(foto: locandina, artisti in scena e Maria Letizia Compatangelo)

Dal 19 al 21 maggio andrà in scena al Teatro Tor Bella Monica di Roma (presto anche in altre città italiane ed estere) il nuovo lavoro teatrale di Maria Letizia Compatangelo: Beethoven in Vermont. Presidente del Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea – Cendic (www.cendic.it) la Compatangelo è autrice di numerose commedie rappresentate in Italia e altri Paesi. Originaria di Bari, a diciassette anni è stata ammessa all’Accademia d’Arte Drammatica «Silvio d’Amico». Drammaturga, regista, saggista, laureata in Storia del Teatro, dopo un’iniziale esperienza di attrice si dedica alla scrittura.

Tra le sue pubblicazioni figurano: La maschera e il video – Tutto il teatro di prosa in televisione, dal 1954 al 1998 (Rai Eri); O Capitano, mio Capitano! Eduardo maestro di drammaturgia (Bulzoni); Parti Femminili. Monologhi di donne nel teatro contemporaneo italiano (Audino, 2019)); La parola e il grido (con Stefano Tedeschi – Fahrenheit 2019). Inoltre, si è occupata con Saggi di Eduardo De Filippo, contenuti nel volume Il cattivo Eduardo, Marsilio 1998, e Sabato, domenica e lunedì. Eduardo De Filippo, teatro, vita, copione e palcoscenico, Bulzoni, 2005. Ma torniamo alla sua nuova fatica letteraria.

Ci può descrivere, in estrema sintesi, lo svolgimento del suo lavoro?

Si tratta di uno spettacolo teatrale-musicale che ribalta i canoni del concerto classico. In concreto lo spettacolo è incentrato su tre musicisti, esuli dalla Germania nazista, che in America hanno creato la Scuola di Musica di Marlboro e hanno fondato il Festival nello Stato americano di Vermont. Si è trattato di una scommessa che ha sintetizzato le loro vite e il loro percorso umano e artistico: dal rifiuto del nazismo all’esilio volontario e all’emigrazione negli Stati Uniti.

Da precisare che nel volgere di pochi anni il Festival di Marlboro è diventato famoso e ha fatto scuola nel mondo; i suoi partecipanti sono musicisti tra i più talentuosi dei cinque continenti e gli insegnanti sono sempre grandi virtuosi e acclamati direttori d’orchestra. Ma in quel lontano pomeriggio del 1951 questa idea rivoluzionaria era ancora solo nella mente dei tre promotori.

In questa storia ho immaginato Adolf, Rudolf e Hermann alle prese con i fantasmi del loro passato e la nuova realtà americana, alla vigilia del loro debutto al Marlboro Music Festival. Un evento che, come essi stessi scopriranno a poco a poco, non rappresenta solo la restituzione del lavoro all’interno della rivoluzionaria Scuola di Musica che hanno fondato a Marlboro, ma la restituzione della bellezza al Paese che li ha accolti, perché, come dice Hermann al fratello: «È cercando la bellezza e costruendo la bellezza che un artista combatte».

Il programma del loro concerto inaugurale dovrà essere portatore di una visione del mondo improntata all’amicizia e alla collaborazione tra i popoli nel segno unificante dell’arte, ma anche capace di evidenziare il valore della musica da camera come veicolo di condivisione e di dialogo. E alla fine, tra esecuzione di brani, dissensi e opinioni contrastanti che mettono a nudo le verità celate, per il concerto inaugurale del loro Festival Adolf, Rudolf e Hermnann sceglieranno Beethoven, il musicista portatore per eccellenza degli ideali di fratellanza tra i popoli, e la sua opera 97, l’ultimo Trio, “L’Arciduca”, il ponte verso i futuri capolavori.

Chi sono i principali interpreti?

Ad organizzare lo spettacolo è l’associazione Musicanova mentre il grande protagonista è il trio Metamorphosi composto dagli straordinari  Mauro Loguercio violino, Francesco Pepicelli violoncello e Angelo Pepicelli pianoforte. Le musiche sono naturalmente di Ludwig van Beethoven. Mi fa inoltre piacere ricordare i bei costumi di Roberta Sileo e ringraziare l’amichevole partecipazione di Elena Bucci come voce fuori campo. Tutti insieme hanno formato una squadra splendida che sicuramente riuscirà a trasmettere un messaggio forte al pubblico.  

Infine, vorrei ricordare che i nostri tre bravissimi musicisti hanno appena completato per la Decca quello che definirei una vera impresa discografica beethoveniana, con l’incisione integrale dei trii di Beethoven.

Oltre alla presentazioni di questo lavoro cosa ha in programma per il prossimo futuro?

Ho diverse cose in agenda. Ad esempio il debutto al Teatro Manfredi di Ostia di un’altra mia commedia, La cena di Vermeer, con la regia di Felice Della Corte, e l’iniziativa del  CENDIC “Leggere il Teatro”, presso le Biblioteche di Roma, e la partecipazione come giurata al festival del Teatro romano di Volterra, un’iniziativa promossa con grande professionalità dall’attore e organizzatore Simone Migliorini e che si svolge ogni anno ad agosto.

Scheda di Beethoven in Vermont

Adolf Bush, violino – Mauro Loguercio

Hermann Bush, violoncello – Francesco Pepicelli

Rudolf Serkin, pianoforte – Angelo Pepicelli

Costumi – Roberta Sileo

Disegno – Luci Filip Marocchi

Tecnico Luci – Davide Todaro

Foto di scena – Giorgio Mostarda

Grafica – Roberto Bevilacqua

Organizzazione – Associazione Musicanova

Attrezzeria di scena – Carmine Sileo

Distribuzione – ParmaConcerti

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Videoclip del ‘Movimento Tutela Sociale’ vincitore del Premio ‘Musica per il sociale’ promosso dalle Radio e Televisioni della REA (con sotto intitolazione in inglese)

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