(Foto: Santiago del Cile. Nel riquadro Nello Gargiulo). Punto Continenti, in collaborazione con il Movimento Tutela Sociale e il circuito delle 100Radio e Tv Made in Italy della REA (Radiotelevisioni Europee Associate) prosegue nella sua inchiesta giornalistica sulla presenza degli italiani all’estero, stabilendo, tra l’altro, rapporti più stretti con varie emittenti che all’estero dedicano uno spazio alla Comunità italiana.

Per questa puntata abbiamo sentito Nello Gargiulo, rappresentante per il Cile del CGIE (Consiglio Generale degli italiani all’estero) e direttore del giornale online ‘Presenza’,  attivo a Santiago del Cile. Laureato in Scienze agrarie in Cile (nella Facoltà Federico II di Napoli), Gargiulo per molti anni ha insegnato lingue e cultura all’Università e in scuole pubbliche e private. Inoltre, ha promosso diverse forme di associazionismo finalizzate al rafforzamento e alla coesione sociale, nell’ambito di progetti di crescita, sviluppo e modernizzazione.

Gargiulo è decisamente uno dei consiglieri più impegnati nella ricerca di risolvere alcune delle problematiche che maggiormente interessano gli italiani all’estero, in particolare quelli residenti in Cile. Ma sentiamo quello che Gargiulo ha dichiarato a Punto Continenti.

Consigliere ci può descrivere la presenza degli italiani in Cile?

Secondo l’ultimo aggiornamento ci sono circa 80mila italiani iscritti all’AIRE, l’Anagrafe degli italiani residenti all’estero, senza contare i tanti oriundi di seconda, terza e anche quarta generazione: molti dei quali hanno avviato le necessarie procedure per ottenere la cittadinanza. Complessivamente siamo sui 300mila.

In molti casi i nonni e i genitori si sono preoccupati di iscrivere i loro figli al consolato non appena sono nati o ancora prima del diciottesimo anno di età. Questo facilita enormemente il lavoro consolare. Dopo il diciottesimo anno, infatti, la pratica di cittadinanza diventa personale e quindi la documentazione da mettere insieme risulta molto più difficoltosa.

Ci risulta che una delle lamentele più ricorrenti riguarda proprio i tempi lunghi per ottenere la cittadinanza. Vero?

In parte è così ma consideriamo che mettere assieme tutti i documenti necessari non è cosa semplice, anche per la mancanza del personale necessario. E poi, è fondamentale elaborare un percorso non circoscritto solo ai documenti ma anche alla conoscenza della lingua e della cultura, per non parlare della nostra Carta Costituzionale. Questa esigenza riguarda naturalmente i maggiorenni, molti dei quali non hanno le minime conoscenze per ottenere la cittadinanza. Del resto, anche la richiesta di cittadinanza per matrimonio esige un esame linguistico di livello B1.

Quali sono le altre richieste?

Tempi più veloci vengono auspicati anche per il rinnovo dei passaporti. In questo caso occorre indubbiamente elaborare un sistema più celere: quello attuale, chiamato ‘prenotami’, dovrà essere aggiornato. Le procedure vanno comunque semplificate sia a livello locale che sul piano ministeriale. Ormai gli italiani si muovono in continuazione e sono tantissimi, mentre il personale del Consolato è pressoché sempre lo stesso, almeno per quanto riguarda  la realtà cilena. La nostra Comunità aumenta di circa due mila cittadini all’anno. Roma ci ha, comunque, informati che presto arriveranno dei rinforzi. Li aspettiamo con grande piacere.

Ma sono ancora forti i legami con l’Italia da parte dei figli dei figli dei primi emigranti?

Complessivamente direi proprio di Si. Naturalmente col passare degli anni molte cose sono cambiate. In passato i sodalizi  storici tra gli italiani, parlo della metà dell’800, si basavano essenzialmente su formule tipiche del mutualismo per poi estendersi in altri campi. Penso alle attività educative, sportive, assistenziali, ecc. Nel corso degli anni si sono formati diversi centri di aggregazione tra le famiglie italiane. Oggi occorre decisamente individuare nuove formule, più adatte ai tempi moderni e alle nuove tecnologie. Per fortuna la volontà di restare ancorati all’italianità continua ad essere forte e diffusa.

In concreto cosa suggerisce?

Per la loro natura i Comitati degli italiani all’estero (Comites) e il CGIE dovranno essere sempre più muniti di quegli strumenti necessari per stabilire legami via via più forte. Penso ad esempio, al programma del turismo delle radici; ai programmi di diffusione del made in Italy; a tutte le iniziative capaci non solo di collegare gruppi di italiani organizzati ma l’intero universo dei connazionali sparsi per il Paese. Inoltre, occorre assolutamente rafforzare l’insegnamento della lingua italiana, vera cinghia di trasmissione di tutti i programmi aggregativi.

L’insegnamento della lingua italiana va estesa soprattutto ai numerosi discendenti italiani. Si tratta di una vera sfida in grado di dare un senso alla cittadinanza italiana. Questa, a mio avviso, è la strada giusta per evitare che la Circoscrizione Estero non sia solo una grande urna. Occorre aumentare la partecipazione complessiva, rafforzare l’identità nazionale, incrementare la consapevolezza sia dei diritti che dei doveri. Un’italianità a scartamento ridotto non serve. Per il raggiungimento di questi obiettivi occorre anche una maggiore collaborazione e integrazione tra gli organi d’informazione esistenti in Italia e all’estero. Mi riferisco  ai giornali cartacei e online, alle tante radio, televisioni, notiziari internet, ecc. Si tratta di una strategia che alla fine potrebbe risultare vincente.

Videoclip del ‘Movimento Tutela Sociale’ vincitore del Premio ‘Musica per il sociale’ promosso dalle Radio e Televisioni della REA (con sotto intitolazione in spagnolo)