(Foto: sullo sfondo di Santiago del Cile, Claudio Curelli insieme agli ex Presidente di origine italiana Arturo e Jorge Alessandri)

REA International, promosso dal Circuito delle 100radio e Tv Made in Italy, con la Consulenza scientifica di UNIPACE (Università internazionale per la Pace) si concentra questa volta sull’America Latina, in particolare sul Cile. Per l’occasione abbiamo  intervistato Claudio Curelli, che dal 2015 è Presidente del Comites-Cile (il Comitato per gli italiani all’estero), decisamente impegnato a rilanciare i rapporti politici, economici e culturali tra l’Italia e gli italiani residenti in questo importante Paese Sudamericano. Curelli dirige anche una trasmissione radiofonica fatta in spagnolo e italiano conosciuta come XCHE?, naturale abbreviazione di Perché? Ma ecco cosa Curelli ha detto a Punto Continenti. .

Come si spiega che il numero di italiani Cile sia sensibilmente inferiore rispetto, ad esempio, all’Argentina, nonostante che le autorità di Santiago avessero ugualmente incoraggiato nel dopo guerra l’emigrazione europea?

Ancora oggi il Cile ha circa un terzo della popolazione argentina. All’epoca del fenomeno delle migrazioni europee, in Cile c’è stata una consistente immigrazione tedesca. Dal punto di vista storico va rilevato che solo negli ultimi due o tre decenni il Cile ha superato l’Argentina da un punto di vista macroeconomico. Prima, le condizioni economiche erano molto più favorevoli all’Argentina e questo spiega anche la maggiore capacità di attrazione di quel Paese. In ogni caso, anche se più piccola, la collettività italiana in Cile ha raggiunto ugualmente livelli molto importanti all’interno della società cilena.

Si sa quanti italiani sono stati uccisi durante la dittatura di Pinochet? Come ha vissuta la nostra Comunità quel tragico periodo?

Non abbiamo una statistica dettagliata. Conosciamo invece più casi tristemente noti, anche perché hanno riguardato sacerdoti e volontari impegnati nel sociale, ecc. Considerando che la nostra collettività è fatta per il 95% da italo cileni, cioè, individui con entrambe le cittadinanze anche se nati in Cile, possiamo tranquillamente affermare la nostra collettività ha vissuto quel periodo più o meno come tutti i cileni.

Nel secolo passato la famiglia di origine italiana Alessandri ha avuto ben due Presidenti: Arturo e Jorge. Come vengono generalmente ricordati dai cileni?

A mio avviso sono significativi i soprannomi affibbiati ai due Presidenti. Arturo Alessandri viene identificato come Il Leone di Tarapacá (con riferimento all’omonimo deserto). Ciò svela il suo carattere decisamente esplosivo e capace di raggiungere considerevoli obiettivi anche in maniera turbolenta. Alcuni storici lo hanno qualificato come il primo populista della storia del Cile. Egli ha comunque compiuto importanti trasformazioni sociali all’interno di un Paese povero del sud America degli anni venti.

Il figlio, Jorge, contrariamente al padre, era un uomo molto mite, non a caso venne soprannominato “el paleta”, (il compare, l’amico). Da buon ingegnere, si è concentrato sull’ammodernamento tecnologico del Paese mediante una politica che ha riscontrato ampi consensi. Notevole è stato negli anni 60, ad esempio, il rinnovamento delle Ferrovie dello Stato del Cile, all’epoca considerata l’opera più significativa realizzata in America Latina. Basandosi su un modello italiano di costruzione la Ferrovia si è avvalsa in buona parte di materiali ed esperienze di origine italiana.

In ogni caso, entrambi i Presidenti di origine italiana hanno rappresentato una tipica espressione della capacità d’integrazione e di successo degli italiani avvenuta praticamente in tutti i settori della vita politica ed economica del Cile.

È vero che nel Sud del Cile esiste una colonia italo-cilena (Capitan Pastene) che sta registrando un vero boom turistico. Su cosa si basa questo successo?

È vero, ed è fonte di grande orgoglio per gli italiani del Cile. Il boom è dovuto senz’altro alla tenacia delle famiglie “pastenine”, particolarmente impegnate a recuperare i legami l’Italia. Ciò ha consentito negli anni 90 e 2000, di far studiare in Italia diversi  giovani discendenti emiliani per poi sviluppare un turismo ricettivo, prima inesistente, che oggi riscontra un grande successo. A rendere ancora più interessante questa località sono i rapporti creati con i mapuche, l’etnia che comprende diversi e interessanti gruppi di indios. La loro presenza rappresenta sicuramente un grande fattore di attrazione.

In conclusione, secondo lei cosa bisognerebbe fare per rafforzare i rapporti politici, economici e culturali tra l’Italia e il Cile?

Di cose da fare ce ne sarebbero tantissime. A cominciare da un insegnamento più diffuso della lingua italiana. Attualmente l’italiano è già la terza lingua più studiata in Cile, soprattutto per motivi culturali. Ma si può fare ancora molto di più. Esiste una tale clima di simpatia e vicinanza, che c’è da immaginare che nei prossimi anni aumenterà sensibilmente la richiesta di apprendere la nostra lingua.

Ma ci sono anche piccole cose che potrebbero aiutare a intensificare l’interesse e il desiderio di scambiare visite e soggiorni sia in Italia che in Cile. Un esempio pratico? La convalida delle patenti di guida tra il Cile e l’Italia.