Momento finale della manifestazione. Nel riquadro, in alto, Maria Grazia Patella. 

 

Un appuntamento fisso ha sempre caratterizzato la vita dei popoli e degli individui. Per i pellegrini mussulmani visitare almeno una volta la Mecca è un obbligo. Lo stesso vale per i pellegrini indù che a Varanasi s’immergono nelle sacre acque del fiume Gange. Dall’altro capo del mondo, Il grande Cacicco peruviano Tùpac Amaru aveva un appuntamento fisso con il Dio sole Wiracocha a Cusco. Del resto, ognuno di noi ha degli appuntamenti fissi legati alla religione o agli anniversari di amici e familiari. Ebbene, anche nel mondo della lirica si è creato nel tempo un appuntamento fisso. E non parlo della prima della Scala o dell’apertura estiva di Caracalla a Roma. Questi appuntamenti, più che fissi sono occasioni di incontri, di presenze istituzionali, di mondanità.

 

L’appuntamento fisso è, invece, qualcosa che ti entra dentro, che piano piano senti tuo, che ti fa respirare un’atmosfera magica dalla quale non puoi più prescindere. Tutto ciò per trent’anni è avvenuto a Oderzo, suggestiva località in Provincia di Treviso. Ma cosa aveva di così speciale (purtroppo, ormai dobbiamo parlare del passato) questa manifestazione conosciuta come Opera in Piazza?

 

Gli ingredienti, probabilmente,  sono stati essenzialmente tre. Il primo riguarda l’amalgama tra la più originale concezione architettonica italiana (la famosa Piazza) con la nostra massima espressione musicale: la lirica. La seconda riguarda il carattere internazionale della manifestazione: la stretta collaborazione tra la città di Oderzo e il Teatro Sloveno di Maribor (uno dei più prestigiosi di tutta l’Europa orientale) ha tolto ogni carattere provinciale alla manifestazione. Infatti, tutti gli anni d’estate sono arrivati numerosi appassionati della lirica da diversi Paesi (Germania, Austria, e perfino da località americane e asiatiche) che oltre ad ammirare  cantanti lirici di livello mondiale, hanno potuto godere dell’ospitalità, della tradizione, della grande storia che caratterizza quel territorio.

 

Ma arriviamo al terzo ingrediente. Il fattore umano. Ebbene la piena riuscita di questa manifestazione lo si deve soprattutto a una famiglia. Parlo del grande tenore Miro Solman, che quando era necessario si rimboccava le maniche per aiutare gli operai a costruire le gradinate, ma che con il suo prestigio e conoscenze è riuscito a ‘rubare per una sera’ tanti colleghi che in quel periodo si esibivano nei più grandi teatri del mondo; poi, c’è la moglie Maria Grazia, che ha un nome che dice tutto. La sua grazia, il suo modo di parlare e di approcciarsi, non solo ha incantato il pubblico ma è riuscito a risolvere spesso problematiche al limite dell’impossibile. Infine, c’è Miro junior, il figlio, che non solo parla cinese alla perfezione (ma questo è un particolare che non c’entra) ma che ha ereditato la forza creativa del padre insieme al gusto per il bello e raffinato della madre. Senza esagerare, credo che al prossimo Presidente della Repubblica andrebbe assolutamente suggerito di dare il cavalierato a questa famiglia che esprime integralmente la grande forza e inventiva tipica degli italiani.

 

Ebbene, il 13 novembre 2021, con una grande serata di gala, si è conclusa questa affascinante avventura trentennale. Certo, questi anni non si sono caratterizzati solo da rose e fiori. Come tutti i promotori culturali, anche i  folli  Miro e Maria Grazia hanno dovuto combattere quasi quotidianamente con le meschinità, i salti a ostacoli e tutta quella pletora di invidiosi e cortigiani che il buon Verdi non ha mancato di definire vil razza dannata. In compenso c’è stato un incredibile sostegno da parte della gente e degli sponsor. Personalmente non ho potuto partecipare alla serata conclusiva. Bugia. Non me la sono sentita di andare perché ero troppo dispiaciuto. Per anni Opera in Piazza è stato un mio appuntamento fisso. Quindi, nessuna critica finale? No, qualcosa c’è. A mio avviso, il crudele destino ha impedito agli organizzatori di collocare la ciliegina sulla torta. Mi spiego.

 

Alla serata conclusiva è mancata la voce e la presenza fisica del compianto Giuseppe Di Stefano, forse la voce più bella e calda della storia della lirica. È vero Di Stefano ha visitato Opera in Piazza poco prima di essere stato vittima di un tragico e fatale incidente in Africa. È vero che Oderzo gli ha dedicato un busto inaugurato dal grande e famoso tenore José Carreras.  Ma se c’era Pippo, altro che ciliegina: nell’ultima serata Opera in Piazza  avrebbe sicuramente raggiunto l’apoteosi.

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ORCHESTRA DEL TEATRO NAZIONALE DELL’OPERA DI MARIBOR

Direttore: Simon Krecˇicˇ

Soprano lirico spinto Rebeka Lokar

Soprano lirico Sabina Cvilak

Soprano di coloratura Petya Ivanova

Soprano lirico Andreja Zakonjsek

Soprano di collatura Valentina Cuden

Mezzo soprano Petkova Irena

Tenore Martin Susnik

Tenore Alessandro Lanzi

Baritono Jaki Jurgec

Associazione Oder Atto II

Hanno contribuito al successo della manifestazione: Protezione Civile,Associazione Carabinieri in congedo di Oderzo e Gorgo al Monticano, Associazione Amici del Marconi, Volontari Associazione Oder Atto II, Monsignor Pier Paolo Bazzichetto, Genesio Setten, Renato Prosdocimo, Palmino Greguol, Onella Bazzichetto, Luigi Buoro, Stefano Sanzovo, Luigino Rizzato, Paolo Cancian, Paolo Sartorello, Massimo Bagolin, Remo e Renza Paro, Graziano Miotto, Giulio Casonato. Un affettuoso ricordo è stato dedicato anche a Bepi e Luciano. Nel corso degli anni sono stati presenti numerosi personaggi dello spettacolo e della cultura: da Simonetta Puccini a Pippo Baudo, da Carla Fracci a José Carreras, Adua Pavarotti, ecc.

Servizio in video: Gianni Trucolo

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Due Testimonianze storiche

Opera in Piazza raccontata da Maria Grazia Patella

Turandot 19 luglio 2016