(Foto: Canberra, Capitale dell’Australia) Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL* e del Circuito delle 100 Radio sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di cinque Paesi che hanno condannato la Russia (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si può trovare a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato e solo 5 si sono opposti alla condanna.

AUSTRALIA

Nel mese di maggio del 2022 in Australia, il sesto Paese più esteso nel mondo, è avvenuto un vero scossone politico. Dopo nove anni il Partito laborista è riuscito a scalzare i conservatori liberali guidati da Scott Morrison. Artefice principale di questo cambiamento è stato un italo-australiano: il nuovo primo ministro Antony Albanese, figlio di Carlo Albanese, originario di Barletta. Nel frattempo sono cresciuti sensibilmente i Verdi e gli Indipendenti, i cosiddetti Teals.

L’importanza della crescita di queste due formazioni minori è che entrambe intendono premere fortemente sul governo affinché adotti una politica molto più decisa sul fronte ambientale. Fino ad oggi, infatti, l’Australia ha sempre evitato di assumere impegni radicali in materia: del resto, l’Australia è uno dei Paesi con il più alto tasso di inquinamento pro capite, essendo, tra l’altro,  un grande produttore ed esportatore di carburanti fossili.

Altri problemi attualmente sul tappeto della politica australiana riguardano la notevole crescita del costo della vita, il rilancio della sanità pubblica, la mancanza di alloggi, il prezzo della benzina e l’elevata inflazione.

Sul piano, invece, della politica internazionale, l’Australia sta vivendo una forte tensione con la Cina, la quale è sempre più interessata ad espandere la sua influenza strategica nel Pacifico. Lo dimostra anche l’accordo firmato dai cinesi con le Isole Salomone, che prevede una serie di prestiti e attività congiunte. 

Per contrastare questa espansione l’Australia fa un grande affidamento al Quad, l’accordo sulla sicurezza firmato con Stati Uniti, India e Giappone. Inoltre, ha aderito al patto di sicurezza Aukus con Stati Uniti e Regno Unito.

La risposta cinese non si è fatta attendere: Pechino ha deciso di bloccare le importazioni di carbone dall’Australia, cancellando un giro d’affari di oltre nove miliardi di euro. Inoltre, ha applicato una serie di dazi sull’importazione di orzo australiano.

In ogni caso, e nonostante le varie difficoltà determinate anche dalla pandemia, l’Australia vanta sempre un livello di benessere economico fra i più alti del mondo. Per quanto riguarda più specificamente i rapporti bilaterali con l’Italia, è bene sottolineare subito che in questo Paese-Continente vivono quasi un milione di italo-australiani. Inoltre, ci sono circa 215 aziende italiane presenti in Australia con impianti di produzione, filiali commerciali o uffici di rappresentanza. Aziende che operano nei settori più variegati, da quello energetico e ingegneristico a quello delle infrastrutture, dei servizi finanziari, del lusso, del fitness e dei prodotti alimentari.

NUOVA ZELANDA

Ha destato un certo stupore la decisione assunta dalla Nuova Zelanda agli inizi del 2021 quando ha preso le distanze dalle cosiddette Five eyes: un’associazione composta oltre che dalla Nuova Zelanda anche da Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia. In pratica nella Capitale Wellington il Governo non ha accettato di estendere le politiche di sicurezza anche a questioni come i diritti umani a Hong Kong o nello Xinjiang. La ministra degli esteri Nanaia Mahuta ha spigato che la Nuova Zelanda non intende provocare la Cina.

Una scelta che ha fatto molto discutere e che è stata indicata come un esempio della crescita dell’influenza della Cina in tutta l’area.

Storicamente la nuova Zelanda si è distinta, al contrario, per essere stata nel 1893 il primo Paese al mondo a concedere il diritto di voto alle donne. Un’altra conquista sociale importante è stata l’istituzione della pensione di vecchiaia, nonché l’avvio di un vasto programma di nazionalizzazioni. Per molti anni, quindi, la Nuova Zelanda si trovata tra le nazioni socialmente più avanzate.

Tornando all’attualità, dal punto di vista economico, la Nuova Zelanda ha registrato un grande sviluppo dopo la fine della seconda guerra mondiale. Ciò ha determinato il trasferimento nelle varie città di un consistente numero di Maori, la popolazione indigena locale. Questi trasferimenti hanno provocato, però, anche i primi seri conflitti sociali.

Un importante cambiamento è avvenuto, comunque, dopo il 1984, quando l’economia della Nuova Zelanda da protezionista si è trasformata in un’economia orientata al libero scambio.

Per quanto riguarda i rapporti bilaterali con l’Italia va registrata innanzitutto una curiosità: la Nuova Zelanda ha una forma “a stivale” simile a quella dell’Italia, solo che nell’opposto emisfero australe.  Tra i due Paesi le relazioni sono da diversi anni molto positive, con un avanzo sempre consistente da parte italiana. Le nostre principali esportazioni riguardano macchinari di impiego generale, macchinari per l’agricoltura e la silvicoltura e macchinari per impieghi speciali. Le principali esportazioni neozelandesi in Italia sono invece costituite da cuoio conciato e lavorato; articoli da viaggio, borse, pelletteria e selleria; pellicce, carne lavorata e conservata. 

Sul piano degli investimenti diretti le migliori opportunità per le imprese italiane si presentano nei settori tessile, produzione  agricola e casearia,  nel campo enologico, nel settore minerario e degli idrocarburi, in particolare nella ricerca ed estrazione di petrolio e gas.

CANADA

Parliamo del Canada, il secondo Paese più esteso nel mondo dopo la Russia. Essendo una Nazione membro del Commonwealth britannico il Capo dello Stato è la Regina Elisabetta II, mentre l’attuale Primo Ministro è Justin Trudeau.

Sul piano politico, anche se il Canada mantiene gli storici legami con il Regno Unito e la Francia, il principale partner è rappresentato dagli Stati Uniti: i due Stati con, invece,dividono, del resto, la più lunga frontiera indifesa del mondo.

Questa vicinanza non ha tuttavia impedito al Canada di compiere anche delle scelte autonome rispetto alla politica estera americana: ad esempio, mantiene buoni rapporti con Cuba e non ha partecipato all’invasione dell’Iraq nel 2003.

Ultimamente il Canada si è trovato, invece, immischiato in un intrigo internazionale a causa dell’arresto di Meng Wanzhou, la manager della Huawei, la più grande società privata cinese. La Wanzhou è stata arrestata a Vancouver su richiesta degli Stati Uniti per furto di segreti commerciali e per frode finalizzata ad eludere le sanzioni statunitensi contro l’Iran. In risposta la Cina ha arrestato due cittadini canadesi con l’accusa di spionaggio.  Dopo una lunga trattativa tra americani, canadesi e cinesi tutti sono stati liberati anche se per alcuni commentatori internazionali l’unico vero vincitore della partita è stata la Cina.

Rimane, invece, ancora aperta una marginale rivendicazione del Canada su qualche isoletta nell’artico, contese alla Danimarca. Quello che tuttavia è inconfutabile è che l’economia del Canada è una delle più forti del mondo ed è in continua espansione. Tanto più che nel sottosuolo sono presenti grandi giacimenti di petrolio, gas naturale, fosfati, carbone, uranio e terre rare. Il Canada è anche uno dei maggiori produttori di energia elettrica. Inoltre, l’industria e le attività terziarie sono in grande crescita.

Per quanto riguarda i rapporti bilaterali con l’Italia, occorre partire dalla premessa che nel 2017 il Canada ha sottoscritto con l’Unione Europea il Comprehensive Economic and Trade Agreement”.  Questo accordo prevede, tra le altre cose, la liberalizzazione pressoché totale delle linee tariffarie, l’apertura degli appalti pubblici canadesi alle imprese europee, nonché l’agevolazione degli spostamenti dei lavoratori e un trattamento privilegiato in materia di investimenti. Le nostre principali esportazioni riguardano macchinari, autoveicoli, mezzi di trasporto, bevande e alcolici (vino in particolare) e prodotti alimentari. Le importazioni dal Canada si riferiscono prevalentemente ai prodotti minerari, prodotti chimici e macchinari.

SUD AFRICA

In questo momento più che di una crisi economica del Sudafrica possiamo parlare di una grave crisi dello Stato in quanto tale. Ma forse sarebbe più corretto sostenere che si tratta di una profonda crisi dell’ANC: l’African National Congress, il partito al potere dalla fine dell’apartheid nel 1994. Ormai un vero partito-Stato.

Sul banco degli accusati si trova, tra gli altri, l’ex Presidente Jacob Zuma, al vertice del Sudafrica dal 2009 al 2018. Condannato dalla Corte Costituzionale per corruzione e per non essersi presentato al processo a suo carico,  Zuma dal luglio del 2021 si trova in prigione.

Secondo un rapporto conosciuto come State capture (cattura dello Stato) il Presidente avrebbe sperperato insieme ai vertici del partito centinaia di milioni di dollari, molti dei quali arrivati dall’estero come donazioni e che hanno finito per condizionare anche la politica estera. Ma ecco un esempio concreto: dopo che per anni il Sudafrica aveva riconosciuto Taiwan, la quale aveva sostenuto l’ANC alle elezioni del 1994, sono arrivati i cinesi di Pechino con nuove e sostanziose donazioni. Risultato: l’ANC cambiò velocemente la sua politica del duplice riconoscimento di Cina e Taiwan. Attualmente  il Sudafrica riconosce solo la Cina con la quale fa parte, tra l’altro, del gruppo BRICS, che comprende anche Brasile, Russia e India.

Per molti osservatori politici sarà molto difficile  che l’attuale Presidente Cyril Ramaphosa riesca a mettere in carreggiata l’ANC e, quindi, anche lo Stato. La gravissima crisi economica che ha colpito il Sudafrica nel luglio del 2021 ha provocato una serie di rivolte popolari. Molti poveri non hanno più alcuna fiducia nelle capacità dello Sato di risolvere i loro problemi quotidiani, di contrastare la violenza dilagante, di garantire un’assistenza sanitaria accettabile o di fornire sufficientemente acqua ed energia elettrica.

Purtroppo, in questo momento mancano in Sudafrica personalità di prestigio internazionale come l’arcivescovo Desmon Tutu o il grande combattente per la libertà e l’uguaglianza razziale, Nelson Mandela. Non è, quindi, un caso che in tutto il Paese stiano proliferando le associazioni sociali e religiose. Molti sudafricani lavorano per le Ong o per aziende con buoni profitti che destinano parti dei guadagni a opere di beneficenza.

Detto ciò è anche vero che il Sudafrica, avendo una popolazione molto giovane e un’economia diversificata e in ripresa, secondo molti economisti è destinato a diventare un mercato di primaria importanza, nonché la porta d’accesso verso diversi altri mercati della regione, soprattutto per i beni di consumo Questo spiega anche il grande interesse dimostrato dalle aziende italiane, molte delle quali operanti nel settore energetico e che hanno aperto in Sudafrica filiali o centri di commercializzazione. 

GIAPPONE

Con due colpi sparati alle spalle e partiti da una pistola artigianale, l’8 luglio del 2022 è stato ucciso l’ex primo ministro giapponese Shinzo Abe, rimasto in carica dal 2006 al 2020, anche se non in forma continuativa. Membro del partito liberal democratico, 67 anni, Abe è stato uno dei politici giapponesi di maggiore prestigio nel dopo guerra. L’attuale Presidente è Fumio Kishida, sempre del partito liberal democratico. 

L’autore della sparatoria è stato l’ex militare Tetsuya Yamagami. “Non l’ho fatto per motivi politici” ha dichiarato subito dopo l’attentato, “ma per risentimento e insoddisfazione nei suoi confronti”. Alcuni social giapponesi sospettano che Yamagami volesse punire Abe perché convinto che il nonno di Abe ed ex primo ministro Nobusuke Kishida avesse a suo tempo aiutato la setta religiosa Chiesa dell’unificazione fondata dal predicatore sudcoreano Moon negli anni ’50: una setta che aveva portato sul lastrico la madre e tutta la famiglia dell’attentatore.

Tornando al primo ministro più longevo del Paese, Abe è sempre stato uno dei più fedeli alleati degli Stati Uniti. La sua uccisione ha coinciso con le dimissioni in Gran Bretagna del Primo Ministro Boris Johnson. Entrambi hanno criticato duramente l’aggressione russa in Ucraina. Con loro sono, quindi, scomparsi sulla scena internazionale, due grandi nemici di Putin.

Abe è stato, tra l’altro, uno dei più fervidi sostenitori del riarmo giapponese, giustificandolo con la necessità del Giappone di poter difendersi anche militarmente dalle mire espansionistiche russe, cinesi e dalla Corea del Nord.

Sul piano economico, poi, Abe è stato il promotore di un energico programma conosciuto come Abenomics. Un piano basato sulle seguenti ‘tre frecce’: a) una politica monetaria fortemente espansiva, con la riduzione dei tassi di interesse e l’aumento della quantità di moneta; b) un sostanzioso programma di spese e stimoli da parte dello Stato; c) una serie di riforme strutturali, a partire da quella del mercato del lavoro. 

L’Abenomics sosteneva, inoltre, la svalutazione dello yen rispetto al dollaro e altre valute straniere. Purtroppo, bisogna riconoscere, il Piano ha registrato dei successi molto parziali. Ad esempio, la massiccia spesa pubblica non è stata sufficiente per riportare il Paese verso un periodo di crescita costante. Al contrario, il Pil si è contratto dal 2014 al 2015 e nel 2020. Ciò ha comportato che il Giappone finisse in recessione ancora pima del coronavirus.

In prospettiva, molto dipenderà dagli sviluppi dell’Accordo di partenariato Trans Pacifico, concluso nel 2018 con 11 Stati dell’Asia e del Pacifico, e dell’accordo di Partenariato Economico con l’Unione Europea sottoscritto nel 2019.

Per quanto riguarda, infine, i rapporti bilaterali con l’Italia, va riconosciuto che dall’inizio del 2000 il Giappone ha mostrato un grande interesse per il Made in Italy, soprattutto per le produzioni di fascia alta sempre molto apprezzate dai consumatori giapponesi, indipendentemente dal brand e dalle politiche di marketing.

PUNTATE PRECEDENTI

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n.3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia 

Puntata n.4  (http://puntocontinenti.it/?p=19986) – Kasakistan, Mozambico, Angola, Congo e Sudan

Puntata n.5 ( http://puntocontinenti.it/?p=20025) – El Salvador, Mali, Armenia, Uganda

Puntata n.6 (http://puntocontinenti.it/?p=20064) – Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Sud Sudan e Tanzania.

Puntata n. 7 (http://puntocontinenti.it/?p=20080– Laos, Khirghizistan, Zimbabwe, Burundi e Madagascar

Puntata n. 8 http://puntocontinenti.it/?p=20117 ) – Mongolia, Namibia, Nicaragua, Repubblica Centrafricana e Tagikistan

Puntata n.9 ( http://puntocontinenti.it/?p=20188 ) – Azerbaigian, Burkina Faso, Camerun, Etiopia

Puntata n.10 ( http://puntocontinenti.it/?p=20213 )- Guinea, Guinea Bissao, Guinea Equatoriale Marocco

Puntata n.11 (Eswatini, Togo, Turkmenistan, Venezuela)

Puntata n.12 (Messico, Ecuador, Costa Rica, Rpubblica Domenicana e Guatemala).

Puntata n.13 (Haiti, Honduras, Panama, Argentina e Brasile).

Puntata n.14  (Cile, Colombia, Paraguay, Perù, Uruguay)

Puntata n.15 ( Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar)

Puntata n.16 (Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Timor est)

Puntata n.17 (Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Ungheria)

Puntata n.18 (Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Portogallo, Grecia)

————-

REA International fa riferimento alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e al Circuito delle 100 Radio                                                                                                                                       

Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma

Videoclip del Movimento Tutela Sociale