Nei riquadri: a sinistra Antonio Diomede; a destra Giancarlo Giorgetti

 

Il Presidente delle Radiotelevisioni Europee Associate REA, Antonio Diomede, ha inviato una lettera aperta al Ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, alla sottosegretaria Anna Ascari, alle Commissioni Parlamentari, alle autorità, alle associazioni dei consumatori, alle parti sociali in merito alla disastrosa gestione dello switch-off e del conseguente passaggio al nuovo sistema di trasmissione televisiva: una gestione che rischia non solo di aggravare pesantemente la già difficile situazione economica delle radio e tv locali ma che è destinata ad avere pesanti conseguenze sui portafogli dei cittadini. Ecco il testo integrale della lettera inviata dalla REA.  

 

 

Con lettera del 4 febbraio 2021, indirizzata all’ex Ministro Patuanelli e al Governo Conte, dalla scrivente fu segnalato che lo switch off per la transizione alla televisione di nuova generazione T2, programmato dalla Direzione Mise di Viale America e dalla Fondazione Bordoni, non poteva realizzarsi per vari motivi. Primo fra tutti è l’errata previsione di giugno 2022 quale data assegnata allo switch off televisivo per via del 65% dei televisori esistenti in Italia non idonei a ricevere il nuovo standard DVB-T2. Tradotto in cifre, calcolando una media di due televisori domestici per famiglia oltre a quelli utilizzati per uso civile, si tratta di circa 40 milioni di televisori praticamente da mettere fuori servizio ovvero da rottamare una volta oscurati a meno che non si provveda a dotare i possessori dei relativi decoder.

 

Nella lettera REA, di fronte a tale prevedibile ipotesi, ora divenuta tragica realtà dopo aver appreso la nuova roadmap pubblicata dal Mise il 27 luglio 2021, si chiedeva di assicurare alla popolazione il servizio radiotelevisivo nazionale e locale mettendo transitoriamente a disposizione quelle frequenze incautamente sottratte all’emittenza locale in modo da consentire continuità di servizio sia in T1 che in T2 ovvero di operare gradualmente nel tempo con uno switch over. Tale provvedimento, è stato detto, ha il vantaggio di assicurare il servizio televisivo nazionale su tutti i tipi di televisori esistenti, nuovi e vecchi, mentre salva 450 piccole e medie tv locali con un carico di 7000 dipendenti tra assunti in organico e circuito dell’indotto.

 

Venendo ai fatti, l’ex Ministro Patuanelli ritenne di non intervenire sulla nodosa questione dello Switch off lasciando fare alla Amministrazione di Viale America forse fidandosi oltre misura della competenza e onestà professionale dei suoi dirigenti sottovalutando l’entità del disastro che ora cittadini, imprese e lavoratori si trovano davanti, paragonabile solo a quello del crollo del ponte Morandi per il numero di vittime che potrebbe lasciare sul terreno per possibili suicidi tra le centinaia di aziende in stato prefallimentare e migliaia di lavoratori potenziali disoccupati tra giornalisti, tecnici e amministrativi.

Rimediare si può con alcune rapide e concrete mosse intervenendo sul quadro normativo che la REA ha coniato con la formula MANI PULITE SULLA COMUNICAZIONE:

1. Riforma del DPR 146/17. Considerato il male dei mali, per una sana, equa ed onesta ripartizione dei contributi statali a sostegno del pluralismo informativo in modo proporzionale al dato occupazionale ed editoriale sperando che quest’ultimo non sia quello arbitrario di Auditel effettuato solo a pagamento, dunque affatto attendibile, abbattendo gli steccati del DPR 146/17 messi a bella posta su pressione della nota lobby del settore di cui ci auguriamo presto un intervento della magistratura penale affinché faccia luce sul famigerato anzidetto DPR 146/17, detto Regolamento contributi, per metterlo al riparo dai possibili brogli mai svelati benché noti all’Amministrazione per essere stati segnalati;

2. Problema delle frequenze e della capacità trasmissiva destinata alle emittenti televisive locali. Era prevista da tutte le leggi precedenti una riserva del 30% delle frequenze (poi convertite in capacità trasmissiva). Nelle prime sedute del tavolo TV 4.0, presieduto dall’ex ministro del Mise Luigi Di Maio, tale riserva misteriosamente scompare (all’inizio consisteva in 4 frequenze) per ridursi ad una sola frequenza. Ciò fu giustificato dal fatto che una sola frequenza poteva comunque trasmettere ben oltre 40 programmi e quindi capace di assolvere la necessità di ogni regione. L’alibi per sottrarre la tutela frequenziale alle locali, a parole, è convincente. Infatti, ciò è reso possibile dalla modalità trasmissiva DVB-T2, che permette di trasmettere con una sola frequenza (mux) 37 Mbit/sec e dell’uso di compressione delle immagini in modo HEVC (H265) che rende sufficiente solo 0,8 Mbit/sec per ogni programma per cui 37 / 0,8 = 46 che è il numero potenziale di programmi trasmissibili nella nuova modalità T2+HEVC. Nei fatti però, qualcuno ha giocato sporco, tradendo quella promessa, sapendo di tradirla, quando nella riunione del 27 luglio 2021 con il Mise abbiamo appreso che tutto viene rinviato e che le locali devono arrangiarsi a condividere la capacità trasmissiva del T1 anziché del T2 che, come anzi detto taglia la disponibilità della capacità trasmissiva da 40 programmi del T2 a 14 del T1 mentre vanno avanti i bandi per FSMA e Operatori di reti.

Nella successiva evoluzione e nei fatti emersi in questi ultimi giorni emerge che:

  • Non ci sono, né ci saranno a giugno 2022 più del 50 % di televisori idonei a ricevere il T2;
  • Quindi lo switch off del Nord di settembre 2021 non ci potrà essere tant’è che è stato spostato allaprimavera del 2022 ad eccezione della malcapitata Sardegna che dovrà farlo a novembre 2021 (sic);
  • E’ prevedibile che anche quello di primavera 2022 subirà lo stesso problema. Quindi emerge l’inevitabile esigenza di far trasmettere le emittenti (nazionali e locali) in modalità attuale, detta anche DVBT-1;
  • Però il T1 supporta al massimo 22 Mbit/sec in luogo del T2 che ne supporta 37 Mbit/sec
  • Ne consegue che in T1, necessitano 1,5 Mbit/sec a programma e nessuno si azzardi a sostenere che per le locali è sufficiente 1Mbit/sec !!! . Pertanto, ne consegue che 22 / 1,5 = 14 sono i programmi che potranno essere decentemente trasmessi per ciascuna frequenza (mux);
  • Pertanto le valutazioni precedenti, secondo le quali con il T2 potevano essere soddisfatte le richieste di gran parte dei FSMA in quanto una sola frequenza è capace di ospitare ben 46 potenziali programmi, sono tutte saltate con il drammatico risultato che molti di essi (circa il 60% degli attuali) saranno costretti a chiudere battenti per mancanza di spazio nei mux ossia per mancanza di capacità trasmissiva;
  • A nostro avviso il gioco sporco è stato compiuto dalla dirigenza Mise di Viale America e dalla Fondazione Bordoni in collaborazione della premiata ditta Auditel.
  • Tali problemi già apparsi chiaramente da settembre 2018 furono portati avanti dalla REA con la manifestazione del 2 ottobre 2018 e al tavolo TV 4.0 presieduto prima da Luigi Di Maio, poi da Stefano Patuanelli e dalla sottosegretaria Mirella Liuzzi, ma sono stati largamente sottovalutati/imboscati dai veri artefici del disastro televisivo italiano paragonabile solo al crollo del Ponte Morandi. I responsabili sono i dirigenti di Viale America, via via succeduti dal 2014 al 2021a cominciare dall’ex direttore Antonio Lirosi inventore ed autore dell’indecente DPR 146/17 peril quale è stata anche compromessa l’immagine del Capo dello Stato agli occhi degli editori radiotelevisivi e dei cittadini consapevoli del diritti derivanti dagli articoli 21 e 41 della Costituzionesulla libertà d’informare ed essere informati e sulla libertà d’impresa, ma questa è un’altra storia che presto verrà a galla in occasione della fine del settennato di Mattarella a gennaio 2022.

Per tali ragioni si chiede: MANI PULITE SULLA COMUNICAZIONE

con dimissioni del gruppo dirigente del Mise di Viale America e della Fondazione Bordoni unitamente alla cessazione del conflitto d’interessi della società Auditel con il comparto locale nella previsione di un reset normativo per rimettere in legittimità costituzionale il sistema radiotelevisivo italiano attraverso la formazione di un Tavolo multidisciplinare di lavoro, tecnico, amministrativo, giuridico, con la partecipazione delle Autorità in indirizzo, delle Parti sociali e di un costituzionalista di nota fama ed indipendenza politica, al fine di suggerire al Ministro Giorgetti e alla sottosegretaria Ascani le opportune scelte politiche da sottoporre all’approvazione delGoverno.

Fino a conclusione dei lavori del richiesto Tavolo multidisciplinare, le procedure di attuazione di bandi per l’assegnazione delle Frequenze, della capacità trasmissiva e LCN si chiede siano sospese.

Con la presente lettera aperta, a salvaguardia del pluralismo informativo, dell’articolo 21 dellaCostituzione sulla libertà di pensiero e diritto del cittadino ad informare ed essere informato, nonché in difesa dell’articolo 41 sulla libertà d’impresa,

LA REA – Radiotelevisioni Europee Associate DICHIARA

LO STATO DI MOBILITAZIONE NAZIONALE PERMANENTE DELL’EMITTENZA RADIOTELEVISIVA LOCALE CON MANIFESTAZIONI A ROMA, 4 OTTOBRE 2021, MONTE CITORIO

Roma, 2 agosto 2021

REA – Radiotelevisioni Europee Associate

 

La lettera è stata inviata a: 

Ministro Sviluppo Economico

On.le Giancarlo Giorgetti

Segreteria. ministro@mise.gov.it

On.le Anna Ascani

Segreteria.ascani@mise.gov.it

Presidente in carica del Consiglio dei Ministripresidente@pec.governo.it

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