(Nel riquadro: Esperanza Anzola)

Da diversi anni Esperanza Anzola è responsabile di vari progetti nell’ambito sociale portati avanti dall’IILA, l’Organizzazione Internazionale Italo Latino-americana (con sede a Roma) impegnata nei rapporti tra l’Italia e l’America Latina. Progetti realizzati con il supporto finanziario della Cooperazione Italiana del Ministero degli Affari Esteri.  L’obiettivo è di aiutare le donne nei settori vulnerabili dell’America del Sud e centrale ad emanciparsi economicamente. Con Anzola, che è italo colombiana, sposata con un esperto di cooperazione italiana, abbiamo cercato di esaminare il ruolo e l’influenza delle donne nella politica latino-americana. Prima, però, ci siamo soffermati sulla sua attività all’IILA.

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Punto Continenti, in collaborazione con la sede romana dell’Università Internazionale per la Pace (creata dalla Nazioni Unite nel 1980, con sede principale in Costa Rica) e la REARadiotelevisioni Europee Associate, sta eseguendo una serie di indagini e interviste sul ruolo dell’America Latina nella nuova geopolitica mondiale.   Per la realizzazione e diffusione di questa indagine Punto Continente s’avvale della collaborazione esperti di organizzazioni come lIILA (l’Organizzazione Internazionale Italo Latino Americana)Mediatrends America Europa (gestito dal giornalista Roberto Montoya che organizza incontri internazionali di alto livello); il Movimento Tutela Sociale (un Movimento d’opinione internazionale – vedere la pagina Facebook  https://www.facebook.com/groups/508452549970758/); nonché programmi giornalistici, radiofonici e televisivi come Sentir Latino, diretto dal giornalista Luis Flores, che va in onda in Italia (su Radio Mambo e presto su One Tv) e in America Latina. Ma ecco l’intervista.

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Dott.ssa Anzola, ci può illustrate le finalità dei suoi progetti?

Si tratta di uno sforzo molto concreto che gode del supporto di diverse organizzazioni italiane e latino-americane. Personalmente sono molto impegnato nel settore produttivo del tessile-moda con progetti  finanziati dalla Cooperazione italiana e gestite direttamente dall’IILA. Sostanzialmente cerchiamo di aiutare le donne più vulnerabili: indigene, contadine, artigiane, soprattutto per quanto riguarda la formazione. Cioè, insegniamo loro un mestiere valorizzando le tradizioni artigianali, al fine di dare una migliore alternativa di lavoro, un empowerment economico e l’inclusione sociale e culturale nel loro territorio. Il secondo obbiettivo, riguarda la commercializzazione dei prodotti, che altrimenti resterebbero senza sbocchi. Naturalmente in entrambe le fasi ci avvaliamo dell’esperienza di esperti del settore o di organizzazioni che hanno competenze in materia come, ad esempio, il Milano Fashion Institute, Confartigianato, il Politenico di Milano, il Parco Tecnologico Galileo e altri.

In quali Paesi avete operato sino a questo momento?

In diversi Paesi, tra cui Paraguay, Bolivia, Colombia, Honduras, Salvador, ecc. In genere concordiamo con le autorità governative progetti triennali di apprendimento. Le donne, a partire dalle loro tradizioni tessili e artigianali, imparano a creare prodotti innovativi di facile penetrazione sul mercato, come, ad esempio, pizzi e tessuti per gli abiti da sposa e accessori, gioielleria artigianale e tessuti etnici elaborati su telaio. Complessivamente i progetti hanno già coinvolto un centinaio di donne. Parliamo, quindi, di imprenditoria artigianale fatta anche con le popolazioni indigene. In Honduras ed El Salvador, ad esempio, abbiamo lavorato con la Comunità Lenca, che vive in estrema povertà, che ha realizzato una serie di lavori con richiami alla loro tradizione. 

Fino ad oggi il nostro impegno è stato molto apprezzato anche a livello politico. In Paraguay, ad esempio, ci ha dato una mano perfino la Primera Dama Silvana Lopez Moreira, nonché le ministre del Lavoro e delle Donne.

Ecco, lei ci sta dando proprio un assist per entrare nell’argomento centrale della nostra intervista: l’impegno in politica ai massimi livelli delle donne latinoamericane. Come descriverebbe questa realtà?

Intanto diciamo subito che mentre in Italia si è dovuto aspettare il 2022 per avere un Primo Ministro donna in America Latina non sono poche le donne diventate Capo dello Stato. Con questo non intendo affermare che è stata raggiunta la parità di genere nei parlamenti e ai vertici dello Stato, ma qualche significativo passo in avanti è stato compiuto.

E quale è stata, secondo lei la donna che ha inciso maggiormente da un punto di vista politico?

Senza voler esprimere alcun giudizio politico non è possibile disconoscere che sul piano mediatico la prima in assoluto è stata Evita Peron. Lei non è stata Presidente ma, diciamo così, una mezza Presidente, visto che ha gestito paritariamente il potere dal 1946 al 1952 affianco al marito Juan Domingo Peron. Senza di lei probabilmente il peronismo non si sarebbe affermato nella stessa misura.

Evita col tempo è diventata un mito. Su di lei e sulla sua attività anche di attrice e conduttrice radiofonica sono stati scritti numerosi libri e lavori teatrali.  A lei si è ispirato il famoso film Evita di Alan Parker interpretato da Madonna e Antonio Banderas. Oltre alle sue umili origini, a contribuire alla sua fama è stata anche la sua precoce morte avvenuta ad appena 33 anni. Non a caso ancora oggi, dopo oltre mezzo secolo, milioni di argentini si rifanno al peronismo e adorano Evita andando a visitare la sua tomba nel ricco quartiere di Recoleta a Buenos Aires.

Però qualcosa di buono e concreto avrà pur fatto.

Certo. Nell’immaginario collettivo lei viene spesso rappresentata come la donna che ha lottato per i diritti dei lavoratori, dei più poveri e del mondo femminile. In effetti lei è stata l’artefice nel 1947 del riconoscimento dell’uguaglianza dei diritti politici e civili tra uomini e donne in Argentina. Lei si è occupata delle donne senza fissa dimora, concedendo sussidi e case temporanee a loro e agli anziani. Molte delle sue azioni sono state sicuramente ispirate dai difficili ricordi del suo passato personale e dai numerosi incontri che faceva nelle fabbriche, scuole, ospedali, sindacati e centri culturali.

La sua immagine internazionale si è molto rafforzata a seguito di un viaggio di tre mesi attraverso vari Paesi tra cui ItaliaVaticano, Francia, Portogallo, Svizzera, Brasile e Uruguay.

Lo so che molti antiperonisti la considerano semplicemente un’attrice di second’ordine, un’arrampicatrice sociale. Per tanti altri lei è invece una leggenda. Comunque, in Argentina, come in tanti altri paesi dell’America Latina, sono state molte le donne di inestimabile valore impegnate in politica.

A chi si riferisce?

Intanto c’è stata la Presidente Isabel Martinez, terza moglie di Peron, soprannominata Isabelita. Essendo stata eletta Vicepresidente, dopo la morte di Peron è diventata Capo di Stato. Isabelita è stata destituita da un colpo di Stato nel 1976.

Come non ricordare, poi, le madri di Plaza de Mayo che a partire dal 1977, durante la feroce dittatura militare, con un fazzoletto bianco annodato sulla testa hanno dimostrato ogni giovedì pomeriggio davanti alla casa Rosada, residenza della Presidenza della Repubblica, per avere notizie dei loro mariti e figli desaparecidos o uccisi. In quella circostanza le donne hanno mostrato un coraggio che, purtroppo è mancato a tantissimi uomini.

In Argentina un’altra donna molto potente è l’attuale Vicepresidente Cristina Fernandez Kirchner, già Presidente per due volte dal 2007 al 2015.

Dopo l’Argentina quale altro Paese le viene in mente?

Certamente il Cile di Michelle Bachelet. Anche lei è stata Presidente per due mandati, dal 2006 al 2010 e dal 2014 al 2018. Soprattutto nel corso del suo primo mandato la Bachelet ha registrato punte elevatissime di consenso. Anche lei è figlia di un tragico periodo storico caratterizzato dalla dittatura del generale  Augusto Pinochet: dittatura iniziata nel 1973 a seguito del suicidio di Salvador Allende, eletto democraticamente. Il padre della Bachelet, il generale Alberto Bachelet che difendeva Allende, è stato imprigionato ed è morto in carcere.

Prima di assumere la massima carica dello Stato la Bachelet è stata ministro della Sanità e della Difesa. Durante il suo mandato si è molto prodigata in difesa delle donne. Tra i suoi principali provvedimenti figurano l’esenzione del pagamento delle prestazioni sanitarie per gli ultrasessantenni, alcune riforme del sistema previdenziale, la legalizzazione dell’aborto in caso di gravidanza a rischio, la lotta al lavoro nero, l’introduzione di aiuti alle famiglie più povere e la creazione di due nuovi ministeri: per la Sicurezza cittadina e per l’Ambiente.

Molto contestata è stata invece la sua riforma dell’istruzione, soprattutto da parte degli studenti che hanno inscenato numerose dimostrazioni. Accese critiche sono arrivate anche dal mondo imprenditoriale per l’introduzione di alcune imposte. In compenso la sua politica economica ha riscontrato diversi consensi. Nel 2008 la Bachelet è stata anche Presidente dell’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR).

Abbiamo fatto riferimento a Cile e Argentina. Cosa possiamo dire del Brasile, il più grande dei Paesi latino-americani?

Anche i brasiliani hanno avuto la loro Presidente: Dilma Rousseff di origine bulgara, eletta per due volte, dal 2011 al 2016. Il suo secondo mandato è stato interrotto dall’impeachment votato dal Parlamento. L’accusa era di aver truccato i dati sul deficit del bilancio annuale, ma due anni dopo questa accusa è risultata infondata.

Nata in una famiglia borghese, la Rousseff in gioventù è stata marxista e ha combattuto come guerrigliera la dittatura militare brasiliana durata ben 21 anni, dal 1964 al 1985. È stata anche in prigione per tre anni.

Con il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, più conosciuto semplicemente come Lula, la Rousseff è diventata ministro della Casa Civil, una specie di Ministro degli interni. Considerata una delle donne più influenti del Brasile dalla rivista brasiliana Epoca, la Rousseff durante la sua presidenza si è fatta molti nemici a causa del suo carattere forte ed esplosivo. A queste critiche amava rispondere: sono solo una donna dura circondata da uomini morbidi.

Politicamente la Rousseff si è dichiarata contraria alle privatizzazioni e al neoliberismo, anche se ha appoggiato l’iniziativa privata soprattutto in alcuni settori come quello della costruzione di strade. Consistente è stato il suo impegno a estendere l’energia elettrica anche nei luoghi più sperduti del Paese.

Lasciamo l’America del Sud per spostarci nell’America centrale.

In quest’area abbiamo avuto ben tre Presidenti donna. La prima è Violeta Barrios de Chamorro, Presidente del Nicaragua dal 1990 fino al 1997. Moglie del direttore del giornale La Prensa assassinato nel 1978, la Chamorro è stata una tenace oppositrice al dittatore Anastasio Somoza e suoi due figli. Durante il suo mandato presidenziale ha riformato l’esercito, limitato i poteri presidenziali e avviato una profonda riforma del sistema economico su basi liberiste.

E gli altri esempi?

In Costa Rica è arrivata alla Presidenza Laura Chinchilla, dal 2010 al 2014. In precedenza, aveva lavorato in America Latina e in Africa per diversi organismi internazionali. È stata anche Vicepresidente e Ministro di Grazia e Giustizia sotto la Presidenza di Oscar Arias.

Come Presidente la Chinchilla ha elaborato un vasto programma economico e sociale incentrato sulla sicurezza delle persone basato su quattro pilastri: a) sicurezza economica e competitività; b) sicurezza sociale e benessere; c) sicurezza dei cittadini e pace sociale; d) sicurezza e sviluppo ambientale. Inoltre, ha attivato una serie di norme anticrimine, di sostegno alla prima infanzia, all’istruzione e allo sviluppo dell’energia pulita, ottenendo che il 90% della  produzione di energia elettrica provenga da fonti rinnovabili

 Da registrare che in Costa Rica le donne hanno raggiunto un buon livello di uguaglianza, arrivando a rappresentare il 45,5% per cento dei Parlamentari.

E la terza Presidente dell’America centrale’

In questo caso parliamo di Mireya Moscoso, Presidente del Panama dal settembre 1999 al settembre 2004, come rappresentante del Partito Panameñista. La Moscoso è stata sposata con Arnulfo Arias dal 1969 al 1988, anno in cui è morto dopo essere stato Presidente per tre volte e per tre volte rovesciato da colpi di stato.

La Moscoso si è molto impegnata sul piano dell’istruzione e dell’assistenza sanitaria. Ha decisamente migliorato le infrastrutture del Paese, tra cui l’aeroporto internazionale.  Durante la sua Presidenza il canale del Panama è passato integralmente dalle mani americane a quelle panamensi, a seguito degli accordi Torrijos-Carter. Ha destato invece clamore la sua decisione di liberare alcuni terroristi che intendevano assassinare il leader cubano Fidel Castro durante una visita a Panama. Ciò ha provocato la rottura delle relazioni diplomatiche con Cuba e Venezuela.

Comunque, ci sarebbe ancora altre Presidenti da ricordare come Rosalía Arteaga Serrano, Presidente ad interim dell’Ecuador nel 1997 o Janet Rosenberg Jagan, americana naturalizzata guyanese e Presidente della Guyana dal 1997 al 1999. Da non dimenticare, poi, Xiomara Castro la prima presidente donna dell’Honduras.  

Vale, comunque, la pena di sottolineare che molte delle donne che sono diventate Presidente sono state mogli o figlie di ex presidenti o personaggi importanti della politica. E questo, certamente, non è un aspetto esaltante. Rimane il fatto,  comunque, che il diritto di voto e la possibilità di essere elette hanno richiesto mezzo secolo di battaglie. La questione della parità come orizzonte democratico deve, in ogni caso, ancora essere rafforzata. In compenso, in questo momento sei Paesi hanno un Ministero dedicato specificamente alle donne: Cile, Perù, Venezuela, Paraguay, Haiti e la Repubblica Domenicana. Una curiosità: a coniare il termine Presidenta è stata Francisca Zubiaga y Bernales, combattente e poi potente moglie del presidente peruviano Agustín Gamarra (1829 – 1835).

Per concludere, può citare anche una non Presidente che ha rappresentato autorevolmente le donne latinoamericane?

Il primo nome che mi viene in mente è quello di Gabriela Mistral, poetessa, educatrice, diplomatica e femminista cilena: lei è stata la prima donna latino-americana a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1945. È scomparsa a New York nel 1957 lasciando in eredità oltre una trentina di opere di grande valore, tra cui Temura, Tala, Lagar, Lecturas para mujeres, ecc.

 Nel 1979 l’Organizzazione degli Stati americani ha istituito un premio con il suo nome allo scopo di riconoscere coloro che hanno contribuito all’identificazione e all’arricchimento della cultura tipica Americana e delle sue regioni o individualità culturali. Portano, inoltre, il suo nome un’Università privata cilena, un grande centro culturale e una collina, mentre la sua effige è apparsa su una banconota e la Metropolitana di Santiago le ha dedicato un intero treno con sue foto.

Intervista realizzata il 2 Ottobre 2022.

Videoclip del ‘Movimento Tutela Sociale’ vincitore del Premio ‘Musica per il sociale’ promosso dalle Radio e Televisioni della REA