(Nella foto Julio Roldan).

Peruviano, autore di una quindicina di volumi storico-politici, sociologo, docente universitario e dottore in filosofia per molti anni all’Università di Brema in Germania (dove vive dal 1993), Julio Roldan è decisamente uno dei più profondi conoscitori della storia dell’America Latina, in particolare del suo Paese, il Perù, che in questo momento sta attraversando una fase estremamente turbolenta. Autore di una quindicina di volumi sull’America Latina, Roldan da pensionato ha il tempo di girare per l’Europa e presentare il suo ultimo libro La guerra dei 20 años con il sottotitolo Un fantasma luminoso che attraversa la società. In spagnolo il titolo è La guerra de los 20 anos un fantasma luminoso recorre la sociedad’. In vendita su Andenbuch. 

La parola chiave del titolo sta in quel ‘luminoso’ che ha un chiaro riferimento al gruppo guerrigliero di Sendero Luminoso che per diversi anni ha operato in Perù attivando una vera guerra civile durata, appunto, vent’anni. Roldan ha avuto ilo coraggio di analizzare senza pregiudizi questo fenomeno che, per certi versi, è diventato un tabù. Ma prima di intervistarlo (lo abbiamo incontrato a Roma nella sede del Partito della rifondazione comunista, ricapitoliamo in estrema sisntesi quello che sta avvenendo in questo momento in Perù.

L’ultimo tentativo di colpo di Stato in questo Paese sud americano è avvenuto all’inizio di dicembre del 2022 quando venne arrestato il Presidente Pedro Castillo di umili origini contadina, ex sindacalista e insegnante. Destituito per ‘incapacità morale’ Castillo (eletto nel luglio del 2021) ha reagito sciogliendo il Congresso e decretando lo stato di emergenza nazionale. Ma nessuno lo ha seguito. Quasi tutti i ministri si sono dimessi e i vertici delle Forze armate hanno preso le distanze. La sua esperienza politica è finita quando il Congresso con 101 voti favorevoli e 6 contrari lo ha formalmente destituito. Al suo posto è subentrata la Vicepresidente Dina Boluarte del Partito Indipendente, 60 anni, prima Presidente donna e già ministro dello sviluppo e dell’Industria sociale.

Professor Roldan, prima di chiedere un suo parere sugli ultimi avvenimenti in Perù ci parli del suo recente libro La guerra dei 20 anni.

Si tratta di una ricerca storica incentrata su  un periodo molto travagliato vissuto che ha visto la nascita di un gruppo guerrigliero molto attivo conosciuto come Sendero Luminoso. Un gruppo proveniente dal partito comunista peruviano. Ebbene, senza voler giustificare gli eccessi compiuti durante la lotta armata, ho semplicemente cercato di concentrarmi sulle origini di questo fenomeno, sulle sue cause politiche, economiche, sociali e culturali. In sostanza, sulle motivazioni di fondo che hanno spinto tanti giovani a prendere i fucili nel tentativo di cambiare la situazione.

Ripeto, indipendentemente da quello che hanno fatto, Sendero Luminoso non era composto da gente matta o da diavoli personificati ma semplicemente da migliaia di giovani poveri che si sono ribellati. Purtroppo, le ragioni che hanno provocato questa rivolta continuano a condizionare pesantemente lo sviluppo della società peruviana. Ma questa è una triste realtà della quale non si vuole parlare. In Perù si ha paura anche solo nominare Sendero Luminoso.

Perché lei è esiliato in Europa? Per caso ha fatto parte o è stato in collegamento diretto con Sendero Luminoso?

Assolutamente no. In ogni caso, io sono un esiliato volontario. La ragione è semplice. Le mie analisi non piacevano al potere, che temeva di essere messo sotto accusa per aver alimentato un clima di profonda sofferenza e disagio all’interno del Paese. Per il governo ogni tentativo di descrivere le profonde ingiustizie sociali esistenti in Perù, viene immediatamente presentato come propaganda o apologia del terrorismo. Cosa assolutamente lontana dalla verità. Come professore universitario ho cercato nell’ambito dei diversi dibattiti di mettere in luce le profonde contraddizioni vissute dal Paese.

La mia analisi ha dato un grande fastidio al potere economico e politico. A tal punto che sono stato sottoposto a una serie di persecuzioni. Nel 1993 questa situazione è diventata talmente pericolosa che ho dovuto lasciare il Paese. Temevo, infatti, di diventare presto un desaparecido. A quel punto decisi di trasferirmi in Germania e da trent’anni che non sono mai più tornato nel mio Paese. Ormai sono un cittadino del mondo.

Per concludere le chiediamo un parere sugli ultimi avvenimenti in Perù.

Siamo nuovamente d’accapo. I problemi del Perù sono molto complessi. Non bastano nuove elezioni e neanche arrestare un Presidente. Siamo di fronte a drastici problemi strutturali, storici e culturali. Le classi dominanti controllano questo Paese sin dall’epoca coloniale. Non esiste una vera democrazia capace di distribuire più equamente le ricchezze del Paese. Neanche di attenuarle. Le differenze sociali sono estreme. Milioni di analfabeti che non hanno niente da mangiare mentre una strettissima minoranza controlla l’intera economia nazionale. Ecco perché nascono movimento come Sendero Luminoso; ecco perché milioni di peruviani hanno eletto un candidato come Pedro Castillo; ecco perché un presidente indio, contadino, poco istruito e senza un’adeguata esperienza politica viene visto come una valida alternativa. I poveri, gli sfruttati, i deboli si sono semplicemente indentificati in lui. Egli ha rappresentato una speranza di radicale cambiamento politico ed economico. Lui ora è in prigione. Ma il Paese rimane ugualmente razzista, classista e profondamente discriminatorio culturalmente.

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Videoclip del ‘Movimento Tutela Sociale’ vincitore del Premio ‘Musica per il sociale’ promosso dalle Radio e Televisioni della REA (con sotto intitolazione in spagnolo)