(Foto: Fabio Porta sullo sfondo di San Paolo del Brasile dove risiede).

Nato a Caltagirone, Fabio Porta attualmente vive a San Paolo del Brasile, una città  che insieme a New York può vantare una delle più consistenti presenze di italiani e oriundi italiani nel mondo: si parla di 3milioni e mezzo, cioè, più degli abitanti di Roma. Recentemente Porta è stato eletto per la quarta volta nelle file del Partito Democratico nell’ambito della Circoscrizione America Meridionale. Le altre tre Circoscrizioni all’estero riguardano: a) Europa; b) America Settentrionale e Centrale; c) Africa, Asia, Oceania e Antartide.  Da rilevare che nella passata legislatura Porta è riuscito scoperchiare un incredibile imbroglio elettorale che ha portato alla destituzione di Adriano Cairo dell’USEI.

Attualmente sono 6 milioni gli italiani iscritti all’AIRE (l’Associazione degli Italiani Residenti all’Estero) ma si calcola che nel mondo ci siano ben 60 milioni di oriundi italiani, dei quali 25 solo in Brasile. Anche la rappresentanza degli italiani eletti all’estero nel Parlamento italiano ha subito nel 2019 un drastico taglio del numero dei parlamentari:  i Senatori sono scesi da 6 a 4, mentre i Deputati da 12 a 8.

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Nota della redazione

Punto Continenti, in collaborazione con la sede romana dell’Università Internazionale per la Pace (creata dalle Nazioni Unite nel 1980, con sede principale in Costa Rica) e la REARadiotelevisioni Europee Associate, sta eseguendo una serie di indagini e interviste sul ruolo dell’America Latina nella nuova geopolitica mondiale.  

Per la realizzazione e diffusione di questa indagine Punto Continente s’avvale della collaborazione esperti di organizzazioni come l’IILA (l’Organizzazione Internazionale Italo Latino Americana); Mediatrends America Europa (gestito dal giornalista Roberto Montoya che organizza incontri internazionali di alto livello); il Movimento Tutela Sociale (un Movimento d’opinione internazionale – vedere la pagina Facebook  https://www.facebook.com/groups/508452549970758/); nonché programmi giornalistici, radiofonici e televisivi come Sentir Latino, diretto dal giornalista Luis Flores, che va in onda in Italia (su Radio Mambo e presto su One Tv) e in America Latina.

12 obiettivi per le Comunità italiane all’etero

Da registrare che il Movimento Tutela Sociale, in collaborazione con esperti ed associazioni, ha rilevato 12 obiettivi di grande interesse per le nostre Comunità italiane all’estero:   

01) Promuovere in Italia la conoscenza della storia degli italiani all’estero; 02) Stimolare una politica estera che tenga nella massima considerazione la presenza degli italiani all’estero; 03) Valorizzare all’estero non solo la lingua, la cultura e l’arte italiana ma anche gli artisti e uomini di cultura italiani residenti fuori dai confini nazionali; 04) Rafforzare, soprattutto in termini qualitativi, la presenza della rete diplomatica italiana; 05) Concedere agli italiani più poveri e sotto il controllo delle Ambasciate, delle tessere prepagate da utilizzare per l’acquisto di beni prima necessità; 06) Offrire una più efficiente assistenza legale agli italiani arrestati all’estero, in collaborazione con le ONG che già si occupano di questa problematica; 07) Incrementare gli accordi di reciprocità con i Paesi esteri per consentire ai cittadini italiani di votare alle amministrative locali; 08) Limitare i costi, semplificare e accelerare le procedure per la concessione dei passaporti; 09) Favorire la concessione di mutui o garanzie bancarie per l’acquisto di una casa in Italia (anche in multiproprietà) da parte degli italiani residenti all’estero; 10) Intensificare i riconoscimenti reciproci dei titoli di studio; 11) Incentivare i viaggi culturali soprattutto per i giovani, da e verso l’Italia; 12) Introdurre il voto elettronico e la possibilità di votare per candidati residenti in Italia.

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On. Fabio Porta, a vent’anni dall’introduzione della cosiddetta ‘Legge Tremaglia’, cioè, della possibilità di votare candidati residenti all’estero, che giudizio si sente di esprimere su questa legge?

Tremaglia è stato un politico di destra ma questo non mi impedisce di riconoscere che è riuscito a introdurre nel panorama politico italiano una grandissima novità a lungo attesa dalla grande comunità italiana all’estero. Inoltre, si è battuto per la nascita di un Ministero senza portafoglio per gli italiani  all’estero. Un’iniziativa che, purtroppo, non è stata più ripresa. Quello che è certo è che lo spazio politico concesso agli eletti all’estero è molto ridotto anche perché si fa fatica a lavorare in maniera trasversale e super partes. Ora con il taglio dei Parlamentari la situazione si è fatta ancora più complicata. Forse oggi sarebbe ancora più opportuno creare un Ministero con portafoglio o un Vice Ministro con deleghe e risorse dedicate alla realtà degli italiani all’estero.

Come si esce da questa situazione?

Io credo che sia arrivato il momento di elaborare un progetto riguardante l’intera Nazione italiana che, ricordiamolo bene, non è fatta solo dagli italiani residenti in Italia ma da tutti gli italiani nel mondo. Oggi si parla molto di nuova geopolitica: ebbene, se l’Italia vuole rafforzare la sua presenza sui mercati internazionali non può prescindere dal collegamento con le varie comunità all’estero, che sono, tra l’altro, grandi consumatori dei prodotti Made in Italy.

Io sono inoltre favorevole a introdurre il voto elettronico anche per rendere più trasparente le votazioni, magari nell’ambito di un sistema misto con seggi nei consolati e con il voto per corrispondenza, ma solo a seguito di motivata richiesta.

Non ho naturalmente soluzioni magiche o ricette miracolose da suggerire ma spero che le forze politiche sappiano trovare le soluzioni migliori per rendere il voto sicuro e degno degli italiani nel mondo. Quanto prima occorre fare una seria  sperimentazione sul voto on-line passando magari attraverso una fase graduale di convivenza con il voto per corrispondenza, oppure nei seggi.  

A proposito di trasparenza lei è stato il primo a smascherare con un esposto i brogli elettorale all’estero: un fenomeno del quale si è sempre parlato molto ma che mai nessuno era riuscito a metterlo a nudo. Clamorosa è stata la revoca di Adriano Cairo eletto nel 2018 per il MAIE (Unione Sudamericana Emigrati Italiani) e costretto a lasciare il Senato. Cosa ci può dire su questo argomento?

Dopo le mie denunce, e in particolare dopo le ultime elezioni del 2018, questa battaglia è diventata prioritaria in materia di politiche per gli italiani all’estero.  Oggi, grazie alla nostra azione, molti politici si stanno convincendo che occorre superare l’attuale meccanismo di voto; speriamo che siano coraggiosi e conseguenti.  Evitare nuovi imbrogli significa impedire pessime ricadute sull’immagine degli italiani nel mondo. 

A parte l’onestà elettorale, cosa si aspetta dal nuovo Parlamento?

Per me rimane fondamentale approfondire in Italia  la conoscenza della storia degli italiani all’estero. Solo così sarà possibile sconfiggere definitivamente l’immagine stereotipata collegata ai poveri italiani che nel dopo guerra sono stati costretti a scappare dall’Italia per poter mangiare. Si tratta di un’immagine profondamente legata al passato. Oggi molti italiani e figli di italiani occupano all’estero ruoli di grande rilevanza e che potrebbero dare una mano consistente nel rafforzamento dell’Italia sul piano politico ed economico. Non capirlo mi sembra  pura miopia.

Personalmente mi sono sempre impegnato su questo fronte. Attualmente lo studio delle migrazioni nelle scuole è più diffuso, anche se non codificato e reso obbligatorio con una legge, come quella che avevo presentato.  Per ora si tratta di una battaglia vinta a metà, che cercherò di riprendere nella nuova legislatura. Valorizzare l’ingegno, l’arte, i grandi lavori realizzati all’estero, rappresenta sicuramente una carta vincente anche in politica estera.

Non le sembra un assurdo che venga consentito di entrare nel nostro Parlamento italiani che avendo una doppia nazionalità hanno svolto incarichi politici all’estero? In teoria, anche un ex Presidente di un Paese estero con il passaporto italiano in tasca potrebbe diventare un parlamentare in italiano.

Si tratta di un tema delicato e sensibile.   Per fortuna in passato è stato introdotto un emendamento alla legge elettorale che impedisce di presentarsi come candidato a entrare nel Parlamento italiano a chi nei precedenti cinque anni abbia svolto incarichi elettivi o legislativi in Paesi esteri.  Non si tratta di un divieto assoluto ma alla luce dell’esperienza di questi anni, rappresenta comunque una norma equa e saggia. Ciò che si vuole evitare è un pericoloso e non utile sconfinamento tra politiche e sovranità con altri Paesi dovuto a una promiscuità politica che invece di creare sinergie potrebbe determinare imbarazzi diplomatici e sovrapposizioni di funzioni.  Certo non è immaginabile consentire, per assurdo, a un ex Presidente straniero la facoltà di rappresentare il suo Paese all’interno del nostro Parlamento, con imprevedibili conseguenze sul piano dei rapporti politici e diplomatici.

Indipendentemente dai brogli elettorali lei non ritiene un po’ fallimentare e costosa l’attività svolta fino a questo momento dai parlamentari eletti all’estero?

Non sarei così radicale; non parlerei cioè di “fallimento”, anche se posso essere d’accordo sul fatto che le criticità e le perplessità di questa esperienza rischiano di sovrastare o quantomeno di prevalere sui pur presenti elementi positivi e innovativi.   Il taglio dei parlamentari, che all’estero incide in maniera per certi versi più dura e iniqua sulla rappresentanza politica, potrebbe paradossalmente stimolare un maggior impegno da parte di coloro che sono stati eletti.

Spesso il voto all’estero è stato oscurato da episodi poco chiari come, appunto, i brogli elettorali. In altri casi il voto è diventato ostaggio di gruppi e potentati politici che hanno costruito rendite di posizioni su pacchetti di voti organizzati da capi-bastone locali. Da non escludere, infine, che qualcuno si sia semplicemente rassegnato ad assicurare dell’assistenzialismo di stampo clientelistico. Sono comunque d’accordo sul fatto che senza coraggiose scelte di discontinuità, senza un nuovo rapporto con il mondo dell’emigrazione e senza la costruzione di un forte legame con le nuove mobilità sarà impossibile tenere in vita la nostra rappresentanza all’estero: dai Comites (Comitati degli italiani all’estero) alla Cgie (Consiglio Generale degli italiani all’estero) fino alla rappresentanza in Parlamento.

Lei, personalmente, su quali obiettivi intende concentrarsi nei prossimi mesi?

Debbo dire che ricevo telefonate da tutto il mondo e questo mi carica di grande entusiasmo. Innanzitutto, continuerò la mia attività in raccordo con la UIL, i patronati e il mondo dell’associazionismo: un’attività fondamentale per il mio legame con la collettività locale e nella difesa e tutela di diritti sociali e civili. Si tratta di un impegno politico esercitato con il Partito Democratico in Sudamerica, in perfetta sintonia con la mia attività in Parlamento. Con passione continuerò a seguire anche progetti specifici come quello chiamato “Italici” sviluppato in collaborazione con Piero Bassetti, nonché con il  Comitato 11 ottobre, alla quale ho dato vita insieme a studiosi e personalità del mondo dell’emigrazione italiana. Tutto ciò senza tralasciare il mio impegno come Presidente dell’associazione di amicizia Italia-Brasile e di Vicepresidente di “Focus Europe” e di ICPE (Istituto per la cooperazione con i Paesi Esteri). Sono tutti strumenti eccellenti di progettazione strategica attraverso i quali mantengo attiva la mia passione per la cooperazione internazionale.

Per concludere, come giudica i 12 punti del Progetto per gli italiani all’estero elaborato dal Movimento Tutela Sociale anche con il suo apporto?

Posso solo condividere questi obiettivi, tanto più che personalmente ho partecipato con consigli, esperienze e contatti alla stesura del Progetto. Sono sicuro che il collegamento tra le rappresentanze degli italiani all’estero e quella parte della società civile residente in Italia e sensibile a queste tematiche, sia possibile creare una proficua e incisiva sinergia per il raggiungimento di molti degli obiettivi indicati dal Progetto.

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I nuovi eletti all’estero

Camera dei Deputati:

Europa: Toni Ricciardi (PD), Simone Billi (Centro Destra), Federica Onori (5 Stelle);

America Settentrionale e Centrale:  Christian Diego Di Sanzo (PD), Andrea di Giuseppe (Centro destra);

America Meridionale: Fabio Porta (PD), Franco Tirelli (MAIE);

Africa, Asia, Oceania, Antartide: Nicola Carè (PD)

Senato

Europa: Andrea Crisanti (PD)

America Settentrionale e Centrale: Francesca La Marca (PD)

America Meridionale: Mario Borghese (MAIE)

Africa, Asia, Oceania, Antartide: Francesco Giacobbe (PD)

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Videoclip (con traduzione in portoghese) del ‘Movimento Tutela Sociale’ vincitore del Premio ‘Musica per il sociale’ promosso dalle Radio e Televisioni della REA