(Foto: Santiago del Cile, Cile) – Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL e del Circuito delle 100 Radio, sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di cinque Paesi che hanno condannato la Russia (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si può trovare a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato e solo 5 si sono opposti alla condanna. 

CILE

Parliamo del Cile, il  Paese sudamericano stretto e lungo 6mila chilometri affacciato sull’Oceano Pacifico. Si tratta indubbiamente di una delle Nazioni culturalmente ed economicamente  più sviluppate dell’intera America Latina.

Presto i cileni verranno chiamati ad approvare una nuova costituzione. Ma questa non è l’unica novità. Dall’11 marzo del 2022 c’è un nuovo Presidente: Gabriel Boric, il Capo di Stato più giovane della storia del Cile (è nato nel 1986). Ma facciamo un passo indietro.

Scoperto nel 1520 dall’esploratore portoghese Ferdinando Magellano,  il Cile è stato colonizzato dagli spagnoli a partire dal 1535. L’indipendenza è stata raggiunta tre secoli dopo, nel 1818 con la battaglia decisiva di Maipù.

Nel corso del XIX secolo l’economia cilena è crescita sensibilmente, grazie alla scoperta dello Zinco e all’importanza assunta dal porto di Valparaíso.

Dopo la seconda guerra mondiale in Cile si sono alternati momenti di sostanziale crescita con altri di forte instabilità politica. Il più drammatico è avvenuto l’11 settembre del 1973 a seguito del colpo di stato militare che ha destituito il Presidente Salvador Allende da parte del generale Augusto Pinochet.

Da quel momento ha preso avvio una delle più feroci dittature dell’America Latina, finita solo nel 1990, e che ha comportato l’uccisione e la scomparsa di oltre 30mila persone.

Dopo la caduta di Pinochet, il Cile è stato governato per vent’anni da partiti di centro-sinistra che avviarono diverse riforme sociali. Nel 2010 venne eletto Sebastian Pinera del cento destra, che riuscì a rilanciare economicamente il Cile finendo però sotto indagine per presunte irregolarità nella vendita dell’azienda mineraria Dominga.

Tornando all’attuale Presidente Gabriel Boric, il suo programma punta molto sulla riduzione dei forti squilibri sociali: come in molti Paesi, anche in Cile l’1% più ricco della popolazione concentra nelle proprie mani il 40% del pil.

Per il Cile c’è, comunque, la grande possibilità di sfruttare le diverse  miniere di litio: un bene diventato estremamente prezioso con il boom delle auto elettriche e degli smartphone. Un altro aiuto arriva dall’aumento del prezzo del rame, del quale il Cile è uno dei maggiori esportatori mondiali. 

Per quanto le imprese italiane, ci sono ottime prospettive nei settori delle “smart cities”, dell’innovazione, delle politiche energetiche, dell’ambiente, dell’Università e della ricerca.

COLOMBIA

Parliamo della Colombia, Paese localizzato nell’estremo nord dell’America meridionale.  Il 19 giugno 2022 la Colombia ha voltato pagina. Per la prima volta nella sua storia è arrivato al potere un rappresentante della sinistra: parliamo di Gustavo Petro che al secondo turno ha sconfitto il grande outsider Rodolfo Hernandez, che precedentemente aveva superato il candidato della destra Federico Gutierrez. Con un passato nel gruppo guerrigliero M-19, Petro è già un leader carismatico per la sinistra colombiana e latino americana. Sulle sue scelte e sulla sua impostazione politica in questo momento c’è una grande attesa. Ma facciamo un passo indietro nella storia della Colombia.

Scoperta e conquista dagli spagnoli nel XV secolo, la Colombia è stata la sede del Vicereame della Nuova Granada. L’indipendenza è stata raggiunta nel 1819, grazie alle grandi capacità strategiche del generale Simon Bolivar.  Nasce così la Grande Colombia che all’epoca inglobava anche gli attuali territori di Panama, Venezuela ed Ecuador.

Nel 1932 la Colombia fu coinvolta in un acceso conflitto con il Perù mentre nel 1948 è iniziata una guerra civile strisciante tra Governo, formazioni paramilitari, trafficanti di droga e guerriglia comunista. Le due principali formazioni guerrigliere sono le FARC, Forze Armate Rivoluzionarie e l’Esercito di Liberazione Nazionale.  Per molti anni la Colombia è stata uno dei grandi centri mondiali del traffico della droga anche se oggi la situazione è molto cambiata.

I comparti economici che contribuiscono maggiormente allo sviluppo del Paese sono i settori energetico, minerario, edile, manifatturiero e agricolo.  

Con il suo Piano Nazionale di Sviluppo l’ex Presidente Ivan Duque aveva introdotto diversi benefici fiscali che hanno favorito gli investimenti esteri e la creazione di nuove imprese.

Per quanto riguarda i rapporti con l’Italia, dal 2010 la Cooperazione italiana considera la Colombia un Paese a medio reddito e, quindi, non più prioritaria sul piano degli aiuti umanitari. Attualmente le principali esportazioni italiane riguardano macchinari, prodotti farmaceutici e chimici, apparati e materiale elettrico. Viceversa, importiamo soprattutto prodotti dell’agricoltura (in primis banane, caffé, frutta tropicale, zucchero), nonché prodotti minerari e metalli.

Il gruppo ENEL è il principale investitore italiano nel Paese, seguito da FIAT, Alfa Romeo, Maserati, Iveco, Aprilia, Salini-Impregilo, Ansaldo e diverse altre aziende di grande prestigio internazionale.

PARAGUAY

Parliamo del Paraguay, Paese sudamericano senza sbocchi sul mare, confinante con Argentina, Brasile e Bolivia.

Recentemente i paraguayani hanno subito un trauma simile a quello vissuto in Italia nel 1992 con l’uccisione dei giudici Falcone e Borsellino. Il 10 maggio del 2022, nell’isola colombiana di Barù, è stato ucciso il procuratore paraguaiano Marcello Peci, particolarmente impegnato nella lotta alla criminalità organizzata e al traffico della droga. Ma facciano un passo indietro nella storia del Paese.

La colonizzazione spagnola del Paraguay è iniziata nel 1537. Per due secoli ci fu una consistente presenza dei gesuiti che, tuttavia, vennero espulsi nel 1767: rappresentavano, infatti, un intralcio allo sfruttamento e alla riduzione in schiavitù degli indios.

L’indipendenza del Paraguay è stata raggiunta il 14 maggio del 1811. Da quel momento iniziò una lunga  fase di instabilità politica ed economica, culminata nella guerra dal 1864 al 1870 alla triplice alleanza fatta da Brasile, Argentina e Uruguay. Un’altra guerra, questa volta contro la Bolivia, si è svolta nel 1930. 

La prima metà del XX secolo è caratterizzata da continui colpi di stato e sommesse popolari, finché non salì al potere nel 1954 il dittatore Alfredo Stroessner,  rimasto al comando per ben trent’anni. Gradualmente il Paese è sprofondato in una grave crisi sociale ed economica, nonché in un crescente isolamento internazionale.

Deposto Stroessner nel 1989, nel 2008 l’ex vescovo Fernando Lugo è riuscito a sconfiggere dopo 61 anni il dominio dei conservatori.

L’attale Presidente è Mario Abdo Benitez, eletto nel 2018. In un certo senso è un ritorno al passato visto che Benitez è il figlio di dell’ex segretario personale di Stroessner.

Sul piano economico, il Paraguay è afflitto da una vastissima economia sommersa. In compenso il Paese può beneficiare di un costo bassissimo dell’elettricità, grazie alla grande centrale idroelettrica di Iataipù. Ciò ha determinato, tra l’altro, un’intensa attività legata alle cripto valute: un’attività che a causa dell’utilizzo di potenti computer richiede un enorme consumo di energia.  

Per quanto riguarda i rapporti con l’Italia, buone prospettive per l’export italiano si presentano nell’ambito delle infrastrutture, delle costruzioni, della produzione di manufatti e dei beni di consumo, molti dei quali indirizzati verso il vicino grande mercato brasiliano. Dal Paraguay importiamo invece soprattutto prodotti agricoli, alimentari, articoli in pelle, prodotti chimici e della metallurgia.

PERÙ

Parliamo del Perù, la patria degli Incas e di altre civiltà precolombiane che si sono distinte per una grande capacità organizzativa, politica e amministrativa. Esattamente il contrario di ciò che avviene oggi.

Dopo la lunga era dell’autoritario Alberto Fujimori, iniziata nel 1990 e finita nel 2000, si sono succeduti in rapida sequenza ben 9 Presidenti: e qualcuno, come Francisco Sagasti, è rimasto al potere per meno di un anno. Una nota curiosa: il contestato Fujimori, autore tra l’altro, di una sterilizzazione forzata della popolazione indigena,  si è dimesso, caso forse unico nella storia, con un semplice fax inviato dal Giappone dove si trovava in missione. 

L’attuale Presidente è Pedro Castillo, in carica dal 28 luglio del 2021 per il partito della sinistra Perù Libre. A dimostrazione dell’attuale instabilità politica, è sufficiente ricordare che da quando è stato eletto, Castillo ha già fatto quattro rimpasti di Governo.

E’ vero che i problemi sul tappeto sono tanti: dal sensibile aumento della povertà dovuta alla pandemia al profondo squilibrio tra città e campagne, dalle continue proteste popolari alla pressante esigenza di una grande riforma agraria e un nuova Costituzione, da una certa ripresa dell’attività dei guerriglieri ai profondi squilibri regionali.

Ma facciamo un passo indietro nella storia. Conquistata dagli spagnoli nel XVI secolo, il Perù è stata la sede di un vicereame prima di diventare indipendente nel 1821. Nella prima metà del XIX secolo si sono susseguiti numerosi colpi di Stato e regimi dittatoriali, nonché un’intensa attività guerrigliera che è costata la vita a oltre 50mila persone. 

Tutto ciò non offusca, comunque, il fatto che il Perù rimane un Paese potenzialmente molto ricco, dotato di consistenti risorse energetiche e minerarie. In questo contesto per il Made in Italy ci sono buone possibilità di espansione, soprattutto nei settori della moda e dei prodotti alimentari, nonché nei comparti dei macchinari per l’industria tessile, medica, agricola, lavorazione del marmo e dell’imballaggio. Imprese italiane sono poi impegnate in grandi opere infrastrutturali. Il Perù, infine, è dotato di un sistema giuridico tra i più favorevoli agli investitori stranieri, grazie anche a una serie di accordi internazionali che rendono il Paese una interessante piattaforma di lancio verso il Pacifico.

URUGUAY

Per molti anni l’Uruguay è stato identificato come la Svizzera del Sud America. In  effetti, il Paese si è spesso distinto per le sue eccellenze. Nel calcio, ad esempio, nonostante una popolazione di circa 3,5 milioni di persone (poco più di Roma) ha vinto due mondiali e continua a sfornare campioni che giocano nei campionati più prestigiosi del mondo.

Ma lasciamo lo sport e passiamo alla realtà sociale. A Punta de Rieles, nel nord della Capitale Montevideo, si trova uno dei più avanzati carceri del mondo. Si tratta di una piccola località abitata solo da detenuti che vivono normalmente in un carcere aperto. “Nelle altre prigioni”, spiega un assistente sociale, “si esce ladro. Qui si esce lavoratore”.

Altra curiosità storica: l’Uruguay è l’unico Paese dell’America Latina diventato indipendente nel 1828 non dai colonizzatori spagnoli ma dal Brasile (tre anni prima era stato, infatti, annesso come Provincia Cisplatina). Fu, comunque, un’indipendenza travagliata che, nel corso degli anni coinvolse il Portogallo, la Spagna, l’Argentina e il Brasile.

Il XIX secolo è stato per l’Uruguay un secolo difficile, fatto da crisi economiche, dittature militari e rivolte popolari che nel secolo successivo sono diventate addirittura lotta armata. Nel 1973 ci fu un pesante colpo di Stato con l’instaurazione di una dittatura rimasta al potere fino al 1985 e che causò numerosi morti, torturati e deportati. È stato decisamente uno dei periodi più bui della storia dell’Uruguay.  

Caduta la dittatura, è iniziata per l’Uruguay una nuova fase di graduale sviluppo. Nel 2009 divenne Presidente José Mujica, ex leader della guerriglia di sinistra (Tupamaros) che diede una forte impronta sociale al Paese.

L’attuale Presidente è Luis Lacalle Pou, membro del Partito Nazionale: la sua elezione  ha posto fine a 15 anni di governi di sinistra.  Nel frattempo, le condizioni economiche, sociali, di libertà di stampa e di innovazione tecnologica, sono nuovamente tornati a livelli decisamente alti.

In Uruguay vivono circa 130mila italiani. Si stima, comunque, che il 40% della popolazione uruguaiana sia di origine italiana. Anche Garibaldi ha vissuto per 7 anni in Uruguay, partecipando con la Legione italiana alla guerra civile e d’indipendenza.

Attualmente le migliori prospettive in Uruguay per le aziende italiane riguardano la meccanica strumentale, i macchinari per l’agricoltura e le infrastrutture, la chimica-farmaceutica  e gli apparecchi elettrici ed elettronici. Grandi aspettative sono alimentate anche dall’appartenenza dell’Uruguay al mercato Comune del Mercosur e dagli accordi siglati da questa associazione con l’Unione Europea.

PUNTATE PRECEDENTI

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n.3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia 

Puntata n.4  (http://puntocontinenti.it/?p=19986) – Kasakistan, Mozambico, Angola, Congo e Sudan

Puntata n.5 ( http://puntocontinenti.it/?p=20025) – El Salvador, Mali, Armenia, Uganda

Puntata n.6 (http://puntocontinenti.it/?p=20064) – Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Sud Sudan e Tanzania.

Puntata n. 7 (http://puntocontinenti.it/?p=20080– Laos, Khirghizistan, Zimbabwe, Burundi e Madagascar

Puntata n. 8 http://puntocontinenti.it/?p=20117 ) – Mongolia, Namibia, Nicaragua, Repubblica Centrafricana e Tagikistan

Puntata n.9 ( http://puntocontinenti.it/?p=20188 ) – Azerbaigian, Burkina Faso, Camerun, Etiopia

Puntata n.10 ( http://puntocontinenti.it/?p=20213 )- Guinea, Guinea Bissao, Guinea Equatoriale Marocco

Puntata n.11 (Eswatini, Togo, Turkmenistan, Venezuela)

Puntata n.12 (Messico, Ecuador, Costa Rica, Rpubblica Domenicana e Guatemala).

Puntata n.13 (Haiti, Honduras, Panama, Argentina, Brasile)

REA International fa riferimento alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e al Circuito delle 100 Radio                                                                                                                                       

Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma

Videoclip del Movimento Tutela Sociale La Nuova Era Sociale