(Foto: Nel riquadro Javier Torres sullo sfondo del palazzo presidenziale a Lima)

Le sfide della democrazia peruviana: questo è stato il titolo dell’incontro organizzato il 2 dicembre presso la ‘Sala Fredda’ del sindacato della CGIL di Roma promosso dal collettivo peruviano ‘Genera e difunde conciencia’ e dal gruppo ‘Las hijas del Lago’. Invitato d’onore è stato il giornalista e antropologo, nonché membro della commissione della Verità e Riconciliazione (CVR) Javier Torres.

E’ noto che il Perù sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia. Il Presidente Pedro Castillo, eletto nel mese di luglio del 2021, è stato destituito il 7 dicembre del 2022 dopo aver tentato di sciogliere il Parlamento che stava esaminando una mozione di impeachment per la terza volta. Al suo posto è subentrata la Vice Presidente Dina Boluarte. Questo cambio ha destato una serie di proteste in varie località peruviane con numerosi morti. Proprio per parlare di questa convulsa situazione è stato organizzato a Roma il Convegno al quale ha partecipato anche lo storico Tomas Emilio Silvera. Ed è proprio a Silvera, che è anche il Segretario Generale della costituenda Associazione di amicizia Italia-America Latina, nonché responsabile dell’O.a.c.r.i. (l’Organizzazione delle associazioni dei colombiani rifugiati in Italia) che abbiamo chiesto di esprimere una riflessione sul convegno e sulla realtà peruviana.

Servizio di Tomas Emilio Silvera

La Conferenza è iniziata in un modo certamente non convenzionale: cioè, con un brano musicale del cantautore argentino Atahualpa Yupanqui sulla bellissima figura dell’arriero (contadino) in America Latina: “.. i dolori sono i nostri, le sofferenze ci appartengono..” Del resto l’invitato speciale non era una persona qualunque nel mondo intellettuale del Perù; laureato presso l’Università cattolica di Lima, Javier Torres è stato membro del Coordinamento Nazionale per i Diritti Umani e della Commissione della Verità sul conflitto armato.  Attualmente conduce in rete due programmi ” Al filo” e ” El arriero”, che confluiscono in “La muca tv”: programma impegnato nella diffusione dei temi relativi alla democrazia.

Con un aspetto del tipico ” criollo” (espressione di una antica cultura limegna che sta scomparendo), Javier Torres ha messo fin da subito il numeroso pubblico a proprio agio, con una empatia consolidata in tanti anni di esperienza professionale. L’Italia è il primo paese europeo visitato da Torres. Dopo la Conferenza realizzata a Milano, è giunto a Roma grazie al professore di Letteratura latino americana presso l’Università La Sapienza, l’antropologo, studioso e scrittore Carlos Salazar.

La Conferenza alla CGIL è stata suddivisa in tre parti e argomenti: 1) Caduta ed errori dell’ex Presidente Pedro Castillo; 2) L’assalto alla giustizia peruviana, l’ Operazione Valkiria, le decisioni Giudice supremo della Nazione (Fiscal) Patricia Benavides; 3) La dittatura parlamentare.

Javier Torres ha descritto come è iniziata l’esperienza in questa fase della sua vita: per 12 anni è stato antropologo nelle zone rurali del Perù, durante l’epoca del conflitto armato in cui molti suoi amici sono morti per mano sia di Sendero luminoso, sia dell’Esercito governativo. Successivamente si è dedicato al giornalismo. A suo avviso, i tre argomenti della Conferenza sono vincolati tra loro. Per Torres, con la caduta e l’arresto dell’ex Presidente Pedro Castillo, la politica peruviana si è totalmente de-istituzionalizzata; formalmente i partiti continuano ad esistere ma a partire dalla passata presidenza di Fujimori, sono completamente inattivi. Ciò rappresenta una delle cause della sconfitta di Pedro Castillo; era noto a tutti che il suo governo andava contro gli interessi delle multinazionali, e lui ne è stato la vittima.

In Perù, il Presidente della Repubblica ha un potere consistente ma la mancanza di un serio programma politico ha provocato la sua fine. Dalle aree rurali sono confluiti i voti dei contadini desiderosi di un cambio. Pedro Castillo auspicava una seconda riforma agraria,  non vincolata a nuove misure legislative ma solo a provvedimenti dell’Esecutivo. Ma ciò non è avvenuto.

Pedro Castillo era appoggiato da una coalizione i cui rappresentanti si sono spartiti i Ministeri, litigando insieme ad alcuni vertici militari per ottenere importanti incarichi. Tutti premevano attraverso variegate lotte intestine e familiari, nonché mediante gruppi consolidati di potere. All’interno di importanti Ministeri, ad esempio, quello dei Trasporti, c’erano ‘gli amici degli amici ‘ con i loro piccoli atti di corruzione (ingigantiti e  denunciati dalla destra), e questo ha debilitato sempre di più il governo di Pedro Castillo.

Ad un certo momento, il Presidente ha annunciato la chiusura del Parlamento: un tentativo di colpo di Stato, che però è fallito come è avvenuto tante altre volte in passato. La sua decisione ha facilitato la destra, con la restaurazione autoritaria di un settore politico-imprenditoriale, come era avvenuto negli anni ’90. In pratica, Pedro Castillo ha aperto le porte al processo che stiamo vivendo ora. In Perù il 95% della popolazione vuole la chiusura del Parlamento, che ormai è un’istituzione delegittimata.

Le Forze armate non hanno appoggiato il Presidente Pedro Castillo, e neppure vi è stato un immediato sostegno popolare, che è avvenuto solo a seguito di una dura repressione e di una strage di contadini. Un ulteriore motivo della caduta di Pedro Castillo va individuato nella nuova geopolitica che vede la Cina controllare attualmente il 50% dell’economia peruviana: una situazione che certamente non fa piacere agli Stati Uniti.

Il conferenziere Torres ha poi messo in rilievo che in Perù Il giudice supremo della nazione (Fiscal) incide non solo sulle indagini ma anche sulle dinamiche politiche. Toledo, Umala, Cuciski,  (ex Presidenti) sono stati tutti accusati di scandali nazionali e internazionali dalla Giustizia. Lo stesso è avvenuto con l’ex Presidente Alan Garcia del Partito Aprista: il partito più vecchio del Perù fondato da Victor Raul Haja De la Torre  in Messico nel 1924, con una tradizione populista di sinistra, che volle dare una risposta alla problematica peruviana proponendo una terza via. In verità, la storia ha dimostrato il contrario:  il partito dell’Apra è nato per ridurre la forza rivoluzionaria del Partito Comunista peruviano fondato nello stesso periodo da Josè Mariategui.

Tutto ciò serve per ricordare che in Perù chi controlla a livello giudiziario svolge un ruolo di primaria importanza: non a caso si assiste a un continuo scambio di influenze fra magistrati e uomini di potere. Non a caso, oltre la metà dei parlamentari peruviani si trova nel mirino della giustizia.

Nella nuova situazione Il sommo giudice (Fiscal) Patricia Benavides si è trasformata in una pedina fondamentale del gioco, mettendo, ad esempio, continui ostacoli nelle investigazioni contro la neo Presidente Lina Buluarte per l’uccisione dei contadini. Un simile ruolo aveva esercitato in passato Montesinos nei riguardi del vecchio Presidente Fujimori, archiviando tutti i reati da lui commessi.

Non è, quindi, un a caso che la Benavides gestisca il processo riguardante l’uccisione dei contadini con manipolazioni di stampo mafioso. Essa fa parte della coalizione criminale, oggi onnipresente e pervasiva in Perù. In pratica, chi può pagare compra le sentenze che sono di ogni tipo, anche quelle riguardante gravi violazioni sui minori.  Patricia Benavides è la più alta espressione di questa gravissima anomalia.

Detto ciò, va riconosciuto che si sta formando una forte mobilitazione contraria a questa degenerazione, anche se in Perù la gente non crede più nella giustizia ma è preoccupata per l’economia e per gli squilibri ambientali, come il fenomeno del niño.

Dopo la caduta dell’ex Presidente Fujimori l’esercito si è ritirato con un’immagine distrutta, fino a quando non è arrivato il Presidente Alan Garcia che l’ha riabilita. Nel frattempo è proseguito l’acquisto di armi e la lotta antisovversiva e contro il narcotraffico. Le Forze armate in realtà hanno sempre avuto un grande potere. In Parlamento sono presenti  diversi militari dell’estrema destra che a suo tempo non hanno avuto alcun interesse a difendere il Presidente Castillo. Ciò spiega la sua veloce destituzione. La mobilitazione popolare contadina non è bastata, perché la classe media non ha ritenuto opportuno partecipare alle proteste.

Fintanto che questi due settori, contadini e classe media, non si alleano e non formano una coalizione, non ci sarà mai una forza sufficiente per cambiare radicalmente la situazione. La classe media della capitale Lima ha una grande responsabilità, perché se si fosse unita con i contadini venuti dalle Ande di Puno, la neo Presidente Lina Buluarte sarebbe già crollata, come avvenne per Fujimori.

Un altro aspetto evidenziato nella Conferenza è stato quello della massiccia emigrazione dei peruviani, circa mezzo milione solo quest’anno. La gente non ha più fiducia nella politica. E’ vero che in Perù ci sono anche giudici e amministratori pubblici onesti, ma non occupano posti di potere: occorre, quindi, una profonda depurazione, una estesa pulizia che tuttavia richiede qualche anno. In certe regioni (Sierra e altre) c’è la necessaria consapevolezza. Queste regioni non riconoscono le autorità , quindi, anche la Presidente Lina Buluarte. Ma altre regioni del Nord e amazzoniche non si sono mobilitate, e addirittura Cajamarca( la terra originaria di Pedro Castillo) non ha espresso alcuna protesta.

Per quanto riguarda il problema del durissimo trattamento riservato ai prigionieri politici peruviani, il nostro conferenziere ha precisato che vi sono argomenti in Perù di cui non si può parlare come, ad esempio, le responsabilità del movimenti guerriglieri Tupac Amaru o Sendero luminoso.  Ogni persona che prova a fare chiarezza viene accusata di apologia di terrorismo, e purtroppo la Commissione della Verità accusa  un vuoto su come si possono reinserire nella società gli ex prigionieri. Non è negando la tragica realtà della lotta armata che si risolve questo problema. Solo attraverso un profondo esame di riconciliazione sulla ” verità storica” da parte di tutte le classi sociali, sarà possibile voltare pagina e metabolizzare tutto quello che la guerra ha prodotto.

Oggi siamo governati da gruppi mafiosi;  vi sono poi numerosi parlamentari che difendono solo i loro personali affari privati, in quanto proprietari, ad esempio, di Università o ricche miniere. Di conseguenza, la difesa dei diritti umani e la causa delle donne vengono sistematicamente soffocate e soppresse (questo lo vediamo anche in Argentina come in altri paesi del mondo). Nel Perù vengono attaccati gli indigeni e le loro comunità. La falsa democrazia segue questa restaurazione conservatrice. Esiste, poi, un vuoto nella guida del paese, ad ogni livello. Gli stessi dirigenti della Sinistra hanno timore di esporsi e ricevere ritorsioni, e manca anche un ricambio generazionale. Inoltre, viene ignorato il gravissimo problema del narcotraffico. Non se ne parla. Lo stesso avviene per i grandi temi economici.

Ritornando all’ ex Presidente Pedro Castillo, lui non si è mai dimostrato costante nelle sue posizioni, nelle sue traiettorie (diversamente da alcuni sindacalisti molto coerenti). In Perù è facile salire al potere istituzionale, ma Pedro Castillo è stato poco responsabile e mal consigliato. La sua scarcerazione abbinata a un eventuale rientro nell’incarico di Presidente della Repubblica ormai non fa più parte dell’agenda politica. Anche la caduta del Presidente Lina Buluarte non determinerebbe la rinascita politica di Castillo.

Vi sono in Perù diversi leader molto popolari, anche se sulle loro teste pesino non pochi processi giudiziari. Il 2023 è stato un anno duro. All’interno della Sinistra persistono problemi di differenze di posizioni, ed è ancora immatura un’attendibile coalizione. Occorre una ricostruzione della Sinistra: la maggior parte dei peruviani è sfiduciata nei confronti del sistema democratico, ed è rassegnata e tollerante verso i colpi di Stato. Il sistema al potere riduce la possibilità di voci ed espressioni alternative, elimina i movimenti politici regionali, cerca di non farli entrare in Parlamento. Per il futuro del Perù si sta profilando una sorta di transizione autoritaria intenzionata a impedire nuove elezioni per evitare che alcune forze dominanti vengano spazzate via dal Parlamento e dal Governo.

Personalmente, vorrei terminare questo racconto sul Convegno e sulla relazione del giornalista Javier Torres con la illuminante frase di uno dei fondatori del Partito Comunista italiano, Antonio Gramsci: “Il vecchio mondo sta morendo. Quello nuovo tarda a comparire. E in questo chiaroscuro nascono i mostri..”.