( Foto – Nur Sultan – Capitale del Kazakistan) – Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL e del Circuito delle 100 Radio, sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di cinque Paesi che si sono astenuti (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si trova a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato  e solo 5si sono opposti alla condanna.

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KAZAKISTAN

Molti osservatori politici erano convinti che il Kazakistan avrebbe votato all’ONU come la Bielorussia per quanto riguarda la mozione di condanna della Russia per l’aggressione all’Ucraina. Ma non è stato così. Il Kazakistan ha deciso di astenersi. Come mai?

Ex Repubblica dell’Unione Sovietica, il Kazakistan è stato l’ultimo Paese a dichiarare l’indipendenza in occasione dello scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991. Governata per 29 anni con il pugno di ferro da Nusultan Nazarbayev, il Kazakistan è sempre stato un fedelissimo alleato della Russia che è anche il suo maggiore partner d’acquisto. Nel 2019, a seguito di una serie di rivolte,  a Nazarbayev è subentrato il nuovo Presidente Kassim Toqaev. Il problema èche il Paese è andato gradualmente incontro a una crescente crisi economica che ha fatto scoppiare nel 2022 accesi scontri popolari con assalti ai palazzi di Governo. Sul piano internazionale, comunque, il Kazakistan ha cominciato ad allargare i suoi rapporti politici ed economici.

Oltre ad aderire all’OSCE, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione economica, il Kazakistan ha stabilito nuovi rapporti con gli Stati Uniti, con la Cina e con l’Unione Europea, arrivando a firmare accordi militari non solo con la Russia ma anche con gli Stati Uniti. E questo spiega in buona parte la recente scelta di astenersi all’ONU in occasione della votazione sull’Ucraina. 

MOZAMBICO

Il Mozambico si è astenuto all’ONU in occasione della votazione sulla condanna della Russia per l’aggressione all’Ucraina. Dal 2017 il Paese si trova in una fase molto turbolenta soprattutto nella provincia settentrionale di Cabo Delgado. Secondo l’UNHCR, l’Agenzia ONU per i rifugiati, una serie di attacchi da parte di gruppi legati ad Al Shabab ha costretto alla fuga negli ultimi cinque anni oltre 300mila persone che altrimenti sarebbero state uccise, decapitate, violentate o arruolate forzatamente.

Localizzato nel sud del Continente africano, affacciato sull’Oceano indiano, ex colonia portoghese, il Mozambico per molti anni è stata una ricercata meta turistica. Attualmente il Paese è guidato dal PresidenteFilipe Nyusi, espressione del Frelimo, il partito al potere praticamente da sempre.

Al Mozambico non mancano le risorse e le materie prime. Tra l’altro detiene la seconda riserva di gas dell’Africa. Il problema è che il cattivo utilizzo dei queste ricchezze, sta alimentando un crescente consenso ribelli da parte della popolazione più povera, sfruttata e stanca della dilagante corruzione. Ad acuire le tensioni contribuisce anche il grande progetto di estrazione di gas naturale nella penisola di Afungi, gestito dal gruppo francese Total ma che attualmente è sospeso proprio per motivi di sicurezza.

In ogni caso il Mozambico aspira a diventare una specie diAbu Dhabi o Qatar, data l’esigenza dell’Unione Europea di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento a causa della guerra in Ucraina. Questo spiega perché nella Capitale Maputo il Governo cerca di mantenersi super partes nel conflitto. Per gran parte dell’élite, importante è vendere e arricchirsi velocemente senza troppepreoccupazioni per la dilagante povertà che affligge il Paese.

ANGOLA

Come molti Paesi Africani anche l’Angola si è astenuta all’ONU in occasione del voto di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. Ex colonia portoghese, con una popolazione di poco superiore ai 30 milioni di abitanti, l’Angola ha ottenuto l’indipendenza dal Portogallo nel1975. Da quel momento è nata la Repubblica di ‘Angola, uno Stato multietnico inizialmente di ispirazione marxista. 

Per 38 anni il Paese è stato governato da Eduardo dos Santos, la cui figlia viene considerata la donna più ricca dell’Africa ma che ora deve rispondere dell’accusa di aver sottratto centinaia di milioni di dollari dalle casse dello Stato.  Dopo una lunga guerra civile che ha causato la morte di 500mila persone, nel 2002 i tre gruppi combattenti in Angola hanno siglato la Pace. Parliamo del Movimento Popolare di liberazione, sostenuto a suo tempodall’Unione Sovietica e da Cuba, dell’Unione Nazionale per l’Indipendenza, sostenuto da Stati Uniti e Sudafrica e del Fronte di Liberazione Nazionale. Da quel momento l’Angola è una nazione multipartitica guidata dal Presidente Joao Lourenço. 

Da sottolineare che l’Angola è un Paese ricco di riserveminerali, di diamanti e di petrolio, anche se i beneficiari di questa ricchezza sonouna ristrettissima parte della popolazione. Sul piano internazionale l’Angola è membro associato dell’Unione Europea. Tra le diverse aziende straniere che operano nel Paese figura anche l’italiana ENI, che recentemente ha annunciato la scoperta un nuovo campo di estrazione a Ndungu che potrebbe consentire l’estrazione fino a un miliardo di barili di petrolio. Per la cronaca, a seguito della crisi ucraina il Ministrodegli esteri Luigi Maio, accompagnato dall’Amministratore delegato dell’ENI Claudio Descalzi, ha visitato l’Angola alla ricerca di nuove forniture per affrancarsi dal petrolio russo. È chiaro che in questo nuovo clima l’Angola non poteva certamente inimicarsi i partners occidentali con un voto all’ONU favorevole all’ex alleato Russo.

CONGO

In occasione del voto all’ONU sulla condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina, la Repubblica Democratica del Congo si è astenuta. Ma vediamo come si è arrivati a questa decisione. Innanzitutto, appare opportuno ricordare la drammatica situazione in cui si trova il Paese e che ha avuto un ampio risalto sulla stampa italiana a seguito della brutale uccisione a Goma dell’ ambasciatore italiano Luca Attanasio nel 2021. 

In quella circostanza sono stati messi in risalto i gravi contrasti che attanagliano il Congo. Innanzitutto, permane da molti anni, soprattutto nella parte est, una forte instabilità politica con continui assalti di miliziani e oppositori al Governo; la capitale Kinshasa, poi, rimane una delle città meno vivibili del mondo; moltissimi giovani disoccupati fanno largo uso del bombé, una droga pericolosissima che trasforma le persone in veri zombi.

Sul piano economico, poi, la classe media è praticamente inesistente. Inoltre, rimane insoluto il problema dello sfruttamento minorile del traffico di esseri umani e dell’inaudita violenza sulle donne. Infine, bisogna fare i conti con una dilagante e consistente corruzione. Detto tutto ciò, il Congo rimane sempre il grande regno dei diamanti, dell’oro e del coltan, anche se 60 milioni di cittadini continuano a vivere  con meno di due dollari al giorno.

L’attuale presidente Felix Tshisekedi per ridurre questi tragici squilibri conta molto sulla collaborazione delle grandi potenze: Cina, Stati Uniti, India e Russia. E quindi non vuole e non può scontentare nessuno. Ecco perché ha preferito astenersi all’ONU in occasione del voto sul caso Russia-Ucraina. 

SUDAN

In occasione del voto all’Onu sulla condanna della Russia per l’aggressione dell’Ucraina, il Sudan si è astenuto. Vediamo il perché. Fin dall’indipendenza dal Regno Unito nel 1956 il Sudan ha vissuto in uno stato di perenne conflitto tra il nord del Paese (prevalentemente arabo) e il cristiano animista sud, ricco di petrolio. Un conflitto che ha provocato ben due guerre civili durate complessivamente 22 anni.

Nel 2011 il sud del Paese è riuscito a diventare indipendente con il nome di Sud Sudan, ma questo non ha portato la pace nel nord.  L’ultimo cambio traumatico nel Sudan è avvenuto il 25 ottobre del 2021 ad opera dei militari guidati dal generale Al Burhan. In quella occasione è stato imprigionato il primo ministro Abdallah Hamdok che successivamente si è accordato con i militari rioccupando il precedente incarico. Ma nel gennaio del 2022 ha rassegnato le dimissioni e così il Paese è tornato in mano ai militari.  

Nel frattempo, ci sono state numerose manifestazioni popolari per le vie della capitale Khartoum e altre località, che hanno sfidato apertamente la violenta repressione delle forze di sicurezza. 

Va riconosciuto, comunque, che nonostante il caos politico il Sudan negli ultimi anni è riuscito ugualmente a fare dei progressi sul piano dei diritti civili abolendo, ad esempio, le mutilazioni dei genitali femminili, la pena di morte per gli omosessuali e per l’apostasia, nonché il divieto per i non musulmani di consumare alcolici. Inoltre, è stato abolito l’obbligo del velo per le donne e la fustigazione pubblica.

Ma ora è arrivata la crisi dell’Ucraina che ha messo letteralmente in ginocchio il Sudan: dalla Russia e dall’Ucraina non arrivano più rispettivamente l’80% e il 7% delle importazioni di grano.  In più il Sudan sta affrontando una siccità estrema, con un quarto della popolazione che patisce la fame. Ebbene, in queste condizioni il Sudan non poteva proprio scegliere da quale parte stare nel conflitto tra Russia e Ucraina.

Puntate precedenti

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n. 3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia          _________________________________________________________________________________

* REA International fa riferimento alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e al Circuito delle 100 Radio                                                                                                                                                                  Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma