(Foto: sullo sfondo del Congresso brasiliano, il nuovo Presidente Inacio Lula e Pelé, il famoso calciatore scomparso alla fine dell’anno).

Negli ultimi giorni del 2022 e nei primi del 2023, due notizie provenienti dal Brasile hanno fatto il giro del mondo. La morte di Pelé, per molti il più grande calciatore della storia, e l’insediamento del nuovo Presidente della Repubblica brasiliana, Luiz Inacio Lula da Silva.

Su Pelé non serve dilungarsi molto: è stato notoriamente per tre volte campione del mondo segnando nella sua carriera l’incredibile record di oltre 1200 gol. E’ stato anche il brasiliano che maggiormente ha unito il Paese. Dal canto suo, Lula sta per iniziare il suo terzo mandato da Presidente ed è uno dei brasiliani che maggiormente polarizza e divide il Paese, dove vive la più grande comunità di italiani e oriundi italiani nel mondo: ben 30 milioni.

Ma prima di andare avanti vediamo chi sono stati gli ultimi Presidente brasiliani in questo secolo. Dal 1995 al 2003 è stato Presidente l’economista Fernado Herinque Cardoso del Partito Social Democratico PSDB. Nel 2003 inizia l’era di Luiz Inacio Lula da Silva che rimane alla Presidenza dal 2003 al 2011 per il Partito dei Lavoratori; Dal 2011 al 2016 subentra Dilma Rousseff (prima donna Presidente in Brasile) sempre del PT; alla Rousseff succede dal 2016 al 2019 Michel Temer per il Partito Democratico; infine, dal 2019 fino al 2022 è Presidente Jair Borsolnaro,  prima per il Partito Social Liberale, poi da Indipendente e per il Partito Liberale. Ma torniamo all’attuale Presidente Lula.

Classe 1945, cinque figli, vedovo per due volte e risposato nel 2022 con Rosangela da Silva, la storia di Lula ha dell’incredibile: figlio di una famiglia povera del nord del Paese (Pernambuco), in giovane età si è trasferito a San Paolo, la grande e ricca megalopoli latinoamericana. Qui ha lavorato come operaio, perdendo anche un dito nel corso di un incidente sul lavoro. In quel periodo, da sindacalista particolarmente attivo, Lula è diventato uno dei principali promotori del PT, il Partito dei Lavoratori (Partido dos Trabalhadores). Per ben due volte si candida alla Presidenza della Repubblica senza riuscirci.

Lo diventa, invece, nel 2003 e nel 2007. In precedenza l’ex Presiddente ed economista economista Fernado Henrique Cardoso, aveva lanciato il ‘Plan Real’: un piano basato essenzialmente sul rigore finanziario e sulle privatizzazioni. Cardoso aveva anche messo in cantiere una serie di riforme che il Presidente Lula ha ripreso e rilanciato in chiave sociale come primo governo di sinistra. Tra i più noti programmi di Lula figurano il Piano Fame Zero, Mia casa mia vita, Bolsa Familia (che garantiva a molte persone un renddito minimo).

Tutti questi piani hanno reso Lula molto popolare, e non solo in Brasile. Inoltre, lo hanno proiettandolo come uno dei leader mondiali della sinistra democratica. Finito il secondo mandato, Lula nell’impossibilità di ripresentarsi un’altra volta decise di lanciare la candidatura vincente della prima donna Presidente: l’ex guerrigliera Dilma Rousseff. Questa esperienza finì nel corso del suo secondo mandato della Rojusseff quando venne destituita da un impeachment e Lula addirittura incarcerato con l’accusa di corruzione. La Rousseff venne sostituita dal suo vice Michel Temer mentre nel 2018, in occasione di nuove elezioni presidenziali salì alla Presidenza Jair Bolsonaro, ex militare e uomo simbolo della destra.

Fortemente sostenuto dalle chiese evangeliche, dall’alta finanza e dai fazendeiros (proprietari di grandi terreni agricoli), Bolsonaro intraprese una politica neo liberale, con decisi tagli alle imposte, l’avvio di diverse privatizzazioni e la liberalizzazione di molti servizi a controllo statale. A Bolsonaro l’opposizione ha imputato una cattiva gestione della pandemia e di aver facilitato lo sfruttamento illegale dell’Amazzonia. Il religioso e scrittore Frei Betto è arrivato a definire “genocide” alcune scelte della presidenza.

Nel frattempo il Tribunale Superiore Federale (massimo organo giudiziario brasiliano) ha annullato la condanna di 12 anni di carcere per Lula, consentendogli di riacquistare i diritti politici per potersi candidare una terza volta nel 2022 alla Presidenza della Repubblica. Le nuove elezioni si sono svolte in un clima estremamente avvelenato. Lula è riuscito, comunque, a prevalere con il 50,8% dei voti. Questi dati, insieme alla forte polarizzazione esistente nel Paese fanno immaginare che per il Presidente operario, come ama farsi chiamare, si prospettano tempi molto duri.

Video sulla situazione brasiliana realizzata dalle ‘100TV della REA (Radiotelevisioni Europee Associate)