(Foto: Lubiana, Capitale della Slovenia) Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL* e del Circuito delle 100 Radio sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di cinque Paesi che hanno condannato la Russia (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si può trovare a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato e solo 5 si sono opposti alla condanna.

SLOVENIA
Dopo la prima guerra mondiale e a seguito  del crollo dell’Impero austro-ungarico, la Slovenia è entrato a far parte del nuovo Regno di Jugoslavia. Questa situazione ha subito profondi cambiamenti durante la seconda guerra mondiale, quando il Paese venne diviso tra Italia, Germania e Ungheria. Finita la guerra, la Slovenia è diventata una Repubblica federata della Jugoslavia socialista.

Dopo il periodo bellico con l’Italia ci sono stati diversi dissidi,  risentimenti e vendette motivate dalla precedente e spesso violenta occupazione italiana.

Nel compiere un salto in avanti, dobbiamo registrare che la Slovenia è riuscita quasi miracolosamente a essere coinvolta solo marginalmente dai tragici eventi che hanno caratterizzarono la dissoluzione della Yugoslavia dopo la morte del generale Tito nel 1980. 

L’indipendenza completa è stata raggiunta nel 1991, mentre dal 1º maggio del 2004, la Slovenia è diventata membro dell’Unione europea e dal 2007 adotta come moneta l’Euro. 

Attualmente il Presidente della Repubblica è Borut Bahor  mentre il Primo Ministro è Robert Golob, un imprenditore entrato in politica nel 2002 come Consigliere Comunale di Nuova Gorica per il Partito Slovenia Positiva. In seguito farà parte del Partito SAB. Nel gennaio del 2022 si candida alla Presidenza del Partito Verde che allora non era in Parlamento. Una volta diventato Presidente, Golob fa cambiare nome al partito che ora si chiama Movimento Libertà. A grande sorpresa,  poi, nello stesso anno riesce non solo a far entrare il Movimento in Parlamento ma addirittura a farlo diventare il primo partito con una maggioranza relativa.  E così, tre mesi dopo, il 25 maggio del 2022, l’Assemblea Nazionale nomina Golob Primo Ministro,  in carica da1 giugno del 2022. 

Sul piano economico, la Slovenia presenta un comparto industriale in continua crescita, soprattutto per quanto riguarda l’industria siderurgica, elettronica, del legno, degli elettrodomestici e dei trasporti. Anche l’agricoltura occupa un ruolo rilevante nell’economia del Paese, in particolare per il grano e il grano duro. Grazie, poi, alla sua posizione strategica al centro dell’Europa, la Slovenia è sempre stata un importante crocevia.  Questo ha alimentato la nascita di una fitta rete di imprese di import/export nonché un’intensa attività commerciale.

Per quanto riguarda, infine, i rapporti bilaterali con l’Italia, nonostante le sue ridotte dimensioni la Slovenia mantiene sempre con il nostro Paese un intenso scambio commerciale. L’Italia è anche uno dei maggiori investitori in Slovenia.

SERBIA

Una novità nella politica della Serbia è rappresentata dal crescente ruolo esercitato dagli ambientalisti. Ne costituisce un esempio il ritiro da parte della premier Ana Brnabic del progetto di costruzione di una miniera di litio da realizzare insieme alla società anglo australiana Rio Tinto. Secondo gli ambientalisti l’iniziativa contaminerebbe le falde acquifere nell’area degli scavi di Gornje Nedeljice.

A niente sono valse le rassicurazioni fornite dalla Rio Tinto. La Brnabic, prima donna capo del Governo e sostenuta da una larga coalizione, è rimasta ferma nella sua decisione anche se sul piano personale non la condivideva. In ogni caso è molto probabile che l’intera vicenda finisca in tribunale.

Parlando di Serbia occorre necessariamente fare un passo indietro nella storia per ricordare che dopo la seconda guerra mondiale il Paese fino al 1992 ha fatto parte della ex Yugoslavia, insieme ad altre cinque repubbliche. Al momento della dissoluzione si era creata l’Unione Serbia-Montenegro che però ha avuto vita breve. Il 21 maggio del 2006, infatti, con un referendum popolare il Montenegro ha optato per l’indipendenza.

Politicamente la ex Yugoslavia si era distinta per aver creato insieme a diversi Paesi il Movimento dei non allienati, rimanendo fuori sia dalla Nato che dal blocco comunista del Patto di Varsavia. Ma tutta questa complessa impalcatura è finita per crollare nel 1980 con la morte del suo principale artefice, il maresciallo e Presidente Josip Tito. Il crollo della Yugoslavia comporterà in seguito una feroce guerra civile tra alcune ex Repubbliche.

Nel 1989 salì al potere in Serbia Slobodan Milosevic. Con l’obiettivo di difendere le minoranze serbe residenti nelle altre ex repubbliche, finì per perseguire ferocemente i musulmani in CroaziaBosnia ed Erzegovina e Kosovo. Pr queste sue azioni

verrà accusato da un Tribunale penale internazionale di aver commesso crimini orrendi contro l’umanità, tra cui la pulizia etnica: il processo si estinse senza un verdetto a causa della prematura morte di Milosevic.

Tornando all’oggi, Sul piano economico, la Serbia viene considerata un paese dallo sviluppo medio-alto con un’economia in crescita. Per quanto riguarda i rapporti bilaterali con l’Italia, negli ultimi anni gli scambi commerciali hanno registrato risultati estremamente incoraggianti. Attualmente l’Italia è il terzo partner commerciale della Serbia, essendo anche il terzo Paese fornitore (preceduta da Germania e Cina) e secondo Paese acquirente (dopo la Germania). L’Italia rappresenta inoltre uno dei primi investitori esteri in Serbia con una presenza di circa 600 aziende. La  quota di capitale investito viene stimata in circa 3 miliardi di euro.

Oltre che nel settore automobilistico con la FCA, grande rilievo hanno anche i settori bancario, assicurativo, tessile e agricolo.  Interessanti prospettive si presentano, infine, nel settore dell’IT,  Information Technology.

BOSNIA ERZEGOVINA

L’invasione russa in Ucraina ha messo completamente in sordina una altra realtà esplosiva al centro dell’Europa. Parliamo della Bosnia Erzegovina, una delle sei Repubbliche facenti parte

della ex Yugoslavia crollata nel 1992 (le altre cinque sono la Slovenia, la Serbia, il Montenegro, la Croazia e la Macedonia del Nord).

Indipendente dal 1992, il Paese è governato da una Presidenza collegiale formata dalla Repubblica Srpska di Bosnia (a prevalenza serba e della Federazione croato-musulmana. Ma prima di andare avanti è opportuno ricordare che a partire dal 1991 in questa regione ci fu una vera carneficina tra serbi, musulmani e croati,  costata 130mila morti e milioni di profughi. Ancora oggi, ad esempio, viene ricordato con orrore il tragico massacro di Srebrenica avvenuto nel 1995. Si è trattato di un vero genocidio del quale vennero accusati il generale Ratko Mladic e  l’ex Presidente della Repubblica Serba della Bosnia Radovan Karadzic, al potere dal 1992 al 1996.  Solo dopo questo massacro, che costò la vita a 8mila uomini e ragazzi musulmani da parte dei militanti serbo-bosniaci, fu possibile arrivare alla stesura degli accordi di pace di Dayton negli  Stati Uniti.

Ad agitare nuovamente le acque mettendo in discussione questi accordi è l’attuale rappresentante serbo Milorad Dodik che sembra ormai puntare dritto verso una nuova secessione. Il pretesto è collegato alla decisione presa dall’ex Alto rappresentante per la Bosnia Erzegovina, l’Ambasciatore austriaco Valentin Inzko,  di modificare il codice penale per punire coloro che negano il genocidio di Srebrenica. Per la cronaca,  l’Alto Rappresentante è una figura istituzionale creata proprio nell’ambito degli accordi di Dayton.

Tutto ciò ha messo in allarme anche la missione Eufor composta da 600 soldati e soldatesse in rappresentanza di 19 Stati del Consiglio di Sicurezza dell’ONU e che tenta di garantire pace nel Paese.

Va detto, comunque, che nel 2008 la Bosnia  Erzegovina ha sottoscritto con l’Unione europea un accordo di Stabilizzazione e Associazione. Inoltre, il Parlamento bosniaco ha approvato la riforma della polizia, condizione imposta dell’Unione europea per la firma dell’accordo di pre-adesione.

Le relazioni economiche tra l’Italia e la Bosnia Erzegovina si sono abbastanza consolidate a causa anche della vicinanza geografica e della complementarietà dei rispettivi sistemi economici. L’Italia figura al secondo posto come partner commerciale, dopo la Germania, mentre sono una ottantina le società italiane che hanno effettuato investimenti diretti o costituito joint-ventures in Bosnia.

MONTENEGRO

Il Montenegro, una delle 6 Repubbliche della ex Jugoslavia, rischia di avere una dipendenza eccessiva dalla Cina. A mettere in guardia su questa realtà sono stati sia il Center for Global Development, il Centro Studi con sede negli Sti Uniti, e il Fondo Monetario Internazionale. Il rischio è che il Paese balcanico presto non sia più in grado di pagare i suoi ingenti debiti che per il 25% sono stati contratti con la Cina nell’ambito del vasto progetto conosciuto anche come la nuova via della Seta.

Per il quotidiano svizzero Neue Zuricher Zeitung, “Attraverso questi investimenti Pechino si assicura l’accesso a infrastrutture strategiche aumentando di conseguenza la sua influenza politica”. Così è stato per il progetto di costruzione dell’autostrada che dovrebbe collegare il Montenegro alla Serbia: un progetto non condiviso dall’Unione Europea perché ritenuto scarsamente redditizio, visto che i montenegrini sono appena 650mila. Nel frattempo, i costi del progetto finanziato ora dai cinese sono passati da 800 milioni a 1,3miliardi di Euro.

Ma prima di andare avanti facciamo un passo indietro nella storia. Le origini del Montenegro risalgono al medio evo. Dopo un periodo di dominazione turca, la parte costiera è stata occupata dalla Repubblica di Venezia (per la cronaca, il nome Montenegro è di origine veneta).  Nel 1878 il Congresso di Vienna ha reso il Montenegro indipendente. Nel frattempo, il futuro Re d’Italia, Vittorio Emanuele II sposò la principessa montenegrina Elena.

Nel 1918 il Montenegro entrò a far parte del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Durante la seconda guerra mondiale diventò un protettorato italiano. Nel 1945 il Montenegro divenne parte della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia. Dopo la dissoluzione del Paese, nel 1992 nacque la Federazione di Serbia e Montenegro. Alcuni anni dopo, nel 2006, venne finalmente proclamata l’indipendenza completa.

Con capitale Podgorica, il Montenegro è una Repubblica parlamentare. L’attuale Presidente è Milo Dokanovic, mentre dal 2022 il primo ministro è Dritan Abazovic di Azione Riformista Unita. Membro della Nato, il Montenegro ha sempre mantenuto ottimi rapporti con l’Unione Europea. Tra i settori in grande sviluppo figura sicuramente il turismo, grazie alle rinomate bellezze delle sue coste. Inoltre, ci sono ottime  opportunità  per le imprese del settore agricolo e della trasformazione dei prodotti alimentari.

L’Italia è il quarto Paese fornitore del Montenegro. I principali prodotti esportati riguardano navi e imbarcazioni, articoli di abbigliamento (escluso l’abbigliamento in pelliccia), macchine di impiego generale e calzature.

CROAZIA

Dal 1° gennaio del 2023 la Croazia diventerà il 20° Paese ad adottare l’Euro. Il via libera è arrivato dell’Ecofin, Consiglio di Economia e finanza, una delle formazioni in cui si riunisce il Consiglio dell’Unione europea e che è composto dai Ministri delle finanze degli stati membri. Come sempre avviene in questi casi, fino alla fine del 2023 negozi, banche, aziende ed enti della pubblica amministrazione dovranno mostrare i prezzi nelle due valute. Per la cronaca, il tasso di conversione è stato fissato a 7,5 kune (la moneta croata).

Questa decisione arriva dopo 15 anni da un’analoga scelta compiuta nel 2007 dalla Slovenia: altra ex Repubblica Jugoslava. Per il Governo Croato questo cambio dovrebbe comportare un aumento dell’inflazione molto limitato, al massimo dello 0,4%.

La scelta della Croazia è stata colta con grande soddisfazione nelle capitali europee. “L’adozione dell’euro non è una corsa, ma una decisione politica responsabile”, ha affermato, ad esempio, il Presidente di turno semestrale dell’Unione europea, Zbynek Stanjura, ministro delle finanze della Repubblica Ceca.

Sul piano politico, la Croazia è una Repubblica Parlamentare. L’attuale Presidente è Zoran Milanovic, mentre il Primo Ministro è Andrej Plenkovic dell’Unione Democratica Croata. Dal 2002 al 2005 Plenkovic ha lavorato a Bruxelles per l’Unione Europea. Inoltre, è stato anche europarlamentare e Presidente del Consiglio dell’Unione Europea. Convinto europeista, anche quando in Europa dominavano le tendenze euroscettica, Plenkovic è stato eletto per la prima volta primo ministro nel 2016. Il suo secondo governo è nato, invece, nel 2020 a seguito delle elezioni parlamentari.

Storicamente la Croazia è stata al centro del grande travaglio, dei massacri e delle pulizie etniche che hanno seguito nel dopo guerra il crollo della Jugoslavia nel 1991. Ottenuta l’indipendenza il Paese è entrato nella Nato nel 2009 e nell’Unione Europea nel 2013.

Sul piano economico, la Croazia vanta una predominanza del settore terziario e delle piccole e medie imprese. Dopo l’ingresso nell’Unione Europea l’economia croata ha registrato consistenti  segnali di crescita. A seguito, poi, della crisi russo-ucraina questa situazione potrebbe migliorare notevolmente grazie soprattutto al gas naturale proveniente dai giacimenti offshore nel mare adriatico, ai confini delle acque italiane.

Sul piano dei rapporti bilaterali, l’Italia insieme alla Germania figura tra i principali partner commerciali della Croazia. Inoltre, l’Italia è anche il quarto investitore estero nel Paese, dopo Austria, Paesi Bassi e Germania. Investimenti effettuati soprattutto nei settori energetico, tessile, legno-arredo, chimico, meccanico, metallurgico ed elettronico. Attualmente le migliori prospettive si presentano nel campo dell’intermediazione finanziaria, sia nel comparto bancario che in quello assicurativo. 

PUNTATE PRECEDENTI

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n.3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia 

Puntata n.4  (http://puntocontinenti.it/?p=19986) – Kasakistan, Mozambico, Angola, Congo e Sudan

Puntata n.5 ( http://puntocontinenti.it/?p=20025) – El Salvador, Mali, Armenia, Uganda

Puntata n.6 (http://puntocontinenti.it/?p=20064) – Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Sud Sudan e Tanzania.

Puntata n. 7 (http://puntocontinenti.it/?p=20080– Laos, Khirghizistan, Zimbabwe, Burundi e Madagascar

Puntata n. 8 http://puntocontinenti.it/?p=20117 ) – Mongolia, Namibia, Nicaragua, Repubblica Centrafricana e Tagikistan

Puntata n.9 ( http://puntocontinenti.it/?p=20188 ) – Azerbaigian, Burkina Faso, Camerun, Etiopia

Puntata n.10 ( http://puntocontinenti.it/?p=20213 )- Guinea, Guinea Bissao, Guinea Equatoriale Marocco

Puntata n.11 (Eswatini, Togo, Turkmenistan, Venezuela)

Puntata n.12 (Messico, Ecuador, Costa Rica, Rpubblica Domenicana e Guatemala).

Puntata n.13 (Haiti, Honduras, Panama, Argentina e Brasile).

Puntata n.14  (Cile, Colombia, Paraguay, Perù, Uruguay)

Puntata n.15 ( Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar)

Puntata n.16 (Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Timor est)

Puntata n.17 (Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Ungheria)

Puntata n.18 (Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Portogallo, Grecia)

Puntata n.19 (Australia, Nuova Zelanda, Canada, Sud Africa, Giappone)

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REA International fa riferimento alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e al Circuito delle 100 Radio                                                                                                                                       

Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma

Videoclip del Movimento Tutela Sociale