Foto la famiglia Doria: da sinistra Emilio, Bertilla e Nicodemo

E’ giusto occuparsi dei problemi sociali a carattere generale. Ogni tanto, però, bisogna calarsi anche nei casi concreti che riguardano le persone che soffrono. A questa esigenza si è sempre adeguata il Movimento Tutela Sociale, un Movimento Internazionale che si propone di rafforzare lo Stato Sociale non solo in Italia ma anche all’estero. Ecco perché ospitiamo volentieri l’articolo scritto dall’illustre Professore Giuseppe Dodi per la rivista multidisciplinare del Pavimento Pelvico del Centro Pelvi. Dodi racconta un caso incredibile e sfortunato capitato alla famiglia Doria, e che ha coinvolto direttamente Nicodemo ma indirettamente (come non poteva essere diversamente) anche la moglie Bertilla e il figlio Emilio, che si sta rivelando una grande promessa come scrittore (vedere Punto Continenti Le pagine della nostra vita http://puntocontinenti.it/?p=16990). Non a caso il prof. Dodi, che conosce molto bene la famiglia Doria, prende in prestito diverse riflessioni, lamenti, considerazioni filosofiche, spirituali e religiose di Emilio nel descrivere un dramma vissuto non solo dal suo padre ma dall’intera famiglia. Una famiglia che è rimasta sempre unita e che nella sofferenza ha saputo valorizzare il meglio di ognuno dei suoi componenti.  (Rainero Schembri, Coordinatore del MTS).

 

Il racconto è la descrizione autobiograca della sofferenza e del riscatto attraverso la scrittura da parte di un ragazzo che ha tenuto dentro di sè il dolore per la complessa e sofferta malattia del padre, un caso medico e chirurgico, quello di Nicodemo, maledettamente sfortunato ove si è verificato tutto quanto di peggio può succedere nell’attività clinica. La forza risanatrice del suo corpo con l’aiuto di una straordinaria volontà, la vicinanza di mamma Bertilla e alcuni provvedimenti medici fortunatamente, naturalmente, benefici, gli hanno consentito di superare grandi difficoltà e di sentirsi miracolato tanto da potersi rendere utile anche agli altri con un’efficiente attività di volontariato nell’Aistom (Associazione Italiana Stomizzati Onlus)  e nella Fincopp (Federazione Italiana Incontinenti). Emilio ha vissuto in modo drammatico ma silenzioso i lunghi anni accanto al padre malato, poi un bel giorno, come un fiore che sboccia inatteso, ha voluto regalare al mondo il racconto della sua vita interiore. Nel Dicembre del 2020 Emilio Doria pubblica Le pagine della nostra vita (Edizioni Pragmata, pagine 78, €12):  “…questa bomba se pur involontariamente ha colpito anche me, premettendo che ho una sensibilità a tal punto di prendere le sofferenze, le debolezze degli altri e renderle quasi mie, a maggior ragione se si parla dei miei genitori”.

 

“Non credevo ma il mio carattere è stato scolpito in maniera negativa, anche da questo non riuscendo a metabolizzare in maniera ragionevole data l’età molto piccola, all’epoca cinque anni. Vedevo mio papà andare in bagno ogni quarto d’ora facendo sforzi che una persona normale non fa, viveva con un perenne forte mal di pancia, ricordo un aneddoto, un’estate partendo per una vacanza, era costretto a fermarsi per strada, a liberarsi pensavo, e con la paura avevo una costante speranza che ancora oggi non mi spiego, forse attaccamento ad un desiderio di normalità.Quello a cui vado fiero è che io non ho mai fatto pesare a nessuno questa situazione perché mio papà è stato ed è la figura maschile unica che sa farmi sentire il cuore sereno ed io vorrei esserlo per lui! L’ho sempre visto come una figura forte, nonostante le sue sofferenze. Anche se non sono riuscito a farlo correre l’ho fatto con la mente e sono sicuro che lui ha fatto altrettanto. Passano gli anni e capisco sempre di più, queste sensazioni si affinano sempre più, taglienti come rasoi ma che non tagliano perché quando cuore e cervello raggiungono la ragione ciò che non uccide fortifica. E questa ragione, quando mancava, si tramutava in tic, nervosismo, disagio, rabbia, negatività senza sfogo. Adesso per fortuna è il contrario grazie ad una sorta di maturità. Questa bomba nella nostra vita è scoppiata troppo presto ma nel rovescio della medaglia ha insegnato più cose di quello che crediamo di aver capito. I miei ricordi si animano sin dall’asilo…”

 

Con le sue parole, il racconto di Bertilla

 

Correva l’anno 1975, Bertilla e Nicodemo convolano a nozze, giovani felici e spensierati. La loro felicità dura poco, sei mesi dopo arriva lui, il cancro, e da qui ha inizio il calvario. Operato d’urgenza, gli viene costruita la stomia, dopo un ciclo di 23 sedute di radioterapia sparata in tutto il corpo, viene dimesso. Un mondo a noi sconosciuto, disagio, non riuscire ad abituarsi… Passano 20 anni, desiderio di normalità. Emilio era nato nel 1988, troppo piccolo per capire, con il tempo si fa sempre più forte il disagio, per Nicodemo il dolore era continuo, e quindi questo provocava la non completa serenità; si fa coinvolgere e viene convinto a fare la ricanalizzazione, non l’avesse mai fatto, i dolori erano lancinanti, coliche, perdite, sacchetti a ricambio continuo, lasciamo perdere… grado di invalidità 80%. La sua forza e la voglia di vivere lo impegnano nel lavoro, era in gamba, tant’è che apre a Vicenza un’azienda di stampaggio materie plastiche. Ma arriva un’altra batosta: l’infarto. La corsa in ospedale, per fortuna se la cava e torna a casa, ma decide di chiudere l’azienda. Ci trasferiamo a Chioggia, c’era il bisogno di avvicinarsi alla famiglia, cercando un po’ di conforto, e di non sentirsi soli. I dolori erano continui e su consiglio di un medico si decide di fare una visita specialistica per una stola insorta tra uretra e retto, andiamo in Ospedale.

 

Esperienza terribile, essendo stato irradiato, il suo problema era che i tessuti si erano atrofizzati, e facendo un esame iniziò un’emorragia generalizzata. Dimesso, in tutta fretta, con il catetere e il sacchetto legato alla gamba, le parenti presso cui era ospite, terrorizzate alla vista del sangue decidono di mandarlo al più presto in treno verso casa, a Chioggia, e da lì subito a un altro Ospedale, dove viene praticata un’altra stomia, ma ecco l’ennesimo colpo: deve essere operato d’urgenza al cuore, sostituzione della valvola aortica, a cuore aperto. Anche stavolta porta a casa la pelle, ma non finisce qui, problemi su problemi: viene istituita una cistostomia pubica perché l’urina fuoriusciva dalla vescica e dal retto. Durante un ricovero in ospedale con una manovra mal riuscita si perfora l’intestino, feci in circolo e subito intervento in un’altro Ospedale ancora, poi rianimazione lasciato a pancia aperta. La cistostomia viene tolta, con la consapevolezza dei rischi. Emorragie sempre frequenti, trasfusioni continue. Un giorno al capezzale arrivano cardiologo e chirurgo. È la cardioaspirina che provoca le emorragie ma il cuore ne ha bisogno, bisogna sospenderla, alla domanda se è meglio morire di infarto o di emorragia, paziente e familiari, guardatisi negli occhi, decidono per quella che sembra la morte più dolce… l’infarto (sic!). Dopo tutto questo calvario, che in altro modo non mi pare si possa chiamare, è ancora vivo, non so se pensare a un miracolo o cosa…

 

Emilio, o il suo alter ego Walter, riversa sul lettore, a volte con garbo e dolcezza, a volte con rabbia e violenza descrittiva, un flusso impetuoso di idee, pensieri, osservazioni, principi che sgorgano sì dalla penna, ma sono in stretto contatto con il cuore e col cervello. Quando non rappresentano ragioni o sentimenti scaturiscono piuttosto dalle unghie, artigli che non possono non graffiare chiunque si avventuri tra quelle righe. Sono righe di poesia, se pur non in versi. È una poesia, che talvolta può apparire sgrammaticata ma il lettore accorto dirà: “licenze poetiche!”, poesia che si esprime in un tumulto di frasi, parole, bisbigli, urla che si susseguono di pagina in pagina. È ciò che Emilio\Walter ha dentro di sé, ciò che per anni è stato compresso e confrontato con la malattia devastante del padre piuttosto che con i fervori dell’adolescenza. Walter\Emilio è un ragazzo, in realtà ormai un uomo, di 33 anni, esce da un periodo difficile della sua vita e continua, nelle sue giornate e nelle sue notti, ad accompagnare i suoi pensieri a brividi di freddo e a misteriosi brividi di caldo. Sono “quelli di “un sognatore che vive in un mondo irreale proiettato in avanti, bruciando le tappe per crescere in fretta. Un ragazzo cresciuto, fino a un certo momento chiuso in una bolla che non lo faceva emergere da quell’oceano di pensieri che piano piano rischiavano di farlo annegare… trovandosi davanti a due mostri, panico e depressione accompagnati da una grande paura, la più grande quella di morire… Cresciuto circondato da persone estremamente positive, a cominciare dalla sua famiglia, dagli amici e da una persona che è stata in grado di tirar fuori da lui tutto quel miele nascosto dentro il suo cuore.”

 

Un’introduzione all’Amore?

 

“Il pensare in continuazione è qualcosa che tormenta Walter\ Emilio in quanto ogni istante è diverso dall’istante successivo per cui la sera… quando si trova nel suo letto e milioni di aghi gli fanno sanguinare il cuore confluendo in un unico pensiero che lui chiama singolarità è tutto ciò non è che l’inizio di una strada senza fine….non sa da dove è partito nè dove stia andando e sente dal profondo una risata maligna che sembra prenderlo in giro”. Sembra di leggere il copione di un inseguimento in cui si cerca scampo dall’inferno e rifugio nel paradiso. Questa non è prosa, è proprio poesia. Una poesia del Caos da cui nasce una sorta di ordine mentale, il recupero della volontà, della consapevolezza e della ricerca dell’amore e dell’affetto. Il tutto in una continua trasposizione di persone che il lettore coglie come se si trovasse di fronte ad un ingannevole messaggio di confusione del sé. “Le corde della chitarra suonano e vibrano come le tue gambe vellutate come la seta sei poesia… e la mente si trova in una nuvola morbida come il cotone avvolgente di un bene sconcertante quasi morboso consapevole che quell’istante sarà come un lampo apparentemente innocuo in grado di fondere il cuore fino a fermarlo ma è un’illusione perché batterà in eterno insieme a te.”

 

E finalmente “la” Donna, “Una” donna?

 

“A te che sei versatile come l’acqua dolce come il miele, calda come il fuoco, sporca come il fango e vitale come il sangue. Prendilo e completa la sua parte mancante. Grazie per aver reso le mie sofferenze gioie irripetibili… Ti sento quando mi accarezzi il viso, purtroppo mi capita di nascondermi dietro un Walter che non esiste e probabilmente non esisterà mai … Il nostro silenzio vale più di mille parole: imparate ad ascoltarlo e sentirete delle canzoni fantastiche. … Nella vita puoi e devi fare ciò che vuoi. Quando comprendi la tua contraddizione hai aperto le porte del Paradiso, guarda un fiore e pensa a lei … Quanti fiori attorno a me! Si chiamano donne, ditemi che senso ha un giardino senza fiori, un po’ come un mondo senza le donne, preziose come nient’altro. Portano la vita dentro e fuori se stesse, hanno il sorriso negli occhi, e se le sai capire ti parlano con lo sguardo. Prendimi per mano e portami in un prato di stelle a far cose che non si possono immaginare ma solo vivere, voglio una rosa nella mia quotidianità!” Scegliendo qua e là, nel racconto di Walter o di Emilio troviamo verità, confessioni, speranze, desideri inappagati. E’ la partita (o la battaglia?) di Walter\Emilio, a volte alleati, a volte forse avversari, all’attacco e in difesa senza tregua, nel nome del Padre, ossia del perché senza un perché del nostro esistere.

 

“Sta suonando una chitarra, la chitarra della vita, … il mare si sta increspando, ma Walter\Emilio non si preoccupa, perché il vento gli può solo accarezzare i capelli. … La vita è un universo, miliardi di pianeti, persone, pensieri, piaceri e problemi, calma e frenesia sono ingredienti fondamentali per cadere nel solito fantastico buco, nero ma coloratissimo, chiamato ignoto. … Siamo come alberi con radici ben più profonde di quanto pensiamo esse siano; per essere più alti e avere foglie più verdeggianti abbiamo bisogno di acqua, noi uomini, e come tutti gli esseri viventi siamo legati da un filo dorato chiamato vita … La vita è un bicchiere d’oro da bere tutto d’un fiato … Ci vuole una chiave per aprire la porta del domani, e questa chiave si chiama coraggio … Voglio sentire le farfalle nello stomaco, voglio guardare il mare e andare con l’anima negli abissi più profondi, soli tu ed io, per sapere che hai da raccontare. … Essere sognatori è la miglior caratteristica, un uomo che non sogna non sa vivere il presente e non ha saputo gustare il passato. Ho voglia di emozioni forti, di sentirmi vivo come non ho fatto mai e amo voi indistintamente. … Mi piace la solitudine solo per respirare un’aria che non può respirare nessuno e riflettere su una vita visibile come su un foglio di carta, l’errore a volte libera la coscienza dall’egoismo verso noi stessi …”

 

Walter riesce nalmente ad essere autentico e ha capito una piccola cosa che fa vivere bene in un mondo così grande: ignorare, pur osservando tutto”. Forza Walter, forza Emilio, grazie per queste pagine che al tempo stesso strizzano e allargano il cuore e la mente.

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Videoclip del Movimento Tutela Sociale