( Foto: Vientiane – Capitale del Laos) – Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL e del Circuito delle 100 Radio, sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di cinque Paesi che si sono astenuti (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si trova a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato  e solo 5 si sono opposti alla condanna.

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LAOS

Nell’ambito del conflitto Ucraina Russia il Laos ha deciso di astenersi. In pratica, si è comportato come la confinante Cina, con la quale il Laos mantiene un rapporto spesso ambivalente. Un piccolo esempio è rappresentato da ciò che è avvenuto dopo che i cinesi avevano deciso di porre un freno ai bitcoin.

Immediatamente il Laos ha dimostrato, al contrario, la più ampia disponibilità verso le cripto valute attraverso le quali intende, tra le altre cose, finanziare lo sfruttamento delle enormi risorse idroelettriche alimentate da 73 impianti sul fiume Mekong. Questa disponibilità ha aumentato l’interesse per il Paese da parte degli imprenditori esteri, attirati anche dai bassi costi sia degli immobili, sia della manodopera. Ma facciamo un passo indietro nella storia.

Con poco più di 7 milioni di abitanti,  il Laos è diventato indipendente dalla Francia

nel 1949. Durante la guerra intrapresa dagli Stati Uniti con il confinante Vietnam (1955-1975), il Laos è stato sottoposto a un massiccio bombardamento americano, fatto anche con le micidiali bombe a grappolo. Tutto ciò non ha impedito che anche in occasione di quel terribile conflitto il Laos si mantenesse neutrale.

Dopodiché,  per molti anni l’economia laotiana si è basata essenzialmente sugli investimenti dei Paesi limitrofi, Cina, Vietnam e Tailandia. Circa la metà del Pil veniva determinato da un’agricoltura di sussistenza. Ma ora qualcosa sta cambiando. Attraverso una significativa apertura del mercato il regime monopartitico laotiano sta cercando di attirare investimenti esteri da tutto il mondo, soprattutto nel campo dell’estrazione di carbone, oro, bauxite, stagno, rame e altri metalli preziosi. Inoltre, si assiste a una importante crescita del turismo internazionale, sempre più interessato ai famosi siti archeologici. Infine, va registrato che questa apertura trova un sostegno convinto da parte del Fondo Monetario Internazionale e dell’Asian Development Bank.

Ebbene, nell’ambito di questo nuovo clima è abbastanza comprensibile che nella capitale Vientiane sia stato ritenuto saggio mantenersi neutrali rispetto al conflitto russo-ucraino.

KIRGHIZISTAN

Il Kirghizistan in occasione del voto all’ONU sul conflitto russo-ucraino si è astenuto. Parliamo di una delle ex repubbliche sovietiche confinante con la Cina.  Poco conosciuto in occidente, questo Paese, diciamolo pure, dalla pronuncia un po’ complicata, ha una storia politica molto complessa.

Basti ricordare che ultimamente ha avuto ben tre Presidenti su quattro rimossi da rivolte popolari. Attualmente l’uomo forte è il Presidente nazionalista Sadyr Japarov del partito Mekenchil: cioè, Patriota.

Anche la storia personale di Japarov è assai convulsa. Orfano e dopo aver perso un figlio,  per 3 anni è stato in prigione per aver rapito per motivi politici un funzionario pubblico. Però nel gennaio del 2021, Japarov ha ottenuto una vittoria schiacciante soprattutto nelle regioni rurali del Paese.

Precedentemente, nel 2005, scoppiarono violente proteste contro il Presidente Askar Akyev: fu la cosiddetta rivoluzione dei tulipani. Queste rivolte nel 2010 hanno portato alla presidenza una donna: Roza Otunbayeva, rimasta in carica per soli 6 mesi.

Con una popolazione di poco superiore ai 5,3 milioni di abitanti, per oltre il 70% formata da uzbechi, il Paese è ben inserito in tutti gli organismi internazionali. Alcune controversie determinate da confini non ben definiti, rimane con il Tagikistan (per l’accesso alle infrastrutture idriche) e con l’Uzbekistan. 

L’economia del Kirghizistan è basata essenzialmente sull’agricoltura e sull’estrazione di alcune materie prime, nonché sulle rimesse dei lavoratori all’estero, molti, purtroppo, in Ucraina, con tutte le conseguenze del caso.  

La scelta neutrale del Kirghizistan all’ONU ha destato qualche sorpresa soprattutto dopo che il Presidente Japarov aveva affermato che l’ingresso di truppe russe nel Donbass sarebbe stato una misura necessaria per “proteggere quella pacifica popolazione”. A bilanciare questa posizione pro-Russia permane, tuttavia, la volontà  del Kirghizistan di caratterizzare sempre di più l’identità nazionale nonché la permanenza di alcuni timori per l’espansionismo russo. 

ZIMBABWE

Lo Zimbabwe, ex Rodesia, si è astenuto in occasione del voto all’ONU sulla richiesta di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. Questo bellissimo Paese, molto ricercato dagli amanti della natura, purtroppo da molti anni è colpito da una profonda crisi economica fatta da una disoccupazione di massa, da un’inflazione completamente fuori controllo e da una grave instabilità politica. Ma facciamo un passo indietro.

Colonizzato verso la fine del XIX secolo dall’imprenditore britannico Cecil Rodhes,  lo Zimbabwe, insieme al Sud Africa, ha rappresentato un tipico  esempio della nefasta politica di apartheid condotta dal primo ministro bianco Yan Smith. 

Nel 1980 è arrivata  l’indipendenza ed è salito al potere Robert Mugabe, rimasto al vertice del Paese, pensate, fino al 2017.  Durante questi anni lo Zimbabwe  ha conosciuto l’accesa rivalità tra le etnie ZANU e ZAPU e una dura repressione da parte delle forze dell’ordine. Inoltre, ha dovuto confrontarsi con la drammatica situazione determinata dalla pandemia del Covid e dal flagello dell’AIDS.

Sul piano internazionale lo Zimbabwe è entrato in un profondo contrasto con la Gran Bretagna, a seguito della riforma agraria del 2000 che ha avviato una violenta espropriazione delle terre a danno dei proprietari bianchi. Questa politica non è stata condivisa nemmeno dai Paesi africani limitrofi.

Nel novembre del 2017 è salito al potere Emmerson Mnangagwa eletto nel 2018 con il 50,6% dei voti. Il nuovo Presidente ha mantenuto ottime relazioni con la Cina e la Russia che, tra l’altro, aveva sostenuto, a suo tempo, la lotta anti-colonialista e anti britannica. Entrambi questi Paesi hanno fatto dei grossi investimenti nello Zimbabwe che, a sua volta,  è dipendente per il 50% dal grano russo. Ecco perché all’ONU lo Zimbabwe ha voluto mantenersi come minimo neutrale rispetto al conflitto russo-ucraino, così come si è comportato anche la Cina.

BURUNDI

Il Burundi si è astenuto all’ONU sul voto di condanna dell’invasione russa in Ucraina. Situata in Africa nella zona dei grandi laghi, il Burundi è diventato indipendente dal Belgio nel 1962.

Sul piano economico, oltre all’agricoltura il Burundi ha registrato una moderata crescita del turismo che ha come meta principale le savane. Sfortunatamente questo comparto è entrato in crisi a seguito della pandemia. Inoltre, ci sono consistenti problemi di siccità.

In passato il Burundi faceva parte dell’Africa Orientale Tedesca. Dopo la prima guerra mondiale il territorio venne affidato ai belgi. In seguito, il Paese dovette confrontarsi con una serie di contrasti interni tra le varie etnie. Questi conflitti portarono nel 1972 a uno dei più tragici genocidi avvenuti in Africa ad opera dei tutsi: solo in quella occasione furono uccisi oltre 400mila hutu e più di 500mila dovettero scappare. Dopo questa strage seguirono una serie di colpi di stato e assassini politici.

L’ultimo ma fallito tentativo di colpo di stato è avvenuto nel 2015 con l’obiettivo di deporre il presidente Nkurunziza. L’attuale Presidente è l’ex militare Évariste Ndayishimiye, di etnia Hutu salito al potere nel 2020.

Le sfide che il Presidente ha davanti sono impressionanti, cominciando dalla povertà endemica (il Burundi è decisamente uno dei Paesi più poveri del mondo). Questi problemi sono aggravati da un’insicurezza molto diffusa, sia in città che in campagna avvengono continuamente atti terroristici e sequestri, mentre l’assistenza medica è a dir poco precaria.

In queste condizioni il Burundi ha preferito adeguarsi al voto espresso all’ONU da altri 15 Paesi africani sul conflitto tra la Russia e l’Ucraina: semplicemente astenendosi.

MADAGASCAR

Il Madagascar si è astenuto all’ONU in occasione del voto sulla crisi russo-ucraina. Una scelta per certi versi prevedibile, ma facciamo prima un passo indietro nella storia,  ricordando con simpatia che molte delle persone anziane probabilmente hanno imparato a conoscere l’esistenza del Madagascar leggendo da bambini le avventure di Zio Paperone di Walt Disney che aveva depositato le sue ricchezze in questa splendida isola africana.

Ex protettorato francese, durante la seconda guerra mondiale truppe malgasce hanno combattuto in Francia, Siria e Marocco. L’indipendenza è arrivata solo nel 1960. Da quel momento, per molti anni, il Madagascar si è attestato su una politica filo Sovietica, con un partito unico e un severo controllo sulla stampa.  

Le prime elezioni libere furono indette nel 1993. Per diverso tempo i due uomini forti del Paese e che si alternavano  al potere, furono Eran Ratsiraka e Marc Ravalomanana.

Nel 2009  avvenne l’ennesimo colpo di Stato che ha portato alla presidenza Andry Rajoelina: un atto di forza condannato da tutte le organizzazioni internazionali, tra cui l’Unione Europea, l’Unione Africana e l’Onu.

Facendo ora un salto in avanti, arriviamo al gennaio del 2019, quando Rajoelina, questa volta attraverso libere elezioni, è riuscito a diventare nuovamente Presidente del Madagascar. Eppure, ancora una volta la situazione sembrava di precipitare quando venne scoperto un piano per assassinarlo al quale hanno partecipato funzionari dell’esercito e agenti di polizia. 

Sul piano internazionale il Madagascar ha mantenuto nell’ultimo periodo una posizione abbastanza defilata. Ed è ciò che è avvenuto con la crisi russo-ucraina. “Noi malgasci” ha spiegato il primo ministro  Christian Ntsay “abbiamo scelto di lavorare con tutti i Paesi. Non siamo più uno Stato che si schiera da una sola parte. Il mondo è in difficoltà, a causa di questa situazione tra Russia e Ucraina. La nostra politica in Madagascar”, ha aggiunto Ntsay “è quella di cooperare con tutti i Paesi, siano quelli occidentali, sia la Russia”.

Puntate precedenti

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n.3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia 

Puntata n.4  (http://puntocontinenti.it/?p=19986) – Kasakistan, Mozambico, Angola, Congo e Sudan

Puntata n.5 ( http://puntocontinenti.it/?p=20025) – El Salvador, Mali, Armenia, Uganda

Puntata n.6 (http://puntocontinenti.it/?p=20064) – Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Sud Sudan e

Tanzania.  

REA International fa riferimento alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e al Circuito delle 100 Radio                                                                                                                                                              Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma

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