(Foto: Tallin, Capitale dell’Estonia) Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL* e del Circuito delle 100 Radio sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di cinque Paesi che hanno condannato la Russia (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si può trovare a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato e solo 5 si sono opposti alla condanna.

LITUANIA

Parliamo della Lituania, Paese baltico diventato indipendente dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Con coraggio nell’aprile del 2022 la Lituania è stato il primo Paese a interrompere per sempre le importazioni di gas naturale dalla Russia a causa dell’invasione dell’Ucraina.

Dopodiché ha bloccato il trasferimento ferroviario di una serie di prodotti indirizzati all’enclave russo di Kaliningrad ma sottoposti alle sanzioni europee. Una decisione che sta infuriando Mosca la quale minaccia pericolose rappresaglie.

Ma facciamo un passo indietro nella storia. La prima unificazione della Lituania è avvenuta nel XIII secolo per opera del Re Mindaugas. Due secoli dopo la Lituania è diventata una delle nazioni più estese dell’Europa.

Dal 1795 fino alla fine della prima guerra mondiale la Lituania è stata sottoposta all’impero russo. Dopo un breve periodo di indipendenza nel 1940 è stata nuovamente annessa dall’Unione Sovietica, oltre a subire durante la seconda guerra mondiale un’invasione tedesca. Solo mezzo secolo dopo, a seguito del crollo dell’Unione Sovietica, la Lituania è riuscita a riconquistare la sua indipendenza.

Oltre a far parte dal 2004 dell’Unione Europea, la Finlandia ha aderito nel corso degli anni all’ONU, alla Nato, al Consiglio d’Europa e all’Ocse, mentre nel 2015 ha adottato l’euro. Queste varie adesioni rappresentano per la Finlandia una grande fonte di sicurezza, soprattutto nei riguardi della Russia.

Nel frattempo, l’economia del Paese è cresciuta notevolmente,  tanto che la Lituania viene spesso definita la ‘Tigre del Baltico’. Dotata di una diffusa agricoltura e di un moderno comparto industriale, la Lituania svolge anche un importante ruolo come Paese di transito per gli oleodotti.

La Lituania è una Repubblica semi presidenziale molto efficiente, guidata attualmente dal primo ministro Gitanas Nauseda. Tra i numerosi indicatori positivi del Paese possiamo annoverare la più veloce rete wi-fi pubblica del mondo; un’estesissima diffusione della fibra ottica presso la popolazione locale e la detenzione di uno dei più economici e affidabili servizi a banda larga dell’intera Unione Europea. Ci sono, poi, 7 zone di libero scambio con importanti incentivi per le imprese estere.

Tra i lituani il made in Italy è molto apprezzato e un discreto numero di aziende italiane è presente sul posto o ha creato una rete commerciale in Lituania. 

LETTONIA

E’ la volta della Lettonia, uno dei tre Paesi baltici, insieme a Lituania ed Estonia.  Anche la Lettonia, seguendo l’esempio della Lituania, ha deciso di non comprare più il gas russo dopo l’invasione dell’Ucraina.

Ma oltre alle motivazioni politiche, hanno influito su questa scelta anche ragioni economiche. Il governo di Riga ha ritenuto, infatti, più conveniente sfruttare l’impianto sotterraneo di stoccaggio di Inkukalns. Impianto che consente di comprare il gas solo quando è più conveniente. Inoltre, la Lettonia sta partecipando con la Finlandia alla creazione di una rete regionale basata sul gasdotto Baltic connector e su un terminale di gas naturale liquefatto nella baia di Riga. Ma facciamo qualche cenno storico.

Per diversi secoli la Lettonia è stata dominata dall’Ordine Teutonico, un antico ordine monastico-militare e ospedaliero nato in Terra Santa per opera di alcuni tedeschi. Invece dal 1721 ha fatto parte dell’impero russo. Per un certo periodo, durante la prima guerra mondiale, è stata dominata dalla Germania. Nel 1934  la Lettonia ha conosciuto la dittatura di un personaggio molto complesso e controverso: Karlis Ulmanis.

In seguito, il Paese finirà nuovamente sotto il dominio dell’Unione Sovietica. Dopo varie traversie finalmente nel 1991 la Lettonia ha raggiunto l’indipendenza grazie al crollo dell’Unione Sovietica.

Attualmente il Paese vanta una consolidata Repubblica Parlamentare. Il Presidente è Raimond Vejomis mentre il primo ministro è Arturs Karins, in carica dal 2019. La Lettonia fa parte dell’ONU e dell’Unione Europa e dal 2014 ha adottato anche l’euro.

Sul piano economico,  pur restando largamente dipendente dall’estero per le materie prime, la Lettonia si è affacciata al XXI secolo con un grande desiderio di rilancio sociale ed economico. Tra i settori più sviluppati figurano l’industria meccanica, i mezzi di trasporto e la pesca.

Per quanto riguarda i rapporti economici e culturali con l’Italia, attualmente sono una cinquantina gli operatori italiani presenti nel Paese. Salvo pochissime eccezioni, sono tutte “microimprese” impegnate in attività di intermediazione commerciale, immobiliare, turistica, di consulenza e di ristorazione. Sul piano culturale,  le relazioni bilaterali sono disciplinate da un accordo di collaborazione entrato in vigore nel 1999.

ESTONIA

L’Estonia è lo Stato più a nord dei Paesi Baltici. Sull’esempio di quello che hanno fatto la Lituania e la Lettonia, anche l’Estonia ha deciso di non acquistare più gas dalla Russia, a causa della guerra in Ucraina. E questo lo potrà fare collegandosi all’impianto sotterraneo di stoccaggio Incukalns vicino a Riga, capitale delle Lettonia.

Inoltre, l’Estonia partecipa alla rete baltica regionale, alla quale appartiene anche la Finlandia, alimentata dal gasdotto Baltic connector. Presto verrà creato anche un impianto galleggiante costruito a Paldiski, un porto industriale a ovest della capitale Tallin. Da questo sito passa il gasdotto che collega gli Stati baltici e la Finlandia. Ma facciamo un breve sguardo alla storia del Paese.

Fino al medioevo il territorio dell’Estonia è stato occupata da tribù di ceppo finnico. Nel XVI secolo iniziò la dominazione svedese alla quale subentrò l’impero russo nel 1721. Con la caduta degli zar, l’Estonia riuscì a diventare indipendente. Tuttavia, durante la prima guerra mondiale venne occupata dei tedeschi.

Al termine del conflitto la Russia invase nuovamente l’Estonia dando il via a una lunga guerra d’indipendenza, durata dal 1918 fino al 1920.  Purtroppo, la vera indipendenza è stata raggiunta solo dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991. 

Attualmente l’Estonia è una Repubblica Parlamentare che ha come Presidente Alar Kris, mentre il primo ministro è Kaja Kallas, nipote di uno dei fondatori della Repubblica di Estonia, nonché la prima donna a ricoprire questo incarico nel suo Paese. L’Estonia è membro dell’Unione Europea, della Nato e dell’Osce. Inoltre ha firmato il trattato di Kyoto e ha adottato l’euro.

Dal 2010 il Paese ha registrato una incisiva crescita. Da segnalare che l’Estonia è uno dei primi Stati al mondo per innovazione, diffusione e utilizzo delle nuove tecnologie, come Internet e il commercio elettronico.

Rapporti con l’Italia. I legami economici e culturali tra i due Paesi sono decisamente positivi. Gli ultimi anni hanno visto un’intensificazione dei contatti a livello di Capi di Stato: nell’ottobre  2017 il Presidente Mattarella ha ricevuto a Roma l’allora Presidente Kaljulaid mentre lo stesso Presidente Mattarella ha compiuto una Visita di Stato in Estonia nel luglio 2018.

Attualmente si trovano in Estonia poco meno di 500 imprese italiane, generalmente di piccole dimensioni. Sul piano culturale è stato firmato nel 2000 un importante accordo di collaborazione tra l’Italia e l’Estonia.

POLONIA

Negli ultimi tempi il governo di Varsavia si è trovato più volte in difficoltà, sia sul fronte interno che su quello dell’Unione Europa e quello internazionale. Grandi proteste ha sollevato, ad esempio, la decisione della Corte Costituzionale di vietare quasi completamente l’aborto. Una decisione che ha scatenato un’ondata di dimostrazioni costringendo il Governo ad apportare delle modifiche per consentire l’interruzione della gravidanza almeno quando la madre è a rischio.

Molte polemiche ha suscitato anche il voto parlamentare del dicembre del 2021 che vietava alle società non europee di possedere mezzi d’informazione in Polonia. Per l’opposizione l’obiettivo principale di questo voto era quello di oscurare la televisione americana Tvn24 che spesso aveva criticato il governo. E anche in questo caso il Presidente polacco Andrzej Duda, su pressioni americane, ha dovuto fare marcia indietro, bloccando l’attuazione della legge votata in Parlamento.

Anche un’altra decisione della Corte Costituzionale ha creato dei seri problemi in ambito europeo: parliamo del disconoscimento del primato del diritto europeo su quello interno. Una questione che è ancora aperta.

Infine, si sono creati anche due contenziosi internazionali. Il primo con Israele a causa di una legge polacca che ha reso più difficile per i sopravvissuti all’olocausto di richiedere la restituzione dei beni sequestrati dai nazisti e poi confiscati dal regime comunista.  Il secondo con la Bielorussia di Lukasenko, grande amico della Russia e di Putin. Contro la Bielorussia l’Unione Europea ha imposto una serie di sanzioni. Ebbene, per vendicarsi, il regime di Minsk ha aperto le porte ai profughi afgani e iracheni, spingendoli poi verso la Polonia. Ora questi profughi sono accampati in una terra di nessuno: da un lato c’è la polizia di frontiera e i soldati polacchi; dall’altro le forze armate bielorusse. Nell’attesa di una soluzione, la Polonia ha creato una rete di filo spinato lungo il confine con la Bielorussia.

A tutto ciò va poi aggiunta la persistente preoccupazione dei polacchi per l’evolversi della guerra russa in Ucraina. Anche se è ormai membro della Nato e dell’Unione Europea, la Polonia non può certamente dimenticare i lunghi anni vissuti sotto la dominazione dell’Unione Sovietica e, prima ancora,  dell’invasione tedesca avvenuta durante la seconda guerra mondiale.

Purtroppo, salvo brevi parentesi, tutta la storia della Polonia è caratterizzata da un susseguirsi di invasioni e sottomissioni a potenze straniere. La completa indipendenza, infatti, è stata raggiunta solo dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1989, a seguito delle rivolte organizzate dal sindacato Solidarnosc, guidato da Lec Walesa, poi diventato Presidente nel 1990. Anche il Vaticano, con il Papa polacco Giovanni Paolo II, ha dato certamente un saliente  contributo al raggiungimento dell’indipedenza del Paese.

A partire dal 2010 la Polonia registra una decisa svolta a destra sotto la guida di Lech  Kaczynski, fondatore del Partito Diritto e Giustizia, morto da Presidente in un incidente aereo.

Attualmente la Polonia gode di un accentuato sviluppo economico con un alto standard di vita.  L’Italia è il terzo partner commerciale in assoluto, e il secondo in Europa dopo la Germania.  Le principali esportazioni italiane riguardano macchinari ed apparecchiature, prodotti della metallurgia, autoveicoli, rimorchi e semirimorchi, nonché prodotti alimentari, generalmente molto apprezzati dal consumatore polacco.

UNGHERIA

Anche sa all’ONU l’Ungheria ha votato contro l’aggressione russa in Ucraina, probabilmente abbiamo a che fare con il Paese europeo più vicino alla Russia. Del resto, poche settimane prima dell’invasione, il primo ministro ungherese Viktor Orban, leader del partito ultraconservatore Fidesz, si è incontrato con il Presidente russo a Mosca. Il clima è stato descritto dalla stampa come estremamente amichevole, tanto che Orban, al potere dal 2010 e ormai il leader europeo in carica da più tempo, ha dichiarato nella conferenza stampa congiunta di “confidare che i due Paesi potranno lavorare insieme ancora per molti anni”.

Una volta iniziata la guerra, è vero che l’Ungheria ha accettato le sanzioni europee contro la Russia ma allo stesso tempo ha bloccato le forniture di armi all’Ucraina. Inoltre, non ha voluto prendere posizione sulla strage civile di Buca. 

Questo atteggiamento ha irritato perfino i cosiddetti Paesi di Visegrad, composti da Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Eppure, nelle intenzioni di Orban, questo gruppo avrebbe dovuto rappresentare un’alternativa all’asse franco tedesco, libero dalla protezione americana e tedesca. Una visione per nulla condivisa dalla Polonia, da sempre grande alleata degli Stati Uniti.

Ma facciamo qualche passo indietro nella storia. Ex provincia dell’impero romano con il nome di Pannonia, il territorio dell’attuale Ungheria nel VI secolo è stato conquistato da vari popoli euroasiatici, tra cui gli Ostrogoti, i Longobardi, gli Avari e perfino da Carlo Magno nel 796.  Il primo Re di Ungheria, Stefano, è stato incoronato nell’anno mille, quando fu introdotta come religione di Stato il cristianesimo.

In seguito, per diversi secoli l’Ungheria è stata sottomessa all’impero ottomano. Poi è stata assorbita dall’Impero austriaco che nel 1867, dopo diversi moti rivoluzionari, le concesse un’ampia autonomia.

Finita la prima guerra mondiale venne proclamata la Repubblica dei Consigli d’Ungheria. Ma, dopo una beve parentesi comunista guidata da Bela Kun, l’Ungheria è diventata una monarchia.

Nella seconda guerra mondiale il Paese sostenne la Germania e l’Italia prima di essere sottomessa all’Unione Sovietica. Dopo una sanguinosa rivolta nel 1956, gli ungheresi rimasero nel Patto di Varsavia fino al crollo dell’Unione Sovietica nel 1989. Attualmente l’Ungheria fa parte dell’Unione Europea e della Nato.

Sul piano economico, ha sviluppato una consistente agricoltura  e un sistema industriale abbastanza avanzato in campo meccanico, chimico e farmaceutico. Inoltre, l’Ungheria possiede rilevanti materie prime e registra un turismo in forte crescita.

L’Italia è uno dei principali partner commerciali dell’Ungheria, nonché uno dei maggiori investitori esteri. Le aziende italiane

sul posto sono circa 2mila, soprattutto nell’ambito del commercio, delle attività immobiliari, manifatturiere, professionali, scientifiche e tecniche, nonché nei settori finanziari e assicurativi.

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PUNTATE PRECEDENTI

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n.3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia 

Puntata n.4  (http://puntocontinenti.it/?p=19986) – Kasakistan, Mozambico, Angola, Congo e Sudan

Puntata n.5 ( http://puntocontinenti.it/?p=20025) – El Salvador, Mali, Armenia, Uganda

Puntata n.6 (http://puntocontinenti.it/?p=20064) – Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Sud Sudan e Tanzania.

Puntata n. 7 (http://puntocontinenti.it/?p=20080– Laos, Khirghizistan, Zimbabwe, Burundi e Madagascar

Puntata n. 8 http://puntocontinenti.it/?p=20117 ) – Mongolia, Namibia, Nicaragua, Repubblica Centrafricana e Tagikistan

Puntata n.9 ( http://puntocontinenti.it/?p=20188 ) – Azerbaigian, Burkina Faso, Camerun, Etiopia

Puntata n.10 ( http://puntocontinenti.it/?p=20213 )- Guinea, Guinea Bissao, Guinea Equatoriale Marocco

Puntata n.11 (Eswatini, Togo, Turkmenistan, Venezuela)

Puntata n.12 (Messico, Ecuador, Costa Rica, Rpubblica Domenicana e Guatemala).

Puntata n.13 (Haiti, Honduras, Panama, Argentina e Brasile).

Puntata n.14  (Cile, Colombia, Paraguay, Perù, Uruguay)

Puntata n.15 ( Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar)

Puntata n.16 (Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Timor est)

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Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma

Videoclip del Movimento Tutela Sociale