratori simpatizzanti del progetto. Complessivamente possiamo contare su ricercatori universitari, antropologi, sociologi, educatori ed esperti in formazione. Rispetto a quest’ultimi, mi preme sottolineare che  attribuiamo un ruolo fondamentale alla parte formativa ed educativa (nelle comunità local sono, infatti, previsti diversi Centri di Formazione. Non mancano, poi, gruppi di architetti, ingegneri ed esperti in sostenibilità ambientale per la rivalutazione e la ricostruzione dei borghi abbandonati, com’è il caso, appunto, di Chiapporato. Tutto questo impegno tiene in massima considerazione quello che c’era prima, anche se alcune modifiche rispecchiano le nostre conoscenze e tecniche in modo da garantire una futura vita comunitaria sostenibile ed ecologica. Non manca, poi, anche una parte artistica, che svolgerà un ruolo fondamentale, in quanto l’aspetto creativo rimane sempre un elemento chiave nell’evoluzione umana e spirituale, tipica elle Comunità Glocal.  Ci sarà, inoltre, un avvocato che supervisionerà una specie di Carta dei diritti e dei doveri, alla quale tutti dovranno attenersi nel rispetto, tra l’altro, dei diritti delle minoranze e delle diverse fragilità. Infine, sarà compito di alcuni economisti elaborare un modello di sviluppo delle attività produttive in grado di assicurare una autonomia economica svincolata dalle pure logiche capitalistiche.

 

Quanti saranno i beneficiari della vostra iniziativa e come verranno selezionate le persone? 

Cominciamo col dire che nel borgo si trovano attualmente 13 alloggi da ricostruire e questo ci fa pensare che saremo in grado di accogliere una quarantina di persone. Una volta avviato il progetto niente esclude che gradualmente altre persone e costruzioni potranno aggregarsi fino a un massimo di cento. Come verranno selezionate le persone? Buona domanda. Non v’è dubbio che molto dipende dallo spirito, dalla capacità di adattamento, dalla volontà di impegnarsi di ciascuno dei partecipanti a qualcosa di molto diverso. Probabilmente uno dei principali segreti del successo dell’esperimento è proprio quello di riuscire ad amalgamare un consistente gruppo di persone e famiglie che, ovviamente, hanno storie ed esperienze molto diverse. Tanto più che l’obiettivo non è quello di portare a Chiapporato un gruppo di amici affiatati e di lunga data, ma quello di creare un microcosmo di persone provenienti da ceti sociali differenziati, fatto da italiani e stranieri, da giovani e anziani, da intellettuali e persone pratiche. Tutti, in sostanza, debbono avere ugualmente la volontà e la capacità di collaborare alla nascita di un Io collettivo che non può essere prevaricato dall’Io individuale. E’ chiaro che inizialmente il gruppo si baserà su un certo numero di persone che credono e che sono impegnate in questo progetto. In ogni caso, i nuovi arrivati avranno subito gli stessi diritti decisionali: la nostra sarà una comunità essenzialmente partecipata.

 

Oltre a ristrutturare il borgo intendete anche garantire una base economica ai suoi abitanti. Ma su quali fondi potete contare?

E’ vero, anche noi puntiamo su una specie di Reddito di Base o Reddito Universale. Siamo consapevoli che in molti Paesi, anche se in forme diverse, si sta tentando di avviare un nuovo tipo di sviluppo economico capace di garantire a un’intera Comunità la possibilità di contare su un minimo di sicurezza economica indispensabile per assicurare una vita sufficientemente dignitosa. Tenendo conto di queste varie esperienze, anche noi cercheremo, almeno per i primi tempi, di ottenere una disponibilità economica indispensabile per avviare di una serie di attività che alla fine dovrebbero garantire l’autonomia economica del borgo. Penso, ad esempio, a un’agricoltura ecologica, allo sviluppo di una particolare forma di turismo o anche a dei corsi di formazione molto speciali. Per quanto riguarda, invece, la vera e propria ricostruzione e ristrutturazione del Borgo, facciamo conto su una serie di bandi anche a livello europeo che hanno come obiettivo il ripopolamento dei luoghi disabitati e abbandonati. Chiapporato, comunque, intende essere anche un modello di rinascita per tante altre località italiane. Io sono sicuro che se il nostro modello funzionerà, ci saranno molte altre persone volenterose e desiderose di intraprendere questa autentica sfida sociale, culturale e, soprattutto, umana. Comunque se tutti insieme riusciremo a liberarci dai bisogni materiali potremo dire che avremo già percorso metà del cammino.

 

Entro quanti anni pensate di poter raggiungere questi obiettivi?

Beh, fare delle previsioni è sempre estremamente difficile. Comunque, noi contiamo di iniziare fra due anni almeno le attività agricole. Poi si vedrà. Importante è avere ben chiare le idee e una ferrea volontà di realizzarle. E questo, posso assicurare, non manca a nessuno di noi.

 

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Videoclip del Movimento Tutela Sociale