(Foto: nei riquadri Rainero Schembri e il tavolo dei relatori) – Riportiamo l’intervento integrale realizzato da Rainero Schembri, Direttore di Punto Continenti, su come è stata gestita la pandemia del Covid 19 in America Latina.L’intervento è avvenuto nel corso della presentazione del libro ‘Covid 19 l’ultima pandemia?’ all’Auditorium Celimontano di Roma. Si tratta di un libro intervista con domande formulate dal giornalista Mario Ciotti a Massimo Ciccozzi, Professore ordinario di epidemiologia e statistica sanitaria presso l’Università Campus Biomedico di Roma (vedere http://puntocontinenti.it/?p=22025).

Per la cronaca, la prefazione del libro (edito da Davide Ghaleb Editore) è stata affidata al conduttore televisivo Tiberio Timperi. Hanno partecipato alla presentazione anche il Senatore Marco Silvestroni, il Vice Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Lazio Roberto Rossi, Il professore emerito dell’Università dell’Aquila, Francesco Sidoti, il giornalista della RAI Giulio Valesini (Report) e la giornalista e capo serviziodi Fortune Italy Margherita Lopes.  L’introduzione è stata affidata al Presidente dell’Associazione Culturale Medicina e Frontiere Michele Guarino, mentre ha fatto da moderatrice la giornalista Rai (TGR Lazio) Isabella Di Chio.

Ma ecco la relazione tenuta da Rainero Schembri che è anche responsabile delle relazioni internazionali della REA (Radiotelevisioni Europee Associate).

E’ bene precisare subito che qualsiasi tentativo di analizzare l’impatto avuto dal Covid 19 sulle varie popolazioni è estremamente complesso. Ciò vale per l’America Latina come per tutte le altre aree geografiche nel mondo. Innanzitutto perché la pandemia del Covid ha portato con se ed ha consacrato un’altra pandemia. Ci riferiamo al proliferare incontrollato delle fake news, delle strumentalizzazioni, dell’utilizzo delle false informazioni sanitarie a fini politici ed economici.

In due anni, infatti, si è sentito tutto e il contrario di tutto. A volte è sembrata una vera guerra di religione tra opposti estremismi, tra chi negava ogni effetto positivo dei vaccini e chi proponeva sempre nuovi vaccini e farmaci più efficaci.

La conseguenza è stata che tra la gente ha cominciato a prevalere un diffuso scetticismo sul vero numero dei contagiati e dei morti, con il sospetto che dietro a tutto si nascondessero precisi interessi politici ed economici. Ad esempio, che il numero dei morti per Covid venisse artificialmente ampliato dagli ospedali per ricevere i previsti contributi statali. In altri termini, che venissero dichiarate decedute per Covid persone che pur avendo contratto il virus, in realtà sono morte per altre cause.

Comunque, per questa analisi abbiamo preso in considerazione i dati forniti dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità)  e dall’università John Hopkins degli Stati Uniti, in modo da poter inquadrare con buona approssimazione la realtà latino americana all’interno del contesto internazionale.

Secondo l’Università, complessivamente nel mondo, nel periodo che va dal  febbraio del 2020 al mese di maggio del 2023 sono stati contagiati poco più di 676 milioni di persone, morti poco meno di 7 milioni e iniettati 13,3 miliardi di vaccini.

Ebbene, di questi 7 milioni di decessi più di un milione è avvenuto in soli due Paesi dell’America Latina: il Brasile (circa 700 mila) e Messico (333 mila). Altri tre Paesi abbastanza colpiti in America Latina sono stati il Perù (219mila), la Colombia (142mila) e l’Argentina (130mila). Complessivamente, comunque, i morti per Covid in America Latina e Caraibi ammontano a circa 1 milione mezzo  su 7 milioni complessivi nel mondo.

Ma come si spiega questa situazione, soprattutto in considerazione del fatto che la popolazione latinoamericana è generalmente molto giovane, quindi, sulla carta più resistente?

Una delle cause indicate riguarda il numero delle persone vaccinate. In America Latina, solo il 30% dei cittadini sarebbe stato vaccinato contro il 50% nell’Unione Europea. A questa spiegazione si potrebbe, però, obiettare che in Africa i vaccinati sono stati molto di meno (neanche il 20%) e i morti sono stati abbastanza limitati.

Ma cerchiamo ora di esaminare due casi emblematici riguardanti la gestione del Covid in America Latina, cominciando dal Messico, Paese che dal 2018 è guidato dal Presidente di sinistra Manuel Obrador.

Messico. Ebbene, nel periodo febbraio 2020 – maggio 2023 ci sono stati in Messico 7,2 milioni di persone colpite dal virus con poco più di 333 mila morti. Per l’opposizione il Governo ha affrontato la pandemia in una maniera del tutto superficiale e lenta. A tale proposito viene citato il fatto che nell’aprile del 2020, a tre mesi dall’inizio della pandemia, il governo aveva fatto eseguire solo 10.000 test, mentre nello Stato di New York ne erano già stati completati oltre 200.000. Inoltre, il Governo messicano avrebbe in continuazione comunicatoun numero di decessi di gran lunga inferiori a quello effettivo.

Altre accuse formulate al Presidente Obrador riguardano il mancato divieto di manifestazioni di massa, incurante dei pericoli per la salute e l’economia. Non sono poi mancate, da parte delle autorità governative e locali, delle false comunicazioni ai limiti della decenza. L’esempio più clamoroso ha riguardato il Governatore di Puebla, Miguel Barbosa Huerta, che è arrivato a dichiarare seriamente che “solo i ricchi erano a rischio di infettarsi, poiché i poveri sono immuni”. Su quali dati scientifici si basasse il Governatore non ci è dato sapere.

Queste notizie a dir poco sconcertanti hanno comunque indotto una parte della popolazione a ribellarsi anche violentemente contro ogni ipotesi di coprifuoco. E quando su WhatsAppuna parte degli oppositori ha fatto circolare la voce che le autorità stavano diffondendo gas contaminato con COVID, sono scoppiati veri atti di vandalismo che hanno portato all’assalto anche di una auto della polizia nello stato di Oaxaca. Insomma, possiamo dire che i messicani sono stati letteralmente bombardati da continue e assurde  Fake News.

Brasile. Parliamo ora del Brasile, il secondo Paese più colpito dal mondo.Per molti osservatori politici la mancata rielezione di Jair Bolsonaro alla Presidenza della Repubblica (nell’ottobre del 2022) sarebbe stata causata proprio alla sua controversa gestione della Pandemia. Ex militare e leader della destra brasiliana, Bolsonaro è stato, infatti, sconfitto dall’attuale Presidente Lula per soli 2 milioni di voti su 110.

Secondo diversi osservatori politici, molti brasiliani sono rimasti colpiti dal rapportodi 1.200 pagine realizzato dalla Commissione parlamentare d’inchiesta (Cpi) del Senato, che ha accusato Bolsonaro di aver gestito in maniera disastrosa la pandemia da Covid-19. Un pandemia che ha portato alla morte di quasi 700mila cittadini. Per la Commissione, almeno la metà poteva salvarsi, se solo il Presidente fosse stato un po’ meno negazionista.

Per l’opposizione, Bolsonaro ha disatteso tutte le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Nella sostanza, avrebbe permesso che il Covid-19 dilagasse in tutto il Paese confidando esclusivamente sulla immunità di gregge per la soluzione del problema.

La Commissione d’inchiesta ha denunciato, inoltre, l’esistenza in quegli anni di un organo parallelo composto da medici, politici e uomini d’affari che per tutto il 2020 e il 2021 ha lavorato nell’ombra, fornendo indicazioni a Bolsonaro su come gestire la pandemia, in netto contrasto con gli esperti del ministero della Salute. Questo ufficio parallelo mirava alla cura precoce della malattia attraverso un kit-Covid composto da farmaci inefficaci, tra cui la Clorochina.

Recentemente, al ritorno del suo viaggionegli Stati Uniti, intrapreso dopo la sconfitta elettorale, Bolsonaro si è commosso davanti  alle telecamere nel ricordare le varie fasi della pandemia che, tra l’altro, ha colpito anche sua moglie e sua figlia. Ovviamente questo gesto ha subito alimentato una doppia interpretazione. Per i suoi oppositori, è stata una velata ammissione di aver gestito male l’intera vicenda della pandemia. Per i suoi sostenitori quelle lacrime erano invece solo un gesto d’affetto per tutte le vittime del virus.

Paragone con l’Italia. Naturalmente, non è possibile sapere dove sta la verità. Possiamo, invece, fare una riflessione conclusiva, questa volta allargata all’Italia. Ebbene, in Brasile ci sono stati, come già detto, poco meno di 700 mila decessi su una popolazione di 215 milioni di abitanti. In Italia i decessi sono stati circa 188 mila (sempre fonte Johns Hopkins University) su meno di 60 milioni di abitanti. Non v’è dubbio chesia in termini assoluti che relativi le cose in Italia sono andate meglio che in Brasile che, però, è bene ricordarlo, ha una popolazione 3,6 volte quella italiana. Inoltre, se il Brasile è stato, dopo gli Stati Uniti, il secondo Paese che ha avuto più decessi nel mondo, l’Italia non si colloca in fondo alla lista ma all’ottavo posto dopo India (la terza), Russia, Messico, Regno Unito e Perù. In parole povere, se Atene e Bolsonaro piangono,  certamente Sparta (cioè, noi tutti italiani) ha poco ridere.