Foto: sullo sfondo del Quirinale, dalla sinistra verso il Presidente Mattarella: Bianca Laura GRANATO, Mattia CRUCIOLI e Luisa ANGLICANI del Gruppo Misto L’Alternativa c’è, Lista del popolo per la Costituzione.

 

Riportiamo di seguito la dura lettera che tre senatori hanno inviato al Presidente Mattarella in merito alla vaccinazioni e il Gree Pass. Sono la Sen.ce Bianca Laura GRANATO, il Sen. Mattia CRUCIOLI, la Sen.ce Luisa ANGLICANI. Fanno tutti parte del Gruppo Misto L’Alternativa c’è, Lista del popolo per la Costituzione.

 

Ill.mo Presidente Sergio Mattarella,

Le scriviamo in qualità di portavoce dei cittadini italiani eletti al Senato della Repubblica. In questo nostro mandato parlamentare, tutto ci saremmo aspettati, meno che di vedere un Capo dello Stato abdicare dal suo ruolo di garante della Costituzione per schierarsi apertamente a sostegno di leggi incostituzionali e gravemente lesive dei diritti umani dei cittadini italiani. Lei è a conoscenza che solo in Italia e in Francia, tra i Paesi Ue, è stato sdoganato un uso distorto del Green Pass in palese contrasto con il Regolamento Europeo 953/2021, del 14 giugno 2021, che considera che questa certificazione verde non possa diventare uno strumento di discriminazione e di obbligo per chi non può o non vuole vaccinarsi. Il Presidente del Consiglio Mario Draghi e il Governo, sotto i suoi occhi, con misure introdotte con il pretesto dell’emergenza sanitaria (decreto-legge 105/2021 e decreto-legge 111/2021), oggi hanno privato cittadini sani (quindi non discriminabili per motivi afferenti alla sfera della salute) dei propri diritti costituzionali (il diritto al lavoro, alla mobilità, all’istruzione) per costringerli a sottoporsi ad una vaccinazione che non ha seguito le normali fasi di sperimentazione e, perciò, è stata autorizzata dall’EMA solo in via transitoria.

 

La strada del ricorso alle vaccinazioni di massa, finora, ovunque sia stata percorsa ha dato esiti per nulla confortanti riguardo al contagio, perché è ampiamente dimostrato che anche i vaccinati si contagiano e possono contagiare, rendendo illogica una discriminazione che si basi sul vaccino (su tutti, Regno Unito e Israele). L’unica alternativa ai sieri, ossia il ricorso ai tamponi oro-rino-faringei ogni 48 ore per ottenere il Green Pass, oltre ad essere una pratica invasiva, non è accessibile a tutti, per cui i lavoratori con basso reddito e gli studenti universitari, per accedere ai luoghi di lavoro o studio, sono di fatto obbligati a vaccinarsi, non potendosi permettere di pagare i tamponi. Al contrario i vaccini sono offerti a tutti in modo gratuito (in violazione del principio di uguaglianza sostanziale di cui art. 3, co. 2, della Costituzione). In questo modo, si è introdotto surrettiziamente un obbligo, senza tuttavia che lo Stato se ne assuma alcuna responsabilità – giuridica e politica – diretta. Questo avviene mentre si trascurano colpevolmente i test salivari, che con uno sforzo logistico serio meriterebbero di diventare lo standard per il tracciamento, anche per via del costo di gran lunga inferiore a quello degli altri tamponi e per la loro accuratezza e non invasività.

 

Oggi esistono protocolli di cure alternative autorizzate dal Ministero della Salute (anticorpi monoclonali) e altri sono disponibili presso istituti di ricerca accreditati come l‘Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani, per cui interventi mirati e tempestivi anche in telemedicina possono scongiurare ospedalizzazioni, terapie intensive e anche decessi, anche nei casi di infezione più severa. Per questo motivo le misure messe in campo dal governo italiano sono oggettivamente ingiustificabili. In Italia, le circolari del Ministero della salute prescrivono il vaccino a tutti, indistintamente, dai 12 anni in su, senza riguardo allo stato di salute dei singoli e al rapporto rischi/benefici per ciascuno, misurato a livello individuale. Le strategie di contrasto alla diffusione del Covid-19 da parte del Governo sono dettate dalla scelta, unicamente politica, di non investire nella medicina del territorio e nella sanità pubblica, che potrebbero offrire efficaci e sicuri strumenti per contrastare la diffusione e la severità degli effetti del virus, ma di affidare la salute di tutti i cittadini italiani a prodotti messi in circolazione da case farmaceutiche multinazionali con un limitatissimo margine di sperimentazione (sperimentazione a breve termine sui ratti, a medio/lungo termine inesistente).

 

I decreti-legge 105 del 2021 e 111 del 2021, costituiscono una strategia politica e legislativa per piegare il libero consenso di cittadini diversamente orientati attraverso l’imposizione di restrizioni e limitazioni sistematiche soprattutto rispetto all’accesso ai luoghi di lavoro o di studio, cosa che va a comprimere il godimento di diritti di primario valore costituzionale. Il pretesto è quello di preservare la popolazione dai contagi. Tuttavia “vaccini” anti Covid-19 sono dei prodotti commerciali, che, per stessa descrizione dei fogli illustrativi approvati da AiFa, non immunizzano e non preservano dai contagi, quindi non possono essere considerati quale presidio sociale ed economico che meriti di essere imposto, calpestando l’esercizio del consenso libero e informato previsto dall’art. 5 della Convenzione di Oviedo e dall’art. 3 della Carta di Nizza. C’è letteratura scientifica, oltretutto, che indica i vaccinati quali possibili serbatoi di varianti resistenti ai vaccini stessi e, come stiamo appurando dai dati, neanche immuni dal rischio di ospedalizzazioni, terapie intensive e, finanche, decessi. Una comunicazione istituzionale gravemente omissiva, invece, definisce in modo fallace la popolazione vaccinata come “immunizzata”, i vaccini come “efficaci e sicuri” e li promuove con tecniche che si addicono più al marketing commerciale che a prodotti farmaceutici, per cui anche la pubblicità deve contenere dei cenni agli effetti collaterali.

Dal Governo, invece, vengono promossi eventi pubblici a carattere mondano (definiti “Open day” o “Open night”), in cui si vaccinano migliaia di giovani, con pratiche sbrigative, senza accurata anamnesi. Così ha trovato la morte la diciottenne ligure Camilla Canepa, deceduta a giugno scorso a sedici giorni dalla vaccinazione avvenuta proprio in occasione di un cosiddetto “Open day”. È dimostrabile che il Green Pass italiano rechi misure palesemente in contrasto con la tutela della salute pubblica, conferendo una patente legale di immunità a tempo determinato in favore di chi scientificamente immune non è, potendo esser infettato e infettare a sua volta. Lei sa benissimo che questo vaccino rappresenta uno strumento che, dal punto di vista clinico e sociale, non garantisce l’immunità di gregge, non tutela gli immunodepressi e il Green Pass, se non abbinato a misure che concorrano a ridurre la circolazione del virus (che non esistono, per esempio, nelle scuole), rischia al contrario, di agevolarlo!

 

Difatti, il Green Pass non viene sospeso laddove il detentore sia positivo al virus e il dispositivo non risulti scaduto. Usufruendo di quel dispositivo, pertanto, un cittadino positivo al COVID-19 può ancora circolare liberamente, frequentare luoghi di lavoro, mezzi di trasporto, ed è anche incentivato ad eludere la quarantena, dato che tale periodo non risulta più retribuito. É sufficiente comparare i dati dei contagi risalenti all’estate scorsa (senza vaccino e senza Green Pass) e quelli di quest’estate per comprendere quanto sia stata fallimentare, finora, questa strategia di contrasto. Eppure la si avalla con ostinazione preoccupante, seguendo a ruota quelli che hanno già fallito. Questo dispositivo (il Green Pass), che non serve a contenere contagi, non tutela i cittadini, non serve a salvare vite umane, non trova fondata giustificazione in alcuna fonte del diritto – nonostante su tutti i media nazionali, pagati dai contribuenti (con una vera e propria campagna promozionale per la somministrazione dei vaccini), si tenti di convincere l’opinione pubblica del contrario – non scongiura né ospedalizzazioni, né terapie intensive, né decessi, anche per gli eventi avversi numericamente e qualitativamente importanti, non è un dispositivo sanitario ma uno strumento di discriminazione politica di cui questo Governo, da Lei sostenuto, ha abusato e sta abusando certamente.

 

Gli effetti collaterali ai vaccini, per giunta, sono tutt’altro che trascurabili! Infatti, il rapporto del 28 agosto 2021 di EudraVigilance, un database sulle reazioni avverse dell’Agenzia europea per i medicinali, riporta che il vaccino contro il Covid-19 ha causato (nei 27 Paesi dell’Unione) 23.252 morti e 2.189.537 danneggiati, di cui la metà in modo grave. Il tutto avviene in un contesto di farmacovigilanza passiva, che porta inevitabilmente a numeri sottostimati. Mentre i contratti tra Stato e case produttrici sono secretati, la gente muore e si ammala anche di vaccino, ma il bollettino istituzionale e televisivo mostra solo i dati dei positivi, ricoverati e deceduti di Covid. Chi non intende praticare il vaccino sulla propria persona viene liquidato come “NoVax” ed esposto alla pubblica gogna come strenuo difensore della libertà individuale a discapito di quella collettiva. Questa falsa e offensiva narrazione messa in circolazione proprio per non offrire informazioni sul reale funzionamento e sui limiti evidenti di questi prodotti (da trattare come tutti i farmaci in una logica rischi/benefici in cui deve contestualizzarsi il consenso libero e informato dell’individuo), nonché sui loro effetti avversi, sta provocando gravi disagi sociali e rischia di sfociare in reazioni border line. Di queste reazioni ognuno si deve assumere la sua quota di responsabilità, Lei incluso.

 

La comunicazione istituzionale omissiva che si sta praticando, basata unicamente sulla suggestione, è ampia parte in causa nella sfiducia da parte dei cittadini nei sieri. La tecnica della propaganda, del terrore e della coercizione, non funziona di fronte alle controindicazioni di questa pratica vaccinale sulle singole persone, sulla quale permangono molte opacità. Si sta assistendo ad un vero e proprio rastrellamento di tutta la popolazione che può essere costretta tramite ricatto economico (sospensione dal lavoro) o accesso a luoghi di interesse o di studio (palestre, università) a fare il vaccino senza riguardo allo stato di salute di ciascuno. Ci riferiamo a chi ha subito rilevanti effetti avversi alla prima dose e, ciononostante, viene indirizzato alla seconda dose eterologa, oppure a soggetti con valori anticorpali alti, o permanentemente immunizzati per aver contratto il virus che vengono costretti attraverso la compressione dei diritti costituzionali contro ogni letteratura scientifica in materia a praticare una dose di vaccino, nonché a persone con quadri clinici maggiormente compatibili con effetti avversi,   anch’essi indistintamente spinti a praticare il siero, come donne in stato di gravidanza e di allattamento e minori (senza riguardo al fatto che non esista letteratura scientifica sugli effetti a medio/lungo termine), senza alcuna valutazione rischio/beneficio, riserva o prudenza. Mentre sulle misure di contrasto al Covid-19 esistono ormai protocolli terapeutici, sugli effetti avversi e sui fattori di correlazione poco o nulla si sa e trapela. Tutto ciò contribuisce a creare grande sfiducia e diffidenza nell’operato del governo e in Lei che vi si associa.

 

Ci saremmo aspettati che Lei, quale rappresentante dell’unità nazionale, avrebbe tutelato i diritti costituzionali di tutti con imparzialità, che si sarebbe adoperato per proteggere tutti da questa politica sanitaria opaca, sollecitando il Governo a recedere dall’assunzione di posizioni estreme e ingiustificabili per la promozione di questi farmaci attraverso misure antiscientifiche, inutilmente vessatorie e palesemente non atte, nel loro complesso, a tutelare in modo sufficiente ed adeguato la salute pubblica. E lei, signor Presidente, cosa fa? Tutt’al più chiede all’Europa di aggravare il livello di repressione dei diritti, dando sponda ad un Governo che non sta agendo nell’interesse pubblico. Perché questo significato assumono le Sue parole per chi oggi vive nella discriminazione, nella paura di restare senza sostentamento, senza istruzione, senza mobilità e nel terrore di vedere i propri figli emarginati in ogni contesto sociale, se non vuole cedere al ricatto di sottoporli ad un trattamento sanitario sperimentale, per loro di scarsissimo beneficio, ma di elevato rischio.

 

Non Le dicono più nulla il principio di inviolabilità della persona umana (art. 2-27-32 della Costituzione italiana, correlati agli art. 3-34-36-41) e il principio del consenso libero e informato contenuto nella Convenzione di Oviedo (art. 5) e i numerosi principi contenuti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, la cosiddetta “Carta di Nizza” (art. 1-3-4-6-10-11-13-14-15-21-22-31-35-36-4-52-53-54), calpestati senza ritegno? L’aberrazione in cui questa classe politica e dirigente al governo, da cui Lei non ha mai preso, finora, le distanze (tutt’altro!), ha gettato il nostro Paese è tale che il patto sociale condiviso ne risulta gravemente compromesso, tant’è che ognuno si arrangia come può. La propaganda istituzionale ha avvelenato la società italiana, polarizzando le posizioni. Ormai ogni cittadino, compresso nella percezione della propria dignità di persona umana, cerca nelle esperienze dei compagni di sventura una strategia di sopravvivenza. Lei sta avallando in questo momento storico, sostanzialmente, la trasformazione dei cittadini italiani in sudditi e si rende complice di questi gravi atti con estrema freddezza e indifferenza, usando la sua autorevolezza per normalizzare provvedimenti che meriterebbero proprio da parte Sua ben altra reazione.

 

Non si preoccupa minimamente che il Parlamento non sia messo nelle condizioni di legiferare, grazie al ricorso continuo a votazioni di fiducia, che le minoranze non siano rispettate e che non ricevano nemmeno risposte alle interrogazioni, che sostanzialmente vengano ostacolate con la secretazione di atti importanti nel loro compito di vigilanza sull’operato di un Governo, che lavora in modo totalmente autoreferenziale; non si cura che il bicameralismo perfetto non esista che sulla carta, mentre nei fatti la decretazione d’urgenza è divenuta il modo ordinario di legiferare e i decreti-legge vengono emendati solamente in una delle due Camere (mentre l’altra si limita ad un atto di ratifica). Oggi non sussistono più i requisiti di democrazia in questo Paese per considerarci a tutti gli effetti normali cittadini dell’Unione Europea.

 

Ci auguriamo che questa lettera La induca ad una seria riflessione sulle responsabilità connesse al Suo ruolo nel momento più buio della storia della Repubblica Italiana dalla sua istituzione e che utilizzi i Suoi poteri di Presidente della Repubblica e capo dello Stato italiano, garante della Costituzione e rappresentante dell’unità nazionale, per ripristinare quello stato di diritto di cui oggi non si vede più traccia. Rifletta, signor Presidente, la storia non perdona e la verità non potrà rimanere ancora a lungo soffocata dall’oscuramento mediatico e dalla propaganda acquistati con soldi pubblici. Settantatré anni di democrazia non si cancellano a colpi di decreti in pochi mesi.

 

 

Roma, 8 settembre 2021

Sen.ce Bianca Laura GRANATO

Sen. Mattia CRUCIOLI

Sen.ce Luisa ANGRISANI