Giuseppe Sugamele e la grande sfida del sindacato (2): Avere per amico un Robot

Punto Continenti, in collaborazione con il Movimento Tutela Sociale, prosegue con la serie di interviste con Giuseppe Sugamele, Segretario Generale del Sindacato Autonomo Libersind/Confsal. L’obiettivo della serie è di immaginare quale sia il futuro del sindacato come istituzione a servizio non solo dei lavoratori ma anche della giustizia sociale nel suo insieme.

Parliamo oggi dei robot. Molti sostengono che l’automazione sia il più grande nemico della piena occupazione e, quindi, la causa principale dell’abbassamento delle condizioni sociali. Lei cosa ne pensa?

In assoluto è una sciocchezza. Se i robot sono ‘nemici’ o ‘amici’ dipende esclusivamente da noi, da come li utilizziamo. Certo, un’automazione selvaggia può creare dei grandi problemi. Viceversa, un’automazione gestita correttamente può essere di grande aiuto: può liberare l’uomo dai lavori pericolosi, dai lavori estremamente faticosi e ripetitivi. Una volta a compiere questi lavori c’ erano gli schiavi, forse la più aberrante istituzione creata dall’Umanità. Oggi questo compito può e dovrebbe essere affidato esclusivamente ai robot.

Eppure, per decenni molte persone, inclusi i sindacati, ha sostenuto che l’arrivo dei robot avrebbe danneggiato pesantemente l’occupazione. Quindi si sbagliavano?

Diciamo che era una riflessione proiettata sul breve termine. È ciò che avviene ogni volta quando occorre affrontare cambiamenti di natura epocale. È anche un modo per giocare in difesa, se mi è consentito di usare un’espressione calcistica. Il problema è che la scienza non si può fermare, essa va avanti comunque. Una delle più grandi sfide del sindacato è proprio quella di governare questi cambiamenti. Anzi, di cavalcarle.

Però, su quali basi concrete si basa questa riflessione?

Senta, nel 2019, poco prima dell’inizio della pandemia, due tra i Paesi che maggiormente fanno ricorso ai robot, hanno registrato livelli di disoccupazione tra i più bassi al mondo. Parlo del Giappone e della Corea del Sud. Lo stesso, comunque, è avvenuto anche in altri Paesi avanzati.

Lei ha citato la pandemia. Ebbene, secondo un saggio del National Bureau of Economic Research degli Stati Uniti, il Covid 19 dovrebbe nei prossimi anni imprimere una profonda accelerazione nell’automazione del lavoro. Inoltre, uno studio del Fondo Monetario Internazionale ha sollevato dei seri dubbi sul fatto che i lavori scomparsi durante la pandemia verranno mai stati rivitalizzati. Come la mettiamo con questi studi?

La migliore risposta la danno. Attualmente i Paesi più sviluppati non sono alle prese con una diffusa disoccupazione ma con una grande mancanza di manodopera. Solo negli Stati Osce ci sono trenta milioni di posti di lavoro vacanti. In molti casi queste situazioni hanno comportato un veloce aumento dei salari, anche per i lavoratori non specializzati. Mi risulta, poi, che negli Stati Uniti neanche i lavori più semplici e ripetitivi hanno registrato una consistente automazione.

Ma, in parole povere, in quale direzione stiamo andando?

Lei ha citato due studi internazionali. Ebbene, diversi economisti di istituzioni francesi e britanniche, come Philippe Aghion, Celine Antonin, Simon Bunel o Xavier Jaravel, sostengono con convinzione che l’automazione porta le aziende ad allargare il raggio delle loro attività creando automaticamente nuova occupazione. E sempre per citare studi scientifici, l’Università di Yale negli Stati Uniti ha rilevato che nel settore manifatturiero giapponese tra il 1978 e il 2017, l’esistenza di un robot ogni mille lavoratori fa crescere l’occupazione nelle aziende del 2,2%.

Oltre che negli Sati Uniti questo fenomeno ha avuto dei riscontri anche in Finlandia, Inghilterra e altri Paesi.

In ogni caso siamo ben lontani dagli studi compiuti una decina di anni fa quando si sosteneva che quasi il 50% dell’occupazione ara a rischio a causa dell’automazione.

In questo contesto, quali dovrebbero essere i nuovi compiti del Sindacato?

Innanzitutto, studiare e seguire, anche a livello internazionale, i profondi cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo del lavoro. I robot possono diventare una grande risorsa. Occorre, però, individuare continuamente nuove soluzioni con l’ottica di incrementare l’occupazione e le condizioni di lavoro. Anche se gli effetti possono sembrare marginali, ho trovato molto interessante, ad esempio, la proposta fatta nel 2017 dal fondatore della Microsoft Bill Gates, cioè, di tassare i robot per incentivare nuovi programmi di sviluppo sociale. Si tratta di una proposta che sicuramente merita di essere approfondita.

In che senso?

Se partiamo della considerazione che un solo robot può sostituire centinaia di lavoratori consentendo, quindi, grandi risparmi alle aziende e per un periodo molto lungo, allora è giusto che sul loro utilizzo venga applicata una tassazione che, chiamerei, una tassa di scopo: nel senso che il ricavato dovrebbe essere utilizzato soprattutto per formare nuovi lavoratori e per aggiornare quelli più anziani sull’uso delle nuove tecnologie. Questi corsi potrebbero essere regolati e gestiti dai sindacati in modo che vengano attivati in perfetta sintonia con le aspettative e le reali esigenze dei lavoratori.

Un’ultima domanda: qual è il suo pensiero sul Reddito di cittadinanza che, secondo alcuni, da un lato invoglia a non lavorare e dall’altro è fonte di una diffusa corruzione?

Solo l’Italia, insieme alla Grecia, era sprovvista in Europa di un Reddito di cittadinanza. Che poi come al solito ci siano anche dei furbi è un’altra questione: qui non si tratta di abolire l’istituto ma di correggere le sue storture e lacune che, appunto, permettono la corruzione.

Non dimentichiamo, poi, che il Reddito di cittadinanza per il 50% riguarda persone invalide o che non sono in grado di lavorare. Attraverso il Reddito di cittadinanza si combatte anche lo sfruttamento: garantendo, infatti, un minimo indispensabile, si consente al lavoratore di non accettare più stipendi da fame. In ogni caso, oggi nelle più grandi università del Mondo viene studiata la possibilità di introdurre ovunque il Reddito Universale. Si tratta di una rivoluzione copernicana che non può non coinvolgere a tutti i livelli un moderno sindacato.

—————–

Videoclip Movimento Tutela Sociale