(Foto: Botswana)

Prosegue l’indagine di REA INTERNATIONAL* e del Circuito delle 100 Radio sulle reali motivazione dei singoli Paesi in occasione della votazione all’ONU sulla mozione di condanna della Russia per l’invasione dell’Ucraina. In questa puntata parliamo di cinque Paesi che hanno condannato la Russia (l’elenco dei Paesi esaminati precedentemente si può trovare a fondo pagina). Complessivamente 141 Stati hanno votato a favore, 34 si sono astenuti, 13 non hanno votato e solo 5 si sono opposti alla condanna.

BELGIO

Anche se il Belgio non è stato il primo Paese in Europa, ha ugualmente destato l’attenzione dell’opinione pubblica la decisione del Parlamento di abbassare a 16 anni l’età minima per votare. In precedenza, lo avevano fatto anche Austria, Malta e Grecia (in quest’ultimo Paese il limite è di diciassette anni).

Il Belgio è una monarchia parlamentare federale suddivisa  in tre regioni distinte: le Fiandre di lingua olandese a nord, la Vallonia francofona a sud e la comunità germanofona a est. Questa netta distinzione ha comportato che a partire dal 1970 praticamente non esistono più partiti nazionali in Belgio, ma solo partiti fiamminghi o valloni.

Oltre ad ospitare la sede dell’Unione Europea, nella capitale Bruxelles si trova anche la NATO. Capo di Sato è il Re Filippo Leopoldo, subentrato nel 2013 al padre Alberto II, dimessosi per motivi di salute e sposato con l’italiana Paola Ruffo di Calabria. L’attuale primo ministro è dal 2020 Alexandre De Croo.

Con un veloce sguardo alla storia del Belgio possiamo ricordare che i primi abitanti furono i belgi, membri delle tribù celtiche conquistate da Giulio Cesare nel 54 a.C. Per due secoli, poi, il Belgio ha fatto parte della dinastia carolingia. In seguito, è stato dominato dagli austriaci e da Napoleone, che venne sconfitto proprio in Belgio a Waterloo nel 1815. Da registrare, inoltre, che in passato il Belgio ha avuto anche un’importante colonia in Africa: il Congo (per un certo periodo venne considerato una proprietà personale del crudele Re Leopoldo II).

Dopo la seconda guerra mondiale la tradizionale politica di neutralità è stata abbandonata e il Belgio è entrato nella NATO e nella Comunità economica europea.

Sul piano economico la realtà del Paese, nonostante alcune debolezze strutturali rimane una delle più avanzate d’Europa. Per il suo sviluppo essa ha potuto contare su vasti bacini carboniferi (tra cui Marcinelle, dove per una disgrazia nel 1956 morirono 262 minatori, di cui 136 italiani).

Grazie, comunque, alla sua posizione geografica al centro dell’Europa, il Belgio da diversi anni sviluppa un’economia molto aperta agli scambi. In questo quadro l’Italia rappresenta un importantissimo partner commerciale, soprattutto nell’ambito di tre settori merceologici: industria chimica e prodotti farmaceutici; macchinari e apparecchiature; materie plastiche e componentistica per i trasporti. Da non dimenticare, poi, l’importante ruolo svolto dal Porto di Anversa, che costituisce una piattaforma logistica strategica non solo per il Belgio ma anche per l’Italia.

Infine, ampie possibilità le imprese italiane possono trovare nel PNRR belga, in particolare nei settori della farmaceutica, innovazione, intelligenza artificiale, energie pulite e rinnovabili, mobilità  sostenibile, ristrutturazione edifici ecc.

BENIN

Nell’africa occidentale c’èra un Paese chiamato in passato Dahomey. Dal 1975 è diventata la Repubblica del Benin, confinante con Togo, Nigeria, Burkina Faso e Niger. L’attuale Capo di Stato è l’imprenditore Patrice Talon. La sede del Governo si trova a Cotonou, anche se la Capitale è Porto-Novo.

Facendo un salto in dietro di qualche secolo occorre ricordare che il Paese è stato uno dei grande centri di smistamento degli schiavi, gestito soprattutto dai portoghesi e olandesi. Su questo territorio si sviluppò per un certo periodo il regno di Dahomey con capitale Abomey. 

Colonia francese dal 1892, il Paese ha ottenuto l’indipendenza solo nel 1960. In seguito il Benin ha attraversato un periodo di grande turbolenza, caratterizzato da una serie di colpi di Stato. I vari governi che si sono succeduti hanno avuto impronte diverse: dal nazionalismo al marxismo, al socialismo fino al liberalismo più spinto. Nel frattempo sono state attuate diverse nazionalizzazione in settori strategici come l’economia, il sistema educativo, la creazione di cooperative agricole e le strutture regionali. Inoltre è stato combattuto il tribalismo. Per la cronaca, il Benin viene considerato la patria della religione Voodoo praticata da 60milioni di persone nel mondo, molte delle quali ad Haiti. 

Sul piano economico il Benin è tutt’ora caratterizzato da un’agricoltura di sussistenza, dalla coltivazione del cotone e dal commercio interno. Attualmente il Governo punta molto sul turismo e sulle nuove tecnologie. Inoltre, il Benin è uno dei paesi esportatori di petrolio, una risorsa che dopo la guerra russo ucraina potrebbe aprire nuovi scenari molto interessanti.

Per quanto riguarda i rapporti bilaterali tra l’Italia ed il Benin essi rientrano nella più ampia azione dell’Unione Europea sul piano economico, politico e di cooperazione allo sviluppo. La presenza imprenditoriale italiana riguarda soprattutto i settori dei servizi e delle costruzioni. D citare la presenza della Roro Terminal della Grimaldi Group, che dal 2010 gestisce un terminal nel porto di Cotonou. 

BUTHAN

Da uno studio elaborato diversi anni fa dagli psicologi Nathan DeWall e Roy Baumesiter dell’Università del Kentucky, il Bhutan sarebbe  il Paese più felice al mondo perché i suoi abitanti non temono la morte, ma utilizzano l’idea della fine come stimolo per rendere migliore il presente. Altra nota interessante: Il re Jigme Singye Wangchuck ha introdotto l’indice della Felicità Interna Lorda (FIL) che, in contrapposizione al Pil, fa leva sulla qualità della vita, sulla tutela dell’ecosistema, sulla salute degli abitanti, sull’istruzione e sull’intensità dei rapporti sociali.

Il Bhutan è abitato da circa da circa 700mila persone e si trova tra le montagne dell’Himalaya orientale. E’ celebre per i suoi monasteri, fortezze e panorami stupendi, tra cui quello osservabile dal monastero di Paro Taktsang, costruito a strapiombo sul fianco di una montagna nella foresta della valle di Paro. 

La capitale del Bhutan è Thimphu e il Paese è confinante a nord con il Tibet (Cina) e a sud con l’India. Dal 2007 è una monarchia costituzionale.  La sua ‘economia è basata sull’agricoltura e su un comparto industriale in crescita, integrato dallo  sfruttamento di alcune materie prime come rame, gesso, minerale di ferro, ecc. In sviluppo si trova anche il settore turistico.

Sul piano dei rapporti internazionali ha destato non poche critiche la politica di preservazione dell’identità nazionale attuata in passato attraverso l’espulsione di migliaia di bhutanesi di origine nepalese e religione induista.

Per quanto riguarda, infine, i rapporti tra l’Italia e il Buthan, sia gli scambi commerciale che gli investimenti si mantengono su livelli abbastanza modesti se non inesistenti. Per la cronaca, nel Bhutan vivono circa 150 italiani.

MYANMAR (BIRMANIA)

Il Myanmar (ex Birmania) con capitale Naypyidaw, è certamente uno dei Paesi più tormentati dell’Asia. Il cambiamento del nome è avvenuto nel 1989 per volontà dei militari che dopo la seconda guerra mondiale hanno praticamente gestito per lunghi periodi la vita politica del Paese.

Dominata in un lontano passato dai Mongoli, la Birmania è stata conquistata dagli inglesi nel XX secolo e annessa all’India verso la fine degli anni trenta. Durante la seconda guerra mondiale è stata  invasa dai giapponesi per poi diventare indipendente nel 1948, anche se le prime elezioni democratiche sono avvenute solo nel 1952.

Tutta la storia del dopo guerra della Birmania è stata caratterizzata da rivolte popolari, tentativi di democratizzazione del Paese, colpi di Stato militari, elezioni farsa. In questo scenario un ruolo fondamentale ha svolto una donna di ferro, il  premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi.

Tenace oppositrice dei militari la Suu Kyi ha trascorso molti in carcere e agli arresti domiciliari prima di assumere importanti incarichi di governo. Dal 2016 al 2021 è stata Consigliera di Stato, una specie di primo ministro.

Nel 2021, a seguito di un nuovo colpo di Stato, è stata costretta alle dimissioni e nuovamente arrestata e condannata. Va detto che anche lei ha ricevuto pesanti critiche all’estero per aver avallato i massacri commessi dai militari contro la minoranza musulmana Rohingya: una tragedia che la Suu Kyi non ha mai voluto considerare un genocidio.

Attualmente tutti poteri sono passati al generale Min Aung Hlaing, che non ha mancato di reprimere brutalmente le numerose manifestazioni di piazza antimilitariste, nonché  le offensive dei gruppi armati delle minoranze etniche.  

Nel mirino dei militari birmani sono soprattutto i giovani blogger, gli attivisti, i giornalisti e gli imprenditori digitali. Di fronte a questa situazione l’opposizione dell’Europa si è rivelata abbastanza sterile. Poco si è fatto, ad esempio, per liberare dalla prigione la Aung Sn Suu Kyi, condannata nuovamente a 4 anni (due per sedizione e due per aver violato le restrizioni sul coronavirus durante la campagna elettorale) .e per liberare l’ex Presidente Win Myint, nonché altri esponenti del precedente  governo civile. Inoltre, è passato quasi in sordina la condanna per impiccagione di quattro oppositori al regime (eppure l’Unione Europea è stata sempre in prima linea contro la pena di morte). Infine, nonostante le sanzioni imposte dai Governi, le aziende europee hanno continuato tranquillamente a comprare materie prime in mano alla giunta militare come, ad esempio, il legname. Ma mentre l’Europa è assente la Cina sostiene con convinzione la Birmania, come si è visto in occasione della visita del ministro degli esteri cinese Wang Yin a Bgan nel corso del vertice del gruppo di cooperazione del Lakang – Mekong.

Una nota positiva è rappresentata, invece, dalla notizia che la pena inflitta ad Aung Sn Suu Kyi Aung è stata condonata per metà.

BOTSWANA

Dall’essere uno dei Paesi più poveri del mondo a diventare uno dei più ricchi dell’Africa, tanto da essere identificato come la Svizzera d’Africa. Parliamo del Botswana, con capitale Gaborone, che non ha sbocchi sul mare e che confina con Sudafrica, Namibia, Zambia e Zimbabwe.

Il ‘miracolo’ è avvenuto a seguito dell’indipendenza dalla Gran Bretagna raggiunta nel 1966, pur rimanendo il Paese nel Commonwealth. Gli ingredienti di questo successo sono: a) lo sfruttamento dell’enorme ricchezza mineraria (dopo la Russia il Botswana è il più grande produttore di diamanti del mondo); b) la composizione demografica: il Paese è poco popolato ed etnicamente omogeneo; c) l’armonia tra le varie tribù e i rapporti pacifici e distesi fra bantu e bianchi; d) la capacità di instaurare un regime democratico e trasparente; e) il mantenimento di una politica fiscale e monetaria prudente.

Facendo un salto indietro nella Storia possiamo ricordare che verso la fine del XIX secolo è iniziato un modesto afflusso di coloni bianchi provenienti dal Sudafrica. Nel  1885, alla Conferenza di Berlino , la Regione è stata dichiarata protettorato britannico con il nome di Bechuanaland.

Attualmente il Botswana è una Repubblica parlamentare. Il suo primo Capo di Stato porta il nome di Seretse Khama, considerato anche  il padre della patria. Dal 2018 è Presidente Mokgweetsi Masisi

Oltre all’estrazione mineraria il Botswana presenta una consistente crescita anche nei settori dell’allevamento e del turismo. Purtroppo negli anni passati il Paese è stato fortemente colpito dall’AIDS registrando il più alto tasso d’infezione al mondo dopo lo Swaziland.

Sul piano internazionale, il Botswana è molto attivo nell’ambito della Comunità di sviluppo dell’Africa Australe (SADC). Tra i suoi principali alleati figurano il Sudafrica e l’ Unione europea.

Per le imprese italiane ci sono grandi opportunità nel campo delle energie pulite (soprattutto nel settore fotovoltaico), delle infrastrutture e del turismo locale. Da ricordare, infine, che dal 2016 è in vigore un accordo di partenariato economico tra l’Unione Europea e gli Stati della SADC (Botswana, Lesotho, Namibia, Sudafrica e Swaziland).

PUNTATE PRECEDENTI

Puntata n.1 (http://puntocontinenti.it/?p=19857) – Bielorussia, Corea del Nord, Siria, Eritrea

Puntata n.2 (http://puntocontinenti.it/?p=19877) – Cina, Cuba, India, Iraq, Iran

Puntata n.3 (http://puntocontinenti.it/?p=19916) – Algeria, Sud Africa, Vietnam, Pakistan, Bolivia 

Puntata n.4  (http://puntocontinenti.it/?p=19986) – Kasakistan, Mozambico, Angola, Congo e Sudan

Puntata n.5 ( http://puntocontinenti.it/?p=20025) – El Salvador, Mali, Armenia, Uganda

Puntata n.6 (http://puntocontinenti.it/?p=20064) – Sri Lanka, Senegal, Bangladesh, Sud Sudan e Tanzania.

Puntata n. 7 (http://puntocontinenti.it/?p=20080– Laos, Khirghizistan, Zimbabwe, Burundi e Madagascar

Puntata n. 8 http://puntocontinenti.it/?p=20117 ) – Mongolia, Namibia, Nicaragua, Repubblica Centrafricana e Tagikistan

Puntata n.9 ( http://puntocontinenti.it/?p=20188 ) – Azerbaigian, Burkina Faso, Camerun, Etiopia

Puntata n.10 ( http://puntocontinenti.it/?p=20213 )- Guinea, Guinea Bissao, Guinea Equatoriale Marocco

Puntata n.11 (http://puntocontinenti.it/?p=20274) Eswatini, Togo, Turkmenistan, Venezuela)

Puntata n.12 (http://puntocontinenti.it/?p=20284) Messico, Ecuador, Costa Rica, Rpubblica Domenicana e Guatemala.

Puntata n.13 (http://puntocontinenti.it/?p=20310) Haiti, Honduras, Panama, Argentina e Brasile).

Puntata n.14  (http://puntocontinenti.it/?p=20324) Cile, Colombia, Paraguay, Perù, Uruguay

Puntata n.15 (http://puntocontinenti.it/?p=20421) Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Qatar

Puntata n.16 (http://puntocontinenti.it/?p=20443) Finlandia, Svezia, Norvegia, Danimarca, Timor est

Puntata n.17 (http://puntocontinenti.it/?p=20453) Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Ungheria

Puntata n.18 (http://puntocontinenti.it/?p=20473) Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Portogallo, Grecia

Puntata n.19 (http://puntocontinenti.it/?p=20493) Australia, Nuova Zelanda, Canada, Sud Africa, Giappone

Puntata n.20 (http://puntocontinenti.it/?p=20502) Slovenia, Serbia, Bosnia, Montenegro e Croazia

Puntata n.21 (http://puntocontinenti.it/?p=20543 Corea S., Filippine, Albania, Macedonia N., Georgia

Puntata n. 22 (http://puntocontinenti.it/?p=20621) Oman, Afghanistan, Kenya, Antigua e Barbuda

Puntata n.23 ( http://puntocontinenti.it/?p=20666) Austria, Andorra, Bahamas, Barbados, Belize

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* REA International fa riferimento alla REA (Radiotelevisioni Europee Associate) e al Circuito delle 100 Radio  

Consulenza scientifica: UNIPACE (Università Internazionale per la Pace) dell’ONU – Sede di Roma

Videoclip del ‘Movimento Tutela Sociale’ vincitore del Premio ‘Musica per il sociale’ promosso dalle Radio e Televisioni della REA