(Foto: sullo sfondo della cascata di Iguaçu Jair Bolsonaro, Inacio Lula, Marcus Brancaglione e Bruna Pereira)

È stato sicuramente uno dei primi sul piano internazionale a tentare di introdurre il Reddito di Base Universale. Parliamo di Marcus Brancaglione, nato a Sao Caetano do Sul, vicino a San Paolo del Brasile, che insieme alla moglie italo-brasiliana Bruna Pereira, dal 2008 assiste la popolazione di Quatinga Velho attraverso l’Istituto ReCivitas del quale è Presidente. Nell’ambito di questa attività Brancaglione è stato intervistato da diversi media esteri, oltre a partecipare a una serie di pubblicazioni scientifiche. Punto Continenti ha ritenuto interessante raccogliere il parere di Brancaglione sull’esito ultime elezioni presidenziali in Brasile, che hanno visto prevalere di poco l’ex Presidente di sinistra Inacio Lula sull’attuale Presidente, ex militare di destra Jair Bolsonaro (il cambio della guardia avverrà all’inizio del 2023).

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Nota della redazione

Punto Continenti, in collaborazione con la sede romana di UNIPACE e la REARadiotelevisioni Europee Associate, sta eseguendo una serie di indagini e interviste sul ruolo dell’America Latina nella nuova geopolitica mondiale.  

Per la realizzazione e diffusione di questa indagine Punto Continente s’avvale della collaborazione esperti di organizzazioni come lIILA (l’Organizzazione Internazionale Italo Latino Americana); Mediatrends America Europa (gestito dal giornalista Roberto Montoya che organizza incontri internazionali di alto livello); il Movimento Tutela Sociale (un Movimento d’opinione internazionale – vedere la pagina Facebook  https://www.facebook.com/groups/508452549970758/; nonché programmi giornalistici, radiofonici e televisivi come Sentir Latino, diretto dal giornalista Luis Flores, che va in onda in Italia (su Radio Mambo e presto su One Tv a Milano) e in America Latina.

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         Che giudizio esprime sulla vittoria di Lula e cosa si aspetta dal nuovo governo?

         Ritengo che si tratti di un’opportunità unica. In Brasile, prima di Lula, solo il Presidente Getulio Vargas ha avuto l’onore di tornare a presiedere il Paese dopo la fine del suo governo. Ma solo Lula è stato eletto democraticamente per ben tre volte. Quindi ha tutte le possibilità di correggere e perfezionare le scelte fatte precedentemente. In altri termini, può consolidare una volta per tutte le conquiste democratiche e sociali avviate a suo tempo. Conquiste che debbono trasformarsi in conquiste dello Stato, dell’intera Nazione, indipendentemente da chi si trova al potere.

         Il Presidente ha un’ottima opportunità per lasciare in eredità un Progetto Paese valido anche per le generazioni future evitando  di lasciarsi contaminare dalle tattiche, convenienze e strumentalizzazioni politiche dei partiti.

         La mia speranza è che la coalizione di governo resti unita e fedele all’impegno di ridurre le disuguaglianze e la povertà, allargando la possibilità di trasferire a più persone un reddito di base: una scelta molto discussa e contrastata in tutto il mondo ma che rappresenterebbe un vero salto di qualità sul piano delle politiche sociali. Naturalmente per raggiungere questo traguardo occorre anche difendere la stabilità economica, evitando l’aumento del costo della vita e l’inflazione. Ad ogni modo, viste le condizioni generali,  già mi accontenterei se riuscissimo a garantire la pace e una sostanziale diminuzione della miseria.

         Come si sta evolvendo il vostro progetto a Quatinga Velho? 
         Recentemente abbiamo potuto distribuire un Reddito di Base di 150 reais a 111 persone (1 euro corrisponde a poco più di 5 reais brasiliani). Stiamo già lavorando su un nuovo progetto. Considerata la difficile situazione economica del Paese, aggravata ulteriormente dalla pandemia, abbiamo deciso di concentrare i nostri sforzi sulle situazioni che coinvolgono i bambini piccoli, assicurando un Reddito di Base graduale. A tale scopo abbiamo costituito un Fondo in ambito di ReCivitas di 10mila reais per tutti i bambini da 0 a 3 anni. Molto dipende, naturalmente, dalla disponibilità delle risorse e, quindi, dai contributi. L’obiettivo è di aiutare tutti ad avere il minimo vitale, senza alcuna discriminazione o contropartita.
         Come è cambiata in Brasile la politica sociale sotto il governo Bolsonaro?
         Possiamo dire che le politiche sociali del governo Bolsonaro erano caratterizzate essenzialmente da aiuti di emergenza concessi durante la pandemia. In seguito, c’è stata la fusione della Bolsa-Família con il programma Aiuto Brasile (Auxílio Brasil). Sul piano generale, come per tutte le altre politiche del governo in materia sociale, ambientale, culturale e sanitario, vi è stato da un lato un forte accentramento nell’ambito del Ministero dell’Economia, e dall’altro lo smantellamento di tutti i programmi, progetti e aiuti economici. Questi tagli hanno colpito anche le persone impegnate nella raccolta di informazioni e dati statistici, rendendo difficile ogni seria indagine, come denunciato dagli stessi addetti ai lavori. 
         Naturalmente qualcosa di buono c’è stato, non tanto a seguito di precise scelte politiche me per le pressioni popolari: pressioni che hanno intensificato gli aiuti d’urgenza. Questi aiuti sono stati istituzionalizzati non solo per i risultati raggiunti ma anche per convenienza politica. Purtroppo, senza le necessarie ricerche si finisce sempre per improvvisare e questo non è mai una scelta oculata. Tant’è vero che sono state compiute diverse distorsioni, ad esempio, nella gestione dei microcrediti che comunque non hanno nulla a che fare con l’attività di ReCivitas. 
         Un altro esempio di distorsione riguarda alcune provvidenze per i bambini più poveri, che alla fine sono risultati molto costosi. Potrei citare altri errori, alcuni commessi sicuramente in buona fede: mi riferisco agli assegni familiari, assegni scolastici o aiuti di emergenza. Purtroppo, c’è stata anche ricerca di ottenere consensi attraverso la concessione di aiuti, invece di puntare esclusivamente sulla necessità di garantire il minimo vitale: un obiettivo che non può dipendere dal buon cuore dei politici ma deve essere un obbligo civile e costituzionale.
         Come spiega l'impressionante crescita della Chiesa evangelica a cui aderiscono molti politici brasiliani?
         Io ho avuto la possibilità di verificare di persona questa crescita. Nelle Comunità rurali e in quelle più periferiche, spesso ignorate e abbandonate dallo Stato e dalla società, queste chiese hanno gradualmente sostituito sul piano dell’assistenza sociale,  economica e anche psicologica, non solo lo Stato ma anche la chiesa cattolica. Le Chiese neo-pentecostali di origine nordamericane hanno quindi trovato un terreno fertile per propagare la cosiddetta ‘teologia della prosperità’. Alcune di esse sono gigantesche, con collegamenti e reti televisive internazionali, e quindi rappresentano anche una grande base elettorale. Molti dei politici sono stati in precedenza dei capi religiosi.  
         Col tempo, dopo aver sostenuto altri soggetti politici, c’è stata una graduale identificazione con il bolsonarismo da parte di comunità ecclesiastiche che in passato erano molto vicine al Partito dei Lavoratori. Nel frattempo, poi, sta avvenendo ancora un’altra trasformazione: molti vecchi ‘bolsonaristi’ sono stati sostituiti da una nuova leva di aderenti incoraggiati direttamente da Bolsonaro, tra cui diversi Governatori di grandi Stati del Brasile. 
         Possiamo, quindi, affermare che il profilo politico e religioso dei brasiliani è cambiato, ed è più che mai lontano dall'essere omogeneo o ad avere una qualche egemonia. La nostra società, se vuole la pace, dovrà reimparare a vivere senza estremismi, nel rispetto e nella tolleranza delle diversità.   
         Non voglio essere pessimista ma pragmatico. In politica per quanto siano buone le intenzioni non si può mai essere certi di niente. Si dice che l’aereo sia il mezzo di trasporto più sicuro ma nessuno può garantire per tutti i voli. Quindi, è sempre bene stipulare un’assicurazione. Lo stesso vale per la politica: è bene sempre tenersi in guardia. Importante è cercare di evitare che si creino che le condizioni che favoriscono la corruzione.  
         . In questo senso, rientra anche l'istituto della rielezione che favorisce la creazione di cordate e sostegni ottenuti con favori, incarichi e altre prebende. Personalmente sono contrario alla rielezione. Certo, non basta questa modifica per eliminare la corruzione ma potrebbe attenuarla. 
         Oggi il presidente Lula annovera tra i suoi sostenitori anche l'ex ministro del Supremo Tribunale Federale, Joaquim Barbosa, che ha presieduto il processo riguardante la corruzione dei Parlamentari. Da registrare che lo stesso ex presidente della Repubblica Fernando Henrique Cardoso che ha ammesso che la rielezione è stato il suo più grande errore politico. 
         Per restare in materia, lo stesso Lula è stato incarcerato per corruzione, anche se poi è stato assolto nel 2021. Lei  ritiene che il Presidente sia stato corrotto? 
         Personalmente non credo. In ogni caso mi attengo a un dato di fatto: la Corte Suprema brasiliana lo ha assolto. L'allora giudice Moro (ora eletto senatore), fu ritenuto parziale e l'intero processo fu annullato tornando alle sue istanze iniziali per essere adeguatamente rifatto. Quindi, è innocente e fino a prova contraria gode nuovamente della prerogativa della presunzione di innocenza, come deve essere per ogni cittadino.
         Il cosiddetto scandalo Lava Jato, ossia la distribuzione di tangenti, alla fine si è rivelato per quello che è: per gli amici vale tutto, per i nemici c’è la legge.  Spetta oggi ai vincitori di questa contesa giudiziaria applicare ed estendere le garanzie costituzionali all'intera popolazione, soprattutto quella meno privilegiata. Ad esempio,  rimuovendo dalle prigioni la terza popolazione femminile più incarcerata al mondo. Donne rappresentate per il 75% da madri dalla pelle nera e che non hanno commesso crimini violenti. Per non parlare poi dell'immensa quantità di carcerate che non sono state nemmeno state processate. Per loro non ci sono dubbi sulla colpevolezza ma solo certezze.
         Sinceramente non ho problemi con Lula, come per qualsiasi altro politico. Costituiscono invece un problema le tante persone  che non hanno possibilità di difendersi. Loro personificano  la vera ingiustizia sociale. In una vera società civile tutti dovrebbero meritare sempre una nuova opportunità. 
         Detto ciò non conosco e non sono addentro ai segreti dei palazzi di Governo, sia per difendere o accusare qualsiasi politico, anche se non metterei le mani sul fuoco per nessuno. In ogni caso cerco di conservare sempre una certa prudenza e indipendenza nei rapporti con le autorità, non lasciandomi mai guidare da pregiudizi. 
         Se c’è, comunque, una cosa che nel corso degli anni ci ha insegnato è che nella politica brasiliana le carte in tavola cambiano in continuazione. Così, gli ex accusatori diventano repentinamente alleati per poi tornare ad accusarsi reciprocamente. Molto dipende dai collaboratori e quindi spero che il nuovo Presidente li sappia scegliere bene. La sua esperienza personale dovrebbe consigliargli di stare molto attento a questo aspetto, anche perché alla fine sarà sempre lui a rispondere dell’attività dei suoi collaboratori di Governo.
         Due grandi progetti hanno segnato la passata amministrazione di Lula: Fome Zero (Fame zero) e Bolsa Família (aiuti alle famiglie) . Come valuta questi programmi e cosa il Governo dovrebbe fare sul piano sociale?
         Sia Fome Zero che Bolsa-Família sono programmi basati su anni di studi ed esperienze acquisite tenendo conto dei consistenti sforzi e sacrifici compiuti dalla popolazione. Inoltre, si sono sviluppati in un periodo in cui il Brasile stava tornado alla democrazia e alla stabilizzazione economica. A questi due programmi vanno aggiunti altri come la Comunità solidale o la Bolsa scuola. 
         Molti di questi programmi hanno registrato importanti successi, anche se alcuni sono rimasti nell’ombra. Penso ai micro-prestiti, all’agricoltura familiare, al trasferimento delle ricchezze: tutti obiettivi che non vanno perseguiti separatamente ma affrontati nell’ambito di una visione globale di sviluppo sociale e ambientale. In questo quadro, ovviamente, va inserito anche l’obiettivo del Reddito di Base Universale: un obiettivo che ReCivitas non ha mai perseguito in forma autonoma ma sempre all’interno di progetti e studi elaborati da organismi e istituzioni.   
         Nel 1964 un colpo di stato militare rovesciò il governo di sinistra di João Goulart. Sono passati molti anni e molto è cambiato in Brasile e nel mondo. C'è il rischio che una situazione simile possa ripetersi? 
         Nella difficoltà di avere indagini e dati statistici attendibili, come si è visto con le proiezioni elettorali, rimane complicato capire le  reali intenzioni degli oppositori del Presidente, nonché la consistenza dell’opposizione democratica rispetto a quella più estremista. Anche se sono state bloccate alcune strade e c’è stato chi ha auspicato un intervento da parte delle caserme, obiettivamente ritengo che le possibilità di un nuovo colpo di Stato siano quasi nulle. Naturalmente in assoluto tutto è sempre possibile. 
         Detto ciò, penso che le persone con una  mentalità interventista siano ormai in Brasile una piccolissima minoranza, anche all’interno delle forze militari. Naturalmente gli estremisti sono sempre pericolosi anche se minoritari. Dobbiamo assolutamente raffreddare gli animi. 
         Di questo è convinta anche la maggioranza dei sostenitori di Bolsonaro che non hanno alcuna intenzione di ripetere l’esempio americano dell’assalto al Campidoglio. Del resto, non sarebbe conveniente visto che molti dei politici vicini a Bolsonaro sono ben saldi nel Congresso e a capo di molti Stati importanti e, quindi, in grado di esercitare una dura opposizione e di trattare da posizioni di forza con il nuovo Presidente. 
         A differenza, comunque, del colpo di Stato del 1964, questa volta gli Stati Uniti non sembrano avere alcuna intenzione di intervenire, tanto più che l’elezione del nuovo Presidente è stata riconosciuta in tutto mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Russia alla Cina, nonché dal Supremo Tribunale Elettorale e dal Supremo Tribunale Federale.  
         Certamente assisteremo in Brasile a una delle più dure opposizioni della sua storia e, in un certo modo, la polarizzazione degli interessi continuerà ad esistere. Sono, però, convinto che l’intero popolo indipendentemente da come ha votato vuole collaborare al rafforzamento del bene comune. 
         Forse sono troppo ottimista tuttavia confido nella natura democratica e pacifista del popolo brasiliano che, come è stato detto autorevolmente, ha sempre cercato pane e non pietre. 
         Parliamo di ambiente. Il mondo intero guarda con grande preoccupazione al problema della deforestazione in Amazzonia. Come vanno le cose dal suo punto di vista?
         Come è avvenuto anche in altri settori, sul piano ambientale ad un certo punto si è verificato un blackout. In alcuni casi per errori di incompetenza, in altri casi hanno prevalso  le cattive intenzioni, quasi a voler mettere la volpe a capo del pollaio. Non è un segreto che la situazione in Amazzonia è estremamente preoccupante, nonostante tutti gli sforzi pubblici, privati e perfino militari, di proteggere questo patrimonio dell’umanità che si distende lungo tre Paesi latinoamericani. Più della metà appartiene al Brasile che quindi ha le maggiori responsabilità in materia.
         Il nuovo Governo ancora prima di insediarsi aveva deciso di partecipare come invitato alla Conferenza sul clima in Egitto nel Novembre del 2022. Da registrare che il rapporto della Commissione Ambiente del Congresso Nazionale, a cura del senatore Fabio Contarato, ha evidenziato che il crescente aumento della deforestazione registrato a partire dal 2015 si è verificato soprattutto su terreni pubblici a causa del land grabbing (accaparramento di terre). 
         Si tratta di una pura speculazione fondiaria denunciata a più riprese al Sistema del Registro Ambientale Nazionale. Abbiamo, cioè, registrazioni di proprietà abusive su terreni demaniali riguardanti Foreste Pubbliche, Terreni Indigeni e Unità di Conservazione (UC) che non potevano assolutamente essere iscritte come proprietà privata o come legittimo possesso al CAR, cioè,  al Codice Ambientale Rurale. Da ricordare che l’iscrizione avviene mediante un’auto dichiarazione. Tutto ciò crea, secondo le stesse fonti del Senato, schiavitù, violenza contro le popolazioni indigene, furto di legname ed estrazione illegale.
         Eppure, non mancano in Brasile gli strumenti finanziari nazionali e internazionali, le necessarie tecnologie per lo sviluppo economico e per la salvaguardia dell'ambiente. Il Paese  è in grado di valorizzare la ricchezza biogenetica, le potenzialità di sviluppo di nuove forme di energia pulita, di creare nuovi farmaci. E non solo in Amazzonia ma anche nel Pantanal e a Caatinga, territorio ricco di biodiversità. 
         Si tratta di una grande sfida non solo per il prossimo governo, ma per il futuro e soprattutto per le società del XXI secolo. Occorre affrontare subito questa complessa tematica perché non c’è più tempo per ulteriori ritardi e tantomeno per fare passi indietro.       
         Quale ruolo è destinato a svolgere il Brasile nella geopolitica globale e nelle sue relazioni, ad esempio, con gli Stati Uniti, l'Europa (e l'Italia), la Cina, ecc.
         Sono sicuro che il Brasile non romperà mai la sua tradizionale politica estera, basata sulla pace, sulla difesa dei diritti umani, sulla sovranità dei popoli e sulla tutela dell’Ambiente, sia in ambito ONU che all’interno di altri organismi internazionali.  Scendendo nei dettagli, per quanto riguarda l’ambiente credo che il Brasile tornerà a impegnarsi per ridurre la deforestazione e per rafforzare i rapporti con gli alleati tradizionali tra cui l’Europa, che è un Continente all’avanguardia in queste battaglie. Inoltre, cercherà di incrementare la collaborazione con i Paesi africani soprattutto di lingua portoghese. Credo che abbandoneremo le posizioni a volte ambigue assunte nei riguardi delle grandi potenze, assumendo discutibili posizioni neutrali, ad esempio, sull’invasione della Russia o sulla permanenza delle sanzioni a Cuba: tutte scelte che ci hanno isolati insieme all’America.   
         Nel frattempo, dobbiamo anche rafforzare le prospettive offerte dalla Cina e da altri partners BRICS (Russia, India, Cina, Sud Africa), senza trascurare le relazioni con l’Europa e con Paesi vicini come il Venezuela e il Nicaragua, indipendentemente dalle loro scelte di politica interna. Per quanto riguarda specificamente gli Usa, le relazioni continueranno ad essere intense anche per ragioni geopolitiche. Su questo fronte non ci dovrebbero essere importanti cambiamenti.
         Infine, per quanto riguarda l'Italia, in analogia con quanto è avvenuto con Istanbul, anche il ruolo di Roma è cresciuto notevolmente negli ultimi tempi e non solo per la sua importanza storica e culturale. L’Italia si è distinta internazionalmente sul piano scientifico e per il suo attivismo nelle organizzazioni internazionali, come l’ONU. Una mano, in questa crescita di visibilità lo ha data certamente anche il Vaticano.
         Il Brasile ospita una delle più grandi comunità di italiani e discendenti di italiani nel mondo. E questo ha creato un forte senso di fraternità tra i due popoli che va oltre la politica.  Insieme, i due Paesi possono fare molto per la pace nel mondo, per la salvaguardia dell’ambiente, per l’eliminazione dei pregiudizi raziali e per la lotta alle persecuzioni religiose. E, soprattutto, per il rafforzamento ovunque delle politiche sociali.