(Foto: Kabul, capitale dell’Afghanistan) 

Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL* e del Circuito delle 100 Radio sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di quattro  Paesi che hanno condannato la Russia (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si può trovare a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato e solo 5 si sono opposti alla condanna.

OMAN

Parliamo dell’Oman, decisamente uno dei Paesi più promettenti e sicuri di tutto il Golfo Persico. Sul piano interno l’Oman ha sempre perseguito una politica di sostanziale redistribuzione del reddito, mentre per quanto riguarda la politica estera, si è mantenuto sostanzialmente neutrale anche se ha coltivato una particolare vicinanza alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti. In ogni caso, secondo l’UNDP, Il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, l’Oman è uno dei paesi più sviluppati e stabili tra le nazioni arabe.

Ma facciamo un po’ di storia. Nel XVII secolo l’Oman ha avuto addirittura un impero coloniale in competizione con i portoghesi e i britannici per il controlli del Golfo Persico e dell’Oceano indiano. Un impero che finì per influenzare nel XIX secolo perfino l’Iran, il Pakistan e parte dell’attuale Tanzania. In quel periodo è stato un fiorente mercato di schiavi e armi.

Dalla fine del XVIII secolo l’Oman è diventato un protettorato britannico: fase che si è conclusa con l’indipendenza raggiunta nel 1971.

L’attuale sistema politico è una monarchia assoluta guidata attualmente dal sultano Haitham Al Said.

Sul piano economico, l’Oman deve affrontare il problema  del graduale esaurimento delle sue riserve petrolifere. Per questo motivo la principale priorità del Governo con sede nella capitale Mascate, è quello della diversificare le varie attività produttive. E qui si aprono interessanti spazi per le industrie estere che possono beneficiare, tra l’altro, della buona posizione strategica dell’Oman  per gli scambi con l’Africa e l’Asia, nonché per l’elevato livello delle infrastrutture, per una normativa fiscale delle società particolarmente vantaggiosa e per un’accentuata politica di sostegno in cinque settori strategici: manifatturiero, ittico, turismo, trasporto e logistica. 

In tutti questi settori ci sono buone prospettive per le imprese italiane, soprattutto nella Zona Economica Speciale di Duqm. Altri settori di grande interesse sono: la bonifica ambientale, la realizzazione di alberghi e resort, l’acquacoltura, il packaging, la trasformazione dei derivati del petrolio, il settore ittico, la catena del freddo, la farmaceutica e la logistic

AFGHANISTAN

Potrebbe uno dei Paesi più isolati e poveri del mondo diventare in poco tempo uno degli Stati più ricchi? Si, potrebbe. E pensare che stiamo parlando dell’Afghanistan dei Talebani che attualmente non solo discriminano pesantemente le donne ma hanno ridotto alla fame la maggior parte della popolazione. Eppure, secondo molti esperti, il sottosuolo di questo martoriato Paese contiene un vero tesoro di materie prime che, secondo alcune stime,  vale circa 3 mila miliardi di dollari.

Una ricchezza che, dopo la ritirata degli USA e degli occidentali potrebbe rilanciare alla grande le finanze pubbliche. Secondo il Financial Times, solo dalle vendite di carbone sarà possibile ricavare ben 2 miliardi di dollari, quasi il doppio di tre anni fa. Il principale importatore è la Cina che, insieme alla Russia, sta finanziando  e co-investendo nella ripresa delle attività minerarie. Del resto, Kabul è destinato a diventare uno dei punti di snodo del grande progetto commerciale della Via della Seta.

Nel frattempo, per gli altri Paesi, il prezzo della fornitura di carbone è salito da 90 a 200 dollari a tonnellata che è, comunque, sempre inferiore ai 370 dollari richiesti sul mercato internazionale.

Inutile dire che le associazioni ambientaliste sono molto preoccupate per i danni che il rilancio del carbone può determinare.

Oltre al carbone, nel 2004 tecnici statunitensi hanno approfondito ricerche nel sottosuolo con attrezzature sofisticate (coprendo più di 2/3 del territorio): ricerche che hanno portato alla scoperta  che l’Afghanistan è ricco di ferro e rame, con riserve di rilevanza assoluta di niobio (un metallo di transizione molto raro) e di litio. Inoltre, sono stati individuati anche giacimenti argentiferi nei pressi di Kabul. Il Paese ha, quindi, la possibilità di diventare per tali materiali un attore economico molto rilevante a livello mondiale.

Per ora, naturalmente rimangono ancora tantissimi problemi da risolvere. Oltre alla crisi umanitaria ci sono diverse forze che stanno sfidando il governo. Basti ricordare che il 29 aprile una cinquantina di persone sono morte in un attacco a una moschea della minoranza sunnita degli zikri. In precedenza, sono stati uccisi diversi sciiti in un  attentato a Mazar-i-Sharif. L’esito politico di queste lotte tra estremisti è ancora del tutto incerto.

KENYA

In pieno Agosto 2022 il Kenya è piombato nel caos. A provocarlo è stata l’elezione del nuovo Presidente William Ruto, ex venditore di polli diventato imprenditore di successo. Considerato da molti un populista, l’elezione di Ruto viene decisamente contrastata dal rivale Raila Odinga, secondo il quale è stato montato un grande imbroglio. Da registrare che Odinga si è presentato per la quinta volta  senza successo come candidato alla Presidenza.

Per la cronaca, quando la Presidente della commissione elettorale ha dichiarato nuovo Presidente il candidato Ruto, la sala Congressi di Nairobi è precipitata in una confusione totale, con lanci di sedie, pugni e feriti. Ad avvalorare le accuse di imbroglio c’è il fatto che ben 4 dei 7 commissari elettorali si sono rifiutati di certificare il voto. E’ anche vero, però, che questi commissari erano stati nominati dal Presidente uscente Uhuru Kenyatta, grande sostenitore di Odinga. Ruto è stato, comunque, dichiarato vincitore con il 50,5% delle preferenze contro il 48,8% di Odinga.

Va detto, che anche nelle passate elezioni ci furono violenze e scontri nel Paese con oltre 3 mila morti. Il tutto è oggi aggravato dal fatto che la situazione economica del Paese si trova in grave difficoltà. Essendo in larga parte dipendente dal turismo, il Kenya ha subito gravi contraccolpi determinati dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina.  La popolazione è ormai stremata a causa del caro prezzo del cibo e benzina.

Sul piano storico, le origini del Kenya risalgono al XII secolo d.C. quando molte città costiere furono fondate dagli arabi. Dall’incontro tra i due popoli nacque la cultura swahili, contraddistinta da due elementi di unificazione: la lingua kiswahili e la religione islamica. Attualmente nel Paese vige una profonda disuguaglianza sociale: i benestanti sono solo il 2% mentre la metà della popolazione vive sotto il livello di povertà. Con l’Italia i rapporti sono decisamente positivi. Per la Farnesina il Kenya viene considerato un partner importante e un attore strategico per la stabilità e lo sviluppo economico e sociale dell’Africa Orientale.

L’Italia esporta prevalentemente macchinari industriali, prodotti chimici, elettrodomestici e prodotti alimentari ed importa prodotti agricoli, alimentari, tessili e minerari. Importanti investimenti italiani si registrano nel settore del turismo. Anche nell’ambito della cooperazione scientifica i rapporti tra i due paesi sono incoraggianti. Lo dimostrano i numerosi accordi  di scambio e collaborazione tra istituti universitari italiani e del Kenya. Infine, l’Agenzia Spaziale Italiana opera da decenni presso il centro Spaziale Lugi Broglio, localizzato sulla costa del Kenya.

ANTIGUA E BARBUDA

Le isole caraibiche di Antigua e Barbuda (con Capitale Saint John’s) sono state colonie dell’Inghilterra dal 1667 fino al 1981, quando ottennero la completa indipendenza. Ancora oggi appartengono al Commonwealth e la lingua ufficiale è l’inglese. La maggior parte della popolazione (poco meno di 100mila) è discende dagli schiavi deportati dall’Africa.

Il nome Antigua è stato dato da Cristoforo Colobo nel 1493: la dizione completa recitava S. Maria de la Antigua di Siviglia.

Da molti anni queste splendide località, famose per i tanti resort,  hanno stabilito rapporti molto stretti con gli Usa: un legame che ha favorito uno sviluppo economico considerevole, basato essenzialmente sul turismo (rappresenta oltre la metà del Pil) e sui servizi finanziari. Le maggiori delle banche mondiali hanno, infatti, uffici in Antigua, tra cui la Bank of America (Banca di Antigua), Barclays, Royal Bank of Canada (RBC) e Scotia Bank. Fra le società di servizi finanziari si trova la Pricewaterhouse Coopers.

Da registrare, infine, che L’OCSE ha inserito Antigua nella lista nera dei paradisi fiscali per l’assoluta mancanza di trasparenza nelle transazioni economiche e per la mancata cooperazione nella lotta al riciclaggio del denaro sporco. La situazione è comunque migliorata tanto è vero che nel maggio del 2019, l’Unione europea ha rimosso Aruba e Barbuda dalla lista delle giurisdizioni non cooperative.

PUNTATE PRECEDENTI

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n.3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia 

Puntata n.4  (http://puntocontinenti.it/?p=19986) – Kasakistan, Mozambico, Angola, Congo e Sudan

Puntata n.5 ( http://puntocontinenti.it/?p=20025) – El Salvador, Mali, Armenia, Uganda

Puntata n.6 (http://puntocontinenti.it/?p=20064) – Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Sud Sudan e Tanzania.

Puntata n. 7 (http://puntocontinenti.it/?p=20080– Laos, Khirghizistan, Zimbabwe, Burundi e Madagascar

Puntata n. 8 http://puntocontinenti.it/?p=20117 ) – Mongolia, Namibia, Nicaragua, Repubblica Centrafricana e Tagikistan

Puntata n.9 ( http://puntocontinenti.it/?p=20188 ) – Azerbaigian, Burkina Faso, Camerun, Etiopia

Puntata n.10 ( http://puntocontinenti.it/?p=20213 )- Guinea, Guinea Bissao, Guinea Equatoriale Marocco

Puntata n.11 (Eswatini, Togo, Turkmenistan, Venezuela)

Puntata n.12 (Messico, Ecuador, Costa Rica, Rpubblica Domenicana e Guatemala).

Puntata n.13 (Haiti, Honduras, Panama, Argentina e Brasile).

Puntata n.14  (Cile, Colombia, Paraguay, Perù, Uruguay)

Puntata n.15 ( Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar)

Puntata n.16 (Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Timor est)

Puntata n.17 (Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Ungheria)

Puntata n.18 (Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Portogallo, Grecia)

Puntata n.19 (Australia, Nuova Zelanda, Canada, Sud Africa, Giappone)

Puntata n.20 (Slovenia, Serbia, Bosnia, Montenegro e Croazia)

Puntata n.21 (Corea S., Filippine, Albania, Macedonia N., Georgia)

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REA International fa riferimento alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e al Circuito delle 100 Radio                                                                                                                                       

Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma

Videoclip del Movimento Tutela Sociale