(Foto: Emilio Doria e copertina del libro).

In questo terzo libro, dopo “Le pagine della nostra vita” e “Quello che non sai, il cervello l’ha già deciso”, testi improntati sulle riflessioni dell’io, Emilio Doria mostra un’evoluzione stilistica che avvicina la sua prosa alla poesia per la scelta delle immagini, delle metafore e della sensibilità descrittiva.

“I colori della vita sulle piume di un’aquila” è un testo che, pur partendo dalla riflessione psicologica indotta dalla ricerca di una risoluzione al malessere esistenziale, diviene di approfondimento filosofico sul senso della vita nel percorso temporale dell’individuo, che nel suo dualismo sentimentale tende a sottolineare gli aspetti dell’infelicità e del dolore in contrapposizione all’etica del male sul bene che molto lo avvicina al pessimismo del filosofo Emil Cioran.

Eppure in esso c’è un attento e vigile percorso della coscienza che sa cogliere il fenomeno che agita la mente. E l’autore giunge a questo percorso con la meditazione profonda sui dettagli della realtà circostanziale, quasi astraendosi in meditazione zen per giungere all’epifania del dramma che lo turba, sino a scioglierlo nella consapevolezza dell’appartenenza dell’individuo al tutto cosmico che è luce totale, dove l’individuo altro non è che parte di quell’infinito, elemento centrale che, per affermarsi, deve superare il complesso dell’unicità personale per ritrovarsi con il tutto di cui è parte.

Dunque dov’è il dolore? Il dolore è nella frammentazione individuale separata dal tutto, mentre l’equilibrio della serenità si ottiene con l’umiltà, ovvero nell’accettazione di essere un elemento di un organismo superiore ed infinito. E per fare ciò l’autore suggerisce di abbandonare il particolare vissuto, dimenticandolo per rientrare nel tutto e osservarne l’insieme panoramico, unica realtà. Eppure capita che l’osservazione del particolare possa far sentire più vivo il soggetto, rendendogli la gioia di esistere. È qui che l’autore suggerisce di saper scindere l’io estroverso da quello introverso, ovvero l’io che si individualizza da quello che si universalizza. È pratica dolorosa e difficile a cui si può accedere con un intenso lavoro interiore, in solitudine, che unisca spensieratezza a responsabilità.

Tutto è trasformazione nel corso temporale cosmico. Tempo che annulla l’attimo in un alternarsi di emozioni che rendono ora inermi, ora forti in un continuo perpetuarsi di nascita e distruzione.

I fenomeni che turbano la psiche altro non sono che il contrario di una realtà desiderata, ma è proprio nell’accettazione di tale opposta dualità, del manifestarsi e dell’essere, che si deve ravvisare la soluzione che riappiani il malessere.

E in tutto ciò c’è la coscienza di esserci, di esistere in una infinità che nella sua magnificenza isola in solitudine e, al tempo stesso, conferma l’unicità dell’individuo che è rinascita e trasformazione cosmica. Ed è in ciò che risiede l’essenza dell’essere, ovvero esso è tutto nell’attimo in cui si manifesta ma è nulla sotto al giogo del tempo che, imperterrito, infinito e lineare, prosegue, lasciando indietro l’individuo che si trasforma e annulla divenendo altro diverso da sé.

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Nota:

Il libro edito dalla Pragma a breve sarà in distribuzione presso le principali librerie online, in doppio formato, a stampa e digitale.