(Foto: Praga, Capitale della Rep. Ceca) Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL* e del Circuito delle 100 Radio sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di cinque Paesi che hanno condannato la Russia (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si può trovare a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato e solo 5 si sono opposti alla condanna.

REPUBBLICA CECA

Parliamo della Repubblica Ceca, un Paese localizzato al centro dell’Europa con una storia millenaria di invasioni, conflitti e ricostruzioni. I primi a conquistare questo territorio furono i germanici nel I secolo a.C. Passano circa 700 anni ed ecco che arrivano le popolazioni slave.

Dopo la dissoluzione del Sacro Impero Romano i nuovi conquistatori appartenevano all’impero austro-ungarico. Se facciamo un altro salto in avanti arriviamo al 1916, proprio nel mezzo della prima guerra mondiale. In quell’anno venne creato il Consiglio Nazionale Cecoslovacco. Ufficialmente l’indipendenza della Cecoslovacchia fu proclamata a Praga il 28 ottobre del 1918. Passano appena vent’anni ed ecco che il Paese già deve cedere alla Germania nazista parti della Boemia. Altro territorio viene, invece, ceduto all’Ungheria.

Finita la seconda guerra mondiale la Cecoslovacchia, come molti altri Paesi dell’Europa orientale, cadde nell’orbita dell’Unione Sovietica. Arriviamo, poi, al 1968 quando il Segretario del Partito Comunista Alexander Dubcek cerca di imprimere una svolta al duro regime comunista, introducendo molte liberalizzazioni nella vita politica, economica e culturale. Un’apertura subito repressa e schiacciata dai carri armati sovietici.

A questo punto, per riottenere la completa e concreta indipendenza, la Cecoslovacchia dovette aspettare il crollo dell’Unione Sovietica nel 1989. Raggiunto l’obiettivo presto riaffiorano vecchie divisioni storiche e culturali. Così nel gennaio del 1993 la Repubblica Ceca si separa pacificamente e consensualmente dalla Slovacchia.

Attualmente la Repubblica Ceca è uno Stato parlamentare e multipartitico. Il Presidente è Milos Zeman mentre il primo ministro è Petr Fiala, del partito Civico Democratico. Dal 1999 la Repubblica Ceca fa parte della Nato e dal 2004 dell’Unione Europa, pur mantenendo come moneta la corona ceca.

Sul piano economico nei primi anni di completa autonomia il Paese ha attraversato momenti decisamente difficili. La situazione è migliorata sensibilmente dopo l’introduzione di una seria politica di ammodernamenti e privatizzazione. Oltre ai famosi cristalli di Boemia la Repubblica può contare anche su diverse materie prime come il carbonio, l’uranio, il piombo e l’argento. In crescita costante è anche il turismo mentre le favorevoli condizioni per gli investimenti esteri hanno attirato molte aziende, soprattutto quelle tedesche, tra cui alcune di grandi dimensioni come la Volkswagen.

Per quanto riguarda, invece, la presenza italiana, attualmente sono più di 3000 le imprese italiane attive sul territorio, fra le quali Assicurazioni Generali, Beghelli, Brembo, Mapei, UniCredit e Ferrero. Non manca poi un’efficiente Camera di Commercio italo-ceca. Per quanto riguarda, infine, l’interscambio commerciale, prevalgono da diversi anni i settori dei macchinari e dei mezzi di trasporto.

SLOVACCHIA

Parliamo della Slovacchia. Dal 1916 fino al 1993 la Slovacchia ha fatto parte, insieme all’attuale Repubblica Ceca, della Cecoslovacchia. La separazione tra i due Stati è avvenuta in una maniera del tutto pacifica e consensuale. L’Unione era, comunque, nata durante la prima guerra mondiale quando venne creato il Consiglio Nazionale Cecoslovacco.

Ufficialmente l’indipendenza della Cecoslovacchia venne proclamata il 28 ottobre del 1918. Ma già vent’anni dopo il Paese fu costretto a cedere parti del suo territorio sia alla Germania nazista, sia all’Ungheria.

Finita la seconda guerra mondiale, in piena guerra fredda, la Cecoslovacchia finì come molti altri Paesi dell’Europa Orientale sotto l’influenza dell’Unione Sovietica. Nel 1968, il segretario generale del partito comunista Alexander Dubcek avviò la cosiddetta primavera di Praga che fu un tentativo di aprire il Paese a una serie di riforme e libertà sociali, economiche e dell’informazione. Questa politica venne repressa duramente e militarmente dall’Unione Sovietica, timorosa che l’esempio cecoslovacco potesse contagiare gli altri Stati del patto di Varsavia.

Così anche la Cecoslovacchi dovette aspettare il crollo dell’Unione Sovietica, avvento nel 1989, per riacquistare la sua piena autonomia. Alcuni anni dopo, vecchie origini etniche, storiche e culturali ha portato, come è stato detto, alla separazione dei cechi dagli slovacchi.

Attualmente la Slovacchia è una Repubblica parlamentare con capitale Bratislava. Il Presidente è Zuzana Caputova, mentre il Presidente del Governo (l’equivalente al nostro primo ministro), è il moderato Eduard Heger, del partito Gente Comune e Personalità Indipendenti. La Slovacchia fa parte della Nato e dell’Unione Europe ed ha adottando l’euro.

Sul piano economico, la Slovacchia, considerata inizialmente meno sviluppata rispetto alla Repubblica Ceca, ha registrato invece una notevole crescita grazie soprattutto agli investimenti esteri.  I comparti industriali più importanti sono quello meccanico, chimico, alimentare e tessile. DA registrare che il paese ha uno dei più alti livelli di disoccupazione in Europa.

Per quanto riguarda, infine, i rapporti con l’Italia, la bilancia commerciale tra i due Paesi segna un netto avanzo a favore della Repubblica Ceca. Attualmente l’Italia è il settimo importatore e il decimo esportatore verso la Slovacchia. Infine, sul posto si trovano dalle 400 alle 600 imprese italiane, quasi tutte di piccole e medie dimensioni.

SPAGNA

Parliamo della Spagna. Dal giugno del 2018 la Spagna è governata dal PSOE, il Partito Socialista Operaio Spagnolo, in alleanza con Podemos. Il premier Pedro Sanchez  è stato incaricato a risolvere una serie di problemi politici, economici e sociali estremamente complessi. In un certo senso, secondo diversi politologi, le soluzioni che verranno adottate a Madrid serviranno anche da laboratorio e analisi per diversi altri Governi europei.

Innanzitutto, sul tappetto c’è la spinosa questione della precarietà del lavoro. Ogni mese le liste di collocamento spagnole registrano un milione e mezzo di nuovi contratti dei quali il 90% è a carattere temporaneo: parliamo di mesi, settimane, giorni e perfino ore. E sono soprattutto i giovani i principali destinatari dei cosiddetti contratos basura (contratti spazzatura).

Il Governo ha dichiarato guerra ai contratti atipici facendo ricorso a tale fine anche a diversi miliardi del fondo europeo di Ripresa e Resilienza. Tra le misure adottate per incrementare l’occupazione c’è anche il progetto riguardante la Settimana corta fatta da soli quattro giorni lavorativi. Il progetto è sperimentale ed è stato avviato nella Regione di Valencia su base volontaria con la possibilità di erogare indennizzi alle aziende nella fase di avviamento. 

Sul piano politico il Governo Sanchez sta cercando delle soluzioni definitive per l’eterno problema delle autonomie locali: un problema che non riguarda solo l’indipendentismo catalano, ma anche basco e galiziano. Come primo passo verso la conciliazione è stata varata a Madrid un’amnestia parziale per i dirigenti che nel 2017 promossero un referendum indipendentista ritenuto incostituzionale. Del provvedimento è rimasto escluso, tuttavia, il governatore Carles Puigdemont, attualmente esiliato all’estero. Ma, come detto, si tratta solo di un primo passo nella direzione di un accordo complessivo.

Sul piano sociale il Governo ha deciso di contrastare energicamente  il fenomeno della prostituzione, andando soprattutto in aiuto alle donne vittime di tratta. L’orientamento è quello di offrire da un lato la possibilità di reinserimento sociale per le donne e, dall’altro, di punire e multare sia i protettori che i clienti.

L’Italia osserva naturalmente con grande attenzione tutto ciò che avviene in Spagna. Tanto più che i legami politici ed economici tra i due Paesi si sono sempre mantenuti su livellialtissimi. In Europa l’Italia  è il terzo partner commerciale della Spagna, subito dopo Francia e Germania.  Verso la Spagna esportiamo prevalentemente macchinari meccanici ed elettrici, componentistica automotive e lavorazioni plastiche. Viceversa, importiamo dalla Spagna soprattutto automobili, polimeri plastici, acciaio ed olio d’oliva.

PORTOGALLO

Parliamo del Portogallo, antica provincia romana chiamata Lusitania. Dopo essere stato un dei grandi imperi coloniali in Africa e nell’America del Sud, avendo, tra l’altro, scoperto il gigante Brasile, nel novecento il Portogallo, dopo quattro secoli di espansione marittima,  è stato gradualmente marginalizzato sul piano dell’attenzione pubblica.  

In buona parte questo isolamento ha coinciso con la dittatura di Oliveira Salazar, dal 1932 al 1968. Neutrale durante la seconda guerra mondiale, nel 1974 in Portogallo avvenne un golpe militare che godette di un grande appoggio popolare. Fu la cosiddetta rivoluzione dei garofani. La democrazia arrivò due anni dopo con la vittoria alle elezioni politiche del socialista Mario Soares.

Arrivando velocemente ai tempi d’oggi, il 30 gennaio del 2022 un altro socialista, Antonio Costa, ha vinto, anzi, stravinto, le elezioni parlamentari, ottenendo la maggioranza assoluta in Parlamento. Costa è stato rieletto per la capacità dimostrata nel gestire il debito e la pesante crisi economica e sanitaria.

E a proposito di sanità va riconosciuto che dal 2001 il Portogallo combatte con grande efficacia il fenomeno della droga, tanto è vero che ogni anno esperti, politici e giornalisti arrivano nel Paese per conoscere da  vicino la sua strategia basata essenzialmente su quattro pilastri: prevenzione, cura, reinserimento sociale e investimenti per la riduzione dei danni provocati dalle dipendenze dei stupefacenti. Alla base di tutto c’è, comunque, la depenalizzazione dell’uso personale delle droghe.  Per questi casi è previsto solo l’illecito amministrativo.

Questa strategia è stata inizialmente osteggiata dagli esperti delle Nazioni Unite ma oggi viene seguita con grande interesse non solo dagli osservatori dell’ONU ma anche da Paesi come la Norvegia e la Scozia o regioni come l’Oregon negli Stati Uniti.

Oltre alla droga il Portogallo sta elaborando anche una serie interessanti esperimenti per contrastare l’alcolismo.

Un altro argomento che ha attirato l’attenzione della stampa internazionale riguarda la scoperta nel nord del Portogallo di grandi giacimenti di litio: un elemento indispensabile per la costruzione delle batterie necessarie per le auto elettriche. Attualmente il Cile detiene le più grandi riserve di litio al mondo. Presto il Portogallo, con il sito di Mina do Barroso di proprietà della Savannah Resources (società mineraria con sede nel Regno Unito), potrebbe diventare il principale fornitore europeo dell’oro bianco, con prospettive di sviluppo economico inimmaginabili.  

GRECIA

La Grecia è stato uno dei Paesi maggiormente impegnati a digitalizzare i servizi pubblici a seguito della pandemia del 2020. A tale scopo è stata creata la piattaforma gov.gr con la messa a disposizione online di ben 501 servizi che, in due anni, sono diventati 1.315 in grado di evadere 566 milioni pratiche. È stato calcolato che in questo modo i greci hanno potuto risparmiare 75mila ore di file nei luoghi pubblici.

Per questo progetto innovativo tecnologicamente il Governo di Kyriakos Mitsotakis, del partito conservatore Nea Demokratia, ha investito 6,4 dei 30,5 miliardi dei fondi europei accordati alla Grecia.

Le prospettive sono buone anche se una parte considerevole della popolazione greca ancora non ha la necessaria dimestichezza con internet. Ma questo non è l’unico problema: c’è anche il fatto che l’internet greco è un po’ lento, che i funzionari pubblici spesso non sono preparati all’utilizzo dei nuovi sistemi e che molti degli informatici greci più bravi vanno all’estero dove guadagno molto di più.

Sul piano economico la Grecia ha registrato uno sviluppo considerevole tra il 1950 e il 1973. Nell’ambito dei settori che hanno registrato una crescita accentuata figurano certamente il turismo, i servizi e la marina mercantile. Notevoli sviluppi hanno registrato anche le telecomunicazioni, il settore alimentare e quello delle infrastrutture.

Purtroppo, negli anni 2008 e 2009 la Grecia è sprofondata in una gravissima crisi economica, determinata soprattutto dalla cattiva gestione delle finanze pubbliche, delle pensioni, della corruzione e dell’evasione fiscale. Tutto ciò ha alimentato un serio rischio di bancarotta. Per evitarla il Governo è stato costretto a varare riforme radicali sul piano degli stipendi e delle pensioni, oltre a ricorrere a consistenti prestiti da parte del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea. Nel frattempo, ci sono stati anche importanti investimenti da parte di Cina e Qatar. Da questa drammatica situazione la Grecia ha cominciato ad uscirne solo verso la fine del 2014.

Per quanto riguarda i rapporti tra l’Italia e la Grecia, va detto che i  greci hanno sempre manifestato un particolare apprezzamento per la moda, il cibo e l’arte italiana. Altri settori ben introdotti sul mercato greco sono il comparto tecnologico, meccanico e scientifico. Le esportazioni greche riguardano principalmente prodotti agricoli, alimentari, prodotti ittici, silvicoli, metallurgici, chimici e petroliferi raffinati.

Da registrare, infine, che in Grecia hanno sede diverse imprese italiane, tra cui Fca, Piaggio, Barilla, Ferrero, Granarolo, Eni, Edison, Enel Green Power, Grimaldi, ecc. nonché numerose aziende di piccole e medie dimensioni.

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PUNTATE PRECEDENTI

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n.3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia 

Puntata n.4  (http://puntocontinenti.it/?p=19986) – Kasakistan, Mozambico, Angola, Congo e Sudan

Puntata n.5 ( http://puntocontinenti.it/?p=20025) – El Salvador, Mali, Armenia, Uganda

Puntata n.6 (http://puntocontinenti.it/?p=20064) – Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Sud Sudan e Tanzania.

Puntata n. 7 (http://puntocontinenti.it/?p=20080– Laos, Khirghizistan, Zimbabwe, Burundi e Madagascar

Puntata n. 8 http://puntocontinenti.it/?p=20117 ) – Mongolia, Namibia, Nicaragua, Repubblica Centrafricana e Tagikistan

Puntata n.9 ( http://puntocontinenti.it/?p=20188 ) – Azerbaigian, Burkina Faso, Camerun, Etiopia

Puntata n.10 ( http://puntocontinenti.it/?p=20213 )- Guinea, Guinea Bissao, Guinea Equatoriale Marocco

Puntata n.11 (Eswatini, Togo, Turkmenistan, Venezuela)

Puntata n.12 (Messico, Ecuador, Costa Rica, Rpubblica Domenicana e Guatemala).

Puntata n.13 (Haiti, Honduras, Panama, Argentina e Brasile).

Puntata n.14  (Cile, Colombia, Paraguay, Perù, Uruguay)

Puntata n.15 ( Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar)

Puntata n.16 (Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Timor est)

Puntata n.17 (Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Ungheria)

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REA International fa riferimento alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e al Circuito delle 100 Radio                                                                                                                                       

Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma

Videoclip del Movimento Tutela Sociale